a chi spetta l'acquisto dei Plantari e dei Tutori prescritti da una Visita Specialistica aziendale di un Ortopedico per poter indossare le calzature antinfortunistiche?
al Lavoratore oppure all'Azienda?
grazie
Ritengo che se è previsto l'obbligo di indossare scarpe antiinfortunistiche e se la necessità di plantari/tutori è certificata da specialista scelto dall'azienda la spesa relativa deve essere sostenuta dall' azienda
Domanda interessante dalla risposta non proprio semplice..
A mio avviso se il problema deriva ed è iputabile all'uso della scarpa antinfortunistica è sacrosanto il coinvolgimento aziendale ma nel caso opposto (problemi congeniti o patologie sistemiche non professionali)è proprio legittimo chiamare in causa le casse aziendali??
Personalmente fin'ora ho sempra fatto in modo che la spesa gravasse sull'azienda ma è poi così corretto??
La calzatura antifotunistica deve essere idonea alle caratteristiche del lavoratore. Se per problemi congeniti o acquisiti vi è necessità di idoneo plantare, questo sara' a totale carico dell'azienda. Se poi il lavoratore vorra' portare il plantare anche con le scarpe da calcetto o quando va a fare trekking.....
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
Aggiungo che il buon vecchio Art. 42 (Requisiti dei DPI) del DLGS 626/94 recitava:
- essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sè un rischio maggiore;
- essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;
- tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;
- poter essere adattati all'utilizzatore secondo le sue necessità.
Non ho ancora guardato se il TU abbia modifciato tale impianto ma coi tempi che corrono ed in previsione delle elezioni politiche credo che non saremo molto lontani da queste indicazioni...
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
E' cio che ho sempre seguito alla lettera, i dettami di legge li conosco, la mia era un domanda che travalicava l'aspetto normativo..
Mi sono spesso trovato a gestire alluci valghi, piedi cavi, piedi piatti che divenivano tali solo quando insorgerva la necessita di portare le scarpe antinfortunistiche, quando le stesse persone portavano trampoli con tacchi da 10 cm o scarpette da calcetto rigidissime il problema non si era mai evidenziato..
Possibile che il piede cavo/piato si evidenzi solo a 40-50 anni ed il soggetto non abbia mai avuto la necessita di dotarsi di plantari se non dopo aver indossato la scarpa antinfortunistica??
Resto assai perplesso...
forse il problema alla fine si pone con le scarpe che il soggetto indossa per piu' tempo...6-8 ore/die....
"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)
diotallevi il 21/03/2008 06:42 ha scritto:
E' cio che ho sempre seguito alla lettera, i dettami di legge li conosco, la mia era un domanda che travalicava l'aspetto normativo..
Mi sono spesso trovato a gestire alluci valghi, piedi cavi, piedi piatti che divenivano tali solo quando insorgerva la necessita di portare le scarpe antinfortunistiche, quando le stesse persone portavano trampoli con tacchi da 10 cm o scarpette da calcetto rigidissime il problema non si era mai evidenziato..
Possibile che il piede cavo/piato si evidenzi solo a 40-50 anni ed il soggetto non abbia mai avuto la necessita di dotarsi di plantari se non dopo aver indossato la scarpa antinfortunistica??
Resto assai perplesso...
Come tecnico ortopedico, posso dire che le calzature antinfortunistica sono per lo piu' mal costruite.Le avete mai appoggiate su un tavolo e guardato i punti di appoggio?
bordini il 21/03/2008 06:02 ha scritto:
Aggiungo che il buon vecchio Art. 42 (Requisiti dei DPI) del DLGS 626/94 recitava:
D.Lgs.vo 81/08
Art. 76 (Requisiti dei DPI)
1. I DPI devono essere conformi alle norme di cui al decreto legislativo 4 dicembre 1992, n. 475, e
sue successive modificazioni.
2. I DPI di cui al comma 1 devono inoltre:
a) essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore;
b) essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;
c) tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;
d) poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.
Ergo: spetta all'azienda. Che poi qualche lavoratore ci "marci dentro" fa parte delle "normali" tribolazioni del MC.
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