Cari colleghi, siete a conoscenza di eventuali linee guida inerenti gli accertamenti ematochimici ed eventualmente strumentali di personale mensa aziendale e di strutture sanitarie non ospedaliere (es. residenze per anziani, collegi, etc.)?
Pongo qs domanda in quanto ho visto che gli accertamenti che in precedenza venivano eseguiti dalla ASL nell 'ambito della tessera sanitaria sono stati totalmente eliminati in quanto, da ciò che ho letto, risulterebbero inutili perchè darebbero indicazioni solo temporanee sullo stato di salute del dipendente.
io ho sempre cercato di sopperire a qs "buco" effettuando oltre ai soliti esami di routine anche Vidal-Wright (eventualm. associata a coprocoltura) e markers HAV.
Adesso da una parte non vorrei pesare economicamente sul DdL richiedendo esami superflui ma dall 'altra ho un po ' di paura per il rischio di tralasciare situazioni infettive misconosciute.
Vi ringrazio per le risposte che vorrete darmi (e per tutte quelle che mi avete già dato anche in passato).
Machì
machì
A fronte di quali rischi specifici normati visiti il personale adetto alla mensa richiedendo quella batteria di esami da te elencata?.In attesa di una tua risposta, ciao.
Giustamente...quali sono i rischi a cui risultno esposti questi lavoratori? La coprocoltura, Vidal-Wright ed i "soliti esami di routine" a quali rischi sono mirati?
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
Se per personale della mensa aziendale si intende quello di cucina (e non quello addetto alla somministrazione/distribuzione) qualche rischio si può ipotizzare: microclima,MMC,postura,esposizione a fattori frequentemente causa di DAC o DIC alle mani...Ma secondo me non bisogna cadere nell 'errore di sostituirsi al "Libretto di idoneità Sanitaria"per gli alimentaristi ,che, pur nella sua riconosciuta inutilità, era volto a tutelare la salute dell 'utente e non quella del lavoratore.Infatti la maggior parte degli esami (tampone faringeo,coprocultura) erano mirati a svelare portatori sani che , in determinate condizioni, potevano contaminare gli alimenti somministrati.
Ma questo è un problema che riguarda l 'Igiene Pubblica, non la Medicina del Lavoro.
Donatella Corti
https://www.facebook.com/retemedicicompetenti
https://www.facebook.com/groups/ma.netgroup/
Gentili colleghi grazie per le risposte.
Avevo tralasciato i cosiddetti rischi normati (mmc, microclima, postura, allergie, etc.) perchè li ritenevo impliciti.
Quanto al rischio verso terzi legato a possibile evento infettivo del dipendente sinceramente non riesco a vederlo solo come un problema di igiene pubblica.
Purtroppo (o per fortuna non so) mi è già capitato di osservare quadri asintomatici di epatite A con IgM positive in addetti alla cucina (cuoco ed aiuto cucina) che prontamente sono stati informati e controolati a distanza di tempo per valutarne l 'evoluzione.
Le misure adottate non sono state particolarmente restrittive ma basate soprattutto sull 'utilizzo per tutto il turno di adeguati DPI durante la manipolazione degli alimenti e la preparazione dei pasti oltre al buon senso ed all 'igiene personale scrupolosa.
E fino ad oggi non ho avuto grossi problemi; le aziende non mi sono sembrate particolarmente dispiaciute della cosa.
Se avete altri consigli anche di tipo legale li aspetto.
Grazie ancora.
Machì
machì
personalmente credo che il medico del lavoro debba tutelare in primis la salute del lavoratore, tuttavia credo che sia lecito tutelare anche la salute degli usufruitori dello stesso. Analogie con gli addetti mense le trovo, ad esempio, negli operatori della sanità, nei quali è di prassi la ricerca di markers epatitici (in questo caso rischio biologico non solo per il lavoratore ma anche per il paziente...). Un datore di lavoro intelligente credo non si opporrà a degli esami sierologici mirati visto che se l 'ASL riscontrasse dei casi di intossicazione alimentare causati dalla sua mensa sarebbero guai...
Faccio notare alla collega Maragliano che se si parla di posture, microclima e allergie citiamo ancora dei rischi "non normati" . E' ovvio che se tali rischi risultano significativi per la salute degli operatori stessi (la cui tutela è il fine precipuo della sorveglianza sanitaria... ) occorre che siano specificamente citati e valutati nel DVR aziendale. Cordialmente
Permettete una piccola analisi di questo piccolo ma dibattito importante e rilavatore , una scusa per porre una questione che appena prospetto nelle ultime righe.
la Collega (machì) osserva che non vengono più fatti esami agli alimentaristi delle Comunità ( residenze=case di riposo) e si pone il problema se deve supplire a tale carenza. Lodevole l'intenzione di non voler tralasciare infezioni misconosciute, ma è poi vero? Altri la richiamano alla valutazione dei rischi e (tuffi) afferma che il M.C. non deve sostituirsi all'Igienista con la pratica del libretto sanitario inutile ma che era volto a tutelare....e conlude che è un proplema dell'igiene pubblica. Ma Machì incalza che le è già capitato di osservare quadri asintomatici di epatite A con IgM positive in addetti alla cucina (cuoco ed aiuto cucina) e Michelangelo sostiene infine che he il medico del lavoro debba tutelare in primis la salute del lavoratore, tuttavia ritiene sia lecito tutelare anche la salute ldel loro utente ( vedi sanità) Un datore di lavoro intelligente credo non si opporrà a degli esami sierologici mirati visto che se l'ASL riscontrasse dei casi di intossicazione alimentare causati dalla sua mensa sarebbero guai...
le considerazioni che vorrei fare sono le seguenti :
1) le tossinfezioni trasmesse con gli alimenti sono causate non tanto da veicoli umani (i portatori sani sono di fatto inesistenti e quindi non vi sono esami sierologici mirati (se non a calmare l'ansia ignorante del direttore dell'istituto) malgrado la leggenda che risale agli anni '30 di Mary Typhus inseguita per tutto lo stato di NewYork dai PHO ( Publics healt officiers = ufficiali sanitari ) mentre invece dipendono da cattiva conservazione degli alimenti.Nelle case di riposo e nelle mense ospedaliere si riscontra il maggior numero di episodi di tossinfezione (300 su 500 all'anno) e la causa di questi casi sta nell' incuria se non peggio degli economati (assenza di impianti di abbattimento del calore nelle cucine per la conservazione dei cibi cotti, incuria nel mantenere la catena del freddo, impianti vecchi e fatiscenti concorrono all'eziologia dei casi )
2) credo che tutti noi che abbiamo scelto, se l'abbiamo fatto, l'ambito della prevenzione piuttosto che la cura dobbbiamo professionalmente muoverci uniti senza false divisioni.: mi spiego meglio. Dall'inizio della riforma sanitaria (1980 ) Settore o Servizio Igiene riuniva in sé gli ambiti tradizionali dell'igiene pubblica ma insieme a quel superato retaggio vi erano gli ambiti dell'igiene dell'alimentazione che sta consolidando una sua realtà purtroppo con i colleghi veterinari sempre alle costole ... (E' vero che mangiamo come bestie, ma che i veterinari si occupino di alimentazione umana mi pare un po' eccesssivo ) ma vi era anche l'igiene ambientale (cassata poi col referendum) e la medicina legale Era iniziato un diverso percorso tecnico-scientifico che non è proseguito o è stato bloccato per molteplici motivi. Ma la divisione fra Igienisti e Medici del Lavoro Igienisti ambientali è rimasta. Si ha una visione riduttiva del Medico di Prevenzione (facciamo un po' di pulizia nel ciarpame teorico dell'Igienista ci occuperemo si sceening oncologici prima che si scopra il ruolo del papilloma virus la vaccinazione diventi realtà : c'è già , voi dite? Beh! Poco male facciamo finta di niente ! ) la medicina del lavoro fanno gli affari loro, i legali i loro e di lavorare insieme non se parla mentre
raffinare il metodo,conoscere meglio il contesto....no a ciascuno la cura del suo orticello e apettiamo tempi migliori.
Se poi si verifica il tariffario degli igienisti (tariffario minimo delle prestazioni medico-chirurgiche si può constatare che tali prestazioni sono relative a misure di rumori, radazioni ionizzanti, vibrazioni, strutture edilizie, microclima, inquinanti pulviscolari in ambienti confinati, tutte valutazioni che vediamo spesso in certi documenti dei rischi . Doveva essere materia di integrazione e di sviluppo di professionalità medica igienistica insieme a quella dei medici del lavoro e invece è come sappiamo occupata da altri e noi ci lamentiamo pure che ci sfruttano. le occasioni perdute..... che peccato ! Alla redazione propongo un dibattito su questo tema che mi pare la snop abbia affrontato dedicandosi in toto alla prevenzione. Scuserete la frammentarietà e i pensieri in libertà ma se se si può costruire, mi sto già rimboccando le maniche ...
Il problema dei lavori pericolosi per terzi è molto dibattuto. A mio parere il confine tra il ruolo del medico competente e quello della tutela dei terzi è molto labile e dal punto di vista legale e morale molto diffcile da stabilire. Diciamo che se dovesse esistere, ma la legge mette tutto a carico del datore di lavoro, una persona competente all'interno dell'azienda a svolgere il ruolo di tutela dei terzi qella persona a mio parere dovrebbe essere il medico competente. Il legislatore non ha chiuso questa possibilità ma non l'ha resa obbligatoria (per nostra fortuna). Il problema è dal punto di vista normativo ancora non risolto (l'art.4 del D.Lgs. 626/94 aiuta ma non risolve) mentre dal punto di vista morale è lasciato alla sola coscienza del dipendente.
..per quanto riguarda il problema dei lavoratori "rischiosi" per gli altri, più che l'articolo 4 a cui si riferisce il collega senese dovrremmo rileggerci l'articolo 5, comma 1 della 626. A mio parere è una fortuna, una volta tanto, che la legge non normi in modo preciso e tassativo tali lavoratori, evitando così di creare pericolose restrizioni e inidoneità predeterminate, ma lasci al MEDICO DEL LAVORO COMPETENTE (perchè non si inizia tutti ad utilizzare questa definizione che mette al riparo da eventuali equivoci sulla "competenza" del professionista??) una sua discrezionalità. Su tale argomento segnalo il libro pubblicato da Magnavita, che saluto affettuosamente e invito ad intervenire al riguardo. Cordialità.
MedicoCompetente.it - Copyright 2001-2024 Tutti i diritti riservati - Partita IVA IT01138680507
Privacy | Contatti