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15 Dic 2004
Convegno di Fucecchio

La nuova definizione di medico competente: risposta agli igienisti e proposta di una Conferenza Nazionale sulla bozza del Testo Unico (24 Nov 2004)

Il Prof. Manno ci ha fatto pervenire una nota che volentieri pubblichiamo. "Sul sito della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI, http://www.SItInazionale.it) in data 28 ottobre 2004 è uscita una "Nota della SItI sulla bozza del nuovo Testo Unico sulla sicurezza e tutela della salute dei lavoratori" che merita qualche commento. Tra i molti temi trattati nel voluminoso documento del Ministero del Welfare e delle Politiche Sociali uno in particolare, l'art. 5, comma d), ha colpito, e non a caso, l'attenzione della SItI: l'obbligo per gli specialisti in igiene e medicina preventiva e per quelli in medicina legale e delle assicurazioni della frequenza (e, auspichiamo, del conseguimento) di un Master biennale in medicina occupazionale quale requisito necessario per poter svolgere le funzioni di medico competente. La tesi sostenuta nella nota degli igienisti è che il Master debba essere eliminato "ripristinando lo status previsto dal D.Lgs 626/94 come modificato dall'art. 1-bis della legge 1/2002, restando comunque a disposizione (sic!) per ridiscutere tale proposta" alla luce di quanto emerso da precedenti contatti con la S.I.M.L.I.I. [continua nel testo completo della news]
Ritenevamo che il triste episodio dell'art. 1-bis fosse finalmente superato dopo la netta e unanime presa di posizione di tutte le società e associazioni italiane di medicina del lavoro, gli articoli nella letteratura nazionale ed internazionale, le numerose iniziative di denuncia, ivi incluse le manifestazioni di piazza davanti a Montecitorio, e soprattutto i contatti intercorsi tra le società scientifiche interessate. Ma evidentemente ci sbagliavamo. Vediamo quindi ora, uno per uno, gli argomenti che l'anonimo ma, certamente, autorevole portavoce della SItI espone a supporto della richiesta di rimozione del Master. Non ci risulta, peraltro, che vi siano state al riguardo, almeno sino ad ora, prese di posizione ufficiali della Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni, di cui gradiremmo udire il parere. Il primo dei sei argomenti cita testualmente: "...il Testo Unico...non dovrebbe innovare la normativa ma svolgere solo attività di riordino, coordinamento, armonizzazione e semplificazione delle disposizioni vigenti;". Ora, tale affermazione appare oltre che di carattere meramente formalistico anche difficilmente accettabile se si pensa alle modalità con cui l'attuale normativa cui si vuole porre rimedio, ovvero l'art. 1-bis della legge 1/2002, è stata introdotta: due sole righe, inserite in una legge di contenuti del tutto diversi "recanti disposizioni urgenti in materia di personale sanitario". Sarebbe come se ad un incrocio si rivendicasse il diritto di precedenza da destra essendo passati col rosso! Il secondo punto, e cioè che il Master non sarebbe previsto dagli attuali ordinamenti universitari, appare pure palesemente inconsistente per il fatto che, com'è noto, gli ordinamenti universitari si possono, volendolo, modificare. Piuttosto, l'argomento qui sollevato sottolinea l'oggettiva difficoltà, in assenza di adeguati prerequisiti in medicina del lavoro, di costruire un percorso formativo integrativo (corsi-stampella) che sia all'altezza dei compiti sempre più complessi affidati al medico competente. Prerequisiti che, nel caso degli specialisti in igiene e in medicina legale, sono a dir poco estremamente fragili: poche ore di didattica frontale in medicina del lavoro, nessun addestramento pratico, niente clinica. E' facile prevedere che il risultato del Master sarebbe, soprattutto per gli aspetti clinici, di basso profilo e difficilmente confrontabile col percorso teorico-pratico quadriennale degli specialisti in medicina del lavoro. Senza parlare del Programma di aggiornamento di eccellenza della S.I.M.L.I.I. cui molti specialisti in medicina del lavoro sono oggi iscritti ma che sarebbe comunque precluso a quelli in igiene o in medicina legale. Il terzo punto sottolinea "che ogni nuova proposta formativa per titoli professionalizzanti deve comunque seguire un iter che coinvolga il MIUR e il Ministero della Salute". L'argomento, di per sé condivisibile, se contestualizzato appare tuttavia strumentale e vagamente minatorio laddove si suggerisce implicitamente che il Master potrebbe da quei ministeri non essere ritenuto necessario o, peggio ancora, opportuno, visti i limiti oggettivi sopra discussi. Esattamente, ahimè, quanto sta accadendo. Il fatto grave invece, è che l'abolizione del Master sarebbe ancor peggiore della sua introduzione. Sarebbe come, avendo finalmente fissato una multa di 5 € per chi passa col rosso, abolirla perché ritenuta inadeguata alla gravità dell'infrazione! Il quarto argomento, ovvero il fatto che "numerosi specialisti in igiene e medicina preventiva e (in) medicina legale (e delle assicurazioni) stanno già attualmente svolgendo tale funzione (di medico competente)" è, oltre che non corrispondente al vero, anche palesemente insostenibile. Continuando con la metafora precedente, sarebbe come se si decidesse di togliere il semaforo da un incrocio perché molti automobilisti passano col rosso! Il quinto punto lamenta che non viene specificata "la decorrenza di tale innovazione né alcuna norma transitoria per coloro che già possiedono il titolo idoneo (la competenza è un'altra cosa! ndA) per svolgere la funzione di medico competente" e, invero, mi sembra in parte condivisibile. Una possibilità ovvia e che ci vede senz'altro favorevoli è quella di far decorrere la nuova norma dalla data di approvazione della famigerata vecchia norma cui si vuole qui porre rimedio: l'8 gennaio 2002. Quanto alle norme transitorie, è bene che non ve ne siano, in quanto avrebbero il sapore di una beffa. Non solo per i neo-specialisti in igiene e medicina preventiva o per quelli in medicina legale e delle assicurazioni che si sentirebbero penalizzati rispetto ai colleghi più anziani, ma anche e direi soprattutto per i lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria, cui sarebbe difficile spiegare come sia possibile che una Scuola di Specializzazione sforni medici specialisti "competenti" solo fino a un certo giorno e il giorno dopo non più. L'ultimo argomento, infine, e cioè il fatto che una tale proposta debba essere discussa nell'ambito delle comunità scientifiche interessate, sarebbe forse l'unica condivisibile, se solo venisse da una fonte credibile (nella stesura dell'art. 1-bis non vi fu nessun coinvolgimento preliminare della comunità scientifica principalmente interessata, cioè la medicina del lavoro) e a patto di convenire su quali siano le società scientifiche con diritto di esprimere un parere, il che non è scontato. A questo proposito potrebbe essere giunto il momento per la Medicina del Lavoro Italiana di fare il punto, una volta per tutte, sulla questione del medico competente che già tante, troppe risorse ed energie ha richiesto alla disciplina, togliendole ad altri più utili e importanti impegni. Ne cito uno per tutti: il Congresso Mondiale del Centenario a Milano tra poco piu' di un anno! Convinti che l'abrogazione dell'art. 1-bis sia la soluzione professionalmente ed eticamente più corretta e giuridicamente meno rischiosa, auspichiamo che la S.I.M.L.I.I. chiami una Conferenza Nazionale delle società e associazioni di medicina del lavoro italiane, aperta alle parti sociali, per un confronto sui contenuti della bozza del Testo Unico, ivi compresa la proposta del Master biennale per igienisti e medici legali. E in questa direzione ci adopereremo. Il Master rappresenta infatti, pur coi suoi limiti, l'unica alternativa, oggi politicamente percorribile, all'abrogazione dell'art. 1-bis per tutelare in modo accettabile il diritto alla salute dei lavoratori italiani. Ma forse mi sbaglio: la garanzia della professionalità nella tutela della salute dei lavoratori non è più così importante. Riguardando le carte del gennaio 2002 ritrovo un annuncio di una ditta latino-americana pubblicato su di un giornale messicano che un collega mi invio' dopo aver letto la nostra lettera su Lancet: "AAA: buscamos (cercasi, ndA) medico competente. Competencia no es necesaria." Con buona pace dei lavoratori italiani\". Maurizio Manno Ordinario di Medicina del Lavoro, Università di Napoli Federico II Vice-Presidente della Sezione Regionale S.I.M.L.I.I. Campania

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