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rischio cancerogeni

Questo argomento ha avuto 20 risposte ed è stato letto 6173 volte.

GANDALF IL GRIGIO

GANDALF IL GRIGIO
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  • Re: rischio cancerogeni
  • (26/07/2006 00:48)

Permettetemi di dire la mia, per quel che conta…Credo che l’intervento del RSPP ben.pas sia decisamente eccessivo, e secondo me fuori luogo. Se ho interpretato bene il suo pensiero e le sue parole, il Collega Alesiani cercava non il conforto di chi non sa, ma lo spunto per fare qualcosa di “diverso dal solito” polpettone burocratico, chiedeva semplicemente un confronto professionale tra colleghi, una idea, uno spunto….e comunque certamente nessuno di coloro che scrivono su questo sito aveva bisogno di una lezione sulla legislazione vigente in materia, ivi comprese le “Linee Guida del Coordinamento Stato Regioni sul titolo VII del D.Lgs. 626/94 Protezione da Agenti Cancerogeni e Mutageni agg. 2002” . Il problema vero però è un altro: è la frequenza con cui la figura del MC viene attaccata da chicchessia. Onestamente sono un po’ stufo di questo andazzo. Non credo che tutti i medici cretini o fannulloni si siano messi a fare il MC per “arrotondare le proprie entrate”. La verità è che siamo considerati dei medici di seconda scelta, gente che si è messa a fare questo lavoro perché non ha trovato di meglio…. E qualche volta me lo chiedo chi me lo ha fatto fare, specie quando leggo delle VdR fatte da pseudoesperti, senza sentire il MC, con dati “aggiustati” (vedi le fonometrie), fatte con il copia incolla e scritte magari in un italiano che definire incerto è un eufemismo. Ecco, io in questi casi mi in…..o come un bufalo, perchè per me, e per la maggior parte dei medici, la regola non è meno so, meglio stò, ma l’esatto contrario. Se poi la tutela della salute dei lavoratori deve essere gestita utilizzando frasi tipo “Il problema dunque non è se applicare o non applicare i protocolli sanitari con la redazione del registro esposti e tutto quanto previsto dal D.Lgs. 66/2000, ma come applicarli, tecnicamente e psicologicamente, nella maniera meno impattante sia per l’azienda sia per i lavoratori. “, allora la mia in.....tura diviene planetaria. Ma come, caro RSPP/HSE ben.pas, prima ci fai la lezioncina sui cancerogeni e poi ci dici, con una formula molto elegante che il problema non è applicare o non applicare la legge, ma trovare un metodo per applicarla con un basso impatto per l’azienda ed i lavoratori? Che significa? Che ci dobbiamo aspettare che se il rischio è molto basso gli verranno dei cancri molto piccoli e quindi non dobbiamo stressare l’Azienda ed i lavoratori? Personalmente, se fossi un lavoratore esposto a cancerogeni preferirei essere stressato e godermi la pensione, che non stressato e morire di cancro a 47 anni. Comunque quello che penso io non conta niente, conta solo il fatto che la cosa essenziale da fare è applicare le legge, punto e basta, perché non mi scorderò mai di dire che se la gente ancora muore di lavoro in Italia è perché le leggi non si applicano, si interpretano.
Saluti a tutti

Sergio Truppe
................................................................

"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello"

Dario73

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  • Re: rischio cancerogeni
  • (26/07/2006 01:52)

Appena rientrato da una serata allegra con gli amici, faccio il solito giretto sui vari siti tra cui immancabile medico competente. L'occasione e' ghiotta per intervenire.
Sono in accordo con i colleghi intervenuti in merito,gandalf e gli altri. I toni di ben.pas risultano chiaramente eccessivi anche ad un occhio poco avvezzo a leggere tra le righe e trasudano saccenteria da ogni dove.
Personalmente non "arrotondo" con la mia professione; essa e' l'unica che svolgo, che mi sostenta e mi arreca enorme soddisfazione sul lavoro.
Seguivo da giovane e sprovveduto studente di medicina l'istituto di medicina del lavoro sin dal secondo annodel corso di laurea, in tempi non sospetti, antecedenti, 1993, antecedenti all'emanazione del fatidico 626. Mi accostavo, tra i commenti increduli e scanzonati di molti miei colleghi, agli istituti di biochimica clinica e chimica, interessato e fervido, per seguire differenti studi inerenti la tossicologia industriale. Riuscivo, dopo lunghe insistenze, ad accompagnare (parlo del terzo, quarto anno di corso) alcuni dei medici del lavoro dell'istituto nei loro sopralluoghi tecnici. La carente bibliografia dell'istituto mi spingeva a compiere sortite nella capitale per accedere a scaffali ben piu' gravati da pubblicazioni di rilievo rispetto ai nostri. Rinunciavo addirittura ad alcuni divertimenti per mettere da parte del denaro e richiedere a domicilio la spedizione di alcune pubblicazioni dalla Svezia e dagli Stati Uniti.
Scusate la favoletta commovente, non voglio uscire dai binari e mi fermo qui.
Non ho una lunga esperienza ancora da medico competente, pur tuttavia non mi e' stato difficile incontrare RSPPdavvero sprovveduti (a volte invero non per loro colpa), del tutto ignari della loro attivita'. Altre volte ho incontrato l'RSPP del tipo "finto preparato ma del tutto zelante col capo" che ogni tanto mi snocciolava un decreto o una circolare evincendone protocolli marziani e provvedimenti tecnico-strutturali da far rabbrividire anche il piu' trasformista e innovatore dei datori di lavoro. Guai pero' quando si giungeva al dunque: "l'impatto" tirato in ballo da ben.pas diventava sempre eccessivo, poco opportuno,pesante per il ciclo e l'attivita' lavorativa, troppo costoso, troppo utopico. Nella peggiore delle ipotesi mi capita quello che io definisco il registratore: ti risponde sempre "il capo dice di no".....
Cari colleghi, il vero problema e' che ci si trova spesso a confrontarsi con figure realmente ignoranti dell'importanza del proprio compito, del tutto sprovvedute in materia e spesso quindi anche arroganti ed aggressive. Perche' e' dell'ignoranza che bisogna aver paura.
Un saluto a tutti.

dr.alesiani

dr.alesiani
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  • Re: rischio cancerogeni
  • (26/07/2006 10:40)

.Cari tutti, sto osservando con vero interesse la “cagnara” che si è creata sull’argomento.
Siccome vorrei andare in vacanza senza rimorsi mi permetto solo alcune riflessioni.
1- Ringrazio tutti di cuore, sottolineando tutti, anche il creatore di suddetta “cagnara” ben.pas. Non posso essere non incuriosito dal fatto che in 5-6 ci confrontiamo con toni più o meno accesi e altri 900 circa utenti .. che fine hanno fatto?? Guardano leggono e fuggono? E allora perché partecipare in questa maniera ad un sito di interscambio esperienze ed idee? O l’argomento non è degno di considerazione? Non voglio pensare che solo io ho un cancerogeno da trattare!
2- Un particolare grazie va a “ben.pas” , al quale comunque rinnovo il benvenuto per aver “attizzato” più o meno polemicamente il fuoco; devo dire comunque con cognizione di causa se non altro per alcune “provocazioni non molto ortodosse riferite alla sua categoria”. Mi permetto di invitarlo ancora a navigare sul nostro sito in quanto mi sembra che i suoi punti di vista non siano così…”da maestrina dalla penna rossa”!
3- Grazie anche a “Gandal il grigio” perché mi è sembrato ancora una volta il più “posato” vuoi per la sua esperienza e vuoi per…”ma il grigio si riferisce alla canizie che porta saggezza?”….la preparazione. Lui mi ha sempre confortato con i suoi interventi e nella fattispecie non è scivolato palesemente nella polemica.
4- Io cercavo semplicemente qualcuno che con un’esperienza già maturata nel settore rischio cancerogeni potesse darmi qualche dritta su cosa fare e che fosse particolare. Io non ho avuto mai il dubbio che dovessi effettuare la SS completa (VDR, Cartelle, registri, ecc..) in quanto, e qui concordo sia con ben.pas che con gandalf, reputo che la sola presenza nel ciclo produttivo di una sostanza cancerogena mi obblighi a seguire la legge e le Linee guida. Da alcune risposte invece mi è sembrato di percepire che qualche collega potesse attuare la SS solo sub judice rispetto al V.d.r. L’attuazione delle procedure lavorative che si andranno a fare “nella mia azienda”, pur con strutturazioni e DPI “megalattici” come qualcuno li definisce, non saranno certamente a ciclo chiuso per cui, essendo tale sostanza si un “chimico” ma anche un “cancerogeno” (come ben ricordatoci da ben.pas), non mi sembra che io possa tener conto del solo livello di esposizione valutato a posteriori…..Le Linee guida nel capitolo 5 recitano “..è ovvio quindi che la valutazione delle esposizioni non può avvenire solo a posteriori a produzione avviata, ma deve…”. Per quanto riguarda la tanto citata V.d.R. faccio osservare ai colleghi che ci si sono “accaniti”, che per ciò che riguarda i cancerogeni, la si deve fare quindi a priori in maniera preventiva e su questa stiamo a lavorando insieme all’RSPP (il mio a proposito… non è ne sprovveduto ne privo di attributi..una volta ho controllato (!)). Ritendo che la valutazione a posteriori se si è lavorato bene la si possa “non fare”, in quanto sarebbero veramente guai veri e non solo elucubrazioni cartacee se si trovassero tracce nell’ambiente della sostanza.
5- Non concordo quindi con coloro che applicano la SS completa solo a seguito della mera V.d.R. a posteriori, perché “ in generale, per i cancerogeni o mutageni non è possibile evidenziare una soglia di esposizione sicura anche se bassa o molto bassa; ciò porta a dire che è verosimile che per tali sostanze la soglia non debba esistere, e ciò risulta particolarmente vero per i fini pratici della prevenzione. ( Linee Guida). Con questo vi saluto ed invio un caro abbraccio a ben.pas e Gandalf augurando a tutti buone vacanze un un dibattito più sereno.

Mario

silgen

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  • Re: rischio cancerogeni
  • (26/07/2006 11:53)

La "cagnara" di cui sopra mi stimola una riflessione.
Se Alesiani avesse scritto subito quello che ha chiarito qui sopra:
a) il suo quesito, più circostanziato e "professionale", avrebbe suscitato risposte più approfondite e avrebbe elevato il tono della discussione;
b) ben.pas avrebbe tarato meglio il suo intervento, e non avrebbe fatto la figura di quello che sale in cattedra;
c) si sarebbero evitate chiacchere inutili e "superficiali", venendo subito al sodo della questione.
Mi pare che in questo sito la discussione si affolla solo quando si toccano i temi della denigrazione della figura del MdL, la concorrenza sleale da parte di medici competenti "incompetenti", le tariffe...e via dicendo.
Mi piacerebbe trovare più confronto su temi di medicina del lavoro (io ci ho provato, nel mio piccolo, ma con scarso seguito...).
Saluti a tutti.

silgen

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  • Re: rischio cancerogeni
  • (26/07/2006 12:01)

P.S. Scusa Alesiani, ma non ho esperienza specifica per offrire una risposta su quanto hai proposto.

dr.alesiani

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  • Re: rischio cancerogeni
  • (26/07/2006 13:52)

Ti ringrazio della cortesia e della pacatezza e dell'acuzie nell'aver scoperto il nervo dolente.
In effetti il sito spesso si anima troppo per problemi medico-legali-fiscali-giudiziari etc e poco per confronti di professione vissuta!
Comunque "taglio e incollo" quanto da me primariamente richiesto ( e mi sembrava di esser stato chiaro) .......C'è qualcuno che ha attivato la SS per questa sostanza ? quali marcatori biologici "particolari" indaga in visita preventiva ed anche periodica?
L'anamnesi e altre situazioni fisiopatologiche sicuramente sono prioritarie ma penso che si debbano fare anche accertamenti speciali.
Siccome è la prima volta ... sono un poco digiuno.

Ciao a tutti

Mario

docorru

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  • Re: rischio cancerogeni
  • (26/07/2006 19:46)

Per natura sono polemico. Talvolta, sino allo svilimento. E' più forte di me. E non tollero chi si erge a Solone nei giudizi verso chi non conosce adeguatamente e, purtroppo, invidia. E le note pubblicate dall'illustre RSPP/HSE (a proposito, legislatore con una sola "g"), ne sono pregne.

Posto il necessario incipit a questa mia risposta, andiamo a parlare di cose serie.

Caro Alesiani,
Posto che tu hai nella tua lavorazione un agente "potenzialmente cancerogeno" o meglio, per citare direttamente la fonte IARC [probably carcinogenic to humans (Group 2A)], il dubbio rimane. E, indipendentemente da ciò che pensa l'illustre RSPP/HSE, la VDR diventa di fondamentale importanza, per determinare quale sia il limite e la necessità della sorveglianza sanitaria.

Citando testualmente dalla scheda di sicurezza pubblicata dall'HSDB, potremo vedere come lo stesso ente indichi la cancerogenicità del composto

Evidence for Carcinogenicity:

Evaluation: There is limited evidence for the carcinogenicity of chloramphenicol in humans. There is inadequate evidence for the carcinogenicity of chloramphenicol in experimental animals. The Working Group also took note of the following information. Chloramphenicol induces aplastic anemia, and this condition is related to the occurrence of leukemia. Overall Evaluation: Chloramphenicol is probably carcinogenic to humans (Group 2A).
[IARC. Monographs on the Evaluation of the Carcinogenic Risk of Chemicals to Man. Geneva: World Health Organization, International Agency for Research on Cancer, 1972-PRESENT. (Multivolume work)., p. V50 182 (1990)]

Che, tradotto in soldoni, non vuol dire che NELLA PRATICA, assai diversa dalla teoria parolaia, si debba attivare la sorveglianza sanitaria.

Sempre nella pratica, però, il contatto con un agente potenzialmente cancerogeno non mi farebbe dormire tranquillo. Così, dopo aver cercato lumi nella letteratura internazionale, andrei a consultare la scheda di sicurezza stessa. La quale, sempre secondo l'HSDB, precisa che:

Human Toxicity Excerpts:

/HUMAN EXPOSURE STUDIES/ ... Drug intake and pregnancy outcome were studied in a series of 50,282 women in 1959-65, 98 women had been exposed to chloramphenicol during the first trimester of pregnancy. There were 8 malformed children in the exposed group, giving a nonsignificant standardized relative risk (RR) of 1.17. A total of 348 women had had exposure at any time during pregnancy with no evidence of an increase in the incidence of congenital malformations ... .
[IARC. Monographs on the Evaluation of the Carcinogenic Risk of Chemicals to Man. Geneva: World Health Organization, International Agency for Research on Cancer, 1972-PRESENT. (Multivolume work)., p. V50 180 (1990)]


/SIGNS AND SYMPTOMS/ Fatal chloramphenicol toxicity may develop in neonates, especially premature babies, when they are exposed to excessive doses of the drug. The illness, the gray baby syndrome, usually begins 2 to 9 days (average, 4 days) after treatment is started. The manifestations in the first 24 hours are vomiting, refusal to suck, irregular and rapid respiration, abdominal distention, periods of cyanosis, and passage of loose, green stools. All the children are severely ill by the end of the first day and, in the next 24 hours, become flaccid, turn an ashen-gray color, and become hypothermic. A similar "gray syndrome" condition also has been reported in adults who were accidentally given excessive quantities of the drug. Death occurs in about 40% of patients within 2 days of initial symptoms. Those who recover usually exhibit no sequelae.
[Hardman, J.G., L.E. Limbird, P.B., A.G. Gilman. Goodman and Gilman's The Pharmacological Basis of Therapeutics. 10th ed. New York, NY: McGraw-Hill, 2001., p. 1249]**PEER REVIEWED**


/CASE REPORTS/ Numerous case reports have been published of leukemia occurring following chloramphenicol-induced aplastic anemia ... three case reports have been published of leukemia following chloramphenicol therapy in the absence of interceding aplastic anemia ... .
[IARC. Monographs on the Evaluation of the Carcinogenic Risk of Chemicals to Man. Geneva: World Health Organization, International Agency for Research on Cancer, 1972-PRESENT. (Multivolume work)., p. V50 180 (1990)]**PEER REVIEWED**


/EPIDEMIOLOGY STUDIES/ ... A case-control study of 309 childhood leukemia cases (under 15 years) notified to a population-based cancer registry in Shanghai, China, during 1974-86, and 618 age-and sex-matched population controls /has been reported/. Information was obtained from parents or guardians for lifetime use of selected drugs, including prescribed chloramphenicol and syntomycin (a racemic mixture of D- and L-chloramphenicol). The risk for all types of leukemia combined showed a marked increase with accumulated use of chloramphenicol, yielding RRs of 1.7 (95% confidence interval, 1.2-2.5), 2.8 (1.5-5.1) and 9.7 (3.9-24.1) for 1-5 days, 6-10 days and >10 days treatment, respectively. The association was present in a subgroup in which first use had occurred more than 5 yr prior to diagnosis and in one in which last use had been more than 2 yr before diagnosis. significant trends in risk with dose were observed both for acute lymphocytic leukemia (56% of cases) and for acute nonlymphocytic leukemia (30%). An association with leukemia was also seen for use of syntomycin (RR, 1.9; 1.1-3.2). (The Working Group noted that interview was undertaken up to 10 yr after diagnosis, which adds to the possibility of differential recall between the parents of cases and controls. Little info was available with regard to use of other antibiotics, making it difficult to evaluate the possibility of bias.)
[IARC. Monographs on the Evaluation of the Carcinogenic Risk of Chemicals to Man. Geneva: World Health Organization, International Agency for Research on Cancer, 1972-PRESENT. (Multivolume work)., p. V50 181 (1990)]**PEER REVIEWED**

Il che, ovviamente, continuerebbe a non farmi dormire tranquillo, seppure considerando che, forse, a parte l'anemia aplastica, si possono avere casi di leucemia e malformzioni nei lattanti. Sempre considerando la stessa scheda di sicurezza, la stessa indica che

One of the most serious adverse effects of chloramphenicol is bone marrow depression. Although RARE, blood dyscrasias such as aplastic anemia, hypoplastic anemia, thrombocytopenia, and granulocytopenia have occurred during or following both short-term and prolonged therapy. Hemolytic anemia has occurred rarely with chloramphenicol, and paroxysmal nocturnal hemoglobinuria has also been reported. In addition, there have been reports of aplastic anemia which later terminated in leukemia.
[McEvoy, G.K. (ed.). American Hospital Formulary Service- Drug Information 2004. Bethesda, MD: American Society of Health-System Pharmacists, Inc. 2004 (Plus Supplements)., p. 214]**PEER REVIEWED**

Si precisa, inoltre, che

The most important adverse effects of chloramphenicol involve the hematopoietic system ... . Potentially fatal toxicity may develop in neonates exposed to excessive doses of chloramphenicol ... . This so-called 'grey baby syndrome' may also occur in older children and in adults receiving doses resulting in serum concentrations of 40-200 ug/ml ... .
[IARC. Monographs on the Evaluation of the Carcinogenic Risk of Chemicals to Man. Geneva: World Health Organization, International Agency for Research on Cancer, 1972-PRESENT. (Multivolume work)., p. V50 179 (1990)]

E inoltre,

Dose-dependent, reversible bone-marrow suppression affects primarily the erythroid series and occurs regularly when plasma concentrations of chloramphenicol are 25 ug/ml or higher ... another hematological side-effect is rare, unpredictable, non-dose-related aplastic anemia, which often appears after the drug has been discontinued ... .
[IARC. Monographs on the Evaluation of the Carcinogenic Risk of Chemicals to Man. Geneva: World Health Organization, International Agency for Research on Cancer, 1972-PRESENT. (Multivolume work)., p. V50 179 (1990)]**

Bisogna, inoltre, considerare, che

Among rare toxic effects produced ... are blurring of vision and digital paresthesias. Optic neuritis occurs in 3-5% of children with mucoviscidosis who are given chloramphenicol; there is symmetrical loss of ganglion cells from retina and atrophy of fibers in optic nerve.
[Hardman, J.G., L.E. Limbird, P.B., A.G. Gilman. Goodman and Gilman's The Pharmacological Basis of Therapeutics. 10th ed. New York, NY: McGraw-Hill, 2001., p. 1249]**

Per quanto attiene, infine, alla sorveglianza sanitaria, bisogna considerare che:

Whenever medical surveillance is indicated, in particular when exposure to a carcinogen has occurred, ad hoc decisions should be taken concerning ... /cytogenetic and/or other/ tests that might become useful or mandatory. /Chemical Carcinogens/
[Montesano, R., H. Bartsch, E.Boyland, G. Della Porta, L. Fishbein, R. A. Griesemer, A.B. Swan, L. Tomatis, and W. Davis (eds.). Handling Chemical Carcinogens in the Laboratory: Problems of Safety. IARC Scientific Publications No. 33. Lyon, France: International Agency for Research on Cancer, 1979., p. 23]**PEER REVIEWED**

E, infine, :

NIOSH (NOES Survey 1981-1983) has statistically estimated that 35,571 workers (23,544 of these are female) are potentially exposed to chloramphenicol in the US(1). Occupational exposure to chloramphenicol may occur through inhalation and dermal contact with this compound at workplaces where chloramphenicol is produced or used(SRC). The general population may be exposed to chloramphenicol via use of pharmaceutical products containing this compound(SRC).
[(1) NIOSH; National Occupational Exposure Survey (NOES) (1983) ]

Tutto ciò premesso (l’avevo ditto che sono polemico), dopo un’attenta analisi delal situazione insieme al RSPP, uno studio dei livelli di seposizione ambientale e la verifica che sono stati forniti idonei DPI ed è stata fatta un’adeguata formazione (lo so, non è di mia competenza, ma sono fatto così), sottoporrei i lavoratori ad emocromo completo di formula sia in sede di visita preventiva che periodica. Inoltre, in fase di visita periodica, cercherei i livelli di concentrazione ematica di CAF, al fine di verificare che siano al di sotto del limite (mi risulta essere l’unico, ma potrei, volentieri essere smentito) di 25 microgrammi/millilitro.

Ovviamente, monitorizzerei con maggiore attenzione le donne in età fertile ed allontanerei prontamente dall’esposizione quelle incinta.

SI sa mai…

Sperando di essere stato utile.

Cordialità.

Peppe

P.S.: toh.. qualche medico competente conosce anche l’inglese e le banche dati mondiali.. Meditate gente, meditate.

".. la posta in giuoco è suprema e richiede che ognuno si assuma le proprie responsabilità attraverso il vaglio della propria coscienza". B.M. 2 aprile 1925

nofertiri9

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  • Re: rischio cancerogeni
  • (26/07/2006 22:17)

io, sarei del mio una povera nonnetta indifesa. Innanzi tutto, ringrazio docorru per la interessantissima revue bibliografica: splendida!
e poi...
Dice ben.pas.
“P.S. E' vero che le norme del D.lgs. 52/97 non si applicano ai prodotti farmaceutici allo stato finito e destinati all'utlizzatore finale, ma essi sono prima materie prime, semilavorati ecc.., non facciamo prodotti finiti con la bacchetta magica!!!!!....per ora!!!”

Ecco, veramente io ho copiaincollato il testo del 52, e ripeto che dice :
" Le norme del presente decreto non si applicano alle sostanze ed ai preparati seguenti che, allo stato finito, sono destinati all'utilizzatore finale”, e ci tengo a sottolineare che esplicita chiaramente a sostanza e preparati che ALLO STATO FINITO etc.etc. quindi, non “già allo stato finito” bensì “che, allo stato finito”. Ed a me sembrano cose diverse.
Poi, giusto per non far sentire solo docorru, non vorrei insistere, ma anche per gli agenti chimici occorre fare una valutazione preventiva. Giuro, l’ho letto: prima, nel D.Lgs.25/02, e quindi nel testo integrato del D.Lgs.626/94, per la precisione titolo VII-bis, art. 72 quater, comma 6. E guarda caso all’art.72-bis comma 3 si dice chiaramente “Per gli agenti cancerogeni sul lavoro, si applicano le disposizioni del presente titolo, fatte salve le disposizioni specifiche contenute nel titolo VII del decreto legislativo n. 626/94, come modificato dal decreto legislativo 25 febbraio 2000, n. 66.”
Inoltre, l’aggiornamento 2002 delle tanto citate linee guida della Conferenza Stato Regioni mette la frase citata da ben.pas. a chiarimento del fatto che comunque l’utilizzo di sostanze cancerogene è fortemente disincentivato, proprio perché si devono attuare una tale sequela di accorgimenti operativi che –quando e SE possibile- si usi qualche altra cosa. Peraltro, le linee guida medesime, al capoverso immediatamente successivo, dicono che:
“L’avvio o la ripresa della produzione è ammissibile che si realizzino quando è possibile accertare e documentare che il sistema funziona e cioè quando sia possibile escludere l’assorbimento per qualsiasi via di quella o quelle sostanze da parte dei lavoratori. Nella grande maggioranza dei casi, per accertare e documentare tale situazione, è indispensabile il ricorso a dei campionamenti ambientali, sia per studiare la “tenuta” del sistema, sia, in alcuni casi, per escludere che gli addetti possano assorbire la o le sostanze per via aerea.”

Mi pare ovvio quanto intuitivo che in una fabbrica di produzione di medicinali a base (oltre le altre eventuali medicine…) di cloramfenicolo non si possa eliminare il cloramfenicolo … E quindi resta scontato che si attueranno tutte le altre possibili misure di riduzione del rischio, e questo per principio-base della normativa di prevenzione dei rischi professionali quali che siano.
Ed infatti, dr.Alesiani nel suo secondo intervento ha specificato che “L'ambiente è dedicato e le lavorazioni automatizzate sotto cappa laminare e a pressione ambiente positiva ed i dpi più efficenti.” Chiarendo poi ulteriormente “L'ambiente di lavoro è a depressione al fine di evitare contaminazione luoghi limitrofi”.
Che in effetti è una soluzione ottimale per la limitazione degli esposti numericamente parlando. Magari ho frainteso io, quando ho ritenuto che parlando di lavorazioni automatizzate sotto cappa laminare si intendessero a ciclo chiuso. Magari mi è successo di fraintendere perché ho seguito un paio di aziende di formulazione farmaceutica, e ad esclusione della fase di pasticcatura tutti i sistemi di dosaggio dei principi attivi sono a ciclo chiuso, quelli in fase liquida con pompe aspiranti dosatrici e quelli in fase solida con pesate eseguite sotto cappa con tanto di guantini tipo incubatrice, imballaggio del principio in sacchetto di politene, quando sono pronti tutti i sacchetti necessari si chiude il recipiente iniziale (io ne ho visti solo metallici a clip), si attiva l’aspirazione in cappa (se si fa prima la bilancia impazzisce), abbiamo verificato – mediante campionatore posto internamente alla cappa - che non si deve aprire prima di 12 minuti di lavaggio aria, poi il signore apposito (peraltro bardatissimo, e si lavora in c.d. camera pulita) apre e porta i sacchetti ad un nastro trasportatore chiuso che li manda (sotto vuoto pneumatico) in un premiscelatore dove i sacchetti vengono “schiattati” e il contenuto finisce nel serbatoione dove arrivano con le pompe gli “eccipienti quanto basta”. Tutto chiuso, fino alla fiala in vetro o al tubetto.
Ho misurato personalmente le polverosità, e non in mg/mc bensì a numero di particelle/ piede cubo, proprio per verificare che la camera pulita fosse pulita. E lo era; tradotto in peso si era forse nell’ordine dei ng/mc. Per i principi attivi liquidi o già diluiti in fase liquida, pure è stata condotta indagine ambientale di verifica, con misure in posto fisso sia in prossimità dei punti di potenziale dispersione che in aria ambiente. E per avere una sensibilità analitica sufficiente ci siamo davvero stati 8 ore 8, a campionare. E nemmeno abbiamo trovato niente, nel senso che se c’era qualcosa era al di sotto della soglia analitica, che era stata tarata per i pg/mc. Aggiungo: anche con notevole disappunto da parte mia…Ma il risultato era quello. Il MC aziendale è stato ben contento, il RSPP ancora di più e il DdL era il più contento di tutti (avendo speso un botto di sistemi di sicurezza), ma continuano tranquillamente a fare sorveglianza sanitaria proprio perché dei farmaci –intesi come principio attivo- si sa tutto o quasi tutto sulla soglia di efficacia terapeutica, ma praticamente niente sulla soglia di attività per esposizione continua a lungo termine a bassissime dosi, quindi cautela d’obbligo. Nel caso specifico, teniamo comunque presente che, presa dritta dritta da NIOSH Alert 2004-165: “This Alert addresses workers in health care settings, veterinary medicine, research laboratories, retail pharmacies, and home health care agencies; it does not address workers in the drug manufacturing sector.”
Ragionevolmente perchè nelle “drug manufacturing plants” si attuano sistemi tali da ridurre significativamente il rischio alla fonte. (N.B. capita anche agli igienisti industriali di masticare qualcosa di inglese, talvolta)
Peraltro, il concetto di dose-soglia, secondo uno dei maggiori tossicologi italiani, è sì un concetto poco applicabile alle sostanze cancerogene, per il semplice fatto che ognuno di noi le metabolizza secondo i propri personalissimi ed individualissimi processi biochimici. Tuttavia, esiste per alcuni cancerogeni più studiati. Ok, ce li siamo presi per buoni perché ad esempio il benzene eliminarlo è un po’ difficile, e quindi parliamo di “rischio accettabile”, senza però che si dica mai chi è che lo accetta. Ma nulla e nessuno ci impedisce di MISURARE che la concentrazione della sostanza X sia oggettivamente al di sotto di, per esempio, 1/1000 della dose-soglia accettata/concordata/decisa. Ci vuole mestiere, pratica e tecnica scientifica, ma si può fare.
Però, francamente, cercare un metabolita nemmeno certissimo come indicatore di esposizione, routinariamente, mi sembra una sovraspesa. Anche perché gli IBE sono in netta correlazione all’esposizione “del giorno prima”, specie per quelli a breve emivita come buona parte di quelli dei farmaci. Alla fine, un emocromo serio (questo mi sembrava di averlo già detto, però…) anche ogni 3 mesi non ha mai fatto male a nessuno.
Inoltre: ma se uno deve fare il registro degli esposti, mettiamo, e quindi deve indicare l’esposizione, magari un dato analitico occorre metterlo. O no? Per quanto “come soglia analitica”, ma un’idea serve. Altrimenti, scusatemi, ma come si fa a studiare le correlazioni? O secondo voi, le misure servono solo a far fare soldi ai laboratori?
Infine, per quanto riguarda la gestione dell’informazione e della eventuale relativa formazione ad hoc, mi sembra che dire “Ok, ragazzi, qua si lavora con la Tal Cosa che è cancerogena. Però, abbiamo fatto così e colì, e stiamo misurando e in aria ce ne sta tot, oppure meno di tot”.
Insomma, io non ho cambiato la mia visione della questione. Immagino che avrete fatto un calcolo teorico di dispersione del cloramfenicolo, che se non sbaglio è solido e pulverulento (cristallino, se non erro), in base al peso specifico ed al tipo di manipolazione, se non è automatica tutta, che abbiate tarato il flusso laminare in funzione del risultato ottenuto ottimizzando l'abbattimento. Etc., etc., etc. Avrete avuto una stima, no? Ok, e quant'è venuto?

Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.

ben.pas

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  • Re: rischio cancerogeni
  • (27/07/2006 10:26)

Scusatemi ma sono ancora qui, anche se ritengo per un’ultima volta!
Purtroppo mi vedo costretto a delle doverose precisazioni in quanto, dopo aver letto le Vs. risposte nel forum, mi urge chiarire alcuni aspetti.
Dunque: Mi occupo di SSL da circa 15 anni, sono un chimico, ho cominciato ad interessarmi di questo argomento sin da quando sono entrato a far parte dell’allora C.d.F. successivamente, con l’entrata in vigore del 626/94, sono stato nominato RLS facendolo per 4 anni. Nel frattempo ho approfondito l’argomento sicurezza sul lavoro per mio conto, un po’ perché mi piaceva un po’ perché avevo capito che in quella materia cera molto futuro, frequentando i primi corsi per RSPP a mie spese. Per spesarli ho fatto delle piccole consulenze ad aziende di ogni genere, erano i primi tempi e cera molta confusione, non che adesso ce ne sia meno! Dopo qualche tempo la mia azienda, causa direttive di casa madre, decise di dotarsi di un RSPP interno (in precedenza c’era un consulente) e candidandomi la scelta cadde su di me. Durante questo periodo ho frequentato multi corsi e qualche Master diventando esperto in rischio chimico, auditor ambientale, ecc…
Sono ora coordinatore EHS per tutte le sedi italiane del mio gruppo e membro dell’HS&E audit team internazionale recandomi sovente all’estero per auditare altre sedi. Grazie a questo ulteriore incarico ho la possibilità di interfacciarmi con diverse realtà e diversi approcci sull’argomento salute sicurezza ed ambiente.
Da sempre mi sono interessato alle opinioni altrui cercando di fare tesoro delle diverse esperienze (non sono e non sono mai stato un “Solone”)! . La prova sta nel fatto che frequento sovente il vostro forum come altri del resto, leggendo ciò che pensate o dibattete su argomenti che sono o possono essere anche di mio interesse!
Ho deciso di farmi vivo in quanto avevo mal digerito alcune affermazioni di un vostro collega riguardo approcci “..senza attributi” di altri mie colleghi cogliendo anche delle apparenti contraddizioni in termini di quanto affermava.. ( prima associandosi ad un suo collega nel richiedere la V.d.R., poi citando la Norma UNI EN 689….) ed avendo costantemente la sensazione di cogliere tra le righe una certa insofferenza sull’operato degli RSPP in generale.
Se ho commesso l’errore di dare l’impressione della “Maestria dalla penna rossa” non era certo nelle mie intenzioni e ve ne chiedo scusa!
Penso che nei nostri mestieri ci sono degli RSPP competenti e degli RSPP “meno competenti” dei M.d.L competenti e dei M.d.L. “meno competenti” per tante ragioni...
Quello che però mi ha stupito in tutta questa “cagnara”, come definita dal Vs. collega dr.alesiani è la veemenza con cui vi siete scagliati verso quanto da me affermato dimenticandovi completamente del quesito che vi era stato posto.
Condivido in pieno le considerazioni della Vostra collega “silgen” che ha avuto l’abilità in poche righe di riassumere quanto sin a quel momento era successo e per questo la ringrazio. Come ringrazio dr.alesiani che mi è parso l’unico a saper cogliere il contenuto della mia risposta, probabilmente perché non sentendosi attaccato, è stato il più sereno nel giudizio.
Di una cosa sono contento. che questo “Solone”, questa “maestria dalla penna rossa” e non so in quanti altri modi mi avete definito… vi ha costretto, chi un modo chi in un altro, a spendere un po’ del vostro preziosissimo tempo a dibattere, documentare, argomentare e riflettere su quello che è il vostro e nostro mestiere, su dove poter trovare fonti di informazione e come poterle gestire, su come poter capire ed affrontare questa maledetta materia che ci consuma dentro ma che ci piace da morire… perché in fin dei conti siamo tutti concordi nel pensare che questo è il futuro dei nostri figli e se facciamo bene ora il nostro mestiere “forse”…e dico “forse” i nostri figli vivranno un po’ meglio!!! Questo potete concedermelo!!!!
Vi saluto e vi ringrazio augurando a tutti voi un proficuo lavoro e con la promessa che non vi arrecherò più alcun disturbo!!
Benedetto.
P.S. Chiedo scusa se troverete alcuni errori ma quando si scrive con una tastiera una b, una c, una t in più può scappare…vero “docorru” ??!! a tal proposito ti invito e rileggere anche il tuo testo..
Quando leggo qualcosa abitualmente mi soffermo sui contenuti e non sulla grammatica….li trovo molto più interessanti!!!!

docorru

docorru
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  • Re: rischio cancerogeni
  • (28/07/2006 16:43)

... e potevi dirlo che eri un ex sindacalista!!! Avrei potuto comprendere meglio l'acredine con cui ti sei scagliato contro i medici competenti, ed avrei tarato diversamente il mio intervento.

Quanto alla grammatica. Ho sempre avuto il massimo del rispetto dell'ignoranza. Ma non sopporto l'arroganza. Suffisso uguale ma significato profondamente diverso...

Peppe

".. la posta in giuoco è suprema e richiede che ognuno si assuma le proprie responsabilità attraverso il vaglio della propria coscienza". B.M. 2 aprile 1925

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