Il DGR della regione Lombardia e’ diverse cose:
1) un tentativo di imporre una visione tecnicistica della sicurezza sul lavoro in un contesto ove tali valutazioni diventano necessariamente imprecise proprio per la natura stessa del lavoro (pensiamo solo al peso del paziente medio, le condizioni di movimentazione in certi contesti o i ritmi di lavoro come possano generare abitualmente condizioni di rischio inaccettabile eppure accettato perché la natura del lavoro lo impone).
2) un attacco diretto alla sovranità ed al ruolo del medico competente che si trova “indirizzato” ad una sorveglianza sanitaria decisa dai burocrati regionali (ma poi chi? Il DGR non reca firme ma ipotizzo qualche RSPP)
3) un tentativo paraculo messo su da qualche direttore generale per tagliare i costi della sorveglianza sanitaria (e tra le righe ridurre le limitazioni) a scapito della tutela dei lavoratori sui quali sarebbe impossibile fare prevenzione secondaria
4) un grave precedente perché perché ogni regione potrebbe decidere contenuti propri senza armonizzarsi a livello nazionale creando una iniqua difformità nella applicazione delle tutele previste dalla norma vigente (che peraltro per tutti i rischi recita “di norma annuale” quindi mediamente annuale ed allora bisognerebbe spiegare perché un la sanità venga considerata avere un rischio tre-sei volte più basso rispetto all’azienda media.
Er tutto questo mi auguro ed aspetto che la siml per prima e le parti sociali (escluse dalla redazione di questo ignobile testo) si attivino quanto prima e mettano in atto dire azioni legali per contrastarne l’attuazione.
Ef ancora ai colleghi intervenuti faccio osservare che la visita medica e’ una pratica certamente inutile quando il medico che la esegue non ha capacità cliniche perche magari le ha perdute affidando il proprio aggiornamento a qualche magistrato o perché si fa scudo di valutazioni tecniche e normative per nascondere la propria scarsa preparazione.
Ed ai sostenitori del basso rischio chiedo: quanti certificati medici o segnalazioni di malattia professionale (obbligatorie fino a prova contraria) avete fatto su infermieri con discopatia lombare? E quante per patologia di spalla? Quante conversioni al test mantoux avete segnalato per l’indagine epidemiologica? Quanti disturbi da stress lavoro correlato avete indagato, segnalato o prevenuto? La riferita bassa frequenza di patologie dei lavoratori non dipenderà dalla incapacità clinica di qualche collega che si fa scudo del dvr per nascondere la carenza della propria preparazione?
Quella del medico e’ una professione complessa e vocazionale e non può divenire un collocamento per tecnici o avvocati mancati.
gabbiano il 18/04/2018 10:06 ha scritto:
Il decreto contiene parecchi motivi di illegittimità a mio parere è talune palesi violazioni del disposto del d.lgs. 81/2008.
Il rischio in ospedale e’ quasi sempre elevato per svariati motivi e gli algoritmi risibili proposti (es indice mapo - che è una enorme bufala) possono edulcorare la valutazione formale ma non modificare questa semplice realtà. Oggi mentre passavo in un pronto soccorso sovraffollato dove infermieri e medici lavorano con carichi insostenibili ed in condizioni precarie pensavo alla sorveglianza esennale (si dice così?) della furbetta regione Lombardia.
Condivido. MAPO verde ovunque. Poi fai un giro nei reparti e gli ausili citati non ci sono, il personale in turno è meno di quanto dichiarato e i pazienti (specialmente nelle aree riabilitative) sono tutti post-acuti over 80 anni non autosufficienti... Infermieri e OSS cominciano a lamentare disturbi al rachide già a distanza di un anno dall'assunzione (non saranno mica tutti lavativi scansafatiche!!!)
Ef ancora ai colleghi intervenuti faccio osservare che la visita medica e’ una pratica certamente inutile quando il medico che la esegue non ha capacità cliniche perche magari le ha perdute affidando il proprio aggiornamento a qualche magistrato o perché si fa scudo di valutazioni tecniche e normative per nascondere la propria scarsa preparazione.
Ed ai sostenitori del basso rischio chiedo: quanti certificati medici o segnalazioni di malattia professionale (obbligatorie fino a prova contraria) avete fatto su infermieri con discopatia lombare? E quante per patologia di spalla? Quante conversioni al test mantoux avete segnalato per l’indagine epidemiologica? Quanti disturbi da stress lavoro correlato avete indagato, segnalato o prevenuto? La riferita bassa frequenza di patologie dei lavoratori non dipenderà dalla incapacità clinica di qualche collega che si fa scudo del dvr per nascondere la carenza della propria preparazione?
Quella del medico e’ una professione complessa e vocazionale e non può divenire un collocamento per tecnici o avvocati mancati.
gabbiano il 01/05/2018 05:14 ha scritto:
Ef ancora ai colleghi intervenuti faccio osservare che la visita medica e’ una pratica certamente inutile quando il medico che la esegue non ha capacità cliniche perche magari le ha perdute affidando il proprio aggiornamento a qualche magistrato o perché si fa scudo di valutazioni tecniche e normative per nascondere la propria scarsa preparazione.
Ed ai sostenitori del basso rischio chiedo: quanti certificati medici o segnalazioni di malattia professionale (obbligatorie fino a prova contraria) avete fatto su infermieri con discopatia lombare? E quante per patologia di spalla? Quante conversioni al test mantoux avete segnalato per l’indagine epidemiologica? Quanti disturbi da stress lavoro correlato avete indagato, segnalato o prevenuto? La riferita bassa frequenza di patologie dei lavoratori non dipenderà dalla incapacità clinica di qualche collega che si fa scudo del dvr per nascondere la carenza della propria preparazione?
Quella del medico e’ una professione complessa e vocazionale e non può divenire un collocamento per tecnici o avvocati mancati.
Non capisco cosa c'entrano questa serie di considerazioni
Per come capisco io si evidenzia il fatto che prima di parlare di utilità della visita si dovrebbe porre la questione della qualità della visita. Allo stesso modo prima di attribuire al DVR il valore di tavola della legge bisognerebbe discutere di qualità del DVR.
Personalmente concordo su entrambi i punti
Se questo è l'intento credo che siano principi di base che valgono 365 giorni all'anno indipendentemente da cosa dice questa o quella regione. Incluso che il DVR non sia la versione moderna delle Tavole della Legge. Anzi dovrebbe essere attività "partecipata" e non subita (a volte per comodità) dal medico competente.
Ormai d'altronde la Sanità è federale/regionale per cui dovremo abituarci a queste situazioni in cui una o piu' regioni che pongono in atto interventi più o meno condivisibili (è stato cosi' per alcol e droghe ma anche per la sorveglianza degli ex esposti ad amianto). Dopodiché finito il cimento con il core protocol confermo che non sono riuscito a trovare incroci che consentissero periodicità esennali. Alla fine qualche passaggio da biennale a triennale ma tutte le aree piu' "calde" volenti o nolenti rimangono annuali.
Mi piacerebbe conoscere l'impressione -se possibile non su forma o principi (quelli diamoli per scontati)- da altri "lombardi" che abbiano provato ad applicarlo per capire da loro se e cosa cambia.
mantello il 02/05/2018 08:38 ha scritto:
Per come capisco io si evidenzia il fatto che prima di parlare di utilità della visita si dovrebbe porre la questione della qualità della visita. Allo stesso modo prima di attribuire al DVR il valore di tavola della legge bisognerebbe discutere di qualità del DVR.
Personalmente concordo su entrambi i punti
Colto nel segno.
La sorveglianza sanitaria decisa nei contenuti e nelle periodicità da RSPP e burocrati regionali. Non una nota bibliografica. Nessuna valutazione di efficacia degli interventi. Una linea di indirizzo redatta da non si sa chi senza alcuna robusta base nosologica di supporto e senza che sia esplicitata la metodologia adottata nella revisione dei dati bibliografici esaminati a supporto delle decisioni assunte ne’ il razionale delle stesse. Poi..perche’ esennale o triennale e non piuttosto quadriennale o biennale? Secondo quale valutazione già condotta in letteratura in situazioni analoghe di progongono questi schemi? Saranno adeguati allo scopo prefisso della tutela sanitaria e della diagnosi precoce? Ed in caso di malattia professionale quale sarà la responsabilità del medico competente? La legge Gelli Bianco esclude la punibilità quando “sono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge”. La stessa legge chiarisce che “le linee guida e gli aggiornamenti saranno quindi integrati nel Sistema nazionale per le linee guida (SNLG), anch'esso disciplinato nei compiti e nelle funzioni con decreto del Ministro della Salute, e pubblicati dall'Istituto superiore di sanità nel proprio sito internet, previa verifica della conformità della metodologia adottata a standard definiti e resi pubblici dallo stesso Istituto, nonché della rilevanza delle evidenze scientifiche dichiarate a supporto delle raccomandazioni.”
Indebolire arbitrariamente la struttura della sorveglianza sanitaria in contesti nei quali il rischio e’ di difficile valutazione pare miope e pericoloso.
Spiace infine sinceramente leggere la compiacenza di alcuni colleghi ed ascoltare l’assordante silenzio della nostra società scientifica.
gabbiano il 03/05/2018 09:49 ha scritto:
Spiace infine sinceramente leggere la compiacenza di alcuni colleghi ed ascoltare l’assordante silenzio della nostra società scientifica.
Non ho letto -ma magari mi sfuggono- post di colleghi "compiacenti" (anche se il termine mi pare suona ingeneroso anche per chi dovesse pensarla diversamente).
Non ho visto in effetti comunicati della SIML ma nemmeno di altre note associazioni di medici d'azienda che peraltro sono di solito molto puntuali nel criticare le iniziative altrui (ma magari stanno anche loro aspettando la SIML)
Sono anch'io stupito dal fatto che su un argomento potenzialmente esplosivo, anche perchè gli stessi principi si potrebbero applicare ovunque, non si sia aperto un ampio (ed appassionato) dibattito sul sito. Siamo in tre o quattro a parlarne. A maggior ragione mi sarei aspettato prese di posizione dalle varie Società ed Associazioni di medici del lavoro. Ma anche chi dovrebbe sovrintendere e certificare le linee guida nonchè chi dovrebbe coordinare la legislazione regionale con quella statale non ha aperto bocca. Ultimi, ma non in ordine di importanza, gli organi di vigilanza che dovrebbero fare applicare il Dlgs 81e che in molte situazioni hanno sanzionato chi non rispetta la periodicità.
Se a tutto questo si aggiunge l'inqualificabile comportamento di scrive le tecnicalità promulgate da DGR ma si dimentica di firmarle non rimane che piangere sullo stato della nostra disciplina
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