Allevamento galline ovaiole.
Una lavoratrice che preleva le uova del nastro trasportatore e le colloca su vassoi.
Due Lavoratori che si occupano del controllo degli animali, funzionamento impianti all’ interno dell’ allevamento.
Per valutare il rischio biologico potenziale utilizzo le schede tecnico informative realizzate dall’ INAIL, le quali per gli allevamenti avicoli in generale indicano come possibili agenti biologici:
Virus Virus influenzali (genere Orthomyxovirus)
Batteri Staphylococcus aureus, Escherichia coli - sierotipi verocitotossigeni o enteroemorragici, Campylobacter spp., Chlamydia psittaci, Clostridium tetani, Salmonella spp.
Funghi Dermatofiti
Ectoparassiti Zecche, pulci, mallofagi (pidocchi), flebotomi (pappataci)
Sono andato a controllare l’ Allegato XLVI del D.Lgs. 81/08 ed ho trovato che sono quasi tutti in Gruppo 2,
ma ci sono anche Gruppo 3:
- Chlamydia psitacci (ceppi aviari)
- Escherichia coli - sierotipi verocitotossigeni, con rischio infezione limitato non essendo veicolati dall’ aria
- Dermatofiti: Histoplasma capsulatm
Partendo dalla Chlamydia ho interpellato prima un veterinario e poi l’ Istituto Zooprofilattico di Legnaro, molto gentili, che mi ha detto si è possibile ma non hanno segnalazioni di focolai.
Per cui nella valutazione metterò che il rischio è potenziale non essendoci/essendoci state segnalazioni di focolai, almeno per allevamenti di galline ovaiole
A questo punto, ed è qui il mio quesito, che valore hanno queste schede. Ovvero un medico competente come valuta il rischio in questo caso.
La presenza di agenti di Gruppo 3 per il Titolo X del D.Lgs. 81/08 ha un impatto che mi sembra eccessivo per una azienda come questa.
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