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MMG e lavoratori

Questo argomento ha avuto 2 risposte ed è stato letto 1650 volte.

gab1958

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Milano
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Medico del Lavoro Competente
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168
  • MMG e lavoratori
  • (02/05/2020 13:23)

Articolo pubblicato oggi su DOCTORNEWS33
I MMG si preoccupano molto del rientro al lavoro.
Non un solo accenno ai medici competenti!
Guido

«Come cittadina e come lombarda mi preoccupa la mancata diagnosi di tantissimi residenti reduci da sintomi sospetti di coronavirus ma che non hanno avuto i tamponi a casa. Mi chiedono se possono tornare al lavoro o sono contagiosi. C'è voglia di riaprire ma anche paura». Paola Pedrini segretaria Fimmg Lombardia lascia intendere che la fase 2 non sarà facile, il numero di tamponi fatti è insufficiente rispetto ai pazienti contagiati e il virus potrebbe di nuovo serpeggiare dopo la riapertura. Una circolare del Ministero della Salute in vista del 4 maggio chiede alle regioni di effettuare il tampone entro 3 giorni dalla denuncia di comparsa dei sintomi. E anticipa i criteri di calcolo del rischio per regioni e governo: si chiuderà un'area se i letti in terapia intensiva occupati sono più del 30%; se i letti totali occupati di Area Medica per Covid-19 sono più del 40%; con R0 >1 (ogni infetto può contagiare almeno un'altra persona).

Certo, il rischio percepito dal singolo è altra cosa. Per strada capiterà d'incontrare asintomatici positivi (un 30% di tutti i contagiati); guariti rimasti positivi dopo 7-8 tamponi; infettati ai quali il tampone è stato fatto "male"; casi sospetti che i medici di famiglia hanno segnalato ma per cui i servizi di prevenzione delle Asl non hanno chiesto il test. Conferma il segretario Snami Piemonte Mauro Grosso Ciponte: «Rispetto ai casi positivi rilevati in regione la nostra stima come medici di famiglia è molto superiore. Alla casistica dei sospetti occorre aggiungere i familiari dei pazienti mandati a casa dagli ospedali e non tamponati malgrado i sintomi Covid-19». Pesa anche lo scarso dialogo tra medici di famiglia e Servizi di igiene e prevenzione delle Asl che per il decreto legge 14 del 9 marzo dovevano prendere in carico i casi sospetti e interfacciarsi con il medico curante. «In Piemonte i comportamenti tra un'Asl e l'altra sono stati differenti. Da noi a Torino Ovest sono stati difficili», dice Grosso Ciponte. «L'Asl ha sostenuto di non dover emettere ordinanze di isolamento per i casi Covid acclarati né di quarantena per i contatti stretti. La legge dice l'inverso. Noi medici di famiglia dovremmo accedere a una pagina ad hoc del portale della Regione e ricavare il dato se l'assistito è oggetto o meno di provvedimento, quindi avvisarlo di persona. Ma non abbiamo l'autorità di formalizzare atti in cui si limita la libertà personale. E poi, chi avvisa il sindaco? Non tutti i pazienti cui è stato fatto il test sono riportati e visibili sul portale Asl. Inoltre, l'Asl ci chiede di non avere rapporti con il SISP e di segnalare noi i casi sul portale per le Unità speciali di continuità assistenziale. Queste ultime, preposte per legge a monitorare il paziente a casa su input nostro o del Sisp, si auto-allerterebbero leggendo gli esiti dei tamponi e le nostre segnalazioni: procedura poco pratica». La Regione ha annunciato ai sindacati medici di voler tenere conto dei loro rilievi nell'uniformare le pratiche delle Asl. Ma Grosso Ciponte non è ottimista. «La ripresa del lavoro precede la fase in cui partiranno i cambiamenti nell'organizzazione sanitaria. Invece dovremmo affrettarci a riprendere in mano le cronicità, fissare criteri di accesso in studio, modalità per le visite programmate e regole per far intervenire gli specialisti ambulatoriali ed ospedalieri, visto che fra pochi mesi non sarà prolungata la validità dei piani terapeutici e avremo il rischio di intasamenti. Ci vorrebbe chiarezza dall'Aifa, che ci autorizza a prescrivere idrossiclorochina ed eparine off label previo consenso informato del paziente Covid: quel consenso dobbiamo andare a prenderlo a casa sua, o per i ricoverati in Rsa raccoglierlo da un familiare e nulla ci assicura che un effetto collaterale avverso non comporti per noi conseguenze legali. Infine, molti soggetti a rischio che si sono assentati dal lavoro fruendo della legge 104 ci chiedono come faranno a riprendere visto che la disposizione che consente loro di fruire dei permessi scade il 30 aprile».
«In Lombardia i dipartimenti di prevenzione Asl hanno sofferto di un depotenziamento del personale negli anni. Mancano standard minimi di sorveglianza epidemiologici, gli stessi esplicitati all'allegato 10 del decreto legge 26 aprile. Siamo fermi al titolo», dice Pedrini; ma aggiunge che da qualche settimana i medici di famiglia lombardi segnalano ai SISP non solo i pauci-sintomatici contatti stretti di malati Covid-19 ma tutti i pazienti con sintomi sospetti. «Abbiamo anche chiesto il potere di mettere in isolamento o in quarantena un nostro paziente sulla base di una constatazione clinica: un passaggio rapido per evitare la risalita dei contagi. Ci vorrà una modifica di legge per farlo. Molto meno ci vuole però perché la Regione estenda ai SISP il nostro criterio di giudizio, un criterio che consegue all'insufficiente numero di tamponi e dell'esperienza da noi maturata sul campo. Molti malati con sintomi Covid non hanno avuto i tamponi, la normativa non li prevedeva. Dal 15 aprile la Regione ha accolto la nostra richiesta di fare il test a chi ritorna al lavoro tra gli operatori dei servizi essenziali ex decreto legge 10 aprile. Ma per dare l'ok al rientro la delibera autorizza un solo tampone, quando occorrerebbe il secondo tampone di controllo. Inoltre restano fuori i lavoratori che verranno "richiamati" dal 4 maggio in poi. Per questo nel fare la diagnosi oggi utilizziamo un diverso principio a tutela della collettività». Altro nodo: in Lombardia non sono state potenziate le Usca, rispetto al personale risicato degli inizi. «Le Usca nascono dall'obiettivo di ottimizzare i pochi dispositivi di protezione disponibili facendoli usare ai pochi medici indirizzati a casa dei pazienti Covid. È stato deciso che non andranno smantellate in vista di un probabile ritorno di fiamma del virus. L'ideale per un controllo efficace di quest'ultimo sarebbe nel frattempo dotare tutti i medici di medicina generale di DPI e mascherine idonee».
Mauro Miserendino

Sonnambulo

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Lodi
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180
  • Re: MMG e lavoratori
  • (04/05/2020 14:27)

Poveri MMG, mi sono quasi commosso. Una cosa di cui si dovrebbero invece occupare sono i soggetti "fragili", ma in questo caso preferisco giocare a scaricabarile con noi.

lanfraz

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426
  • Re: MMG e lavoratori
  • (04/05/2020 16:21)

Sonnambulo il 04/05/2020 02:27 ha scritto:
Poveri MMG, mi sono quasi commosso. Una cosa di cui si dovrebbero invece occupare sono i soggetti "fragili", ma in questo caso preferisco giocare a scaricabarile con noi.

A proposito di fragili, ho appena verificato che domani in visita periodica vedrò un lavoratore "al limite" (non entro nei dettagli), il cui giudizio dovrà tener conto dell'emergenza sanitaria. Se l'idoneità non fosse stata in scadenza, non ci sarebbero stati provvedimenti ad hoc, perché non mi avrebbe certo contattato, né avrebbe richiesto visita straordinaria, pur essendo al corrente della possibilità. Forse però si sarebbe rivolto al curante, se questi avesse potuto giustificare l'assenza (mentre mi giunge voce che ormai i MMG non siano propriamente ben disposti). Sinceramente rimango perplesso di fronte a questa gestione del problema, che finisce per non tutelare nessuno.

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