Se è vero che Confindustria propone il 50% del TLV (magari per arrivare al 30 %) e, aggiungo io, sbaglia, sarebbe altrettanto sbagliato, dall 'altra parte, partire dallo 0,1% per arivare all '1 %; fatto salvo che, comunque, il discorso dei TLV non vale nè per i cancerogeni (sicuri o sospetti - vedi R 40, 48), nè per i teratogeni (R 61 etc); se posso proporre, con beneficio d 'inventario, un limite aldisotto del quale possiamo definire il rischio chimico "moderato (la traduzione non piace neanche a me) potrebbe essere il 10 % del TLV - TWA parlando si sostanze singole( ma con differenziazioni tra le varie frasi R) , il 20 % quando si parli di TLV -TWA di miscela (sempre tenendo conto delle frasi R per, eventualmente, diminuire tale percentuale); quando si parli di sostanze con indicazione di TLV- STEL o TLV - C la sensazione è che si debba scendere al di sotto del 5%, fatto salvo che bisogna capirsi sulla frequenza minima dei campionamenti personali (che, comunque, sono dei costi) da effettuarsi sui lavoratori addetti a quella particolare lavorazione.
Vale la pena di continuare a confrontarsi per arrivare (ma c 'è veramente la volontà politica di arrivarci?) a definire un rischio chimico "moderato"il più vicino possibile (epidemiologicamente parlando) al reale, tenedo conto della effettiva applicabilità sul campo.
Buona Pasqua a tutti
Riccardo FALCETTA
Se è vero che Confindustria propone il 50% del TLV (magari per arrivare al 30 %) e, aggiungo io, sbaglia, sarebbe altrettanto sbagliato, dall 'altra parte, partire dallo 0,1% per arivare all '1 %; fatto salvo che, comunque, il discorso dei TLV non vale nè per i cancerogeni (sicuri o sospetti - vedi R 40, 48 etc), nè per i teratogeni (R 61 etc); se posso proporre, con beneficio d 'inventario, un limite aldisotto del quale possiamo definire il rischio chimico "moderato" (la traduzione non piace neanche a me) potrebbe essere il 10 % del TLV - TWA parlando si sostanze singole( ma con differenziazioni, nel senso di una ulteriore riduzione, tra le varie frasi R) , il 20 % quando si parli di TLV -TWA di miscela (sempre tenendo conto delle frasi R per, eventualmente, diminuire tale percentuale); quando si parli di sostanze con indicazione di TLV- STEL o TLV - C la sensazione è che si debba scendere al di sotto del 5%, fatto salvo che bisogna capirsi sulla frequenza minima dei campionamenti personali (che, comunque, sono dei costi) da effettuarsi sui lavoratori addetti a quella particolare lavorazione.
Vale la pena di continuare a confrontarsi per arrivare (ma c 'è veramente la volontà politica di arrivarci?) a definire un rischio chimico "moderato"il più vicino possibile (epidemiologicamente parlando) al reale, tenendo conto della effettiva applicabilità sul campo.
Il tutto, ripetiamolo, a scanso d 'equivoci, dopo che siano stati esperiti tutti i possibili abbattimenti del rischio alla fonte!
Buona Pasqua a tutti
Riccardo FALCETTA
La mia ipotesi è che nell 'impossibilità di ridurre le tasse, il governo abbia promesso altri tipi di risparmio alla Confindustria, sulla pelle dei lavoratori. E ' interessante notare la persistenza in vita della voce 46 del 303, relativa alle radiazioni UV. Qualcuno sa se per caso non sia già stata abrogata in precedenza da qualche altra legge o leggina?
In ogni caso ci si prospetta un compito arduo: già ho sentito da ambienti imprenditoriali frasi del tipo: "non c 'è più bisogno del medico". Molto dipende da noi e dalla nostra capacità di rapportarci alle normative esistenti (il 277, salvo il piombo, esiste ancora, per esempio) e spingere sulla prevenzione.
Tullio Guazzotti
e che dire del valore limite biologico della piombemia?
Io leggo (e spero sia solo un errore di stampa) 60 mg Pb/100 ml di sangue, che nel mio ambulatorio (non posso dire a casa mia) fa 60 milligrammi e non microgrammi, come dovrebbe essere.
A questo punto tocca far ingurgitare un bel bicchiere di piombo fuso ad ogni lavoratore, sennò la visita non si fà !
billi
Mi era sfuggito poiche ' davo per scontato che chi scrive i decreti lavativi avesse una qualche cognizione dei simboli di misura: mg sta per milligrammi e ben diversa e ' la sigla di microgrammi. Sta a vedere che il rischio piombo adesso lo avra ' solo chi sta in mezzo ad un bel conflitto a fuoco! Quanti milligrammi di piombo ci sono in un proiettile?
Sicuramente l 'argomento non si può esaurire in poche righe, comunque ritengo interessante riassumere alcuni principi e successivamente, se c 'è interesse da parte dei colleghi, entrare con interventi più squisitamente tecnici:
1. la norma attuale è il recepimento di una direttiva comunitaria abbastanza complessa ed interessante;
2. il criterio che regolamenta questa direttiva è la valutazione del rischio, a cui noi ci stiamo sempre più abituando;
3. la valutazione del rischio definisce, tra le altre cose, le priorità degli interventi da adottare per la tutela della sicurezza e della salute;
4. vengono finalmente indicate le metodiche standardizzate per la misurazione degli agenti;
5. nasce la necessità, anche in Italia, di definire dei limiti di riferimento in ambiente di lavoro;
6. assume rilevanza l 'utilizzo degli indicatori biologici.
Questi principi sono sicuramente molto interessanti, non tanto per noi specialisti che li conoscevamo, ma per il nostro ordinamento.
Infine, nessuna nazione, pur recependo tale direttiva, ha ancora definito il "rischio moderato", c 'è stato un bando di concorso internazionale ma, in breve, siamo ancora in alto mare. In Italia, come al solito, si anticipano i tempi, non si fanno valutazioni tecnico-scientifiche, ecco allora che ci troviamo ad "inventare" le cose più strane.Il rischio moderato comunque deve essere interpretato come un livello di "alta protezione dei lavoratori"; per l 'aspetto salute il valore espositivo e il suo rapporto con il TLV (perchè no il 50%) permetterà di razionalizzare e temporizzare gli interventi di miglioramento "continuo" da effettuare, come indica il 626. Con un esempio se le mie misurazioni di esposizioni sono uguali o superiori al TLV i miei interventi tecnico,organizzatiti etc, dovranno essere immediati, più l 'esposizione dei lavoratori è lontana dal TLV più gli interventi potranno essere ottimizzati. Questi principi non si sposano con il concetto di "rischio zero" o "esposizione zero" (vecchio ordinamento) ma sicuramente si sposano con "la valutazione del rischio" e cioè con il nostro attuale ordinamento.
Come dicevo l 'argomento è interessante e merita sicuramente incontri di approfondimento, ciò comunque non impedisce lo scambio di pareri anche "veloci".
Alfonso Gelormini
billi
Negativo, caro Alfonso! Non si tenti di spacciare per legge avveniristica quella che in realta ' e ' un ulteriore tentativo di liberarsi della figura dei medici del lavoro in azienda. Magari lo era in origine, nelle intenzioni del legislatore europeo: ma quella che Tu chiami una abitudine tutta italiana di "inventare" laddove non vi sono certezze, io la chiamo invece FURBIZIA dei nostri legislatori, certamente su suggerimento di personaggi piu ' o meno occulti. Una sola nota finale che vale un po ' per tutto: ricordiamoci che nel D.Lgs in lingua originale "moderate" rappresenta il secondo gradino di rischio, e che il primo e ' rappresentato da "slight" che non si traduce moderato, e cio ' al di la ' degli oggettivi valori di TLV che si potranno assegnare successivamente: cio ' fa ' capire l 'ampio range di rischio su cui eventualmente si potra ' discutere, range troppo ridotto dal termine "slight", cioe ' leggero, quasi non misurabile!
Affettuosita '.
Volevo aggiungere una nota in relazione a quanto detto dall 'amico e omonimo Alfonso. Entrando direttamente nell 'aspetto "tecnico" della questione io ritengo che i termini di riferimento da te indicati vadano leggermente spostati. Il superamento dei livelli (ex TLV per intenderci) è assolutamente da evitare e deve essere considerato quindi inaccettabile per me. Le esposizioni dal 50esimo percentile fino al livello massimo potrebbero essere considerate medio-alte mentre dal 10 al 50esimo percentile medio-basse esposizioni. Solo sotto il 10mo percentile io parlerei di una esposizione "slight"(non voglio neppure prendere in considerazione perchè fuori luogo il termine come è stato tradotto in italiano). Non ci saranno precisi background scientifici in questa proposta ma d 'altra parte stiamo parlando di Risk managment. E ' una mia personale opinione.
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Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Solo gli imbecilli sono sicuri di ciò che dicono. (Voltaire)
Prendo spunto dal tuo intervento primo per salutarti, saluto che estendo a tutti gli amici che ritrovo qui, e poi per dire che fondamentalmente siamo d 'accordo concettualmente. Siamo in una fase di "ricostruzione" della nostra professionalità o meglio la valutazione del rischio e le decisioni che ne scaturiscono vedonono la nostra figura professionale sempre più inserita nell 'aspetto decisionale. Per assumere questo ruolo è indubbio che dobbiamo avere dei punti di riferimento, dei valori obietti su cui muoverci anche perchè questo è più facilmente comprensibile dalle altre figure che insieme a noi si interesseno della prevenzione negli ambienti di lavoro, non ultimo il datore di lavoro. La valorizzazione dell 'esposizione (TLV) e l 'eventuale assorbimento (BEI, quando disponibili) sono per noi, parlando di sostanze chimiche, i parametri fondamentali. Gli accertamenti eseguiti per evidenziare un danno lasciano sempre più spazio, per l 'evoluzione della normativa e la modifica delle attività lavorative, ad accertamenti mirati alla valutazione dell 'esposizione. Nel nostro paese questi parametri, ache se da molti utilizzati, poche volte sono stati elementi portanti per la reale gestione del rischio. Quante volte sono state fatte misure negli ambienti di lavoro senza utilizzare corrette metodologie, quante volte per accontentare le varie componenti sono state fatte misurazioni nei modi più "strani" sottostimando o soivrastimando le concentrazioni ambientali/esposizioni. A livello internazionale la definizione dei TLV e dei BEI hanno una loro metodologia e significato, il primo passo da fare, è definire cosa si farà in Italia: a) si accetteranno i criteri e le valutazioni dell 'ACGIH, a cui molti dei nostri contratti collettivi fanno riferimento, b) si accetteranno i criteri e le valutazioni dello SCOEL, gruppo scientifico dell 'unione europea,c) si definiranno nuovi criteri e valutazioni. Partendo da questo primo elemento possiamo poi ragionare su quale possa essere il livello che garantisca la salute dei nostri lavoratori. Io personalmente sono più abituato alla metodologia americana ed inglese che in alcuni casi riconosco discutibile ma sicuramente pragmatica. Il grosso problema che vedo è che se scatta il "rischio moderato" (D.L.25/02) non si effettua la sorveglianza sanitaria, però è anche vero che il "rischio moderato" deve essere confermato nel tempo e quindi l 'esposizione e l 'assorbimento sono gli elementi principali per tale conferma.
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