Mi pare ci sia una certa confusione.
Una cosa sono le vaccinazioni obbligatorie, che derivano da normative diverse da quelle di prevenzione (oggi 81, prima 626).
Altra cosa sono le vaccinazioni indicate come misura di prevenzione (prima dal 626, oggi 81), che non sono né obbligatorie né facoltative.
Queste sono previste dall'attuale art.279, c.2, lett. a) (ma era così anche il "vecchio" art.86) qualora si verifichino le seguenti con le seguenti condizioni:
1-messa a disposizione da parte del datore di lavoro;
2-su conforme parere del medico competente;
3-come misura protettiva particolare per quei lavoratori che richiedano misure speciali di protezione;
4-anche per motivi sanitari individuali (quindi anche sulla base di una valutazione individualizzata, ad es. vaccinazione anti-HBV in un lavoratore già portatore di una epatopatia cronica);
5-come premessa di tutto, allorché la valutazione dei rischi indichi la necessità, per quella mansione, di tale misura in relazione ad un certo agente biologico;
6-allorché l'allegato XLVI indichi che per l'agente esiste un vaccino efficace (nota V);
7-purché il lavoratore sia informato "sui vantaggi e svantaggi della vaccinazione e della non vaccinazione" (c.5).
Fin qui è solo una lettura coordinata della normativa, che si ritrovava tale e quale nel 626.
Quindi le vaccinazioni previste dalla normativa di settore non sono né "obbligatorie", né "facoltative", né "consigliate".
"Devono" essere messe a disposizione del lavoratore, che "deve" essere informato sui vantaggi, ecc.
Questi "può" sottoporvisi o meno (non è certo una ipotesi di trattamento sanitario obbligatorio di cui all'art.32 Cost.); qualora la risposta sia "no" in assenza di controindicazioni mediche, il medico competente "può" decidere - sotto la sua responsabilità, in scienza e coscienza - che il lavoratore non è idoneo alla mansione specifica (con tutti i possibili ricorsi del lavoratore, sia all'organo di vigilanza che, eventualmente, al giudice del lavoro).
Tentando di rispondere ai quesiti:
-il medico competente oggi collabora alla valutazione dei rischi (art.25, c.1. lett.a), e quindi questa può essere una circostanza in cui ci si può trovare in contrasto con l'RSPP e il DdL (ma mi fa un po' ridere vedere ingegneri et similia pronunciarsi da grandi esperti in vaccinazioni);
-la messa a disposizione è "su conforme parere del medico competente", quindi non c'è RSPP o coordinatore o datore di lavoro che tenga: se per voi non è indicata la vaccinazione, non si fa (naturalmente portandone la responsabilità professionale).
PREVEMP il 09/07/2010 03:25 ha scritto:
Mi pare ci sia una certa confusione.
Una cosa sono le vaccinazioni obbligatorie, che derivano da normative diverse da quelle di prevenzione (oggi 81, prima 626).
Altra cosa sono le vaccinazioni indicate come misura di prevenzione (prima dal 626, oggi 81), che non sono né obbligatorie né facoltative.
Queste sono previste dall'attuale art.279, c.2, lett. a) (ma era così anche il "vecchio" art.86) qualora si verifichino le seguenti con le seguenti condizioni:
1-messa a disposizione da parte del datore di lavoro;
2-su conforme parere del medico competente;
3-come misura protettiva particolare per quei lavoratori che richiedano misure speciali di protezione;
4-anche per motivi sanitari individuali (quindi anche sulla base di una valutazione individualizzata, ad es. vaccinazione anti-HBV in un lavoratore già portatore di una epatopatia cronica);
5-come premessa di tutto, allorché la valutazione dei rischi indichi la necessità, per quella mansione, di tale misura in relazione ad un certo agente biologico;
6-allorché l'allegato XLVI indichi che per l'agente esiste un vaccino efficace (nota V);
7-purché il lavoratore sia informato "sui vantaggi e svantaggi della vaccinazione e della non vaccinazione" (c.5).
Fin qui è solo una lettura coordinata della normativa, che si ritrovava tale e quale nel 626.
Quindi le vaccinazioni previste dalla normativa di settore non sono né "obbligatorie", né "facoltative", né "consigliate".
"Devono" essere messe a disposizione del lavoratore, che "deve" essere informato sui vantaggi, ecc.
Questi "può" sottoporvisi o meno (non è certo una ipotesi di trattamento sanitario obbligatorio di cui all'art.32 Cost.); qualora la risposta sia "no" in assenza di controindicazioni mediche, il medico competente "può" decidere - sotto la sua responsabilità, in scienza e coscienza - che il lavoratore non è idoneo alla mansione specifica (con tutti i possibili ricorsi del lavoratore, sia all'organo di vigilanza che, eventualmente, al giudice del lavoro).
Tentando di rispondere ai quesiti:
-il medico competente oggi collabora alla valutazione dei rischi (art.25, c.1. lett.a), e quindi questa può essere una circostanza in cui ci si può trovare in contrasto con l'RSPP e il DdL (ma mi fa un po' ridere vedere ingegneri et similia pronunciarsi da grandi esperti in vaccinazioni);
-la messa a disposizione è "su conforme parere del medico competente", quindi non c'è RSPP o coordinatore o datore di lavoro che tenga: se per voi non è indicata la vaccinazione, non si fa (naturalmente portandone la responsabilità professionale).
Non capisco allora come mai la necessità ex lege di indicare categorie per le quali sia obbligatorio vaccinare....mentre per l'81 lo si fà in base alla VDR....ora capirai che per un dipendente d'ufficio che sporadicamente si reca in cantiere nessuno mi può dire se questo soggetto ha più rischio nel fare la vaccinazione (es guillame barrè, encefalite vaccinica, malattia da siero o reaz allergiche)oppure nel non farle e rischiare eccezionalmente di prendersi un tetano o un epatite B....come valuto?!? Esiste anche la possibilità che un rischio non sia inquadrabile per Voi? Oppure il medico ha sempre da prendersi responsabilità?
Come posso comportarmi per ovviare a tutta sta baraonda nel caso che ho descritto riaprendo questo 3d?
Giusto o sbagliato che sia, vi dico cosa faccio io: vaccinazioni obbligatorie spiego a lavoratori e DL che devono farle e "dovrebbero" essere gratuite presso le ASL, se queste fanno storie meglio arrangiarsi a comprarle e farsele fare all'ASL o dal MMG.
In altri casi in cui secondo me ci sono possibili rischi, mi limito a dare consigli, senza certo imporle, ma spiegando vantaggi e svantaggi: un esempio l'HBV per gli addetti PS. Spiego cos'è l'HBV, cosa porta e che c'è un vaccino efficace e che protegge a vita, che secondo me sarebbe opportuno farlo e lascio alla persona la decisione finale. Spesso nelle piccole aziende è lo stesso datore di lavoro addetto al PS, quindi il problema costi a carico dell'azienda non si pone nemmeno.
per l'antitetanica chiedo sempre se hanno il cartellino o il richiamo, a prescindere dal tipo di lavoro: a seconda poi dell'effettivo rischio la consiglio o meno.
Vi dirò anche che nei corsi di primo soccorso faccio sempre una chiacchierata di un'oretta sull'argomento vaccinazioni, anche se non previsto, perchè ho scoperto che esiste una lacuna enorme: non pretendo assolutamente di essere un esperto o di riempirla, ma mi sembra comunque utile a fini preventivi e educativi.
ciao a tutti
Scusate, ma su HBV secondo me siamo fuori strada; vaccinazione che consiglio a tutti, per carità; ma non capisco dove sia, per un ingegnere o architetto il rischio da HBV;
altro problema: prima di fare un vaccino anti HBV dobbiamo conoscere lo stato immunitario (HBsAg, IgG anti HBsAg ecc.), chi fa questi esami, noi? e su quale base giuridica? il vaccino chi lo somministra? infine chi lo paga?
Tornando al tetano, una soluzione può essere dosare gli anticorpi anti tetano e fare il richiamo solo a chi ha un valore non protettivo, per le categorie per cui vige l'obbligo; per gli altri si consiglia il vaccino e si invia alla asl.
I problemi si pongono quando l'operaio ha perso i documenti vaccinali; nel dubbio si fa il richiamo piuttosto che mandarlo a lavoro senza richiamo, a meno che non si abbia la valutazione del titolo.
Io comunque farei una piccola indagine andando a vedere quanti casi di tetano si sono verificati negli ultimi anni nel territorio, suddivisi per genere e classi d'età: secondo me ci saranno sorprese.
paraquat il 09/07/2010 09:41 ha scritto:
Scusate, ma su HBV secondo me siamo fuori strada; vaccinazione che consiglio a tutti, per carità; ma non capisco dove sia, per un ingegnere o architetto il rischio da HBV;
altro problema: prima di fare un vaccino anti HBV dobbiamo conoscere lo stato immunitario (HBsAg, IgG anti HBsAg ecc.), chi fa questi esami, noi? e su quale base giuridica? il vaccino chi lo somministra? infine chi lo paga?
Tornando al tetano, una soluzione può essere dosare gli anticorpi anti tetano e fare il richiamo solo a chi ha un valore non protettivo, per le categorie per cui vige l'obbligo; per gli altri si consiglia il vaccino e si invia alla asl.
I problemi si pongono quando l'operaio ha perso i documenti vaccinali; nel dubbio si fa il richiamo piuttosto che mandarlo a lavoro senza richiamo, a meno che non si abbia la valutazione del titolo.
Io comunque farei una piccola indagine andando a vedere quanti casi di tetano si sono verificati negli ultimi anni nel territorio, suddivisi per genere e classi d'età: secondo me ci saranno sorprese.
Dall'intervento di prevemp e dall'81 l'obbligo insorge quando dalla valutazione dei rischi emerge il rischio (sebbene non quantificabile)di contrarre tetano. Perciò l'architetto che va in cantiere deve OBBLIGATORIAMENTE (e non per semplice consiglio) essere sottoposto a vaccinazione....pena la non idoneità a calpestare quel terreno....
Certo però che aspettare per esprimere un giudizio di idoneità che l'architetto mi prenda appuntamento con l'asl...è cosa improponibile....voi riuscite a lavorare in questo modo? E soprattutto riuscite a convincere tutti ingegneri, tecnici, architetti a obbedire ossequiosamente a farsi una vaccinazione magari affatto condivisa? io direi di mettere sulla prossima legge che se il lavoratore rifiuta la vaccinazione....se la va a vedere direttamente allo spresal...perchè tutta sta bega pesa sempre e solo sulla testa del medico competente in caso di controlli?
A mio parere se la mansione rientra in quelle previste dalla Legge 292/63 (ad es. operaio edile) il lavoratore, se non ha un titolo anticorpale protettivo, deve obbligatoriamente fare la vaccinazione antitetanica, pena la non idoneità alla mansione specifica.
Se invece la necessità di vaccinarlo nasce dalla valutazione dei rischi ex D.Lgs. 81/08 allora la vaccinazione, previo consenso informato, è facolativa ed il medico competente, se il lavoratore non si vaccina, può scegliere il tipo di giudizio che preferisce (con le conseguenze che questo comporta). La mia posizione credo sia simile o uguale a quella di PREVEMP.
Domanda: secondo voi gli "operai addetti alla raccolta delle immondizie" ex L.292/63, sono quelli che oggi chiameremmo operatori ecologici oppure quelli che chiameremmo operai addetti alle pulizie? Oppure entrambi?
Mi spiego meglio, voi sottoponete gli operai pulitori alla vaccinazione antitetanica ex L.292/63 (quindi obbligatoriamente)?
Grazie
mc pol il 10/07/2010 03:23 ha scritto:
A mio parere se la mansione rientra in quelle previste dalla Legge 292/63 (ad es. operaio edile) il lavoratore, se non ha un titolo anticorpale protettivo, deve obbligatoriamente fare la vaccinazione antitetanica, pena la non idoneità alla mansione specifica.
Se invece la necessità di vaccinarlo nasce dalla valutazione dei rischi ex D.Lgs. 81/08 allora la vaccinazione, previo consenso informato, è facolativa ed il medico competente, se il lavoratore non si vaccina, può scegliere il tipo di giudizio che preferisce (con le conseguenze
che questo comporta). La mia posizione credo sia simile o uguale a quella di PREVEMP.
Domanda: secondo voi gli "operai addetti alla raccolta delle immondizie" ex L.292/63, sono quelli che oggi chiameremmo operatori ecologici oppure quelli che chiameremmo operai addetti alle pulizie? Oppure entrambi?
Mi spiego meglio, voi sottoponete gli operai pulitori alla vaccinazione antitetanica ex L.292/63 (quindi obbligatoriamente)?
Grazie
secondo me obbligatoria in entrambi i casi
mc pol il 10/07/2010 03:23 ha scritto:
A mio parere se la mansione rientra in quelle previste dalla Legge 292/63 (ad es. operaio edile) il lavoratore, se non ha un titolo anticorpale protettivo, deve obbligatoriamente fare la vaccinazione antitetanica, pena la non idoneità alla mansione specifica.
Se invece la necessità di vaccinarlo nasce dalla valutazione dei rischi ex D.Lgs. 81/08 allora la vaccinazione, previo consenso informato, è facolativa ed il medico competente, se il lavoratore non si vaccina, può scegliere il tipo di giudizio che preferisce (con le conseguenze
che questo comporta). La mia posizione credo sia simile o uguale a quella di PREVEMP.
Domanda: secondo voi gli "operai addetti alla raccolta delle immondizie" ex L.292/63, sono quelli che oggi chiameremmo operatori ecologici oppure quelli che chiameremmo operai addetti alle pulizie? Oppure entrambi?
Mi spiego meglio, voi sottoponete gli operai pulitori alla vaccinazione antitetanica ex L.292/63 (quindi obbligatoriamente)?
Grazie
secondo me obbligatoria in entrambi i casi
Cerco di spiegarmi ancora meglio.
Le vaccinazioni obbligatorie sono tali perché previste dalla legge, ma non hanno molto a che vedere con la prevenzione negli ambienti di lavoro, perché nascono in contesti diversi e riguardano anche categorie diverse dai lavoratori (es. antitetanica per gli sportivi, ecc.). Per semplificare, possiamo dire che nascono in un contesto di sanità pubblica, che le prevede come gratuite, o meno, ecc. Soprattutto, però, prescindono dalla effettiva sussistenza di un rischio nel contesto specifico: vanno fatte perchè lo dice la legge.
Le vaccinazioni previste dalla nostra normativa di prevenzione - che è venuta dopo vari anni e con diverse finalità - si caratterizzano invece per essere legate alla esposizione ad un rischio valutato tale - per cui il datore di lavoro "deve" metterle a disposizione, pagarle, ecc., come esposto in dettaglio nell'intervento precedente.
Un'ulteriore differenza sta nel fatto che nel primo caso sussiste un obbligo giuridico del lavoratore a sottoporvisi, nel secondo no.
perlot il 04/06/2001 03:42 ha scritto:
caro collega
la mia esperienza è molto diversa; nella mia provincia il Trentino, la vaccinazione antitetanica viene effettuata gratuitamnte non solo alle persone a rischio ma anche alle persone "normali"; inoltre su mia richiesta scritta chedo regolarmente la vaccinazione antitifica e antiepatite A per gruppi di lavoratori addetti alla depurazione delle acque di scarico urbano e non mi risulta che in nessun caso sia stato richiesto un pagamento delle stesse alla ditta che ha in gestione i depuiratori urani.
cari saluti
Perlot Mariapia
VACCINAZIONE ANTIEPATITE A per addetti ai depuratori di acque di scarico urbane ? Perchè? la bevono forse? la trasmissione è per via orale !
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