gabbiano il 18/04/2018 10:06 ha scritto:
Il decreto contiene parecchi motivi di illegittimità a mio parere è talune palesi violazioni del disposto del d.lgs. 81/2008.
Il rischio in ospedale e’ quasi sempre elevato per svariati motivi e gli algoritmi risibili proposti (es indice mapo - che è una enorme bufala) possono edulcorare la valutazione formale ma non modificare questa semplice realtà. Oggi mentre passavo in un pronto soccorso sovraffollato dove infermieri e medici lavorano con carichi insostenibili ed in condizioni precarie pensavo alla sorveglianza esennale (si dice così?) della furbetta regione Lombardia.
Gli infermieri di pronto soccorso, secondo la Regione Lombardia, devono essere visitati ogni due anni se (come di fatto è) sono esposti a movimentazione manuale dei pazienti in fascia rossa, lavoro notturno superiore a 64 notti anno, rischio di TBC in classe C (Regione Piemonte e/o Accordo stato Regione ultimo). Dov’è il problema? Dal dibattito sta emergendo invece la opportunità che il Medico Competente, liberato dalla Sorveglianza poco utile alla prevenzione, si riappropri di compiti altamente professionalizzanti (valutazione dei rischi per la salute, formazione, procedure) e in ospedale di questo c’e tanto bisogno. E’ necessario invece rivedere le periodicità imposte dope legis (es. radiazioni ionizzanti: si continuano ad effettuare visite annuali a lavoratori classificati in B ormai non esposti da anni). Dalle mie parti la valutazione dei rischi ergonomici la fanno i geometri (con tutto rispetto per la categoria), quando pongo obiezioni mi rispondono: “allora dottore come la vuole la valutazione?”.
Gli ospedali sono sicuramente luoghi dove i lavoratori sono esposti a rischi, talvolta pero’ tecnologia, innovazione e miglioramenti di vario ordine e grado consentono anche a noi medici competenti di poter distogliere la nostra attività dalla mera esecuzione di visite e rivolgerla ad altre che pure fanno parte del nostro ruolo di consulenti a 360°, talvolta anche H24 (festivi inclusi).
Ognuno di noi avrà “enne” casi di patologie intercettate in sorveglianza e per le quali potrà orgogliosamente raccontare di aver – una volta tanto- sentito il “richiamo dell’essere (ancora) medico” ma -volenti o nolenti- la sorveglianza sanitaria non è attività di prevenzione primaria. E in molti casi, non dico sempre, il nostro ruolo di tutori della salute “emerge vigoroso” in occasione delle visite a richiesta (o dopo malattia) in condizioni quindi non routinarie.
D’altro canto non penso che in Regione Lombardia abbiano deciso di attuare una deregulation in materia ma forse, e opportunamente, di cercare di dare omogeneità alle attività di sorveglianza sul territorio in ambito sanitario. E mi pare questo un ottimo principio perche’ alcune volte i medici competenti hanno lo strano costume di applicare per lo stesso rischio protocolli diversi: potrei dire che siamo gravati da grande variabilità intra e inter operatore (oltre che da una non elevata specificità). Ma non sono un grande epidemiologo....
Il tutto ovviamente dovrà essere accompagnata dalla VDR che dovrà essere effettuata con puntualità e precisione altrimenti il “core protocol” difficilmente potrà essere applicato: una VDR debole ci esporrebbe ad altre tipologie di rischi (a noi pero’ in primis!).
E questo è il secondo punto: costringe il sistema a far bene la VDR, ambito in cui regna il copia incolla, e ad allungare le periodicità solo a determinate condizioni. Documentate.
Certo, a ben guardare i protocolli minimi sono scarni ma in fondo rappresentano una sorta di “minimo comune denominatore” su cui poi ognuno potrà decidere sulla base anche di altre strategie aziendali (vedi adesione alle reti WHP) di integrare con altri graditi ingredienti. Quindi occorre sistema e che anche le aziende (sanitarie) ci seguano.
A me l’idea non dispiace nel suo complesso e penso possa liberare tempo e risorse per dedicarsi a collaborare in ambiti in cui da troppo tempo i MC sono ai margini (in primis la collaborazione con le altre figure interne o esterne nella VDR che necessita anche di tempo per i sopralluoghi congiunti).Per chi vuole c'è anche la Formazione.
Che poi ogni regione si muova spesso in modo autonomo credo sia aspetto su cui ci sia poco da fare, accade da anni anche in settori diversi dal nostro. Ma non sempre chi fa da apripista necessariamente "fa il furbetto e/o spara c---te".
Argomenti complessi e meritevoli, credo, di un trattato di Medicina del Lavoro.
Mi limito a poche note. Valutare i rischi ospedalieri in maniera parcellare (rachide, cute, anestetici…) credo sia inadeguato. Essi sono tutti modulati e riconducibili (come ci insegnano decenni di Medicina del Lavoro) all'organizzazione del Lavoro che è caratterizzata da carenza degli organici; sovraccarichi di lavoro, di turnazioni e di responsabilità; conflitti di ruolo; contrazione delle risorse strumentali; problematicità dei rapporti interprofessionali e con i pazienti. Nella mia esperienza c' è anche lo spostamento di prestazioni impegnative in aree dove è stato, per anni "parcheggiato" il personale con limitazioni di idoneità. Il tutto in condizioni ambientali e strutturali lontane dall'ideale. Non credo che la tecnologia sia in grado di porre magicamente rimedio a tutto ciò . Per questo credo che i DVR che evidenziano solo livelli di rischio trascurabili siano palesemente fuorvianti. Oltretutto bisogna valutare la reale possibilità di azioni correttive efficaci.
Parallelamente anche la vista medica non può limitarsi a valutare settorialmente organi ed apparati ma deve valutare lo stato di salute (come definito dall'81) e non trascurare il tema della sicurezza del paziente. Ho l'impressione che i giudizi sull'inutilità della visita siano quantomeno influenzati dalla qualità della visita. (per evitare fraintendimenti non mi riferisco alla semeiotica di organi ed apparati, ma alla capacità di evidenziare ed interpretare lo stato di salute) Credo inoltre che la valutazione del rischio debba anche comprendere la verifica dell'eventuale danno fatta persona per persona e non solo su base statistica.
Trovo sorprendente che i MC si applichino ad apprendere le tecniche del di counseling per la dipendenza da alcool e non si curino della valutazione dello stato di salute del lavoratore(secono OMS ed 81) che è il loro specifico.
Concludendo rinnovo la domanda: risulta a qualcuno che in altri settori venga proposta la periodicità di sei anni? E se così non è, quali sono le motivazioni della disparità?
mantello il 21/04/2018 08:54 ha scritto:
Concludendo rinnovo la domanda: risulta a qualcuno che in altri settori venga proposta la periodicità di sei anni? E se così non è, quali sono le motivazioni della disparità?
Credo che la domanda non avrà risposta a meno che tu non voglia provare a contattare gli autori del Decreto.
Era anche l'occasione per derubricare il rischio VDT, uno dei piu' grandi "business" nella storia della medicina del lavoro che potrebbe essere tranquillamente risolto con visiste a richiesta o -meglio- con l'art. 5 del 300/70. In questo forse il core protocol ha un limite.
Sulla periodicità esennale rinnovo il cimento: trovare qualcuno che vi ricada e' un esercizio per amanti del "rischio" (della valutazione intendo) in quanto forse solo giovani dietiste, psicologhe, altre figure tecnico-sanitarie potrebbero ricadervi...potrebbero...
Può darsi che mi sbagli ma credo che nessuno risponderà perché c'è qualche remora ad evidenziare le vere ragioni della revisione.
Dietro il protocollo si nasconde, almeno a mio parere, una buona dose di maliziosità intellettuale.
Infatti
1 Viene ribaltato l'onere della prova circa la nocività :si presume non vi sia rischio significativo, ma se ci fosse si accorcia la periodicità
2 Definire sorveglianza sanitaria una cadenza di sei anni richiede una buona dose di faccia tosta. Cosa si sorveglia ogni sei anni?
3 Si cambia la funzione del MC che viene trasformato in una specie di commissariato che si attiva a seguito delle denunce di soggetti che ritengono di avere subito un danno alla salute
4 Si cerca di minimizzare l'impatto della proposta dicendo che tanto le cadenze saranno più ravvicinate. Ma allora che senso ha la periodicità di sei anni se non è praticamente applicabile?
5 Il DLgs 81 consente di non eseguire SS se il DVR evidenzia la trascurabilità del rischio. Perché non utilizzare tale facoltà se si è convinti che il rischio sia trascurabile?
6 Si evidenzia la necessità di ridurre il tempo sprecato in sorveglianza sanitaria di dubbia utilità e scarsa qualità. Se però il risultato della Valutazione del rischio in ambito sanitario è quello di eliminare la sorveglianza sanitaria per assenza di rischio per la salute/sicurezza è lecito chiedersi se il tempo utilizzato per la VDR sia meglio utilizzato di quello necessario per la SS
ps Non vorrei passare per uno che "tutto va ben madama la marchesa" nè per uno che cel ha con i Conti.
Concordo col sospetto “malizioso”. Relativamente ai punti:
1.per come la leggo, non si presume nulla, è la VDR che ti fara’ muovere in senso piu’ o meno restrittivo.
2.lo stesso che si sorveglia ogni anno o ogni 5(VDT)
3.probabilmente su chi avrà periodicità più lunghe (giovani esposti a bassi livello di rischio, qualunque esso sia) sara’ implicito attendersi qualche visita a richiesta in più laddove insorgano problemi di salute. Non mi pare che questo però significhi trasformarsi in agente di polizia
4.potrebbero ricadervi figure (vedi gli esempi sommari che ho fatto) che, oltre ad avere dalla loro la gioventù, sono al limite con l’assenza di rischio. Io provandolo ho ottenuto questo…magari ho sbagliato i calcoli
5.nella PA difficile togliere la SS a qualcuno….ahimè
6.non è la finalità ma la conseguenza. Una buona VDR intercetta i problemi a monte o prima e ciò potrebbe avere ricadute sulla SS fino a renderla non necessaria. Ovviamente non vale per tutti i tipi di rischio.
Vigliani ,Bonsignore " Medicina del Lavoro"pagina 1
"...tutti i danni del lavoro, ed in particolar modo le malattie professionali,sono danni provocati dall'uomo e come tali perfettamente e completamente prevedibili"....La Medicina del lavoro avrà raggiunto il suo scopo quando ciascuno potrà lavorare in piena efficienza e senza alcun pericolo per la propria salute fisica e psichica "
Scusate il martellamento,ma ritengo il problema rilevante e complesso, quindi naturalmente controverso ma appassionante
Ammesso che si faccia un buon DVR si possono prevedere (come dice anche il citato Vigliani) i rischi. Prevenirli richiede qualcosa in più che, specie nella PA, non è facile trovare.
La SS valuta l'idoneità anche in relazione a patologie a genesi extraprofessionale (e quindi insorgenti anche a rischio zero): contare sul fatto che gli OS denuncino spontaneamente tutti problemi che hanno (soprattutto se comporterebbero perdita di status) è quantomeno ingenuo. Sotto questo punto di vista va considerata anche la sicurezza del Pz che va tutelato non solo dal sanitario malato di mente ma anche da quello che ha la lombalgia e non esegue correttamente le movimentazioni per autotutela. Il riferimento al commissariato non era centrato sul ruolo poliziesco, ma sul fatto di attendere una segnalazione di qualcuno per muoversi e attivare la SS.
In questo momento ci occupiamo "ufficialmente" dei terzi solo con alcol (poco, almeno in Lombardia) e droghe ma sempre indirettamente.
Che poi questa sia la preoccupazione costante del dirigente o del preposto non è mistero ma visto che poco si occupano, almeno nella PA, della corretta applicazione del giudizio di idoneità cercherei di non farmi carico di altri problemi.
Gli OS nella mia esperienza segnalano solo le cose che , a saldi invariati, generano ricadute positive (per loro) e non ricordo, a mia memoria, di figure "declassate" senza che vi sia stata sollevazione popolare.
Io rinnovo un quesito: è possibile che la SS che attuiamo noi MC sia così diversa in contesti simili? Non credo sia sempre invocabile il "livello di rischio" in questa variabilità che è intra e inter operatore. La periodicità di norma attuale dell'81 è sempre realmente necessaria? Io non ne sono per nulla convinto, se non per fini contabili.
Il problema "variabilità" è grande e ha tante dimensioni. Comincia delle DGR (alcool ad ex), si prolunga con la variabilità delle risposte ai ricorsi avverso i giudizi di idoneità (% di risposte molto diverse in ASL anche contigue). Per quanto riguarda la variabilità dei PSS bisognerebbe ragionare al netto della variabilità delle condizioni reali di lavoro,delle caratteristiche della popolazione, dei criteri adottati per la VdR. Poi suddividiamo le differenze residue tra arbitrio puro e differenze di metodo. Certamente occorre discuterne, ma non credo che variabilità equivalga a ritenere più ragionevole la periodicità più diluita.
Circa la tutela di terzi credo che solo richiamare il tema dei vaccini debba far cadere ogni resistenza a occuparsene, a meno di pensare che ogni operatore debba avere due idoneità: una in funzione della sua salute (dal MC) e una in funzione della salute e sicurezza degli altri (da chi?) Paradossale se si crede nella semplificazione. Credo comunque che, in tutti settori a partire dall'art 5c del 626, sia necessaria una riflessione.
E' fuorviante pensare che la DGR della Lombardia sia, in realtà, figlia dell' appropriatezza (intesa come: facciamo quel che possiamo con le risorse che abbiamo)?
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