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Aiutiamo il comparto avicolo!! (22 Feb 2006)

Aiutiamo il comparto avicolo!!
Perviene dal collega Guglielmo Trovato (Billi) la seguente nota che volentieri pubblichiamo: "Si sono avverate le previsioni piu' nere! Missione compiuta: finalmente sono riusciti a mettere in ginocchio il comparto avicolo! Una crisi come mai si era vista prima: migliaia di lavoratori a rischio occupazione, un settore trainante dell'economia al tracollo totale, quintali di ottimi prodotti carnei invenduti e congelati, danni per milioni di euro". (continua)
Un comparto lavorativo serio, sottoposto anche in tempi non sospetti a certosini controlli, ligio alle norme igieniche e di tutela della salute sia dei lavoratori che dei consumatori e che, tra diretto ed indotto, e' fonte di reddito per centinaia di famiglie. Si era appena mitigato l'effetto devastante dei primi attacchi mediatici sui rischi di una quanto mai improbabile pandemia mondiale di influenza aviaria ed i consumi di carne di pollo stavano mostrando una debole risalita, quando, come in una drammatica partita, e' stato calato l'asso del rinvenimento in Sicilia di alcuni cigni morti e per giunta a causa del virus H5N1. Viene spontaneo chiedersi: ma quanti cigni, quante anatre o altri uccelli sono morti lo scorso anno senza che nessuno se ne sia accorto? Il virus H5N1, presente da anni nei paesi asiatici, ha deciso di infettare gli uccelli migratori solo da quest'anno, dopo la Conferenza di Malta? Lungi da noi l'idea di qualsiasi censura sulle notizie di stampa, ma restano lecite le perplessita' su una abnorme cassa popolare di risonanza per informazioni scientifiche che dovevano restare patrimonio degli addetti ai lavori e degli addetti all'eventuale emergenza: non colpevolizziamo i giornalisti che fanno il loro lavoro, ma chi tali notizie ha fornito in maniera acritica ed irresponsabile! Ci sfugge infatti l'utilita', ai fini della prevenzione e della tutela della salute dei cittadini, della conferma mediatica che la causa delle morti dei volatili rinvenuti era da addebitare al famigerato virus, come non comprendiamo a cosa possano servire le immagini di veterinari ed altri addetti ai lavori, entrare in innocui allevamenti e maneggiare polli nostrani, bardati di tutto punto, con mascherine, calzari, tute e guanti. Siamo di fronte ad un'emergenza o no? L'eventuale emergenza, se esiste, va affrontata con decisione e con tutti i mezzi anche protettivi a disposizione, ma resta ingiustificata ogni spettacolarizzazione se il problema e' inesistente! Troppe coincidenze: uccelli acquatici che raramente si erano visti volteggiare sui nostri laghetti, scelgono quest'anno di svernare (colpa dell'inverno particolarmente rigido!) e di morire sulle nostre terre, dopo un viaggio di migliaia di chilometri affrontato tra tosse e starnuti per un virus acquisito chissa' dove. Fermo restando che gli uccelli saranno anche liberi di infettarsi con i loro virus specie specifici e che il passaggio di questi virus dagli uccelli all' uomo e' un evento eccezionale documentato soltanto in Asia, solo l'esistenza di una regia attenta e ben organizzata puo' spiegare l'efficienza e la prontezza con cui e' stata creata e poi si e' automantenuta la psicosi della malattia. Inutili ed inefficaci, quasi beffardi risulteranni i successivi appelli sulla sicurezza alimentare del prodotto, sulla improbabilita' del contagio e sull'efficienza del nostro sistema di prevenzione in quanto piu' se ne parla piu' si ottiene l'effetto contrario: excusatio non petita accusatio manifestat. Diciamolo chiaro: la parola VIRUS fa paura. Evoca il timore inconscio di un pericolo invisibile, infido, che fa ritornare nei piu' anziani gli spettri delle patologie infettive del passato per le quali si moriva senza alcuna speranza. Al riguardo basta citare l'effetto che fece su una segretaria la notizia che il computer col quale lavorava si era bloccato perche' era stato infettato da un virus (informatico): corse in bagno e si cosparse abbondantemente di alcool. Serpeggia il panico: vengono tempestati di telefonate i centralini dell'Az.USL e dei vigili del fuoco per segnalare la presenza di gazze e piccioni morti, e nessuno che si preoccupi di dire che i piccioni risultano refrattari al virus e non si ammalano di influenza aviaria. Viene in mente una canzone di qualche anno fa in cui dopo avere gridato che e' scappato il leone ci si nascondeva " per vedere l'effetto che fa". La psicosi imperante fa guardare con sospetto anche il canarino in gabbia e persino il gatto di casa, nel timore che il virus decida, prima di passare negli umani, di farsi un giro in qualche altra specie. Pazienza, attendiamo tempi migliori perche' il tempo in questi casi e' il miglior rimedio. Anche questa bufera finira', nella speranza che le vendite di vaccini ed antiinfluenzali soddisfino le multinazionali che li producono: restera' la consapevolezza che le nostre certezze alimentari non derivano dalle conoscenze scientifiche ma sin troppo spesso da distorte notizie mediatiche acriticamente ed artatamente pubblicate. Mi si consenta un appello da rivolgere a tutti i colleghi che operano sul territorio: contribuiamo con l'autorita' che deriva dal ruolo medico a sgombrare il campo dagli equivoci, fornendo ai nostri assistiti informazioni tranquillizzanti e corrette sul consumo di carni bianche. Facciamo in modo che le carni avicole conservino il posto d'onore che hanno da secoli occupato nelle nostre tavole e nelle diete alimentari di bambini, anziani ed ammalati. Sperando che venga riservato ai nostri amici animali un futuro piu' dignitoso e che dopo la mucca pazza ed il pollo influenzato, non arrivi il maiale pestifero o il cavallo carbonchioso".

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