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Rischio antiblastici

Questo argomento ha avuto 2 risposte ed è stato letto 4793 volte.

carlitos way

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Napoli
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Medico del Lavoro
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353
  • Rischio antiblastici
  • (23/10/2001 17:18)

che tipo di sorveglianza sanitaria (a livello clinico-aanamnestico-laboratoristico-strumentale) si dovrebbe adottare per soggetti esposti professionalmente a farmaci antiblastici?

Avete un protocollo da seguire o delle linee guida?

Grazie

Ama l'amore ma non amare la donna o cadrai sotto il suo possesso

La Redazione

La Redazione
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Pisa
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Medico del Lavoro
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1662
  • Re: Rischio antiblastici
  • (25/10/2001 14:29)

LA SORVEGLIANZA SANITARIA DEI LAVORATORI ESPOSTI A CHEMIOTERAPICI ANTIBLASTICI

Gli operatori addetti alla manipolazione dei farmaci antiblastici sono sottoposti, a cura del medico competente, a visite mediche di idoneità (pre-esposizione e periodiche) in rapporto agli specifici rischi della mansione. La frequenza delle visite periodiche, di norma annuale, deve essere stabilita in funzione dell’entità dell’esposizione.

Sia in fase di visita preventiva che periodica il medico competente raccoglie l’anamnesi e valuta attentamente quelle situazioni fisiologiche e patologiche, congenite o acquisite, che potrebbero costituire condizioni di particolare suscettibilità o che potrebbero essere aggravate dall’esposizione professionale ad antiblastici.



In particolare considera molto attentamente le seguenti situazioni:

o gravidanza e allattamento;

o talassemie, emoglobinopatie, carenza di G6PD eritrocitaria;

o anemie, leucopenie, piastrinopenie;

o immunodeficienze congenite oacquisite;

o alterazioni della funzionalità renale ed epatica;

o pregressa esposizione professionale a radiazioni ionizzanti o a sostanze cancerogene;

o pregresse terapie capaci di indurre ipoplasia midollare (in particolare trattamenti con farmaci antiblastici o con radiazioni ionizzanti);

o condizioni di atopia.



In anamnesi lavorativa il medico annota il tipo e la quantità media giornaliera o settimanale di farmaci antiblastici manipolati dall’operatore, la durata media di esposizione ed eventuali episodi di contaminazione accidentali, oltre alla eventuale pregressa esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni sopraricordata.

Nel corso della visita periodica viene indagata l’eventuale presenza di sintomi e segni, come ad esempio nausea, cefalea, vertigini, perdita di capelli e/o peli, e di effetti irritativi o allergici a carico della cute, delle mucose oculari e dell’apparato respiratorio. L’esame obiettivo è particolarmente attento nell’osservare eventuali alterazioni cutanee e degli annessi.

E’ consigliata inoltre l’esecuzione dei seguenti esami:

emocromo completo con formula leucocitaria, conteggio delle piastrine, dei reticolociti, elettroforesi sieroproteica, esame delle urine, test di funzionalità epatica (GOT, GPT, gGT, bilirubina frazionata) e renale (azotemia, creatininemia).

Dovranno essere anche controllate le funzionalità di organi ed apparati verso i quali è nota una specifica tossicità di alcuni farmaci: dal momento che esistono farmaci di cui è segnalata una tossicità polmonare (ad es. ciclofosfamide, mitomicina C), è bene che il medico competente, per lo meno in sede di prima idoneità specifica alla mansione, si accerti, con l’esecuzione di prove di funzionalità respiratoria, dell’integrità funzionale polmonare; analogamente, data la segnalata tossicità nel paziente, da parte di alcuni chemioterapici antiblastici, a carico del cuore (busulfan, antracicline) e del sistema nervoso (metotrexato, procarbazina), l’idoneità lavorativa andrà valutata considerando l’integrità dei predetti apparati. Sulla base dei dati clinici il medico competente potrà poi disporre ulteriori accertamenti.

In caso di contaminazione acuta l’operatore deve essere immediatamente sottoposto a sorveglianza sanitaria; è inoltre necessaria la sorveglianza sanitaria immediata in caso di situazioni patologiche di sospetta origine professionale.

A causa dell’aumentato rischio di malformazioni nella progenie e dell’incremento dei casi di aborto spontaneo, le lavoratrici in gravidanza, specialmente nei primi tre mesi, non devono essere adibite a mansioni che comportino l’esposizione a farmaci antiblastici. Il D.Lgs. 645/96 elenca, tra gli agenti chimici che “mettono in pericolo la salute delle gestanti e del nascituro” i “medicamenti antimitotici”. Inoltre, pur non essendo ancora documentato il passaggio delle sostanze citotossiche nel latte materno, a scopo precauzionale è raccomandabile non adibire alla manipolazione di queste sostanze le lavoratrici in allattamento.

Il medico competente deve valutare l’opportunità di disporre l’allontanamento temporaneo o definitivo dalla mansione specifica per quegli addetti affetti da una situazione patologica, anche non relazionabile all’attività lavorativa specifica, ma comunque suscettibile di aggravamenti a causa dell’esposizione; il giudizio di idoneità specifica deve essere espresso tenendo conto dell’entità dell’esposizione che la mansione stessa comporta.

La redazione di MedicoCompetente.it

cliama

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Milano
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Medico del Lavoro Competente
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85
  • Re: Rischio antiblastici
  • (12/05/2009 10:42)

Ho riscontrato in 3 infermieri su 4 di un reparto di oncologia addetti alla manipolazione degli antiblastici valori > di reticolociti maturi in assenza di sintomatologia e di altre alterazioni.
Oltre a raccomandare l'utilizzo dei DPI e a ripetere tra un mese l'esame, penserei di monitorare i farmaci nelle urine I/T e F/T.
Naturalmente coninvolgo l'RSPP per un analisi ambientale (D.L.25/2002) che non mi risulta eseguita di recente e per l'istituzione del registro degli esposti.
Vi sembra sufficiente?

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