Mi pare chiaro che Oss e infermieri siano evidentemente esposti al rischio biologico, e, correggetemi se sbaglio, anche gli educatori nello svolgimemto delle proprie attivitá. Ma....gli psicologi di una Rsa per anziani o per soggetti con patologie psichiatriche sono ugualmente esposti a tale rischio? Grazie.
secondo me si applica il rischio biologico in maniera troppo estensiva. il rischio si dovrebbe concretizzare quando la possibilita' che l'evento si realizzi e' superiore alla popolazione in generale. Se non viene valutato in questo modo dovremmo estendere il rischio biologico a tutti i lavoratori che hanno a che fare con il pubblico. Un RSA pero' puo' configurarsi come luogo in cui il contagio infettivo sia superiore a quello della popolazione anche se rivolto a pz psichiatrici che saranno anche anziani e con tutte le patologie connesse (lesioni da decubito)e con maggior rischio ad es di polmoniti nosocomiali
zandor il 14/12/2016 04:41 ha scritto:
Mi pare chiaro che Oss e infermieri siano evidentemente esposti al rischio biologico, e, correggetemi se sbaglio, anche gli educatori nello svolgimemto delle proprie attivitá. Ma....gli psicologi di una Rsa per anziani o per soggetti con patologie psichiatriche sono ugualmente esposti a tale rischio? Grazie.
La risposta è nella valutazione del rischio (se ben condotta e da parte di tecnici che sanno di cosa si parla). Personalmente adotto la metodologia CDC che classifica il rischio per modalità di trasmissione (Aerea, Droplets, Contatto) e tiene conto anche degli agenti ambientali (es. Legionella). La classificazione di cui sopra consente di individuare gli agenti e la possibile via di trasmissione. La valutazione del rischio si effettua con criteri epidemiologici valutando ad es. nell’anno/anni precedenti le malattie infettive negli ospiti/pazienti o anche nel personale. Questo criterio epidemiologico, tra l’altro, è previsto dall’accordo Stato Regioni per la TBC. Il modello consente di tenere dentro la valutazione anche il rischio per psicologi ed educatori. Per il personale sanitario che fa uso di aghi e taglienti (rischio biologico generalmente inteso nelle strutture sanitarie) si può fare riferimento invece al Titolo X-Bis dell’81.
Ottimo spunto, grazie.Tenendo conto peró dei CDC, ti chiedo, se fosse riscontrato il rischio biologico, anche in educatori e psicologi, sarebbe a questo punto tale da giustificare la vacc antitetanica? Grazie.
zandor il 15/12/2016 01:37 ha scritto:
Ottimo spunto, grazie.Tenendo conto peró dei CDC, ti chiedo, se fosse riscontrato il rischio biologico, anche in educatori e psicologi, sarebbe a questo punto tale da giustificare la vacc antitetanica? Grazie.
La vaccinazione antitetanica, pur rientrando in un obbligo generale con richiamo decennale, non dovrebbe costituire un adempimento lavorativo per psicologi e educatori (a meno che non pratichino giardinaggio o agricoltura come pratica riabilitativa come avviene in alcune case protette); come vaccinazione penserei solo all'antinfluenzale, consigliata ma non obbligatoria. In concreto, una volta considerati esposti, mi limiterei a valutare possibili controindicazioni (ad es. terapie immunosoppressive), non altro. Per psicologi e educatori immunocompetenti, non dovrebbero esserci altri problemi eccetto situazioni particolari (es. contatti con pazienti affetti da TBC o epidemie di scabbia). In questi casi è sempre possibile effettuare una sorveglianza post esposizione con programmi specifici.
Mi sembra un ragionamento lpgicissimo, grazie.
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