ex utente da milano
Il titolo è ovviamente provocatorio! Mi ha appena chiamato un medico del lavoro della mia città chiedendomi se avevo la disponibilità di seguire le aziende di cui é medico competente in quanto ha un' età avanzata e intende lasciare la professione. In sintesi......il "re del monopoli" propone di "passare l'incarico" di medico competente ad un collega e di mantenere il rapporto economico con l'azienda, retribuendo personalmente il collega. Forse é il "tfr" dei liberi professionisti ? Gli ho chiesto se oltre all'aziende nel pacchetto mi avrebbe messo "il torrone, il panettone, un litro d'olio e 2 kg di pasta.....ah dimenticavo collega.....preferisco il pandoro". Mi ha detto "di andare a morire ammazzato".........
Caro collega, è questo purtroppo un malcostume che va sempre di più diffondendosi. In quanto relativamente "giovane", posso confermare il fatto, accadutomi più volte personalmente. Per stemperare il clima con un amaro momento di ironia, con le debite variazioni relative al tema particolare, rimando tutti all'emblematico film "Il medico della Mutua" del compianto Sordi.
Saluti.
Cari colleghi, ci lamentiamo sempre ma non facciamo nulla per cambiare le cose......manca coesione e spirito di gruppo. Ma almeno l'amore per la nostra disciplina (medicina del lavoro) dovrebbe guidarci...sostenerci...combattere..invece sento solo lamentele.
Se avete idee o propositi...pratici..chiamatemi
Adelante
Iniziative? vi dico quello che io sto facendo: ho iniziato con una lettera a mio ordine provinciale che si dimostrato disponibile poichè i rapporti fra medici sono di stretta competenza ordinistica . A fronte di questo intervento l'ordine mi ha comunicato che è consuetudine costituire una commissione ( dei proponenti il problema , per categoria o specialità ) i cui risultati otterranno l' imprimatur dell'Ord. e diffusi
con autorevolezza alle istituzioni pubbliche.Sto contattando i colleghi della provincia , che anzi invito a contattarmi. invece di lamantarsi qualcosa si può sempre fare, se poi si diffonde .... si può tentare di cambiare ! (ps. BUON NATALE A TUTTI !!!)
Non voglio sembrare retorico, ma credo che ci sia da mettersi in un angolo a testa bassa e meditare un minuto su quanto sia vergognoso il vile mercimonio che spesso caratterizza la nostra professione. Il nostro sacrosanto diritto a trarre un beneficio economico dal nostro lavoro non può essere giustificazione al malcostume dilagante del caporalato esercitato nei confronti di colleghi più giovani. E pensare che poi si finisce per parlare male delle società di servizi definendole come la fonte di tutti i mali della MDL…. Ma siamo noi stessi la fonte dei nostri mali, quando siamo troppo avidi, poco umili, poco disponibili, frettolosi, quando pretendiamo di fare 3/4 ditte al giorno, quando non ascoltiamo i nostri interlocutori, quando non ci ribelliamo ai soprusi cui siamo fatti segno, quando non ci riconosciamo in una unica identità di pensiero di fronte ai problemi della nostra disciplina…. Ricordiamoci sempre che prima di tutto siamo dei medici e che dovremmo essere degli operatori della prevenzione, e che le persone che vengono da noi ci affidano la tutela della loro salute: credo che per fare questo occorra anzitutto onestà e dirittura morale.
Credo inoltre, e mi rivolgo al Collega di Padova, che quanto alla efficacia delle azioni di un Ordine dei Medici non penso che abbiano la volontà di andare oltre una semplice reprimenda, più o meno ufficiale, nei confronti del reprobo…. Se dovessi sbagliarmi (lo spero tanto!!!!) fammi sapere
Sergio Truppe
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"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"
Il senso di frustrazione che deriva dal constatare come la furbizia di pochi possa danneggiare gli interessi di tutti rischia di annullare gli impulsi alla solidarietà sui quali si basa ogni società civile. Nel suo libro "Il calcolo dell'incalcolabile" l'economista Levitt, citando Feldman, si chiede se gli individui ai gradi sociali più alti non tendano a fare i furbi per un eccessivo senso del proprio ruolo, o se non siano arrivati al loro posto proprio a furia di fare i furbi.
Per non cedere allo sconforto, ricordiamo che Platone, nella Repubblica, riporta il mito dell'anello di Gige, che rendendo invisibili offriva il potere di compiere atti esecrabili, per consentire a Socrate di affermare come sia possibile resistere alla tentazione di commettere il male senza essere scoperti.
E concludiamo con le parole di Adam Smith, padre dell'economia, che nella sua opera, Teoria dei sentimenti morali, scrive: "Per quanto l'essere umano possa essere ritenuto egoista, nell'umana natura vi sono evidentemente innati principi che spingono l'uomo a interessarsi delle sorti del prossimo, il cui bene diviene una necessità anche se non ne ricava null'altro che un disinteressato senso di soddisfazione".
Buon Natale a tutti!
ex utente da milano
Vedete come tutte le azioni non tecniche di una professione o di un ruolo che, genericamente vengono definite "etica" abbiano un peso fondamentale nelle scelte "etiche" ma anche in quelle "tecniche" ....... e le precise ed accurate citazioni storiche e filosofiche di "ipernic" illustrano l'importanza delle tematiche oggetto della discussione. Il collega che mi ha proposto di "acquistare" il suo pacchetto di aziende lo ha fatto con l'ingenuità di chi propone un patto, un accordo tra professionisti con il sigillo della "normalità" e della trasparenza; mi ha anche sottolineato "perché così và il mondo....!). Per lui l'accordo sarebbe stato onesto, "etico". Lui ed io abbiamo una visione della "eticità" diversa! Così come per me é immorale che gli appartenenti ad una Associazione che ha come scopo la diffusione di una cultura professionale ed una valorizzazione di una professione propongano e svolgano incontri, corsi e si facciano retribuire e magari questi stessi siedono pure nel consiglio direttivo configurando un conflitto d'interessi, altrettanto è palese che per questi stessi ciò é lecito anzi meritorio. Da tempo sono convinto che normare aspetti "non tecnici" e quindi "etici" di una professione sia impossibile in quanto dipende da quale é l'obiettivo di tutela del nostro intervento protezionistico, a quale etica si fa riferimento. Esistono infatti diversi livelli di etica. la decrittiva, la meta-etica, quella normativa e così via...... Senza addentrarsi in argomenti affascinanti quanto dispersivi e per rimanere nel sano pragmatismo di questo sito che rappresenta una voce liberale e non concertata, sono contrario a tutto ciò che cerca di inquadrare in regolamenti gli aspetti "etici" delle nostra professione sia che si tratti di tariffe minime che restrizioni protezionistiche a favore di una disciplina piuttosto che di un'altra (medicina del lavoro versus igiene). Ritengo che solo attraverso la circolazione delle informazioni, la diffusione della cultura professionale e il sostegno delle categorie professionalmente più deboli si possa raggiungere un buon standard di risultati. E ciò lo si fa attraverso una diffusione capillare ma soprattutto "gratuita" o, per lo meno, "al minor costo possibile". Formare gli specialisti in Igiene in materia di medicina del lavoro è il male minore piuttosto che lasciarli a sè stessi e soprattutto bisogna farlo con costi accessibile anche ai "peones"; stabilire un tariffario minimo é controproducente rispetto alla possibilità di valorizzare in termini economici la propria professionalità; impedire la pubblicità sanitaria del professionista impedisce anche di poter illustrare il proprio modus operandi a vantaggio di altre forme di servizi "commerciali" che invece possono pubblicizzare la propria azienda.
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