La gravidanza deve ritenersi situazione biologica del tutto fisiologica, anche se l'estrema complessità dei suoi fenomeni evolutivi può presentare frequentemente aspetti di patologia.
Da molti anni sono stati individuati fattori di rischio per la riproduzione, legati a cause endogene ed esogene.
Queste agiscono:
Tutti questi eventi riconoscono fra i fattori di rischio esogeno gli stessi che caratterizzano gli ambienti di vita e di lavoro, e che acquistano maggior valenza perchè interferiscono con fenomeni biologici in rapida evoluzione, con aspetti di instabilità, di labile compenso, di possibile imprevedibilità.
Per queste motivazioni il periodo gravidico nella donna rappresenta il più chiaro esempio di condizione di ipersuscettibilità individuale ai rischi chimici, fisici e biologici, sia ambientali che occupazionali.
Esaminando i dati della letteratura degli ultimi decenni sugli inquinanti presenti nell'ambiente di lavoro e sui loro effetti sulla riproduzione, consideriamo brevemente vari parametri di effetto, quali l'infertilità di coppia, l'aborto spontaneo, la prematurità, i difetti alla nascita, la contaminazione del latte materno, i tumori infantili.
La Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale nel 1996 ha formulato una classificazione delle sostanze chimiche agenti sulla salute riproduttiva, e le ha suddivise in 5 categorie sulla base del danno alla fertilità e delle potenziali alterazioni dello sviluppo degli esseri umani. Una analoga classificazione è stata formulata dalla CE (Direttiva 83/467).
Alcuni Autori hanno cercato associazioni statisticamente positive tra aborti spontanei e lavorazioni, ricavando dati che lasciano alquanto perplessi: l'aborto spontaneo sarebbe risultato associato alle attività di bibliotecaria e archivista, insegnante, infermiera di sala operatoria, tecnico di radiologia magazziniere, commerciante, operaio meccanico e elettronico; la natimortalità sarebbe associabile statisticamente alle attività di sportive e ballerine, commercianti, alimentariste, contadine, operaie tessili e del cuoio (fonte: Mc Donald et al 1988).
Non possiamo peraltro disconoscere maggiori suscettibilità ai rischi professionali dell'organismo materno in gravidanza, legate ai seguenti fenomeni, che si presentano fisiologicamente:
Questa la sintesi dei dati.
Giustificano le disposizioni legislative che il datore di lavoro e il medimedico competente debbono osservare? Al momento attuale delle conoscenze non si può che fornire una risposta positiva, ispirandosi a criteri di particolare cautela in una condizione che, pur fisiologica, presenta aspetti complessi, labili e facilmente influenzabili.
Si riporta l'elenco dei lavori faticosi, pericolosi ed insalubri vietati in gravidanza ai sensi delle norme vigenti (Legge 1204/1971; DPR 1026/1976; D.Lgs. 645/1996; D.Lgs. 241/2000):
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