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Le Istituzioni, le parti sociali e le società scientifiche sono chiamate ad un confronto sul nuovo Testo Unico. - Febbraio 2007

Nei prossimi mesi si svilupperà il dibattito sui contenuti del nuovo Testo Unico sull'igiene, salute e sicurezza del lavoro.
La delega che il Governo si appresta a ricevere dal Parlamento delinea già la direzione verso la quale si intende andare: semplificazione degli adempimenti formali, estensione delle tutele a tutti i soggetti a rischio, indipendentemente dalla natura del ruolo e contratto lavorativo, revisione dei requisiti dei soggetti aziendali, azioni di coordinamento legislativo e di azione dei soggetti istituzionali, ottimizzazione e messa in rete di un idoneo sistema informativo.

Il Coordinamento Tecnico delle Regioni aveva preso in esame il testo proposto dal precedente Governo e aveva elaborato una serie di osservazioni interessanti.
Anche alcune Associazioni e Società Scientifiche avevano proposto i loro contenuti, già dalla scorsa legislatura in riferimento alla vecchia bozza presentata dal precedente Governo (CIIP, SIMLII)
E' doveroso che questi soggetti (e altri, come AIDII, AIRM ecc dentro CIIP e autonomamente) approfondiscano le rispettive posizioni, confrontandole e discutendole, e le portino all'attenzione degli interlocutori istituzionali.
Fra i soggetti istituzionali il nuovo assetto legislativo e istituzionale pone al centro delle iniziative i Ministeri della Salute e del Lavoro e le Regioni.
E' auspicabile che il Ministero della Salute assuma un ruolo più incisivo sull'argomento. L'iniziativa del Ministero del Lavoro (cfr la recente conferenza di Napoli) è solitamente molto sbilanciata sui problemi infortunistici tralasciando gli aspetti relativi alla prevenzione delle malattie professionali.
In realtà questa divisione non ha motivo di essere e le inziative dovrebbero essere concordate e convergenti.

Fra le priorità del nuovo TU riteniamo ci debbono essere il rafforzamento del sistema pubblico di prevenzione, del ruolo e responsabilità dei soggetti aziendali (compreso il datore di lavoro) e il coordinamento e il sistema a rete delle attività di prevenzione.
Per quanto riguarda uno dei punti per noi più importanti ( i requisiti e la professionalità del medico competente) è necessario richiamare il lavoro delle ultime Commissioni Parlamentari che hanno tracciato una linea su cui lavorare.
L’indagine realizzata in due riprese, tra il ’97 e il 2000, dal comitato misto di Camera e Senato presieduto dal senatore Carlo Smuraglia, i cui risultati costituiscono tuttora la più ampia e organica raccolta di analisi e di indicazioni disponibili in materia e l'indagine della Commissione parlamentare d'inchiesta dell'ultima legislatura (“Va ripensata la possibilità di far svolgere l'attività di medico competente agli igienisti e ai medici legali” (testo) ripropongono la necessità di una specificità culturale e professionale del medico competente. Così come richiamato da indicazioni comunitarie e dalla logica derivante dai curricula di studio, soprattutto per la tutela della salute dei lavoratori, il medico competente deve essere uno specialista in medicina del lavoro.
E' inaccettabile, a questo proposito, la posizione di chi, come l'Anma (in risposta ad una nostra richiesta di chiarimento su questo punto), propugna un colpo di spugna su tutte le specificità della nostra disciplina e propone un “Albo dei Medici competenti” aperto (per ora solamente!) ai Medici del Lavoro, agli Igienisti e ai Medici Legali, dando a questa proposta giustificazioni risibili. Su questo punto era intervenuta direttamente anche la SIMLII.
SIMLII è chiamata ad un lavoro molto importante. Ora che sono stati definiti i nuovi ruoli societari è necessario che continui il lavoro capillare di analisi e proposte che, a partire dalle posizioni già espresse in precedenza, la collochi in una posizione di dialogo e sinergia con le altre associazioni (prima fra tutte la CIIP) e di interlocuzione con i referenti istituzionali.

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