Spero non capiti a molti colleghi, ma a me succede (per fortuna solo qualche volta) di rilasciare un giudizio di idoneità con limitazione (es. il più classico "astensione da movimentazione manuale carichi") che viene bellamente disatteso dal ddl. Rivedo il dipendente alla visita periodica, chiedo informazioni e mi sento dire:" dottore, lei ha ragione, ma quando ho detto al titolare che non posso alzare pesi, lui mi dice: se non ti va bene, quella è la porta....". Questo atteggiamento mi fa schiumare letteralmente di rabbia e a niente serve parlare con il ddl (o i suoi preposti) cercando di spiegare anche le implicazioni legali che ciò può produrre.....tanto non cambia niente! Allora, cosa fare in casi come questo? dire al dipendente di rivolgersi ai sindacati? alla ASL? Il problema è che in un clima del genere rischiare di perdere il posto di lavoro non invoglia certo ad esporsi.......ed io che posso fare? segnalare il problema a chi? C 'è qualcuno che ha qualche suggerimento?
grazie
E ' un 'evenienza molto frequente e rientra in quella parte "conflittuale" del nostro lavoro; cerco di abbozzare qualche risposta: l 'esperienza mi ha insegnato che è meglio evitare giudizi troppo categorici del tipo "astensione da", e allora, visto che il datore di lavoro spesso si comporta così, e talvolta col nostro giudizio paradossalmente peggioriamo la situazione per il lavoratore, mutiamo il giudizio in "limitare la movimentazione manuale dei carichi" o formule simili come anche "particolare attenzione nella m.m. dei carichi". E ' un 'ipocrisia, d 'accordo, ma si pone ugualmente il problema ed il datore di lavoro non ti dice: "e allora, sa che le dico dottore? Se per lei Tizio non può movimentare i carichi io lo mando via!". A chi rivolgersi? Certo finchè non si ravvisa la malattia professionale, nessuno impedisce al dipendente di rivolgersi ai Patronati Sindacali. Difficile secondo me dare un consiglio nettamente valido per occasioni del genere. Trovo che spesso il nostro ruolo è quasi "politico" e in ogni caso da "mediatore". Si può proporre al datore di lavoro di riesaminare la valutazione dei rischi e verificare l 'entità del carico, l 'indice di NIOSH etc., il che costringerebbe perlomeno a riesaminare il problema. Qualche volta così ho ottenuto successo (il che significa un po ' di attenzione a quello che scrivevo ed alla salute del dipendente) grazie anche però alla sensibilità del direttore di uno stabilimento che ha voluto verificare con me i movimenti particati dal/dai dipendente. Io credo che alla fine, soprattutto in aziende di un certo livello, una qualche attenzione si ottiene, anche perchè queste aziende non vogliono, in futuro gravarsi dell 'onere di decine di denuncie di malattie professionali da parte dei dipendenti non appena vanno in pensione. Buon lavoro e riprendiamo la discussione.
Questo è un grosso problema, ma credo che rimarrà tale fin quando i colleghi delle asl non cominceranno a fare una vigilanza severa ed un controllo serrato su tutte le fasi della prevenzione, ivi compreso il rispetto delle prescrizioni del mc da parte dell’azienda. Uno stratagemma, nei casi disperati, è quello di “consigliare” il malcapitato lavoratore a fare ricorso avverso il giudizio con prescrizione del mc presso la asl, che, generalmente ed almeno nella mia esperienza, tende a confermare se non aggravare le prescrizioni del mc. Non mi è mai capitato un ddl che non rispetti una prescrizione della asl…. Mi rendo conto che può sembrare una mossa scorretta, ma ,credetemi, a volte non c’è altra strada…… la mediazione può andare bene per le grosse aziende, ma nelle piccole se non c’è la volontà di fare le cose non c’è ragionamento che tiene.
Sergio Truppe
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