Non c’è limite!
Mi riferisco all’interesse suscitato dai recenti disastri marittimi: non quelli che fanno contare centinaia di morti per volta e che riguardano i poveracci che fuggono da zone disastrate dalla fame e dalla guerra, caricati su bagnarole destinate alla demolizione, ma quelli in cui sono rimaste coinvolte navi in pieno assetto di navigazione (almeno in teoria), destinate al trasporto di merci e passeggeri lungo le tratte commerciali dei civilissimi Paesi cui appartengono le società armatrici, sottoposte a “severissimi” controlli da parte degli enti e delle autorità che vigilano e rilasciano il permesso alla navigazione.
A parte il caso delle non conformità rilevate, di cui hanno parlato i giornali nei casi attualmente assurti agli onori della cronaca, avete idea della situazione quotidiana delle navi grandi e piccole su cui ogni giorno migliaia di persone si imbarcano, sia per tratte lunghe e/o importanti, che per brevi tratte di collegamento con le isole minori?
Sulla base della mia esperienza personale non posso che stupirmi della poca frequenza con cui capitano incidenti rilevanti o veri e propri disastri: non solo mi è capitato di constatare carenze paurose relative ad equipaggiamenti o elementi strutturali, ma anche sulla formazione e competenza del personale incaricato persino di ruoli delicatissimi: spesso regna l’approssimazione o la totale inadeguatezza, quando non la totale assenza persino fisica dell’interessato. Tutto frutto di interessi e giochini delle compagnie armatrici volti a mantenersi sul massimo risparmio, spesso con abbondante ricorso al nepotismo e alla disponibilità di pensionati che non disdegnano di arrotondare; spesso facendo viaggiare solo i libretti, e via maldicendo…
Sarebbe interessante, poi, soffermarsi su tutto il farraginoso apparato della sanità nel settore marittimo, gestita da enti diversi la cui attività e finalità è avvolta spesso nel mistero non solo per i non marittimi. Mi limito solo a ricordare, e solo perché ci siamo coinvolti noi medici competenti, come in questo settore, che doveva passare tutto sotto la competenza dell’INAIL già da tempo, regni ancora, se non il caos, quantomeno una certa confusione nei ruoli e nelle competenze dei vari attori coinvolti, che spesso, pur sovrapponendosi, non si completano affatto a vicenda, lasciando del tutto trascurati aspetti fondamentali per la sicurezza, dei lavoratori e dei passeggeri.
È per questo che, stretto tra la necessità di restare sul generico (onde evitare ritorsioni o denunce per diffamazione e simili) e la volontà di fare qualcosa di utile affinché certi disastri non si ripetano, provando ad attirare l’attenzione su questo stato di cose, non posso che dire: non c’è limite alla faccia tosta di chi nega le proprie responsabilità (mettendo sullo stesso piano sia gli armatori che gli enti compiacenti e tutta la classe politica coinvolta e connivente), ma anche alla ignavia di chi, dovendo servirsi di quei mezzi, non si attiva in nessun modo per protestare.
Ma questa, mutatis mutandis, è una canzone che conosciamo già.
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