Evento che si ripete con una certa regolarità: il lavoratore si reca presso l'ambulatorio vaccinazioni per effettuare l'antitetanica, l'operatore fa il vaccino e riporta la data su un certificato vaccinale senza riportare altro. Se gli si chiede di scrivere se trattasi di richiamo o 1^/2^/3^ dose di un ciclo primario, risponde a voce che è un richiamo ma si rifiuta di scriverlo.
Contattato il capo del Dipartimento di Prevenzione di una ASL suggerendo di esplicitare il tipo di dose effettuata sui certificati emessi, risponde saltando di palo in frasca senza arrivare alla conclusione e glissando alla grandissima, pensando di parlare con un imbecille o, spero di no perchè più grave, non capendo proprio la proposta.
Infondo dare ragione all'utenza sarebbe segno di eccessiva umiltà. Inoltre, sarebbe troppo rischioso lasciare traccia scritta su un certificato vaccinale per dire "io operatore sanitario, pagato dalle tasse di questo utente per erogare certe prestazioni, valutata la storia vaccinale dello stesso, mi assumo la responsabilità di dire che questa dose di vaccino è un "richiamo" e non magari una 1^ dose di un ciclo primario". Si suda a scrivere troppo.
Un altro caso: paziente inviato per la vaccinazione con richiesta medica su carta bianca riportante il cognome, nome e codice fiscale dell'interessato, rimandato indietro perchè nella richiesta deve essere scritta la data e il luogo di nascita.
Grandioso!
A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!
faggiano.danilo il 23/03/2017 08:42 ha scritto:
Evento che si ripete con una certa regolarità: il lavoratore si reca presso l'ambulatorio vaccinazioni per effettuare l'antitetanica, l'operatore fa il vaccino e riporta la data su un certificato vaccinale senza riportare altro. Se gli si chiede di scrivere se trattasi di richiamo o 1^/2^/3^ dose di un ciclo primario, risponde a voce che è un richiamo ma si rifiuta di scriverlo.
Contattato il capo del Dipartimento di Prevenzione di una ASL suggerendo di esplicitare il tipo di dose effettuata sui certificati emessi, risponde saltando di palo in frasca senza arrivare alla conclusione e glissando alla grandissima, pensando di parlare con un imbecille o, spero di no perchè più grave, non capendo proprio la proposta.
Infondo dare ragione all'utenza sarebbe segno di eccessiva umiltà. Inoltre, sarebbe troppo rischioso lasciare traccia scritta su un certificato vaccinale per dire "io operatore sanitario, pagato dalle tasse di questo utente per erogare certe prestazioni, valutata la storia vaccinale dello stesso, mi assumo la responsabilità di dire che questa dose di vaccino è un "richiamo" e non magari una 1^ dose di un ciclo primario". Si suda a scrivere troppo.
Un altro caso: paziente inviato per la vaccinazione con richiesta medica su carta bianca riportante il cognome, nome e codice fiscale dell'interessato, rimandato indietro perchè nella richiesta deve essere scritta la data e il luogo di nascita.
Grandioso!
zrnvtr50s18f964q il 23/03/2017 09:16 ha scritto:
Non so come siano organizzati in quella ASL ma, in teoria, dovrebbero essere state registrate tutte le vaccinazioni effettuate su qualunque cittadino residente nel territorio di competenza: certamente quelle effettuate negli ambulatori della ASL, ma anche quelle effettuate da altri medici, che hanno l'obbligo di comunicarlo alla ASL di residenza dell'interessato.
Nel caso di lavoratori stranieri non ancora residenti, io invio la comunicazione all'ufficio della ASL competente per il territorio in cui effettuo la vaccinazione, e poi se la gestiscono loro (o almeno dovrebbero). In ogni caso, per quelle che faccio io stacco il bollino della siringa o della scatola e lo attacco sulla cartella, in modo da averne traccia sicura e poterne anche rilasciare una certificazione, anche a distanza di anni; per le altre mi faccio portare dal lavoratore l'estratto di tutte le vaccinazioni effettuate rilasciato dalla ASL (per gli stranieri è sempre un problema).
Nel caso che hai riportato, l'operatore della ASL avrebbe dovuto raccogliere tutte le proprie forze per portare il proprio pesante sedere fino all'ufficio competente, dove gli avrebbero detto di che dose si trattava, o gli avrebbero stampato direttamente l'estratto da consegnare al paziente (a pagamento). Magari bastava accedere all'archivio tramite un computer. Ma devi capire che lo sforzo richiesto, senza opportuno incentivo (magari un calcio nel sedere), può essere superiore alle possibilità di un povero impiegato condannato a tenere la posizione sul posto di lavoro per tutte quelle ore (seppure a pagamento). E poi, come puoi pensare che un capo di dipartimento possa avere il tempo di occuparsi di queste quisquilie? Che ne sai tu di quali gravosi compiti deve farsi carico ogni santo giorno?
Comunque, non so se questo atteggiamento configuri un qualche reato, tipo omissione di atti d'ufficio. Nel qual caso dovrebbe bastare ricordarglielo.
milvio.piras il 23/03/2017 10:59 ha scritto:
Non so come siano organizzati in quella ASL ma, in teoria, dovrebbero essere state registrate tutte le vaccinazioni effettuate su qualunque cittadino residente nel territorio di competenza: certamente quelle effettuate negli ambulatori della ASL, ma anche quelle effettuate da altri medici, che hanno l'obbligo di comunicarlo alla ASL di residenza dell'interessato.
Nel caso di lavoratori stranieri non ancora residenti, io invio la comunicazione all'ufficio della ASL competente per il territorio in cui effettuo la vaccinazione, e poi se la gestiscono loro (o almeno dovrebbero). In ogni caso, per quelle che faccio io stacco il bollino della siringa o della scatola e lo attacco sulla cartella, in modo da averne traccia sicura e poterne anche rilasciare una certificazione, anche a distanza di anni; per le altre mi faccio portare dal lavoratore l'estratto di tutte le vaccinazioni effettuate rilasciato dalla ASL (per gli stranieri è sempre un problema).
Nel caso che hai riportato, l'operatore della ASL avrebbe dovuto raccogliere tutte le proprie forze per portare il proprio pesante sedere fino all'ufficio competente, dove gli avrebbero detto di che dose si trattava, o gli avrebbero stampato direttamente l'estratto da consegnare al paziente (a pagamento). Magari bastava accedere all'archivio tramite un computer. Ma devi capire che lo sforzo richiesto, senza opportuno incentivo (magari un calcio nel sedere), può essere superiore alle possibilità di un povero impiegato condannato a tenere la posizione sul posto di lavoro per tutte quelle ore (seppure a pagamento). E poi, come puoi pensare che un capo di dipartimento possa avere il tempo di occuparsi di queste quisquilie? Che ne sai tu di quali gravosi compiti deve farsi carico ogni santo giorno?
Comunque, non so se questo atteggiamento configuri un qualche reato, tipo omissione di atti d'ufficio. Nel qual caso dovrebbe bastare ricordarglielo.
Tengo a precisare che non si tratta della ASL di Lecce, ma di altre realtà in province differenti.
Il problema è che il privato, già gravato da molti adempimenti, deve anche sopperire a volte a carenze dell'intero sistema.
Il suggerimento del "calcio nel sedere" sarebbe auspicabile, ma resta sempre la difficoltà di trovare chi è deputato a darglielo, visto che l'operatore di prima linea non fa ciò che non gli costa niente fare e il suo capo non agisce o non capisce.
Mi metto nei panni di un comune cittadino che viene mandato in un ambulatorio e che non sa precisamente cosa deve fare (perchè non è del mestiere) e che, pertanto, dovrebbe trovare un servizio che lo guidi, lo informi, lo gestisca in modo adeguato. Infondo stiamo parlando di una banale vaccinazione ... e ripeto banale perchè è una prestazione sanitaria alla portata di qualunque sanitario di media preparazione professionale e di media buona volontà.
Ma andiamo avanti!
A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!
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