Scusate la domanda....forse banale....sarei interessato a sapere secondo il vostro parere o se ci sono norme specifiche al riguardo...se il medico competente puo avvalersi nel eseguire la sorveglianza sanitaria di un "medico visitatore" (evidentemente non medico competente) e quindi certificare solo le idoneità... in base ai rilievi obiettivati dal collega. Ringrazio chi mi saprà dare indicazioni al riguardo....
ex utente da milano
Caro Biohazard.....la tua ingenuità é in realtà "un sasso nello stagno"!
L'art. 17 del D.L.vo 626/94 inizia con: "1.Il medico competente collabora, effettua, fornisce, istituisce...ecc"; in sostanza é il medico competente che in prima persona effettua le prestazioni previste. E' vero che il comma 2 dà la possibilità al m.c. di avvalersi della collaborazione di specialisti ma il legislatore non voleva sicuramente intendere che il m.c. dà incarico ad altri di eseguire la raccolta anamnestica e l'esame obiettivo!
In genere sono società di servizi o m.c. di aziende di grandi dimensioni che demandano la raccolta anamnestica e l'esame obiettivo ad altri colleghi e poi loro firmano l'idoneità.
Credo che al di là delle norme sia un problema morale, di rispetto nei confronti dei nostri "assistiti" (i lavoratori) e dei nostri colleghi.
Personalmente non mi permetterei di proporre un simile patto commerciale ad un collega. Tuttalpiù proporrei di suddividere l'incarico di medico competente con altri qualora non potessi sopportare l'onere di una consulenza impegnativa.
Non mi scandalizzo che le società di servizi propongano e promuovano questo modus operandi: é il loro scopo commerciale, é la finalità per cui sono nate. Quello che mi scandalizza sono i colleghi che lo propongono e quello che mi dà pena sono i colleghi che accettano e, credimi, ci sono anche specialisti in medicina del lavoro che accettano!
Ma tu hai mai visto un ginecologo che fa eseguire l'esame obiettivo ad un collega e poi firmano le conlcusioni diagnostiche e terapeutiche?
Proprio qualche giorno fa mi hanno formulato una simile proposta; ho rifiutato adducendo le motivazioni sopra riportate e le iene "de-ridens" che mi hanno contattato, alla mia spiegazione, mi osservavano in silenzio con un sorriso di derisione misto a compatimento.
Caro biohazzard......tu pensavi di aver detto una banalità ma come diceva Lucrezio......"accidere ex una scintilla incendia passim".
Caro collega cavalli...noto con piacere che hai capito il senso della "banalità" della mia domanda...ma rilancio la posta....nei vari istituti universitari dove gli studenti specializzandi o frequentatori visitano e il tutto viene poi certificato dai vari professori competenti.... come si giustifica la cosa?
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Caro Igien1: OK che molti utenti che scrivono sul sito rimangono anonimi. Ma tu ti sei addirittura logato con un nome che non risulta in alcun elenco dei medici italiani.
La Redazione
Caro Igien1.....la tua ingenuità é in realtà "un sasso nello stagno"!
Mi pare che sia indispensabile distinguere diverse situazioni:
a) un medico universitario, che è anche medico competente di una azienda convenzionata con l'università, conduce con sé presso questa azienda uno o più specializzandi di cui è tutor, perché questi possano imparare ad effettuare esami strumentali e visite mediche nel quadro della propria formazione (obbligatoria e retribuita);
b) uno specialista in medicina del lavoro, titolare di un rapporto professionale come medico competente o medico autorizzato, associa a sé uno o più specialisti, definendo privatamente modalità organizzative e condizioni economiche;
c) il titolare di un contratto (indifferentemente: proprietario di una società di servizi, medico del lavoro, igienista, sanato, professore universitario o millantatore) subappalta la prestazione a terze persone (indifferentemente: specializzandi, medici visitatori, studenti in medicina, cultori, curiosi).
Ritengo che siano eticamente e legalmente ineccepibili le situazioni a) e b), mentre è condannabile la c).
Preciso che in oltre venticinque anni di lavoro come medico competente universitario non ho avuto alcun bisogno di ricorrere al metodo c) per far fronte alle necessità economiche mie e della mia famiglia.
relativamente all'ipotesi b) della mail di ipernic
Specialisti di che?
Mi pare di avere capito che visite mediche preventive, periodiche, straordinarie devono essere eseguite dal medico competente e non da altri, anche se, al limite, specialisti in medicina del lavoro. A mio avviso il ddl nomina uno o più meidici competenti in funzione di dimensioni e struttura dell'azienda. Poi sono questi medici competenti nominati a fare quello che la legge richiede dai medici competenti (e non altri specialisti, che -ovviamente- potranno svolgere accertamenti specialistici [diversi dalla visite di cui sopra] ma non fortmulare giudizi di idoneità o svolgere altre attività proproie del MC.
Circa il punto a) vorrei capire se esistono crtiteri obiettivi per distinguere tar attività di formazione e l'ipotesi c)
ex utente da milano
Ipernic ha descritto perfettamente la situazione ed é stato chiaro nel "bollare" tutto ciò che esula da finalità formative. E' vero che alcuni docenti hanno contratti come medici competenti e fanno eseguire le visite ai propri studenti. Ma personalmente non tenderei a criminalizzare comportamenti che hanno vere finalità formative. E' per questo che ho affermato nel mio precedente intervento che alla fine non é un problema "tecnico", di norme ma é un problema "etico", di comportamenti di chi propone ma soprattutto di chi accetta..... e quale é la conclusione: dare dignità a chi per ignoranza, incapacità (nel reale senso etimologico....non mi fraintendete!) é nella condizione di "dover" accettare. E come si fa a dare dignità........con la cultura nella sua componente tecnica e professionale. Nella esatta direzione opposta a quella intrapresa dalle principali associazioni di medicina del lavoro. Non serve, a mio avviso,la chiusura ai non specialisti, i minimi tariffari o l'accreditamento di eccellenza (abbiamo fatto l'università, la specializzazione, partecipiamo a convegni.....e ci propongono che cosa: l'accreditamento di eccellenza; il prossimo passo?......l'anello cardilanizio?). Perché non orientare fondi e impegno personale verso le categorie più deboli: i "non specialisti" ad esempio, gli specialisti in igiene, i neo-specialisti. Per trasmettere loro informazione, tecniche e soprattutto "cultura" intesa come il sapere, il saper fare e soprattutto il saper essere medici competenti (e farlo gratuitamente! non con i costi attuali perché poi alla fine partecipano solo gli specialisti di alto profilo e il problema rimane insoluto!). Non serve chiudere le associazioni a queste categorie bisogna fare esattamente l'opposto. Abbiamo queste mine vaganti che per comportamenti tecnici ed etici "minano" la credibilità di una categoria: bene!.......aiutiamoli a superare il loro distacco professionale. Se una importante associazione: cito la simlii perché ne sono associato provvedesse ad esempio ( considerato l'attivo di bilancio che ha) a distribuire le linee guida gratuitamente (magari ai neo-specialisti, magari ai non-specialisti) oppure altro esempio promulgasse corsi gratuiti per queste categorie.....sarebbe già un importante passo avanti verso la diffusione di una cultura. Invece si rivolgono sempre ad una elite culturale!
Non so! scusate la franchezza.....a volte ho l'impressione che tutte le iniziative delle nostre associazioni siano più finalizzate (badate bene non sto parlando solo di finalità economiche ma anche di prestigio, di immagine, ecc.) ad obiettivi più utili a chi li propone invece che a chi ne avrebbe realmente necessità.
La lungimiranza é una grande virtù. La miopia culturale forse ti permette di vedere dove metti i piedi passo dopo passo ma ti impedisce di confrontarti con il mondo che é appena più in la di te. Guardate i convegni a cui partecipate, guardate i consigli direttivi delle principali associazioni! Ma siamo sempre noi! Siamo una elite culturale (mi ci metto anche io con una tronfia presunzione ) ma la realtà della medicina del lavoro é composta da comportamenti che forse, osservandoli e non negandone l'esistenza, ci permetterebbe di capirli e correggerli nelle loro componenti devianti.
Scusate le esternazioni forse troppo dirette (ma tant'é!) che non sono il delirio di chi questa mattina si é scordato di assumere la dose di clorpromazina ma sono considerazioni maturate attraverso l'osservazione e soprattutto il confronto con tutti e in quel "tutti" c'é la chiave per risolvere le incongruenze della nostra professione!
La nomina del medico competente ai sensi dell'art.4 comma4 lett.c del Dlgs626/94 è una nomina "ad personam" su cui ricadono tutti gli obblighi previsti dal decreto stesso, quindi anche la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, che non può essere in nessun caso demandata ad altri. Il MC può avvalersi di medici specialisti per integrare la propria visita (es. oculista, cardiologoecc.) ma non per demandare le visite stesse, che sono e rimangono un suo preciso dovere.
Sono completamente in accordo con il Collega di BOLZANO: la figura di MC in qualsiasi ambiente, non è demandabile, e non delegabile: cioè il MC per effetto della norma non può delegare qualsiasi atto derivante dall'incarico accettato.
Così è adesso per effetto di una Legge dello Stato.
Dott.Andrea Capri
Specialista in Medicina del Lavoro
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