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Ma quanto fanno male i probabili/sospetti cancerogeni?

Questo argomento ha avuto 5 risposte ed è stato letto 2182 volte.

milvio.piras

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  • Ma quanto fanno male i probabili/sospetti cancerogeni?
  • (04/09/2015 12:44)

Lavoratore appena uscito da una leucemia linfatica cronica che dovrebbe lavorare in un cantiere nautico, dove solventi ed altre numerose sostanze inserite nella categoria 2 della classificazione CEE (direttiva 93/21/CEE) (sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per l’uomo - Carc. Cat. 2; R45 Carc. 1B H350 del nuovo regolamento) scorrono a fiumi. Per me non è idoneo, pur considerando rispettati i limiti massimi di esposizione.

mascotti.nicola

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  • Re: Ma quanto fanno male i probabili/sospetti cancerogeni?
  • (04/09/2015 13:03)

Permettimi un'osservazione:
- se "solventi ed altre numerose sostanze inserite nella categoria 2 della classificazione CEE (direttiva 93/21/CEE) (sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per l’uomo - Carc. Cat. 2; R45 Carc. 1B H350 del nuovo regolamento)scorrono a fiumi", significa che il rischio esiste solo per il lavoratore in questione od anche per gli altri -eventuali- lavoratori?

Inoltre, secondo quanto riportato in letteratura, pare che la LLC non sia correlata all'esposizione ad agenti chimici:

http://www.ematologia-pavia.it/in...ent&view=article&id=114&Itemid=83

mascotti.nicola

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  • Re: Ma quanto fanno male i probabili/sospetti cancerogeni?
  • (04/09/2015 13:31)

Permettimi un'osservazione:
- se "solventi ed altre numerose sostanze inserite nella categoria 2 della classificazione CEE (direttiva 93/21/CEE) (sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per l’uomo - Carc. Cat. 2; R45 Carc. 1B H350 del nuovo regolamento)scorrono a fiumi", significa che il rischio esiste solo per il lavoratore in questione od anche per gli altri -eventuali- lavoratori?

Inoltre, secondo quanto riportato in letteratura, pare che la LLC non sia correlata all'esposizione ad agenti chimici:

http://www.ematologia-pavia.it/in...ent&view=article&id=114&Itemid=83

Conte_Vlad_III

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  • Re: Ma quanto fanno male i probabili/sospetti cancerogeni?
  • (04/09/2015 17:54)

Un altro aiuto potrebbe giungerti da IARC ( http://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/Table4.pdf).
Magari scopri che non ci sono problemi con la gestione della tua idoneità.
La LLC in effetti ha pochi riscontri di associazione con agenti in uso lavorativo.
Oltretutto se "scorrono a fiumi" ma i limiti sono rispettati la partenza potrebbe essere meno tragica del previsto: potrebbe anche bastare l'uso di DPI per proteggere il tuo operatore (come gli altri). Altrimenti i DPI che ci stanno a fare?

milvio.piras

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  • Re: Ma quanto fanno male i probabili/sospetti cancerogeni?
  • (06/09/2015 01:03)

Ringrazio tantissimo i colleghi per i loro interventi, tuttavia il problema è un po’ più complesso ed articolato.
Premetto: il lavoratore fino ad alcuni mesi fa era un metalmeccanico e non aveva, per quanto mi risulta, alcuna esposizione “sospetta”; inviai il lavoratore a sottoporsi ad accertamenti approfonditi a seguito delle anomalie che riscontrai qualche anno fa in occasione delle visite mediche periodiche. Il problema si è posto da quando, qualche mese fa, a seguito di carenza di commesse nel comparto metalmeccanico, l’azienda per cui lavora ha cominciato ad operare anche nel comparto nautico.
Altro aspetto secondo me rilevante è il seguente: dalle mie parti la cantieristica nautica ha preso piede in tempi relativamente recenti. Fino a qualche anno fa si faceva, infatti, solo rimessaggio (e già lì …!). A seguito poi dell’arrivo di alcuni impresari del settore, che hanno avviato in grande stile la produzione in vetroresina, si è registrata, per alcuni anni, una vera e propria febbre del nautico, che nemmeno ai tempi del Klondike! Gente totalmente improvvisata, senza la minima formazione e consapevolezza, lavorava a mani nude e senza maschera in capannoni totalmente sprovvisti di qualunque sistema di protezione collettiva. Non vi dico cosa risultava dagli esami di monitoraggio biologico e cosa voleva dire cercare di convincere i lavoratori ad usare correttamente i DPI adatti e i datori di lavoro a fornirli regolarmente. Per quanto possa sembrare incredibile, la risposta di questi ultimi era: “ E’ una vita che lavoriamo in questo modo. Perché dovremmo cambiare ora?”. Gli stessi operai con più esperienza, di diversa nazionalità (molti provenienti da paesi in via di sviluppo), importati dai cantieri dove l’attività viene svolta da decenni, si stupivano ( e lo fanno anche oggi) di tanta solerzia da parte del medico competente e da esami tanto approfonditi (!).
Per farla breve, ancora oggi il comparto sembra marciare spesso all’insegna dell’improvvisazione e del pressapochismo, soprattutto in materia di sicurezza e prevenzione (e, a quanto pare, non solo dalle mie parti!) e si fa una gran fatica a tenere in riga tutti i soggetti interessati. Riguardo all’azienda che impiega il lavoratore col problema di salute di cui parliamo, tuttavia, si può dire che ha tutta la buona volontà di fare le cose per bene, pur con tutte le difficoltà dovute anche alla inesperienza nel comparto. In questo contesto, fino al momento in cui saremo sicuri che tutto è in perfetta regola, mi sembra imprudente correre rischi non necessari.
Pur considerando che la LLC non sembra inducibile da agenti chimici, resta il fatto che il soggetto ha già avuto la malattia a causa di…? Fattori genetici predisponenti? Che però da soli non sono sufficienti ad innescare un processo neoplastico. Inoltre, è stato trattato con chemioterapici che possono avere essi stessi effetto mutageno/cancerogeno.
La malattia, inoltre, ha già di suo la tendenza a dare recidive e, come ho già detto, la nuova attività lavorativa comporta una esposizione a numerose sostanze chimiche, molte delle quali potenzialmente cancerogene, le cui azioni ed interazioni reciproche a livello di strutture e processi cellulari non credo possano dirsi tutte note, prevedibili o essere escluse.
Il problema è, per molti versi, analogo a quello di altri lavoratori o lavoratrici, esposti professionalmente ad agenti cancerogeni di vario tipo, che hanno avuto una qualche forma di neoplasia più o meno correlabile all’esposizione, sono stati sottoposti a chemio o radioterapia e, una volta guariti (almeno apparentemente), devono essere valutati in merito alla loro idoneità a riprendere la stessa attività a rischio.
Già che ci sono, approfitto dell’occasione per informare chi fosse interessato che l’argomento sarà trattato in uno dei seminari di aggiornamento in programma per il 2016.
Non c’entra, ma c’entra: qualche tempo fa fu riconosciuta la causa di servizio, per presunta esposizione ad uranio impoverito, in alcuni casi di linfoma di Hodgkin. Dite quello che volete, ma non vorrei che, in caso di recidiva o insorgenza di altra forma di neoplasia nel caso in oggetto, qualcuno mi venisse a cercare.

nofertiri9

nofertiri9
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  • Re: Ma quanto fanno male i probabili/sospetti cancerogeni?
  • (06/09/2015 02:04)

Ti passo solo qualche informazione "tecnica", perchè se avessi voluto prendermi ste rogne magari facevo il medico del lavoro.
Conosco abbastanza bene, e da anni, la cantieristica navale c.d. "leggera" e lì i "solventi" sono sostanzialmente lo stirene di dissoluzione delle resine stireniche e l'acetone per staccare i residui di resine una volta polimerizzate e "tagliate".
Più di una ventina di anni fa ebbi, purtroppo, modo di lavorare in un cantiere navale dove uno degli addetti al gel-coating si era "arricettato", pareva con una leucemia ma alla fine scoprii che si era trattato di un'aplasia midollare.
Ma 20 anni, e più, fa, lo stirene facilmente conteneva impurezze di benzene e quindi un ness ocausale verosimile c'era.
Io, infatti, benzene in aria trovai: era entro i limiti di quello che -all'epoca- era il relativo TLV-TWA ma a me stava venendo un coccolone per interposta persona, quando vidi il relativo picco cromatografico, per quanto irrisorio vicino a quello dello stirene.
Da allora, sempre e per principio, quando ho a che fare con lavorazioni con gli aromatici e con lo stirene in particolare drizzo tutte le orecchie e apro bene tutti gli occhi...
D'altronde, è stato assodato che la contemporaneità espositiva all'acetone "facilita" l'adsorbimento dello stirene che, del suo, è praticamente idrofobo ma con la mediazione dell'acetone riesce a ridiffondersi anche in ambienti idrofili come l'apparato respiratorio, ed a questo dobbiamo aggiungere il fattore cutaneo tipico invece dei lipofili.
Ma il problema non è tanto lo stirene in sè, che comunque con il Reg CE 605/2014 si è aggiudicato una classificazione H361 d (= sospettato di nuocere al feto) quanto piuttosto l'ossido di stirene, che è il primo passaggio di degradazione metabolica, e che è oggettivamente un cancerogeno conclamato, ma che alle basse dosi espositive a stirene è idrolizzato abbastanza velocemente. Spero: tuttavia, l'INAIL nell'aggiornamento delle MP del 2014 reca come possibile per l'ossido di stirene l'insorgenza di tumori sia solidi che del sistema emolinfopoietico, sia pure solo in Lista III (codice INAIL III.6.10.09).
In effetti forse ricordate che una quantità infinita di anni fa mi posi questo problema per una azienda mia cliente: beh, corna facendo sempre, lì c'è gente esposta ormai da quasi 20 anni a livelli (ora sempre minori) di stirene comunque "non irrilevanti", ma non c'è stato nessun caso di patologie ematologiche, e sino a 4 anni fa i dipendenti addetti erano oltre 150. Non posso darvi indicazioni sugli effetti riproduttivi o meglio a dirsi sul feto, perchè comunque non ci sono persone di genere femminile dei reparti produttivi, e negli altri reparti l'esposizione è virtualmente nulla.

Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.

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