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Verso la prima “Convention Nazionale dei Medici Competenti” - Aprile 2014

Verso la prima “Convention Nazionale dei Medici Competenti”

L'articolo scelto questo mese riguarda una interessante iniziativa, la prima del genere nel nostro Paese, indetta dalla SIMLII ma che vuole rivolgersi a tutti i medici competenti italiani. Si tratta della prima "Convention Nazionale dei Medici Competenti", che si terrà a Roma il 16 e 17 maggio 2014. La manifestazione, che è anche accreditata nell'ambito dei percorsi di formazione continua in Medicina, vuole essere il tentativo di dibattito e confronto sui principali temi dell'atttività professionale del medico competente, invitando gli stessi colleghi a una partecipazione attiva con idee, proposte, spunti di discussione. L'articolo è stato redatto a cura del dr. Cristiano Mirisola, componente del GdL MeLC della SIMLII, e del dr. Ernesto Ramistella, coordinatore del gruppo di lavoro.

Gli ultimi anni di crisi sono stati avvertiti con maggiore asprezza in paesi come il nostro, in ritardo sul percorso delle riforme strutturali. Una ingiustificabile inerzia nel subordinare l'interesse generale alle prerogative particolari ha impedito quella mobilitazione collettiva necessaria a invertire il declino e soluzioni che fino ad appena due decenni or sono sembravano efficaci, anche qualora ancora praticabili, ci regalerebbero forse solo pochi anni di crescita al costo, però, di rendere inestricabili le difficoltà e di scaricare ulteriori sulle generazioni future.

Negli ultimi due decenni il mondo è diventato più piccolo: grazie alla velocità ed economicità con cui possono muoversi informazioni, capitali, prodotti e uomini, tutti i paesi sono ormai esposti a tipologie e intensità di pressioni competitive mai sperimentate prima; quale effetto di questo nuovo assetto, è stata usata l'immagine dei vasi comunicanti per descrivere il processo di redistribuzione della ricchezza tra i diversi paesi della Terra. Se si vuole evitare di subire il cambiamento derivante dalla "globalizzazione" occorre governarlo: ciò impone di mettere in discussione l'acquisito e, come sempre in questi frangenti, non tutto l'esistente può essere conservato. Non è una prospettiva piacevole: in cambio di un possibile miglioramento bisognerà accettare sicuri sacrifici; sono fortunati, però, coloro che in questa temperie riescono a non cedere al dubbio che sia vitale rischiare.

C'è un quesito implicito che emerge dalla percezione di questo scenario e interroga radicalmente lo stesso modello sociale europeo; una domanda di fondo che - in maniera forse anche più brusca e irriverente - investe il mondo della prevenzione: "Ce lo possiamo permettere?".

Mantenere l'elevato livello delle conquiste sociali sin qui realizzate non può non essere innanzitutto il frutto di una volontà consapevole, di soggetti fieri di contribuire a una avanzata visione della cittadinanza ma, per poterselo permettere, bisogna innanzitutto volerlo. Come è ovvio, ciò non comporta di per sé che tale standard possa essere mantenuto: va stabilito cosa è strettamente necessario e vanno sperimentate ulteriori prassi sulla base delle richieste sociali e delle compatibilità in termini di risorse disponibili. D'altra parte, non sono poche le aziende più accorte - non solo quelle più grandi - che hanno realizzato come la rispondenza a elevati requisiti di salute e sicurezza assicuri un vantaggio competitivo, mentre drammi come quello dell'ILVA di Taranto hanno messo in evidenza la consapevolezza che i costi della mancata Prevenzione prima o poi si pagano ... e con enormi sovrapprezzi.

Per quanto riguarda la tutela della Salute nei luoghi di lavoro, gli adempimenti previsti dagli obblighi comunitari hanno richiesto un indubbio sforzo culturale ed economico al nostro Paese e, probabilmente, il sistema finora sperimentato era concretamente l'unico adottabile. Tuttavia, se gli stessi medici competenti, cui sono stati attribuiti compiti pubblicistici in regime di libero mercato, hanno talora ridotto la loro condotta professionale al mero ossequio di adempimenti e scadenze normative all'interno di un ripiegato orizzonte lucrativo è stato anche perché l'attuale impianto normativo non solo non concede alternativa ma, anzi, mortifica di fatto le professionalità e la qualità di questa attività sanitaria, soprattutto allorquando si cerca di svolgere tale ruolo con particolare dedizione. Negli altri modelli europei, inoltre, un definito quadro normativo e organizzativo prevede l'inserimento del medico occupazionale all'interno di contesti orientati all'integrazione multidisciplinare e al lavoro in equipe, mentre nel nostro sistema prevalgono la frammentazione professionale e l'isolamento individuale, a prescindere dalla natura di diritto pubblico o privato delle strutture eroganti, la cui compresenza in regime di competizione può comunque consentire che l'uno sia elemento di equilibrio dell'altro.

Si tratta di rinunciare alla rappresentazione di questa attività professionale come libero rapporto tra medico e paziente, in quanto la stessa trova, invece, il suo fondamento nell'interesse collettivo e nella riserva costituzionale, che stabilisce che l'attività economica non può svolgersi in pregiudizio della salute. I Medici Competenti dovrebbero, quindi, indurre il Legislatore a essere coerente con le sue stesse previsioni, affinché possano essere espresse appieno le potenzialità insite nel ruolo, anche grazie a un più congruo inquadramento giuridico.

Il mondo del lavoro nei prossimi due decenni sarà caratterizzato dal forte invecchiamento della popolazione, da una sempre maggiore occupazione "flessibile", dal minor tasso di attività dovuto all'innovazione tecnologica, dal consolidarsi della prevalenza del terziario, della diminuzione delle mansioni gravose e ripetitive e dall'incremento della presenza di lavoratori migranti. Gli stessi rischi lavorativi, che già risultano ridotti nella qualità e nella quantità rispetto al recente passato, diminuiranno ulteriormente e, grazie anche all'aumento della sensibilità collettiva, si registrerà l'avvicinamento delle matrici di rischio ambientale, sociale e lavorativa. In questo contesto i nuovi "medici occupazionali", per le loro caratteristiche di elevata qualificazione e interdisciplinarietà e per la particolare posizione all'interno di ambiti centrali della società - lungo la cerniera tra salute e lavoro - potrebbero efficacemente farsi carico del mantenimento e del miglioramento reale dei livelli di salute della popolazione a partire da quella fondamentale frazione che è rappresentata dai lavoratori. Attraverso il necessario adeguamento professionale, in particolare nei due ambiti dell'ergonomia e della riabilitazione, inoltre, potrebbero ampliare il loro ambito di intervento anche a un ruolo proattivo della stessa produttività aziendale.

Ancora, con uno sconfinamento in un ambito contiguo, bisognerebbe convenire sul fatto che solo un sistema inefficiente e a compartimenti stagni può pretendere di accollare all'impresa finalità sociali che andrebbero ricondotte nell'alveo della previdenza sociale. Si può immaginare di incardinare le attività di sorveglianza sanitaria all'interno di un ciclo verificabile di pianificazione e gestione e sarà fondamentale fornire al decisore politico rigorosi argomenti scientifici e ampie basi epidemiologiche utili ad evidenziare l'eventuale ritorno economico e sanitario degli investimenti in tutela della salute e della sicurezza per giustificare la razionalizzazione e il rafforzamento dei sistemi di prevenzione e promozione della salute in tutti gli ambienti di lavoro.

Certo, il sovrapporsi regolatorio caratteristico del nostro sistema normativo conduce alla frequente difficile raggiungibilità materiale degli obblighi posti (e poche categorie professionali ne hanno fatto esperienza come quella dei medici competenti). Per questo una proposta di cambiamento non potrà non andare che nel senso della semplificazione: poche norme non interpretabili, pochi obiettivi esigibili, nessun controllo formale, poche sanzioni molto severe.

Nell'imboccare questo cammino è necessario tener presente che la nostra professione risente di alcune debolezze strutturali: è legata a precisi obblighi legislativi, sconta una certa esiguità numerica, non possiede meccanismi interdittivi semplici da attuare ed efficaci rispetto alle eventuali controparti. Per tali ragioni le nostre proposte possono trovare attenzione solo se viene individuato un vantaggio anche a parte degli altri soggetti portatori di interesse; in altri termini la nostra condizione potrà migliorare solo se questo garantirà ai lavoratori un controllo effettivo e un miglioramento reale delle loro condizioni di salute, allo Stato e alle imprese, minori costi, all'intero sistema certezza degli adempimenti. Allo scopo di uscire da una diffusa sottovalutazione, la nostra professione deve imparare a comunicare una azione sistematica di promozione del suo operato nei confronti di una pluralità di interlocutori, dalle parti sociali, all'opinione pubblica generale, ai colleghi di altre branche specialistiche e ai medici di medicina generale, con specifiche campagne informativa che consentano di far comprendere il preciso oggetto dell'operato dei medici competenti. Anche ai colleghi specialisti in formazione bisognerà far percepire la delicatezza del compito che si apprestano ad affrontare e la unicità di una professione medica che non può essere ripiegata sul pur centrale elemento clinico ma deve saper interpretare anche una funzione di supporto all'azienda e al decisore politico.

Siamo incalzati da sfide profondamente impegnative e la posta in gioco, quand'anche forse non sia la sussistenza economica stessa degli attuali e prossimi esercenti di questa professione, è il raggiungimento di quel benessere lavorativo che ci siamo chiamati a ricercare nelle attività altrui. Non suoni come scontata formula retorica, ma c'è davvero bisogno che tutti diano il loro contributo.

Il titolo di questa prima Convention è stato scelto proprio per sottolineare la necessità di discutere e confrontarsi, di raccogliere dai partecipanti ogni apporto di conoscenza, di proposte, di spunti di innovazione. Poche relazioni di inquadramento dei temi, una tavola rotonda con interventi brevi e centrati per consentire ampi spazi di discussione all'interno di gruppi di lavoro su argomenti specifici che producano una sintesi da presentare alle autorità politiche presenti e nelle occasioni successive.

Saranno i medici competenti presenti i veri protagonisti dell'evento.

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