Buona Pasqua a tutti. Ho visitato 2 lavoratori con obbligo di uso di scarpe anti-infortunistiche. Il primo aveva un problema di alluce valgo e non tollerava la scarpa anti-infortunistica con puntale rigido. Aveva provato a cambiare scarpa tuttavia il problema persisteva. Il secondo era affetto da psoriasi e, nel periodo estivo, doveva lavorare con delle scarpe molto leggere (addirittura sandali) per non avere delle lesioni altrimenti evidenti (da me effettivamente constatate). Come vi sareste comportati voi? Grazie.
E' un problema ricorrente ed insoluto, (capitato diverse volte anche a me) nonchè a mio avviso insolubile.
Il dipendente deve in ogni caso indossare le scarpe antinfortunistiche e nessuna ASL da' esoneri a tale obbligo.
L'unica è che a spese del datore di lavoro, vengano confezionate scarpe apposite, quasi su misura, ma non è facile...
Guido Marchionni
Auguri a tutti i colleghi, sulla vicenda spinosa delle scarpe anti-infortunistiche aggiungo una mia esperienza: 1) sicuramente nessun datore di lavoro vorrà negare un paio di scarpe protettive personalizzate. 2) non si può in alcun modo "esentare" dall'uso delle scarpe protettive, se previste per quella mansione, alcun dipendente, anche se ci portano certificati di colleghi ortopedici, fisiatri e medici di famiglia o noi stessi verifichiamo una qualche patologia al piede tale da controindicarne l'uso. 3) ci sono sentenze di cassazione che hanno previsto la risoluzione del rapporto lavorativo se impossibilitati a trovare una scarpa idonea o una mansione che non ne preveda l'uso
Ciao Mimmo, colgo l'occasione di salutarti dopo circa 10 anni che non ci vediamo. inoltre voglio confermare che la tua risposta mi trova perfettamente d'accordo ed anzi per un problema simile , grazie al cielo senza arrivare al licenziamento, ho dovuto dare una non idoneità, confermata poi dalla ASL
Ciao Mario Giorgianni
Mario Concetto Giorgianni
Non posso che associarmi a quanto affermato dai Colleghi che mi hanno preceduto, senza però segnalare che in alcune ASL si comincia a sanzionare anche il lavoratore (oltre al DL) per il mancato utilizzo dei DPI, quali che essi siano, e quindi anche il mancato utilizzo delle scarpe. Come seperienza personale mi è capitata la possibilità, in alcuni casi (pochi in verità e comunque relativi a ditte grandi o con più sedi), di risolvere il problema facendo trasferire il soggetto in reparti dove non vigeva l'obbligo dell'uso continuo di calzature (es uffici tecnici), con obbligo di utilizzo nei casi in cui fosse necessario lavorare per brevi periodi nei reparti di produzione.
Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"
In seguito ad un diabete mellito con amputazione del II dito del piede, un lavoratore conduttore macchine operatrici, non può indossare scarpe antinfortunistiche, secondo voi dovrei farlo non idoneo dopo 20 anni di lavoro presso quella ditta che non sa cos'altro farli fare? Grazie per il vostro parere
Sicuramente il lavoratore diabetico con amputazione di un dito del piede avrà difficiltà ad indossare calzature antiinfortunistiche, ma la legge non ammette deroghe. Credo tuttavia che la situazione non sia così drastica da dover giungere, almeno in questo caso, ad una non idoneità; credo che la soluzione si possa trovare nel far fare al lavoratore una visita presso un laboratorio oropedico serio che sia in grado di produrre direttamente una scarpa antiinfortunistica speciale, oppure un plantare, una protesi o quant'altro permetta al lavoratore di calzare una scarpa antiinfortunistica (anche questa fatta su misura per lui). Il tutto, ovviamente, a spese dell'azienda.
Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"
Concordo sulla necessità di fare tutto il possibile per non emettere giudizi di non idoneità nel caso di lavoratori che non possano (che è diverso dal non gradiscono) indossare scarpe antiinfortunistiche. Segnalo però un problema: se è necessario modificare la calzatura antiinfortunistica, o se è necessario produrne una specificamente realizzata per il singolo lavoratore come garantire in termini legalmente corretti che essa possieda le carattteristiche necessarie ad essere omologata e quindi convenientemente marchiata? (vale anche per altri DPI. Io ho problemi con i guanti)
Vado per induzione logica e spero di non dire una fesseria, ma credo che sia sufficiente che il produttore o modificatore del DPI esegua la costruzione/modifica seguendo le norme di produzione e collaudo secondo quelle che sono le indicazioni UNI EN, ovviamente certificando il tutto e sotto la sua responsabilità. Non so se poi è necessario un successivo passaggio di verifica per la conferma della omologazione da parte della ASL. Comunque, se qualcuno ha delle informazioni più chiare e dettagliate si faccia vivo.
Sergio Truppe
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Concordo con i commenti dei Colleghi. Sostanzialmente le conclusioni sembrano essere queste: (1) il problema del lavoratore DEVE essere certificato dallo specialista che sconsiglia l'uso delle scarpe anti-infortunistiche -ad es. alluce valgo/ortopedico- (2) il medico competente si avvale di una ditta specializzata per fornire, a spese del datore di lavoro, una scarpa specifica per il problema. Tale DPI, inoltre, deve essere certificato dalla ditta produttrice. Il cambio di mansione spesso non è ottenibile (piccola ditta o mansioni che obbligano tutti ad usare le scarpe...). Saluti
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