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Parrucchieri

Questo argomento ha avuto 11 risposte ed è stato letto 17537 volte.

marc

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76
  • Parrucchieri
  • (10/12/2004 18:37)

L 'attività di parrucchiere comporta l 'utilizzo di numerose sostanze contenute nei prodotti di tintura , tuttavia i prodotti cosmetici non rientrano tra le sostanze pericolose...qualcuno saprebbe suggerirmi un protocollo sanitario per questa categoria professionale????
grazie per la collaborazione!

GANDALF IL GRIGIO

GANDALF IL GRIGIO
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416
  • Re: Parrucchieri
  • (10/12/2004 20:05)

Rimaniamo sul semplice e direi: visita medica e spirometria con periodicità almeno biennale. Particolare attenzione all 'anamnesi per patologie allergiche, alterazioni osteoarticolari o posturali, e patologie dermatologiche. Il tutto, ovviamente, suffragato da una VR dalla quale si evinca una analisi delle schede dei prodotti usati.
Saluti

Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"

dfragomeno

dfragomeno
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20
  • Re: Parrucchieri
  • (11/12/2004 08:34)

Credo che l 'affermazione : "..... i prodotti cosmetici non rientrano tra le sostanze pericolose...", sia troppo semplicistica, bisogna valutare bene le sostanze presenti nei vari preparati presenti nelle schede di sicurezza in quanto anche trovandosi nelle condizioni di un 'uso controllato e non dispersivo e di modiche quantità di utilizzo, generalmente la mancanza di sistemi di prevenzione personale e/o ambientale fanno si che queste sostanze abbiano maggiore possibilità di arrecare danno al lavoratore; non sono d 'accordo con l 'esimio collega Gandalf in quanto l 'orientamento legislativo, ci orienta, per le VMP, ad una cadenza di NORMA annuale ed il periodismo biennale, laddove si ricorra alla sorveglianza sanitaria, deve essere motivato adeguatamente.
Distinti saluti

Cerutti

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11
  • Re: Parrucchieri
  • (11/12/2004 08:50)

Mi risulta che i prodotti cosmetici non rientrino tra gli agenti chimici per i quali è obbligatoria la formulazione di una scheda di sicurezza, anche se - ai sensi del DL 24/04/1997 n° 126 - in etichetta o su foglietto illustrativo devono essere specificati gli ingredienti dei prodotti.
La valutazione del rischio chimico non può pertanto seguire i canoni consueti (che in Piemonte fanno riferimento al modello valutativo proposto dalla Regione e scaricabile dal sito della stessa). Credo sia opportuno in questo caso fare riferimento alla letteratura scientifica specifica, che tende ad identificare come fonte di rischio sostanzialmente agenti sensibilizzanti per contatto (tioglicolati, persolfati, parafenilendiamina, Kathon, ecc.) e per inalazione (persolfati). Non va dimenticato, poi, che in molti saloni vengono ancora utilizzati guanti in lattice di gomma naturale, con il profilo di rischio allergologico che ad essi consegue.
Per i parrucchieri che seguo (che non usano lattice) adotto il seguente programma di sorveglianza periodica: visita annuale, spirometria basale, prick-test per i persolfati (non esistono in commercio estratti specifici, ma mi appoggio all 'Isitituto di MDL di Torino, ove vengono appositamente preparati dal laboratorio di igiene industriale; immagino che questo possa accadere anche in altre realtà territoriali). Riservo approfondimenti legati alla funzionalità respiratoria, alle sensibilizzazioni per contatto e ai CTD ai casi di dubbio clinico. Per eventuali parrucchieri che utilizzino ancora guanti in lattice, si può aggiungere al protocollo il prick-test per il lattice, che invece esiste sul mercato come estratto già pronto (ma se, dopo che il medico competente ha spiegato le problematiche connesse con l 'uso del lattice, l 'azienda non è passata a materiali plastici...forse è meglio veleggiare per altri lidi!).

GANDALF IL GRIGIO

GANDALF IL GRIGIO
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416
  • Re: Parrucchieri
  • (11/12/2004 09:41)

Mi sento in dovere di replicare al Collega dfragomeno, sia chiaro non per spirito polemico o per volere a tutti i costi ragione, ma per chiarire quello che è il mio pensiero. Quello che lui dice in merito alla periodicità, in genere annuale, è verissimo, ma la legge ci permette anche di attuare delle periodicità diverse giustamente motivate. Ora, in assenza di agenti chimici particolarmente pericolosi, in un ambiente con un sufficiente ricambio d’aria e soprattutto in assenza di alterazioni dello stato di salute dei lavoratori correlabili con il lavoro o aggravabili da questo, per quella tipologia di attività la visita annuale mi sembra troppo; preferisco incoraggiare delle visite straordinarie all’insorgenza della più piccola alterazione. Con tutto ciò non pretendo, sia chiaro, di affermare una verità assoluta, ma riferisco solo un mio modus operandi, che in verità mi è stato anche avvallato da dei Colleghi di una ASL dell’Umbria. Credo piuttosto che, riallacciandomi a quanto affermato dal Collega Cerutti, in questo settore sia meglio spendere qualche ora in più per l’informazione/formazione, perchè la maggior parte delle patologie possibili per la parrucchiere possono essere facilmente prevenute.
Saluti

Sergio Truppe
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furnom

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202
  • Re: Parrucchieri
  • (11/12/2004 16:13)

Cari colleghi, io personalmente differenzio il protocollo di sorveglianza sanitaria delle parrucchiere sulla base dell 'attività lavorativa e cercando di quantificare il rischio chimico a cui sono sottoposte. Mi spiego meglio: per il piccolo negozio in cui chi lavora (spesso la titolare e 1, massimo 2 dipendenti) fa un po ' di tutto, l 'utilizzo delle tinture (e affini) è limitato e discontinuo (nella mia esperienza personale negozi di questo tipo fanno solitamente 6-7 tinture al giorno suddivise in 2-3 operatori). Il protocollo di sorveglianza sanitaria che applico, pertanto, è visita medica + spirometria biennali; vi è poi il caso di un grosso salone che seguo nel quale sono presenti 20 dipendenti e nel quale ci sono alcune ragazze che effettuano solo ed esclusivamente tinture (arrivano a farne anche 25-30 in un giorno) e ragazze che effettuano solo taglio o messa in piega ecc. Ebbene: per il primo gruppo il mio protocollo di sorveglianza sanitaria prevede visita medica annuale + spirometria annuale + esami ematourinari (emocromo, funzionalità epatorenale) biennali; per il secondo gruppo visita medica + spirometria triennali. Qualcuno potrà rimanere sorpreso degli esami ematourinari: è stata una mia scelta (forse anche non condivisibile) vista l 'importante esposizione a tali sostanze contenute nelle tinture (come disse Paracelso: "è la dose che fa il veleno"). Sono però contrario ai test allergologici di screening (siamo sicuri di non scatenare allergopatie?): tali test li riserverei solo in caso di sospetta allergopatia tecnopatica. Un saluto a tutti

carlitos way

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353
  • Re: Parrucchieri
  • (12/12/2004 17:30)

Condivido la tesi di Furnom ed il suo protocollo.
Un saluto a tutti

Gennaro

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1162
  • Re: Parrucchieri
  • (13/12/2004 12:04)

Spero di non aver interpretato male il titolo VII bis del D.Lgs.626/94, leggendo la definizione di agente chimico pericoloso ho interpretato che bisogna considerare anche gli agenti chimici che non rientrano nel campo specifico dei DD.LLgs. 52/97 e 285/98 ma che seguono tali criteri di classificazione ( prodotti cosmetici, medicinali ecc). Quindi ci deve essere alla base una valutazione dei rischi. Aggiungo che circa 103 sostanze ( dati Ispesl) sono etichettate come : tossiche, nocive, irritanti, semsibilizzanti ecc). Oltre al rischio chimico bisogna anche tener conto dei seguenti rischia sovraccarico biomeccanico degli arti superiori e rischio biologico.
Saluti

Gennaro Bilancio

Cerutti

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11
  • Re: Parrucchieri
  • (23/12/2004 11:12)

Non mi risulta che il prick-test sia in grado di indurre sensibilizzazione, pertanto lo ritengo assai utile nell 'identificare quelle poche allergie testabili di interesse specifico (lattice e persolfati). Esiste segnalazione in letteratura, invece, che la ripetizione di patch-test possa di per se ' stessa essere causa di sensibilizzazione per contatto, quindi credo che tali accertamenti vadano prudenzialmente riservati ai casi di sospetto clinico.
Per quanto riguarda la differenziazione del protocollo sanitario in base alla dimensione del salone, temo che la sostanziale dose-indipendenza dei fenomeni allergoloci non consenta una scansione diversificata delle scadenze.
Buon Natale a tutti!

furnom

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  • Re: Parrucchieri
  • (28/12/2004 00:54)

Riguardo all’intervento del collega Cerutti: la differenziazione del protocollo sanitario sulla dimensione del salone è dovuta al fatto che, nel caso specifico, nel grosso salone che seguo le ragazze addette al taglio e piega fanno solo taglio e piega e non adoperano tinture (forse quella volta al mese in cui manca la collega), pertanto per queste ragazze io ho considerato solamente il rischio da postura eretta fissa e da movimenti ripetitivi agli arti superiori (per i quali ritengo che una periodicità triennale sia più che sufficiente); diverso è il caso delle ragazze che effettuato quasi esclusivamente tinture per le quali ho considerato anche il rischio chimico e allergologico: per il primo (chimico) ho inserito nel protocollo di sorveglianza sanitaria gli esami ematourinari (ribadendo che è una mia scelta per garantire una tutela in più anche se la letteratura non mi risulta descrivere casi specifici), per il secondo (allergologico) mi limito ad una attenta anamensi ed esame obiettivo circa l’insorgenza di eczemi e un “lavaggio del cervello” nei confronti della lavoratrice circa l’utilizzo dei guanti. Concordo con Cerutti nel ritenere che la ripetizione di patch-test possa di per se ' essere causa di sensibilizzazione, sarei un po’ titubante nell’effettuare i prick-test per identificare eventuali allergie a lattice e persolfati: cosa succede in caso di positività? Rendo la ragazza non idonea alla mansione per una manifestazione clinica che forse non svilupperà mai? Oppure le prescrivo di utilizzare guanti in vinile? E per le altre allergie nei confronti di altri prodotti che non possono essere testati? Io mi baserei più sulla clinica e limiterei i test in presenza di una clinica positiva. Si accettano (si attendono) commenti.
Un saluto a tutti

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