Le patologie muscoloscheletriche occupazionali hanno ormai raggiunto il primo posto per diffusione tra le malattie da lavoro. Esse, sotto il profilo della molteplicità delle sofferenze e dei costi economici e sociali indotti (assenze per malattia, cure, cambiamenti di lavoro, invalidità) rappresentano uno dei principali problemi sanitari nel mondo del lavoro tanto da essere state collocate dal National Institute of Occupational Safety and Health al secondo posto nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro. E’ quindi evidente come la loro prevenzione sia divenuta un problema sociale di grande rilevanza. Gran parte delle affezioni qui citate, trovano in specifiche condizioni lavorative un preciso ruolo causale o concausale. In particolare è ormai consolidato il rapporto esistente tra l’attività di movimentazione manuale dei carichi e l’incremento del rischio di contrarre affezioni acute e croniche dell'apparato locomotore ed in particolare del rachide lombare. Da quanto detto è evidente come la movimentazione di pazienti non autosufficienti o solo parzialmente autosufficienti rappresenti uno dei maggiori problemi per il personale addetto alla movimentazione dei pazienti, movimentazione che, di frequente, avviene senza l'ausilio di supporti tecnici e senza un numero adeguato di operatori. Le strutture sanitarie e assistenziali rappresentano infatti condizioni di rischio lavorativo notevoli con riferimento alla movimentazione dei carichi come dimostrato da alcuni studi clinici che hanno evidenziato come la quasi totalità degli operatori sanitari nelle strutture ospedaliere e degli operatori nelle strutture lungodegenziali siano soggetti a rischio di patologie lombari connesse alla movimentazione di pazienti non autosufficienti. Il lavoro allegato si pone l’obiettivo di conciliare quelli che sono i doveri del datore di lavoro ex Decr. Legisl. 626/94 e la specificità dell’ambiente lavorativo del settore sanitario-assistenziale.
Specificità rappresentata in particolare dal fatto che l’attività del settore sanitario-assistenziale non è volta alla produzione di un bene di consumo ma al prendersi cura di persone in difficoltà.
La normativa sulla sicurezza nelle aziende che producono salute deve quindi necessariamente essere interpretata a partire da priorità diverse da quelle delle aziende che producono beni di consumo cercando di individuare la soglia di compatibilità tra la tutela delle condizioni fisiche della persona non autosufficiente e le condizioni di sicurezza sul lavoro dell'operatore che deve garantirne l'assistenza.
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