In carenza di metodi "validati" l'approccio migliore per la valutazione del rischio stress lavoro correlato è probabilmente quello che prende in esame sia alcuni aspetti "oggettivi" della situazione aziendale, sia la "percezione" del rischio rilevata tramite questionari (il JCQ è il più accreditato ma non è l'unico. Comunque può anche essere autosomministrato).
La redazione di MedicoCompetente.it
fancy il 08/12/2008 12:26 ha scritto:
Cari colleghi, il questionario di cui parlate, il JCQ, non vi darà mai una valutazione della singola azienda; i risultati vengono proiettati su di un grafico diviso in 4 aree da due linee; quest'ultime corrispondono alle mediane di due dimensioni valutate mediante i test stessi (job demand, decision latitude); se valutate una singola azienda otterrete solo il risultato di dire che un singolo soggetto è più active-passive-high strain-low strain di un'altro soggetto; si tratta quindi di una valutazione relativa e non assoluta; in poche parole mi permette di dire che una realtà produttiva è più stressante di un'altra in termini relativi ma non mi dà certamente una valutazione assoluta.
Potreste quindi dire che gli individui dell'azienda A si collocano tutti in un area di high strain mentre quelli dell'azienda B sono collocati principalmente nella zona di low strain ma come capite è una valutazione relativa; cambiando le aziende valutate cambiano le mediane e cambiano quindi le aree di distribuzione.
Una stessa azienda sarà stressante se confrontata con una azienda di servizi dove sono tutti felici e paradisiaca se confrontata con una azienda metalmeccanica che lavora su turni ed ha avviato la cassa integrazione.
Lavorando sulla singola azienda si potrà solo dire che un reparto è più stressante dell'altro ma per far ciò è necessario avere una buona numerosità altrimenti sono valutazioni troppo influenzate dal caso.
Capite bene che i limiti di applicazione non sono pochi; non dimenticate poi che per somministrare il JCQ ci vuole tempo; parliamo di 49 items...
...Quindi facendo un paragone banale il metodo inventato da Karasek ha lo stesso risultato che si ha effettuando una valutazione della movimentazione di pazienti Ospedalizzati Parzilmente o non Collaboranti attraverso la valutazione MAPO, cioè permette di fare solo uno screening dell'azienda. Dal JCQ evinciamo che ci sono fattori ambientali, individuali o entrambi fattori che possono essere causa di stress lavorativo.
Di conseguenza dopo questa prima fase di ricognizione il rischio da stress dovrebbe essere approfondito da figure professionali specifiche.
Già è qualcosa, non è semplice valutare questo tipo di rischio, almeno siamo a conoscenza che c'è quialcosa che non va, e analizzando bene le domanda è possibile verificare dove bisogna agire.
E' giusta questa mia interpretazione?
Saluti
Gennaro Bilancio
Cari colleghi,
la valutazione dello stress da lavoro, che improvvisamente appassiona tutti, è vecchio quasi quanto la medicina del lavoro. Per affrontarlo correttamente occorre agire su due livelli, macro e micro. A livello macro il Servizio di Prevenzione potrebbe identificare gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, e seguire l'andamento di indicatori come le assenze dal lavoro, la produttività, il turn-over, le richieste di trasferimento ecc.; il medico competente potrebbe dare una mano, valutando i fattori ambientali di stress (consiglio il Questionario sulle cause di stress da lavoro, o il Workplace Organization Assessment=WOAQ), e/o la percezione individuale di stress (si può scegliere tra il Job Stress Questionnair di Karasek o L'Effort-Reward Imbalance di Siegrist, le scale di coping, ecc.). In tutti i casi il medico dovrebbe valutare gli effetti dello stress (ansia, depressione, riduzione del benessere, della soddisfazione da lavoro, della felicità ecc) sempre con appositi questionari. A livello microscopico, ci si deve occupare delle cosiddette "yellow flag", lavoratori allarmanti per il loro comportamento, o "red flag" lavoratori rischiosi per gli altri. Il medico competente deve capire se il disagio individuale deriva dallo stress da lavoro, o da altri fattori. Una revisione dei questionari validati in italiano è sull'ultimo numero del GIMLE-Psicologia; La gestione dei lavoratori rischiosi per gli altri è stata trattata dal gruppo LaRA in numer5ose occasione (guardate sul sito www/gruppolara.it). Buon lavoro!
Gennaro il 09/12/2008 08:57 ha scritto:
...Quindi facendo un paragone banale il metodo inventato da Karasek ha lo stesso risultato che si ha effettuando una valutazione della movimentazione di pazienti Ospedalizzati Parzilmente o non Collaboranti attraverso la valutazione MAPO, cioè permette di fare solo uno screening dell'azienda. Dal JCQ evinciamo che ci sono fattori ambientali, individuali o entrambi fattori che possono essere causa di stress lavorativo.
Di conseguenza dopo questa prima fase di ricognizione il rischio da stress dovrebbe essere approfondito da figure professionali specifiche.
Già è qualcosa, non è semplice valutare questo tipo di rischio, almeno siamo a conoscenza che c'è quialcosa che non va, e analizzando bene le domanda è possibile verificare dove bisogna agire.
E' giusta questa mia interpretazione?
Saluti:)
Provo a spiegarmi meglio...andiamo per step:
- Arrivi in una azienda;
- somministri i questionari (l'autosomministrazione di 49 items è impossibile, esperienza personale su più di 2500 soggetti);
- ottieni per ogni individuo due punteggi: job demand e decision latitude;
- per questi due valori ti calcoli le mediane dell'intero gruppo;
- le due mediane diventano due linee da proiettare su di un grafico xy in modo da suddividere l'area del grafico in 4 zone (passive, high strain , low strain, active);
- a questo punto proietti i soggetti in base a due coordinate che sono per l'appunto i due valori di decision latitude e job demand;
- ottieni una suddivisione grafica che ti permette di dire, in quella precisa realta, se un soggetto è in un'area piuttosto che in un'altra.
Le deduzioni che se ne possono trarre sono comunque sempre relative e non assolute, è sempre un confronto tra i soggetti del campione; non ottieni un valore assoluto confrontabile con l'universo mondo; non esistono valori di job demand e decision latitude universalmente accettati come soglie stabilite oltre alle quali scatta la definizione di stress.
Basti pensare che i valori delle mediane variano ovviamente con la composizione del mio campione in studio; se utilizzo le mediane che otterrei con i metalmeccanici per studiare gli impiegati ovviamente avrei un risultato falsato..
Altro limite, come già detto, è quello di applicare il test su piccole realta; otterresti valori di mediane assolutamente inafidabili e statisticamente non significative; se si studiano 5 persone è ovvio che anche un solo caso di soggetto stressato ti manda in orbita i valori.
fancy il 09/12/2008 04:12 ha scritto:
Provo a spiegarmi meglio...andiamo per step:
- Arrivi in una azienda;
- somministri i questionari (l'autosomministrazione di 49 items è impossibile, esperienza personale su più di 2500 soggetti);
- ottieni per ogni individuo due punteggi: job demand e decision latitude;
- per questi due valori ti calcoli le mediane dell'intero gruppo;
- le due mediane diventano due linee da proiettare su di un grafico xy in modo da suddividere l'area del grafico in 4 zone (passive, high strain , low strain, active);
- a questo punto proietti i soggetti in base a due coordinate che sono per l'appunto i due valori di decision latitude e job demand;
- ottieni una suddivisione grafica che ti permette di dire, in quella precisa realta, se un soggetto è in un'area piuttosto che in un'altra.
Le deduzioni che se ne possono trarre sono comunque sempre relative e non assolute, è sempre un confronto tra i soggetti del campione; non ottieni un valore assoluto confrontabile con l'universo mondo; non esistono valori di job demand e decision latitude universalmente accettati come soglie stabilite oltre alle quali scatta la definizione di stress.
Basti pensare che i valori delle mediane variano ovviamente con la composizione del mio campione in studio; se utilizzo le mediane che otterrei con i metalmeccanici per studiare gli impiegati ovviamente avrei un risultato falsato..
Altro limite, come già detto, è quello di applicare il test su piccole realta; otterresti valori di mediane assolutamente inafidabili e statisticamente non significative; se si studiano 5 persone è ovvio che anche un solo caso di soggetto stressato ti manda in orbita i valori.
Grazie 1000
Gennaro Bilancio
Ormai sono giunto alla conclusione che non esiste un’esperienza consolidata nella valutazione dello stress aziendale con parametri di riferimento oggettivi e che ci troviamo in una fase sperimentale.... nonostante questo gentilmente, mi indicate un buon libro sulla valutazione dello stress negli ambienti lavorativi?. Non riesco a trovarne uno decente, e questo mi provoca stress, sono già nella fase della resistenza
PS llibro consigliato su medicocompetente mi sembra molto più orientato alla risoluzione del Mobbing!
Grazie
Gennaro Bilancio
Vorrei aggiungere che le cose funzionano meglio se l'analisi del questionario è riferita ai "gruppi omogenei" (definiti previa una analisi della organizzazione), inoltre, se si utilizzano anche questionari per ansia e depressione è possibile ricercare delle correlazioni statisticamente significative tra stress e sintomi. Per noi medici poter dimostrare che alcune varibili lavorative (stress) sono correlate ad alterazione dello stato di salute ha un notevole significato anche in termini di valutazione del rischio
fancy il 09/12/2008 04:12 ha scritto:
Provo a spiegarmi meglio...andiamo per step:
- Arrivi in una azienda;
- somministri i questionari (l'autosomministrazione di 49 items è impossibile, esperienza personale su più di 2500 soggetti);
- ottieni per ogni individuo due punteggi: job demand e decision latitude;
- per questi due valori ti calcoli le mediane dell'intero gruppo;
- le due mediane diventano due linee da proiettare su di un grafico xy in modo da suddividere l'area del grafico in 4 zone (passive, high strain , low strain, active);
- a questo punto proietti i soggetti in base a due coordinate che sono per l'appunto i due valori di decision latitude e job demand;
- ottieni una suddivisione grafica che ti permette di dire, in quella precisa realta, se un soggetto è in un'area piuttosto che in un'altra.
Le deduzioni che se ne possono trarre sono comunque sempre relative e non assolute, è sempre un confronto tra i soggetti del campione; non ottieni un valore assoluto confrontabile con l'universo mondo; non esistono valori di job demand e decision latitude universalmente accettati come soglie stabilite oltre alle quali scatta la definizione di stress.
Basti pensare che i valori delle mediane variano ovviamente con la composizione del mio campione in studio; se utilizzo le mediane che otterrei con i metalmeccanici per studiare gli impiegati ovviamente avrei un risultato falsato..
Altro limite, come già detto, è quello di applicare il test su piccole realta; otterresti valori di mediane assolutamente inafidabili e statisticamente non significative; se si studiano 5 persone è ovvio che anche un solo caso di soggetto stressato ti manda in orbita i valori.
questo metodo mi lascia alquanto perplesso...
da un lato non tieni conto di nessun altro fattore legato allo stress (molto già citati da colleghi in questo thread), dall'altro va bene che non esistono valori assoluti confrontabili, ma con questo metodo sono fin troppo relativi! E poi la "terza dimensione", il social support, non lo consideri?
Col questo metodo un reparto ad altissimo stress con lunghe assenze dal lavoro dei suoi dipendenti e elevato turnover non verrà distinto da uno dove con caratteristiche completamente diverse perchè cmq ognuno avrà la sua mediana e vedrai solo se qualcuno è sopra o sotto quella mediana....
ma il karasek, che mi risulti, non serve a "diagnosticare" se il singolo soggetto sia più o meno "stressato" della mediana dei propri colleghi, è utile invece, non tanto per una valutazione soggettiva, quanto per un valutazione generale che si potrà fare solo con dei riferimenti "standardizzati" (che karasek, spero, almeno in parte dovrebbe avere -non li ho visti, ma lo deduco dal fatto che nel contratto per l'utilizzo dei suoi questionari, richiede l'invio dei risultati....).
Qualcuno sa qualcosa riguardo a questi riferimenti?
protomedico il 26/09/2008 10:09 ha scritto:
....lancio lì qualche ideuzza....:)poi ne discutiamo, magari!!!!
1)molto sinteticamente, lo stress è sempre quel meccanismo che fu magistralmente descritto da Selye e compendiato nel famoso "fight or flight": difronte ad una situazione percepita come pericolosa, tutti gli animali (ivi compreso l'uomo) reagiscono con una scarica adrenergica volta a sostanziare la modalità ancestrale di affrontare il pericolo e cioè affrontarlo fisicamente o scappare; quando la situazione percepita come minacciosa non è "fisica" ma mentale (es. responsabilità lavorative) la scarica adrenergica si libera lo stesso, anche se inutilmente, perchè questo pericolo non può essere affrontato con la modalità del flight or fight e quindi detta scarica produce solo un'ulcera o qualche altra malattia psicosomatica.
2)nel giudicare lo stress lavoro-correlato, l'accento va posto su quella parolina che io ho usato prima, per definire lo stress e cioè "situazione PERCEPITA come pericolosa dall'individuo"; è vero che esistono tanti profili psicologici e ognuno è fatto diversamente dall'altro, per cui una situazione "normale", può essere percepita come "pericolosa" da un soggetto psicotico (es. delirio di persecuzione etc.) o, senza arrivare a tanto, anche da un nevrotico....
3)ne discende che la valutazione dello stress lavoro-correlato non può basarsi sulla percezione individuale, ma (penso) su una valutazione a tavolino dello stress insito in determinate mansioni, che comportano alti livelli di responsabilità, con possibilità di dover prendere decisioni multiple istantanee. E' questo il caso, per esempio, di un pilota di aerei, di un macchinista ferroviario, di un chirurgo o un anestesista, e chi più ne ha, più ne metta! viceversa, nel lavoro manuale e/o in tanti altri lavori anche di alto contenuto intellettuale (es professore universitario) è difficile ritrovare i requisiti per definirlo "stressante", anche se magari è così percepito e definito dal lavoratore stesso, anche se in realtà quello che viene percepito è invece un senso di alienazione o di disaffezione al lavoro o l'angoscia di non arrivare a fine mese etc....
4) a questo punto, il lavoro del medico competente :( è stressante o alienante? io non lo so più (anche se avverto un principio di ulcera), voi che ne dite? :p
in una riunione aziendale di qualche giorno fa, da una giuslavorista (mi sono stressata solo a scriverlo)ci è stato detto che lo stress lavorocorrelato era da intendersi non come rischio,ma come " filtro" come lo sono età, genere, nella valutazione del rischio. le ho chiesto: allora perchè non lo avete chiamato pippo lavoro correlato?
comunque protomedico i tuoi fiori stanno a significare che andiamo tutti a fare Cincinnato?
Buongiorno a tutti,
ho trovato molto interessanti le informazioni disponibili in questo thread. Dovendo valutare lo stress lavoro-relato ho inviato una email a Emanuela.Fattorini@ispesl.it
senza purtroppo ricevere ancora risposta..
volevo chidere se qualcuno di voi potesse gentilemnte inviarmi tale questionario.
il mio indirizzo:
fabio.tartarini AT gmail.com (sostituite AT con @ per evitare spam
grazie,
dott. Fabio Tartarini
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