La serigrafia di cui sono medico competente mi ha comunicato alla fine di giugno un infortunio da parte di un dipendente (mansione apprendista serigrafo), il quale nell’operazione di pulizia telai, effettuata a fine turno, mediante utilizzo di solventi, benché utilizzasse idonei dispositivi di protezione (mascherine, guanti, camice), per contatto diretto involontario con i solventi in uso ha riportato una dermatite eritematosa al volto ed agli arti superiori.
Il dipendente si è presentato al lavoro anche il mattino successivo, ma poi si è allontanato in mattinata presentandosi dal medico curante, il quale ha effettuato la certificazione inail di infortunio sul lavoro, ha prescritto terapia cortisonica con prognosi di 5 giorni. La ditta si è rivolta a me sostenendo che a loro non era stato fatto presente alcunché durante l’evento e convinti del fatto che la dermatite non fosse correlata al fatto lavorativo, mi hanno richiesto se potesse essere correlata ad altri fattori extralavorativi quali l’esposizione al sole al quale il soggetto si espone lavorando in campagna presso la tenuta dei genitori e se fosse possibile effettuare test allergologici specifici per escludere la causa lavorativa.
Visitato su richiesta il dipendente ai primi di luglio, ho constatato la persistenza della dermatite, benché già trattata con terapia cortisonica e la plausibilità dell’evento infortunistico sulla base della descrizione fatta dal soggetto, e poiché il dipendente aveva già programmato visita dermatologica, ho richiesto che mi fosse inviato successivamente il referto specialistico.
Il dermatologo ha testato, tramite patch test, il solvente con cui il lavoratore è stato a contatto ed ha posto la seguente diagnosi: a distanza di 48 ore, lesione eritematosa non pruriginosa nell’area a contatto con il solvente: dermatite irritativa da contatto con solventi. Ho proceduto ad escludere il lavoratore dall’effettuazione delle operazioni di pulizia telai (peraltro cautela già adottata dal datore di lavoro). Mi chiedo se devo procedere anche a segnalazione di malattia professionale o se la pregressa denuncia di infortunio è sufficiente. Grazie.
Socrate:“O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
l'infortunio aperto è sufficiente (l'esposizione è stata acuta). Comunque sarà poi l'Inail che, eventualmente, tramuterà l'infortunio in malattia professionale. Nel caso ritorni in azienda guarito, con infortunio chiuso, e la sintomatologia si riaffacci, andrà reinviato all'ambulatorio inail per controllo, sempre a seguito dell'evento infortunistico.
buon lavoro
Non capisco perchè il datore di lavoro, una volta che gli sia stata notificata una certificazione INAIL, abbia richiesto a te una valutazione medico-legale e non abbia atteso la definizione del caso da parte dello stesso ente assicuratore o da parte dei servizi dell'ASL eventualmente interessati. Non capisco per quale motivo tu abbia sottoposto a visita, penso al di fuori della periodicità per il rischio per il quale è ammessa la sorveglianza sanitaria, il lavoratore (mi auguro che questi avesse ripreso il lavoro). Solo al rientro del lavoratore al lavoro con certificazione INAIL di guarigione dalla lesione secondaria all'infortunio o con la definizione di malattia professionale, penso sarebbe stato necessario sottoporre il dipendente a visita medica ed esprimere un giudizio di idoneità alla mansione (chiaramente di non idoneità o di idoneità con limitazione).
concordo pienamente con l'intervento del Collega: inoltre, nel caso di contestazione sull'infortunio da parte del DL sarà quest'ultimo che potrà andare per vie legali nei confronti del dipendente ...e comunque sono affari suoi e dell'INAIL non del MC che può, invece, rivedere il dipendente al rientro al lavoro. Saluti
Anche a me non è chiaro perchè il datore di lavoro volesse da me tutte queste risposte. Convinto del fatto che l'evento non fosse dipeso da un reale infortunio sul lavoro riteneva di doversi tutelare in qualche modo e penso che, essendo io un consulente volesse da me le informazioni necessarie per poterlo fare. Ho spiegato che non è questo il mio compito, ma la tutela del lavoratore sul luogo di lavoro e per questo ho visitato il lavoratore (al rientro dall'infortunio naturalmente !)seppure fuori dalla periodicità, su richiesta. Sono specialista in medicina del lavoro da un paio di anni, ma devo ammettere purtroppo di avere ancora molti dubbi nell'esercizio delle mie funzioni (estremamente complesse) visto che l'attività di formazione e di didattica è stata estremamente ripetitiva per certi argomenti e totalmente assente per quanto riguarda gli aspetti più pratici della professione. Per questo mi sono permessa di rivolgermi a questo forum per essere sicura di aver operato correttamente, cosa che forse non è stata. Vi ringrazio per gli interventi chiarificatori. Saluti e buon lavoro.
Socrate:“O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
Cari colleghi,
comprendo il terrore del D.L. nell'affermare diversa origine della dermatite rispetto ai rischi verosimilmente presenti nella sua azienda, solo per il semplice fatto che il soggetto esposto sia un apprendista ( maggiorenne?, minorenne?). L'apprendista ha un tutor? Esiste il registro degli infortuni, ecc.
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