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sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti

Questo argomento ha avuto 23 risposte ed è stato letto 33551 volte.

saferr

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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (25/07/2015 10:27)

cuoco e chi lavora in cucina : stress fisici specialmente di tipo termico, e mmc,
cameriere: si vede che siete per la maggior parte maschietti, ma avete idea di cosa si trovi nei bagni sugli ascigamani E SULLELENZUOLA?

dopo questo piccolo indizio... penso che sappiate riconoscere un rrischio che nessuno ha citato

Giannini

Giannini
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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (25/07/2015 13:06)

Il rischio biologico in questo caso esiste ma può essere adeguatamente prevenuto mettendo in atto una corretta procedura (che personalmente contemplo in appendice al piano sanitario di concerto con RSPP) in relazione alle attività da eseguirsi nel rispetto delle buone prassi e con utilizzo scrupoloso di DPI. Nella procedura indico chiaramente anche i passi da seguire in caso di accidentale contatto con liquidi biologici.
In questo caso il Medico Competente - tolte le indicazione suddette e l'eventuale gestione dei possibili casi di fortuito contatto - può acquisire utili informazioni in sede anamnestica in merito a patologie che affliggono il lavoratore e che potrebbero, anche per l'eventuale terapia in atto, rappresentare aggravante nel caso (seppur remoto) di contatto a rischio ed eventuale malattia infettiva contratta.
Non da ultimo - esistendo per l'epatite B un vaccino sicuro ed efficace che può essere messo a disposizione del lavoratore - può essere indagata l'eventuale copertura vaccinale (markers) per il virus B ed anche - a scopo squisitamente medico legale - l'eventuale presenza di antigeni B in circolo (sarebbe il punto 0 fermo restando che tale indagine viene solitamente messa in atto al momento dell'infortunio dai Colleghi del PS).
Per non dilungarmi accenno soltanto alla querelle del vaccino: diventa obbligatorio? Sulla base di quale Legge? E considerato ciò perde un pò di senso indagare se poi non posso obbligare qualcuno a vaccinarsi. E se poi rifiuta la vaccinazione proposta? Che tipo di idoneità? Alzo bandiera bianca....graditi ulteriori contributi.

"Felicius curari a medico popularem gentem quam nobiles et principes viros."

milvio.piras

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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (25/07/2015 22:26)

Personalmente mi trovo abbastanza vicino alle posizioni di coloro che tendono a fare o proporre qualche esame o atto medico in più piuttosto che in meno, e magari “compensare” piuttosto con scadenze più lunghe rispetto alla classica annuale da tanti ritenuta buona per tutte la circostanze (in fondo, il medico competente dovrebbe essere sempre a disposizione per ogni eventualità, no? Sia a distanza di un solo mese dalla visita medica, sia anche a un anno e mezzo, se il lavoratore, opportunamente informato, lo richiede).
Sono pertanto portato a non sottovalutare il rischio biologico, malgrado i progressi della tecnica e dell’igiene, ambientale e personale. Secondo me il personale addetto alle pulizie e a rifare le camere può sempre incocciare in un oggetto acuminato o tagliente con cui un ospite, più o meno imbecille, più o meno ubriaco e magari portatore di qualche virus, ci si è tagliato e che ha lasciato in mezzo alle lenzuola, e non mi risulta che vengano di norma forniti al personale guanti in cotta d’acciaio (malgrado le “amenità” che si leggono su molti DVR “copia e incolla”); oppure la cameriera può avere una lesione della pelle e venire a contatto con liquidi biologici imbrattanti lenzuola o asciugamani.
Quanto ai cuochi e ai loro aiutanti di cucina, o tutti quelli che possono tagliarsi o ferirsi durante la loro attività lavorativa, pur non contemplata nella lista di cui alla legge 292/’63 e successive integrazioni, concludo sempre il discorsetto che faccio ai lavoratori sui vantaggi della vaccinazione e sui rischi in caso di rifiuto con: .

Colgo l’occasione per chiedere: perché tanta avversione di tanti colleghi verso l’ECG? Ho notato che questo esame viene spesso escluso o penalizzato anche da protocolli sanitari riguardanti attività comportanti lavori in altezza, guida di mezzi, lavori notturni o comunque particolarmente stressanti.
È mai capitato che un giudice abbia condannato un medico ritenendo che ne avesse eseguito uno di troppo? O è più probabile che si possa essere inguaiati per averne eseguito uno di meno, in caso di contenzioso?

lanfraz

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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (26/07/2015 00:45)

A parte l'ipotesi suggestiva ("..può sempre incocciare con un oggetto acuminato o tagliente, che un ospite più o meno ubriaco e magari portatore di qualche virus ha lasciato in mezzo alle lenzuola"), per cui allora ovunque può accadere qualsiasi cosa, non capisco che senso abbia variare la periodicità della visita - presupponendo quindi un rischio "moderato" - e poi proporre qualche esame "in più" (in più rispetto a cosa poi..?).

Quanto all'ECG, posso concordare se si tratta di lavoratori in altezza o che svolgono attività comportanti un elevato carico di lavoro fisico, ma una cameriera ai piani, un cuoco, un receptionist (ancorché notturno)..non esageriamo solo perché abbiamo paura di "essere inguaiati", perché altrimenti parliamo di medicina "difensiva", non "preventiva".

milvio.piras

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601
  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (27/07/2015 00:38)

La vita è bella perché è varia.
Ognuno si faccia pure il protocollo che ritiene opportuno, sulla base delle sue opinioni personali e di quanto risulta dalla valutazione dei rischi, magari completata da quanto riferiscono i lavoratori, sovente ben diverso da quello riportato sui DVR, spesso “addomesticati”, quando non fatti col copia e incolla e parecchio lontani dalla realtà che vorrebbero descrivere.
Se tuttavia vogliamo discutere dell’utilità o opportunità di questo o quell’esame a fini “preventivi” piuttosto che “difensivi”, opinioni personali a parte, magari motivate da esperienze pregresse che potrebbero essere anche interessanti da condividere in un clima di sereno scambio di informazioni, può anche risultare che la scelta a volte è condizionata semplicemente dal timore di scostarsi dalle indicazioni dell’OdV locale.
Sembra assurdo o inaccettabile? Può darsi. Nessuno tuttavia ha mai accettato di uniformarsi a protocolli sanitari che, pur a grandi linee, fossero di riferimento per tutti ed applicabili almeno alle principali mansioni tipiche dei comparti edile, metalmeccanico, trasporti e così via, in modo da tutelarci in qualche modo dagli arbìtri dei vigilanti di turno ma anche dalle pressioni dei datori di lavoro che tirano sul prezzo. Si preferisce invece rivendicare la presunta autonomia del medico competente, utilissima, all’occasione, anche per alleggerire il protocollo rendendolo più economicamente appetibile.
Potremmo allungare il discorso citando casi in cui l’OdV ha imposto un protocollo esagerato ed ingiustificato. O di contenziosi in cui il giudice, che di solito non ne capisce niente, si beve le stupidaggini di un CTU male informato, quando non addirittura in malafede. Qualcuno ha voglia di farne l’esperienza? No? E allora, fino a quando non saremo tutti uniti e in grado di tutelarci a vicenda, viva anche la medicina difensiva!!

faggiano.danilo

faggiano.danilo
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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (27/07/2015 10:04)

Riguardo al rischio biologico per chi fa servizio ai piani, io lo attribuirei solo a chi fa le pulizie vere e proprie. Queste persone useranno anche i guanti e abbatteranno anche il rischio biologico ma non lo escluderanno mai del tutto.

Lavare un bagno espone a contatti anche diversi dalla mani, pensiamo agli schizzi sul volto di acqua contaminata proveniente dalle superfici lavate. E se poi c'è del vomito a terra per esempio? Casi normali per chi fa le pulizie, negli alberghi e altrove.

Avere i DPI non esclude, come sappiamo, il rischio. Semmai lo riduce grandemente e basta.
Se applicassimo il ragionamento che "se uso i guanti il rischio non c'è e quindi non faccio gli esami del sangue e le vaccinazioni" alle realtà con esposizione a rumore, dovremmo evitare di fare le audiometrie a chi usa le cuffie.
Evidentemente il ragionamento non regge. Ai fini della sorveglianza sanitaria l'esposizione al rischio non deve tener presente dell'uso dei DPI, se non marginalmente.

Quindi, guanti o no, chi è esposto al rischio biologico deve essere sottoposto a sorveglianza sanitaria con i criteri che si stanno dicendo.

Riguardo ai dentisti, quelli che seguo io fanno la sorveglianza sanitaria all'assistente alla poltrona senza alcuna remora. Il dentista in prima persona è datore di lavoro e quindi non si giova obbligatoriamente della sorveglianza sanitaria.

A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!

saferr

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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (27/07/2015 16:23)

insisto essendo maschietti non sapete QUANTOSIAPESANTE fare tante camere in poco tempo e cosa si possa trovare in un bagno o in una stanza di un albergo (da una stella a 5 stelle superior),
le cameriere non stanno solo nelle camere. portano i sacchi spazzatura spingono i carrelli con la biancheria sporca, vuotano e svuotano i secchi puliscono i vetri etc etc

e poi, dai, se non si contempla un rischio di contrarre malattie infettive MA ANCHE ZOONOSI per le cameriere ai piani per chi lo consideriamo? (ecco non lo chiamerei proprio rischio biologico però)

con l'81non vanno considerati TUTTI i rischi?

lanfraz

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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (27/07/2015 22:14)

Scusate, ma nessuno sottovaluta la possibile esposizione ad agenti patogeni (poi possiamo valutarne l'entità e darne la definizione che riteniamo più opportuna) di cameriere ai piani e addetti alle pulizie. Ognuno di noi provvede, consiglia o raccomanda le vaccinazioni che ritiene utili, eventualmente previa dosaggio di markers specifici per stabilire un t0, se vuole.

Io discuto il fatto di stabilire una periodicità per gli esami ematochimici specifici (quali poi..?) per il rischio biologico.

Anche dagli esempi che avete fatto (ferite, schizzi, ecc.) risulta evidente che si tratti di un rischio di tipo prevalentemente infortunistico. Perciò, se vi è una notizia d'infortunio, esistono le procedure post-esposizione - che comunque forniscono anche il t0 - per verificare eventuali sieroconversioni; se tale notizia non c'è, quale alterazione negli esami ematochimici periodici potrà essere con ragionevole certezza correlata all'attività lavorativa..?

Ci potrà essere il caso in cui, nel periodo intercorso tra una visita e la successiva, insorga sintomatologia e venga poi posta diagnosi di patologia - in assenza di infortunio - eventualmente correlabile all'esposizione lavorativa (es. scabbia): il medico competente valuterà quindi la situazione, una volta informato. Ma anche in questo caso non sulla base di ematochimici periodici.

In alcuni protocolli mi è capitato di vedere, per altre mansioni, la coprocoltura periodica per la ricerca di salmonella, shigella, ecc.: ma che senso ha senza una fondato sospetto..?

Il parallelo tra questo tipo di rischio biologico e l'esposizione a rumore, anche se ti riferivi specificamente al discorso dei DPI, non mi sembra possa reggere, fagiano.danilo, proprio perché la seconda ha un effetto cumulativo e non è un rischio di tipo infortunistico (salvo particolari esposizioni a rumori impulsivi): quindi è normale che si effettui una sorveglianza sanitaria con accertamenti strumentali periodici.

milvio.piras

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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (28/07/2015 01:03)

Non che la querelle sul rischio biologico e sul da farsi in merito giunga nuova, visto che sono anni che ognuno esprime le proprie opinioni in materia, spesso antitetiche, come sembra in questo caso.
Al di la dei bizantinismi sul considerare infortunio o malattia professionale il fatto di pungersi o tagliarsi con oggetti infetti, a me sembra che, all’atto pratico, il discorso si risolva in: c’è il rischio? Si! C’è la soluzione? Si! Quale? Più di una? Si scelga la migliore e la si adotti.
Nella fattispecie, se con un vaccino si può prevenire l’infezione, non capisco come si possa più convenientemente optare per altre soluzioni di ripiego, a meno che il vaccino presenti di per sé, magari solo per individui particolarmente suscettibili, controindicazioni che ne sconsiglino la somministrazione.
Per restare sui casi più frequenti:
1) antitetanica – è l’unica vaccinazione per cui ricorre l’obbligo tassativo di vaccinazione, almeno nei casi previsti dalla sopra citata 292/’63 e successive (avessi mai visto uno sportivo vaccinato per l’idoneità sportiva!); nei casi non previsti dalla legge in questione, invece, la si considera facoltativa; in caso di bisogno c’è la sieroprofilassi (splendido! Chissà però perché al pronto soccorso pretendono una firma?). Resta il fatto che le possibilità interpretative della legge sono, anche in questo caso, infinite: es.: gli addetti alle pulizie in ambiente ospedaliero o in un albergo o in una banca sono equiparabili agli operai addetti alla manipolazione delle immondizie indicati dalla 292?
2) antiepatite B – anche in questo caso ci sono liste di lavorazioni o circostanze che fanno ritenere particolarmente alto il rischio di contagio (v. Legge ordinaria del Parlamento n° 165 del 27/05/1991, art. 3, e D.M. 4/10/’91 e seguenti). Tuttavia, per le categorie a rischio (esclusi i bambini) la vaccinazione rimane solo un diritto e non un obbligo (stesso Art. 3. 1. Permane invariato il diritto alla vaccinazione contro l'epatite virale B dei soggetti appartenenti alle categorie a rischio,…), almeno secondo la maggioranza dei medici, che applicano alla lettera le disposizioni del decreto 81, sostenendo che l’obbligo di vaccinazione sussiste solo in caso di uso deliberato di agenti biologici, o per le punture accidentali solo nel settore ospedaliero e sanitario (per fortuna non si sono dimenticati i sub-fornitori, tra i quali ci saranno quelli delle pulizie, credo). Gli altri si arrangino!! A proposito, anche in questo caso gli addetti alle pulizie in un albergo o in una banca o in una scuola sono equiparabili agli addetti ai servizi di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti?
3) HIV – fondamentale resta la prevenzione primaria: evitare il contagio; in questo caso abbiamo anche a disposizione una procedura di urgenza, con farmaci antivirali, da attivarsi immediatamente dopo il sospetto contagio, possibilmente entro le prime 4 ore, e comunque non oltre i tre giorni. Peccato che, però, a tutt’oggi rimanga pressoché ignorata.
4) HCV – fondamentale la prevenzione primaria. Qualcuno sa di trattamenti post esposizione efficaci? (interferone-alfa?)
5) sorvoliamo per brevità su altre malattie infettive, tipo le salmonellosi, l’epatite A, o anche le parassitosi, altrimenti non la finiamo più.
Utilità delle indagini sierologiche: quando esiste il vaccino, per valutare se sia il caso di proporlo o somministrarlo se obbligatorio; quando non esiste il vaccino, eventualmente per fissare il punto0 a fini medico-legali e, in circostanze particolari, per informare il soggetto della situazione in cui si trova, affinché, opportunamente informato, possa opportunamente regolarsi, soprattutto nel caso risulti essere portatore di un virus particolarmente pericoloso, es.: un infermiere portatore di HIVo HCV, o gli agenti delle forze di polizia (L. n. 359/90).

lanfraz

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  • Re: sorveglianza sanitaria presso gli alberghi e ristoranti
  • (28/07/2015 06:47)

Appunto: l'utilità delle indagini sierologiche per il rischio biologico c'è in fase preventiva e post-esposizione, non periodica.

Per l'epatite B gli addetti pulizie di alberghi, banche e scuole non possono, a mio parere, essere equiparati agli addetti raccolta e smaltimento rifiuti: le linee guida di Regione Lombardia, ad esempio, raccomandano la vaccinazione per questi ultimi e per gli addetti pulizie operanti nel settore sanitario, non per gli altri.

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