Qualcuno ha dovuto gestire casi segnalati di alcoolismo? Come vi regolate con la nuova legge? Si può procedere all 'effettuazione di esami anche se non è ancora uscito il decreto attuativo che identifica le lavorazioni soggette? Ed anche se si procedesse, secondo voi è giustificato l 'allontanamento dalla mansione di un operatore (sanitario) per questo motivo?
ho avuto a che fare con casi di alcoolismo prima della nuova legge (penso ti riferisca alla l. 125/01)e non ho mai saputo trovare una soluzione.La nuova legge per ora la ignoro perchè mi sembra molto poco chiara e soprattutto ben poco praticabile. A parte il comma 1 dell 'art.15 dal quale si evince che dovrebbe uscire un decreto con l 'elenco delle attività lavorative considerate pericolose per cui è fatto divieto di assunzione di alcool (domanda: e se c 'è un ubriaco fisso in una attività che non è nell 'elenco che si fa? si ignora?), io credo che si possa procedere all 'effettuazione dei "controlli alolimetrici" come dice la legge, ma:
1. è solo il medico competente (o il medico del lavoro della asl con funzione di vigilanza) che può effettuare tale esame. Domanda: se telefona il datore di lavoro per segnalare che un suo dipendente si è recato al lavoro ubriaco, che si fa? il medico competente deve precipitarsi in azienda per effettuare l 'esame? e se questo avviene durante il turno notturno?
2. se il dipendente rifiuta di farsi fare l 'esame, si chiama il 113 per farglielo fare a forza?
3. se io faccio l 'esame e trovo che effettivamente il dipendente è sotto i fumi dell 'alcool, che faccio? non lo faccio idoneo? gli faccio una inidoneità temporanea? e per quanto? per un giorno finchè non ha smaltito la sbornia per poi sentirmi richiamare dopo due giorni e siamo da capo oppure per una settimana o per un mese? oppure lo faccio non idoneo permanentemente finchè non mi prova che non è più alcooldipendente? oppure si applica semplicemente il comma 4 e si fa pagare al dipendente ubriaco una multa da 1 a 5 milioni e tutto finisce lì?
Forse puoi anche allontanarlo dalla mansione (e secondo me sarebbe giustificato) senza toccare il giudizio di idoneità, ma io lo farei in presenza di un pubblico ufficiale, perchè se questo deve servire per fargli avere in seguito lettere di richiamo o licenziamento, mi parerei bene.....
Non so che dire, continuo a sentirmi impotente e senza soluzioni riguardo a questo problema......
Diciamo che hai centrato la gran parte delle mie perplessità. Infatti il punto cruciale è proprio "cosa faccio dopo che ho appurato che il lavoratore è ubriaco" in relazione alla sua idoneità. Credo che nelle intenzioni la legge voglia essere uno strumento per favorire il recupero degli alcoolisti attraverso una serie di tutele, ma mi sembra che i datori di lavoro l 'abbiano interpretata molto diversamente. Io ho ricevuto una telefonata dal primario di un reparto che voleva che io gli togliessi di mezzo l 'ausiliario etilista (problema incancrenito da anni e mai veramente affrontato).
Dato che non dovrebbe essere poi così rara l 'evenienza di tali casi, sarebbe interessante sentire anche il parere di altri, soprattutto in ambito sanitario dove è piu ' che altro a repentaglio l 'incolumità di terzi. E qui sorge spontaneo un altro dubbio: il medico competente deve esprimersi con una inidoneità anche se il rischio è sostanzialmente corso dai terzi?
E 'caduto un operaio da un ponteggio: è morto.
Aveva il casco ? No.
Il ponteggio era a norma ? bò .
Un vespaio, ennesimo infortunio sul lavoro, ma la 626 la rispettiamo o no ?....
E 'caduto un operaio da un ponteggio: è morto.
Aveva il casco ? Si.
Il ponteggio era a norma ? Si.
Ma l 'operaio era ubriaco.! ah ..cazzi suoi .
Ho avuto a che fare con alcolisti che però non hanno creato problemi sul lavoro. Richiamati su voci ricevute ed avvisati dei rischi anche occupazionali, si sono disintossicati.
Attualmente su ogni certificato di idoneità, oltre alle eventuali prescrizioni, agguingo su tutti "deve attenersi alle disposizioni di sicurezza previste per la mansione". Spiego al dipendente che ciò significa che oltre ad utilizzare vestiario e protezioni prescritte, deve starci con la testa quando lavora per evitare danni a lui e agli altri. Faccio firmare, per presa visione, anche il lavoratore. In questo modo cerco di responsabilizzare il dipendente anche per fargli capire che la gran parte degli infortuni sarebbero facilmente evitabili se si lavorasse sempre con attenzione.
Ritengo che il collega Latini sia stato molto fortunato. Gli alcolisti hanno SEMPRE problemi sul lavoro .Attenzione occorre distinguere chi ha sviluppato dipendenza da alcol (tossicodipendenti da alcol ) dai cosiddetti bevitori problematici. Il vero problema non è comunque l 'idoneità, ma il recupero. Smettere di bere non è semplice. Spesso il passo più difficile è proprio ammettere di avere il problema .Finchè poi i medici continuano a sbandierare dappertutto che l 'alcol fa bene (strana sostanza l 'alcol: due bicchieri fanno bene
tre male) la battaglia si fa dura. Un consiglio per quello che considero il marker certo di alcolismo: oltre alle gammagiti, al MCV, Alt, Ast, trigliceridi, IgA, piastrinopenia, ferritina..occhio alla ..famiglia. Altro che alcolemia: provate a parlare con la moglie o il marito di un alcolista, verrà fuori un quadro drammaticamente sempre uguale. L 'alcolismo è un problema complesso, complesse devono essere le risposte. Il medico competente può far molto se inserito in un discorso più ampio di rete, la sobrietà duratura si mantiene in programmi di recupero che trovano nei gruppi di mutuo-aiuto uno strumento validissimo. La disintossicazione è l 'aspetto più semplice e se vogliamo più banale ...
Il difficile è cambiare stile di vita in maniera permanente, ripristinare tutti quelle relazioni (in famiglia, sul lavoro ,nella comunità locale ) che l 'alcol distrugge.
Quanto dice Vittore è vero e giusto, ma credo di diffcile attuazione. Il medico competente può, secondo me, farsi carico di questo problema solo in minima parte, eventualmente potrebbe essere il medico di famiglia ad essere coinvolto di più proprio perchè conosce la famiglia dell 'interessato. Io cosa dovrei fare? telefonare ai familiari o andarli a trovare per dire cosa? riguardo all 'ambiente di lavoro, dall 'esperienza che ho avuto io, posso dire di aver trovato sempre colleghi di lavoro ben disposti ad aiutare, ma il problema pratico non è questo. Il problema è quando il datore di lavoro ti cerca perchè vuole trovare il modo di licenziare questa persona, perchè a lui non gliene importa niente dei problemi personali di un suo dipendente, quello che gli interessa è che deve lavorare e produrre, altrimenti per lui diventa un peso e basta. E allora? che fare? provate a parlare con un datore di lavoro così e vedrete che vi risponde che lui non fa assistenza sociale e che se questa persona sta male allora deve ricoverarsi o curarsi, ma quando è a lavorare, deve lavorare. Con questo criterio, che si può fare?
Allora. Io credo che l 'intervento di Raspanti sia importante; offre lo spunto per fare alcune considerazioni. Il medico competente non deve essere visto come una specie di buon samaritano..ma deve avere una solida conoscenza in campo alcologico. L 'approccio familiare al problema alcol, che si rifà a teorie sistemiche, è uno dei tanti. Ci sono anche alcolisti soli, e il problema qui è di più difficile soluzione. La verità è comunque che in genere la medicina del lavoro nel campo alcologico latita.Per fortuna le cose lentamente stanno cambiando; ci sono divisioni ospedaliere di medicina del lavoro che si occupano in maniera specifica di patologie alcol correlate. Sbaglia il collega Raspanti, non me ne voglia, a delegare il problema al medico di famiglia! L 'alcolismo con le sue implicazioni sul lavoro è roba nostra,la prevenzione degli infortuni sul lavoro (e l 'alcol è in prima fila come agente causale come pure negli incidenti stradali)in primo luogo spetta a noi !!!!
L 'alcologia tra un pò (era ora ) sarà materia di studio nelle facoltà di medicina. Il problema alcol è sottostimato, sottovalutato , nascosto, ..dobbiamo cambiare rotta e noi medici competenti per primi.
Giustissimo tutto quello che ha riferito il collega Vittore ma il problema posto da Raspanti, maledettamente attuale....Medico Competente - Alcolista - Idoneità alla mansione....come si risolve? quale soluzione non filosofica può attendere oltre che alle belle parole quali quelle: "l 'alcologia tra un pò (era ora ) sarà materia di studio nelle facoltà di medicina. Il problema alcol è sottostimato, sottovalutato , nascosto, ..dobbiamo cambiare rotta e noi medici competenti per primi"....e fare che? caro Vittore!
Consiglio di leggeere l'articolo "Alcol, sicurezza sul lavoro e medico competente" su ISL (IPSOA editore) n. 4 dell'Aprile 2002
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