diotallevi il 24/03/2008 09:53 ha scritto:
Scusate se insisto ma oltre a ramiste che lo ha fatto in modo chiaro e coinciso nessuno di voi si è espresso sulla domanda da me posta in chiusura...
Ho avuto un'animosa discussione con dipendente che minaccia denuncia (non so bene per cosa??) perchè il sottoscritto non deve basarsi solo sui referti oggettivi ma anche e solo sui sintomi soggettivi riferiti..
Aggiungo che gli sono già state fornite scarpe diverse dalle standard ma lui vuole essere autorizzato all'acquisto senza limiti di spesa..
perché la risposta di ramiste è, si concisa, ma GIUSTA E COMPLETA!!
Capisco le tue ansie di fronte a questi soggetti ipocondriaci (oppure ..... ipolavorativi ....), però se noi si desse credito a tutti i sintomi soggettivi, soprattutto di certi soggetti, sarebbe la fine. Attenzione non dico di non ascoltare, ma poi cercare un riscontro oggettivo; purtroppo quest'ultimo non sempre è rilevabile, allora cerchiamo conforto in specialisti DI NOSTRA FIDUCIA (come dicono anche 626 e P.U.) o nella nostra esperienza. Scriviamo in cartella (a futura memoria ML) tutto ciò, ma proprio tutto, che abbiamo fatto o anche solo pensato, con tutte le motivazioni, e poi prendiamo tranquillamente la nostra decisione.
Nella prossima vita devo trovarmi un lavoro meno ansiogeno, avete consigli?
"Studia prima la scienza, e poi seguita la pratica, nata da essa scienza. Quelli che s'innamoran di pratica senza scienza son come 'l nocchier ch'entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada"
LEONARDO DA VINCI
Cari amici,
ritengo fondamentale un aspetto poco considerato su questo thread: la certificazione delle scarpe antinfortunistiche.... Il problema alla base secondo me è che vengono messe in commercio scarpe (schifose)con certificazioni concesse senza tener minimamente in conto dei parametri quali comfort, calzabilità, etc. Anche io ho dovuto gestire controversie sulle scarpe antinfortunistiche con aziende che compravano al risparmio. Peraltro la legge è dalla loro parte: se la scarpa è certificata vuol dire che risponde ai requisiti di sicurezza.... Ritengo di aver trovato un giusto compromesso in queste aziende consigliandoli in questo modo: se il dipendente desidera una scarpa antinfortunistica a lui più congeniale (a patto che rispetti le norme di sicurezza antinfortunistica previste per la mansione e che tale scelta non sia dettata da problemi medici oggettivamente riscontrabili),l'azienda gli rimborsa una quota parte (pari al valore della scarpa antinfortunistica acquistata dall'azienda per tutti i dipendenti). Sembra funzionare in diverse realtà con buona pace per tutti
Peraltro volevo porvi una domanda: da quando in qua una certificazione rilasciata da un ortopedico o medico curante o chicchessia inerente l'esonero dall'uso di scarpe antinfortunistiche ha valore di legge ai sensi della 626/94?
diotallevi il 24/03/2008 09:53 ha scritto:
Scusate se insisto ma oltre a ramiste che lo ha fatto in modo chiaro e coinciso nessuno di voi si è espresso sulla domanda da me posta in chiusura...
Ho avuto un'animosa discussione con dipendente che minaccia denuncia (non so bene per cosa??) perchè il sottoscritto non deve basarsi solo sui referti oggettivi ma anche e solo sui sintomi soggettivi riferiti..
Aggiungo che gli sono già state fornite scarpe diverse dalle standard ma lui vuole essere autorizzato all'acquisto senza limiti di spesa..
Partendo dal presupposto che ho gestito, circa 7 anni, fa, una situazione in cui, in un'aziende di oltre 1000 dipendenti, ho ricevuto, all'atto della introduzione dell'obbligo d'uso delle SAI, una cosa come 600 richieste d'esonero accompagnate dai piu' improbabili certificazioni, la strada che ho seguito (e con successo, grazie, anche alla collaborazione dell'azienda) e' stata la seguente:
1) nei casi normali, invece, ho predisposto per ulteriori accertamenti, al fine di verificare quali fossero le situazioni specifiche. L'azienda ha predisposto un gran numero (12) di modelli con le caratteristiche previse. Il lavoratore, in media una volta l'anno, riceve un buono e va a prendere le scarpe presso un negozio con cui abbiamo stipulato una convenzione. Nessuna fretta. Prova le scarpe e decide, in autonomia, quali possono andare...
2)All'atto dei cicli di formazione periodica, di cui sono parte integrante, ho mostrato le foto di un piede di un soggetto che e' rimasto vittima di un infortunio causato dalla mancanza di scarpe antinfortunistiche (nello specifico, un carrello elevatore e passato, per fortuna a bassa velocita', con la benna sul piede dell'operatore che, per fortuna, indossava regolarmente le SAI). Ho mosrato loro le varie fasi ed ho raccontato, con dovizia di particolari, cio' che sarebbe successo se l'omino in questione NON avesse avuto i DPI...
3) i soggetti piu' riottosi o minacciosi li ho gentilmente invitati ad accomodarsi in pretura o dove meglio credevano. Preferisco una denuncia per aver fatto venire i calli a qualcuno, piuttosto che i rimorsi di coscienza dovuti all'aver contribuito ad un danno (oltre alle inevitabili conseguenze civili e penali):-P
Cordialita'
Peppe
".. la posta in giuoco è suprema e richiede che ognuno si assuma le proprie responsabilità attraverso il vaglio della propria coscienza". B.M. 2 aprile 1925
La domanda è secondo voi è lecito richiedere scarpe speciali solo sulla base di un dolore riferito ed in assenza di qualsiasi dato oggettivo alla visita (eritemi, edemi, ipercheratosi, disturbi dell'appoggio plantare, dismorfismi)?[/cite]
dudi il 27/03/2008 01:51 ha scritto:
La domanda è secondo voi è lecito richiedere scarpe speciali solo sulla base di un dolore riferito ed in assenza di qualsiasi dato oggettivo alla visita (eritemi, edemi, ipercheratosi, disturbi dell'appoggio plantare, dismorfismi)?
[/cite]Sono perfettamente d'accordo con Ramiste la risposta è NO ! Non solo non ritengo sufficiente affidarmi alla sola sintomatologia riferita, ma la mia opinione è che sia fondamentale un riscontro oggettivo come partenza per indirizzarmi ad una eventuale consulenza specialistica (in analogia alla nostra restante attività: la lombalgia riferita non è sufficiente per esprimere limitazioni/prescrizioni in merito alla MMC!, ecc). Buon lavoro a tutti
La discussione potrebbe continuare a lungo, ma mi sento di fissare alcuni punti:
1. la clinica è fondamentale. E' piuttosto raro che si debbano richiedere consulenze e/o esami strumentali. Quindi esaminare i piedi.
2. anche i sintomi solo soggettivi sono importanti (per esempio il dolore plantare senza altri segni oggettivi si verifica con una certa frequenza) Una unica tipologia di scarpa non potrà mai andare bene per tutti (soprattutto quando ci troviamo con numerosi addetti: centinaia); provate a pensare a tutte le variabili possibili della morfologia del piede (dita lunghe o corte, collo alto, pianta larga, ecc.).
3. Trovare un fornitore che metta a disposizione a parità di prezzo e di specifiche di sicurezza più tipi di scarpa. Scegliere ovviamente scarpe di buona qualità (poco si spende.....).
4. I certificati (compiacenti o veritieri) esibiti dai lavoratori vanno letti, ma la decisione resta al MC che secondo scienza e coscienza e buon senso prende la decisione.
Seguo da molto tempo una grossa azienda metalmeccanica con centinaia di addetti ai reparti di produzione e il problema delle scarpe è sempre esistito. Sebbene la scarpa standard sia una di buona qualità le "incompatibilità" negli ultimi anni si aggirano intorno al 15% all'anno. E' molto?
Saluti a tutti.
[cite]dellarossa il 28/03/2008 08:45 ha scritto:
(.....).
4. I certificati (compiacenti o veritieri) esibiti dai lavoratori vanno letti, ma la decisione resta al MC che secondo scienza e coscienza e buon senso prende la decisione.
Ovvio che per sapere cosa c'è scritto devi leggerli, ma una certificazione è un modo in cui un lavoratore, attraverso il Curante, attesta una sua situazione clinica.
Perchè dovresti rischiare dei problemi (ove la tua valutazione non ti soccorra) mettendo in discussione una certificazione in base alla quale il lavoratore potrà in futuro chiederti conto ?
Se la certificazione esiste formalmente, ovvero ne hai preso atto, la devi contestare: e perchè io devo rischiare anche solo delle seccature se Tizio non vuole usare i DPI ?
Quando Tizio scopre che il suo amico Curante lo ha fregato perchè rischia di perdere il lavoro, o magari lo perde (ci credo poco), il minimo che ti dirà è " Ca..spita, Dottore, ma perchè non me lo ha detto almeno lei ?"
Fatti la TUA valutazione in scienza e coscienza, e se del caso proponi quello che ritieni opportuno (se ha un problema lo vedi anche tu), ma lascia perdere i certificati quando hai la fortuna di essere il primo a vederli.
Sai quante volte mi è capitato il Ddl che, avendo ricevuto LUI il certificato, mi ha detto : " Va bene, allora lo licenzio " (e non parlo solo di scarpe antinfortunistiche), e ho dovuto a quel punto fare in modo che quel certificato perdesse importanza se era "poco veritiero" ??
Se i Giusti non si oppongono sono già colpevoli ("Gracchus" Babeuf)
diotallevi il 21/03/2008 07:12 ha scritto:
Seguo una grossa azienda di circa 850 dipendenti, il DVR prevede l'uso delle scarpe antinfortunistiche in relazione al pericolo schiaccimento.
Mi ritrovo a gestire problemi di algie pedidee quotidianamente e ormai per me è divenuto un vero incubo tra lamentele, certificati, visite su richiesta; ho deciso quindi di prendere in mano la situazione:
- incontro con RLS ed RSU per chiedere il loro aiuto nella sensibilizzazione all'uso dei DPI e per spiegare che l'uso è obbligatorio nonostante la presentazione di assurde certificazioni mediche che sanciscono l'esenzione(ho deciso di chiamare uno a uno i medici di base per mandarli a f...);
- ho chiesto all'azinda di passare da una scarpa S3 ad una S1 senza lamina (non c'è rischio intrusivo) nella speranza di ridurre le lamentele (non potete immaginare lo sforzo nel convincerli a cambiare 850 scarpe);
- ho attivato una procedura per cui i dipendenti più problematici, su mia indicazione e solo sulla base di dati oggettivi(visita ortopedica + RX e/o ECO), abbiano la possibilità scegliere e comprarsi la scarpa che vogliono, in piena autonomia e senza limiti di spesa, ovviamente a carico dell'azienda.
L'ultimo punto però mi siè ritorto contro, da quando si è diffusa la notizia che su mia indicazione è possibile avere anche scarpe da 100 euro le segnalazione di algie si sono decuplicate e sono iniziate le recriminazioni e le minacce...
La domanda è secondo voi è lecito richiedere scarpe speciali solo sulla base di un dolore riferito ed in assenza di qualsiasi dato oggettivo alla visita (eritemi, edemi, ipercheratosi, disturbi dell'appoggio plantare, dismorfismi)?
A mio avviso il Medico può solo cercare di mediare tra le esigenze soggettive del Dipendente ed il diritto del Datore di lavoro di scegliere calzature "a norma di Legge". La nostra abilità nel mediare potrà evitare una soluzione che non potrà che essere drastica: impossibilità ad usare i DPI equivale ad una inidoneità alla mansione. Non credo sia accettabile, se non a rischio e pericolo sia del Dipendente che del DDL e del Medico, una esenzione dall'uso di DPI.
Saluti a tutti.
Interessante questo dibbattito sulle scarpe.
Direi che c'è tutta la medicina del lavoro , nelle sue varianti più o meno ideologiche o politiche che dir si voglia .
Ricordo un mio illustre docente, il professor Antonio Greco dell'Università di Milano, fondatore della soietà italiana di ergonomia , che diceva che era a lui impossibile vestire comodamente senza prima andare dal sarto o dal calzolaio .
Forse è un eccesso ? Forse erano altri tempi ( io ho frequentato il suo corso nel 1980 )?
Di fatto mi sembra che tutti , da quanto scrivono, non abbiano coonoscenze sufficienti o adeguate su come deve essere fatta una scarpa.
Vorrei che qualche illustre prpfessore ci fasse un corso d'aggiornamento, questi sono i veri problemi della medicina del lavoro
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