Rcorda il 24/09/2009 10:05 ha scritto:
Caro doc.
mi spiace che tu mi taccia di supponenza, in quanto al contrario, ben conscio di non averne mezzi e competenze, non ho la presunzione di sostituirmi ad Uffici Igiene per le vaccinazioni ed istituzioni per valutare le categorie a rischio e i ruoli chiave da vaccinare per garantire la continuità dei servizi.
Continuo a credere (forse ormai mi sbaglio) che il nostro lavoro sia peculiarmente quello di tutela di salute e sicurezza dei lavoratori in reazione ai peculiari rischi lavorativi e che un eccessivo allargameno di tali orizzonti verso problematiche di salute pubblica (di cui, ripeto, non ho le competenze necessarie), possa solo farci perdere di vista l'obiettivo primario.
RCorda.
Ti sembrerà strano, ma la penso allo stesso modo.
Se ho usato certi termini, prendendo un abbaglio e sbagliandomi, perchè non corrispondo alle tue reali intenzioni, ne sono lieto.
E sono ancor più lieto che certi equivoci si chiariscano subito.
Del resto ribadisco le opinioni positive nei tuoi confronti che già in passato avevo espresso.
Nello specifico del tema in trattazione, io non volevo comunque sostituirmi alle strutture pubbliche, ma, come medico competente di alcune strutture i cui dipendenti rientrano nell'elenco ministeriale, la ASL mi ha già contattato per l'assegnazione delle dosi di vaccino che dovrò somministrare. Questo è tutto quello che volevo dire.
Ciao
Argeo Maviglia
Caro doc.
anche a me fa estremo piacere che ci siamo subito chiariti.
Riguardo all'argomento in questione io ho invece avuto notizia dalle RSA che seguo che una direttiva Reg. Lombardia del 18.09 che prevede la somministrazione e registrazione della data in una apposita banca dati o da parte del MC o dei servizi sanitari della RSA stessa.
Speriamo che la situazione si chiarisca al più presto.
Cordialità, RCorda.
la confusione regna sovrana e non per queste raccomandazioni ma per i criteri attuativi che ancora non sono chiari
faccio il medico di base e per ora ho avuto solo la richiesta di comunicare il numero di vaccini "tradizionali" da inoculare ai miei pazienti.
nessuna altra indicazione è venuta dalla asl 10 di firenze.
per quanto riguarda la questione se vaccinare i dipendenti delle rsa stamani mi è stato comunicato da parte dei datori di lavoro di una di queste strutture che "a voce" il medico del distretto ha comunicato che i vaccini li faranno loro come pure quelli tradizionali al personale che si rechi presso la asl
per inciso non sono stato ancora informato se come medico di medicina generale sarò vaccinato.
Rcorda il 25/09/2009 10:13 ha scritto:
Caro doc.
anche a me fa estremo piacere che ci siamo subito chiariti.
Riguardo all'argomento in questione io ho invece avuto notizia dalle RSA che seguo che una direttiva Reg. Lombardia del 18.09 che prevede la somministrazione e registrazione della data in una apposita banca dati o da parte del MC o dei servizi sanitari della RSA stessa.
Speriamo che la situazione si chiarisca al più presto.
Cordialità, RCorda.
Tornando alla motivazione con la quale hai aperto questa discussione, la provocazione ci sta tutta.
E condivido il ragionamento che i compiti del medico competente vengono frequentemente allargati a campi e situazioni non prettamente collegati agli effettivi rischi lavorativi.
Se passasse questo messaggio allora perchè non effettuare la sorveglianza sanitaria per l'esposizione al radon in alcune aree geografiche o per i campi elettromagnetici per gli addetti a videoterminali? Se non la facciamo è perchè i livelli di esposizione sono sovrapponibili alla popolazione generale.
Credo che a rigor di logica la valutazione del rischio e le eventuali misure di prevenzione per l'influenza A andrebbero limitate a poche figure prefessionali, tipo il personale dei reparti di infettivologia degli ospedali.
Almeno io la vedo così.
Argeo Maviglia
doc. il 28/09/2009 10:40 ha scritto:
Tornando alla motivazione con la quale hai aperto questa discussione, la provocazione ci sta tutta.
E condivido il ragionamento che i compiti del medico competente vengono frequentemente allargati a campi e situazioni non prettamente collegati agli effettivi rischi lavorativi.
Se passasse questo messaggio allora perchè non effettuare la sorveglianza sanitaria per l'esposizione al radon in alcune aree geografiche o per i campi elettromagnetici per gli addetti a videoterminali? Se non la facciamo è perchè i livelli di esposizione sono sovrapponibili alla popolazione generale.
Credo che a rigor di logica la valutazione del rischio e le eventuali misure di prevenzione per l'influenza A andrebbero limitate a poche figure prefessionali, tipo il personale dei reparti di infettivologia degli ospedali.
Almeno io la vedo così.
Condivido pienamente.
Ciao, RCorda.
Collega,
non mi sembra che l'epidemia di influenza possa essere paragonata alle altre patologie che citi, sia per il numero di morti, ricoveri e giornate di malattia. Ci sono fior di pubblicazioni e linee guida che consigliano di prendere in considerazione l'influenza e le relative misure preventive nei luoghi di lavoro. Pur non essendo il virus un rischio specifico ha un impatto importante sulla salute generale ed in alcuni luoghi di lavoro lo può essere più che in altri ( maggior ragione se si verificasse una pandemia da virus aggressivo). Inoltre la normativa attuale esorta ad occuparci anche della promozione della salute che, se posso, cerco di fare. Tu puoi fare una scelta diversa se vuoi . In caso di panemia poi il vaccino pandemico lo somministrano asl e regioni e non è di mia pertinenza. Lo sono invece le raccomandazioni su altri metodi igienico-preventivi che le aziende potrebbero (come già fanno)richiedermi.
Rcorda il 23/09/2009 08:40 ha scritto:
Onestamente non capisco la sufficienza di alcuni colleghi, che in altre discussioni non hanno lesinato parole.
Il mio intervento voleva essere (come credo debba accadere su questo sito) occasione di scambio e riflessione.
Per abordiga: seguendo il tuo ragionamento mi permetto di fare due riflessioni:
- se valutiamo la promisquità e l'interscambio di postazione, non credo che il problema possa essere unicamente dell'influenza, ma p.e. anche di salmonella, TBC, rosolia per le gravide, etc.
- inoltre questo tipo di atteggiamento, se si verificasse veramente una pandemia, credo che si possa rivelare socialmente scorretto. Intendo, ovviamente ad eccezione di alcune categorie già identificate come più a rischio, che si rischierebbe di selezionare una popolazione lavorativa DEGNA di vaccinazione, vs il resto della popolazione generale che non ne beneficierebbe (p.e. casalinghe, donne delle pulizie.....).
Questo non mi sembra corretto.
Andrea Angelo Bordiga
abordiga il 30/09/2009 12:01 ha scritto:
Collega,
non mi sembra che l'epidemia di influenza possa essere paragonata alle altre patologie che citi, sia per il numero di morti, ricoveri e giornate di malattia. Ci sono fior di pubblicazioni e linee guida che consigliano di prendere in considerazione l'influenza e le relative misure preventive nei luoghi di lavoro. Pur non essendo il virus un rischio specifico ha un impatto importante sulla salute generale ed in alcuni luoghi di lavoro lo può essere più che in altri ( maggior ragione se si verificasse una pandemia da virus aggressivo). Inoltre la normativa attuale esorta ad occuparci anche della promozione della salute che, se posso, cerco di fare. Tu puoi fare una scelta diversa se vuoi . In caso di panemia poi il vaccino pandemico lo somministrano asl e regioni e non è di mia pertinenza. Lo sono invece le raccomandazioni su altri metodi igienico-preventivi che le aziende potrebbero (come già fanno)richiedermi.
Caro abordiga,
forse allo stato attuale tu non sei MC di aziende in cui viene richiesta la vaccinazione per necessità di garanzia del servizio.
Io sì ed in caso di una municipalizzata la ASL ha chiesto la collaborazione del MC per la somministrazione......ha chiesto ed io ho accordato (anche perchè sennò chi li vaccinava???).
Inoltre essendo stato in passato MC di Ospedali per diversi anni, so bene cosa vuol dire barcamenarsi tra tutela del lavoratore e necessità di garantire i servizi di base, però ho sempre avuto ben presente che il fine del mio lavoro era ed è in primis la tutela del lavoratore in relazione ai rischi specifici.
Ti faccio meditare sul fatto che tra tutela del servizio e tutela della produttività (e non del lavoratore) il passo è estremamente breve e pericoloso.
Per quanto riguarda la health promotion secondo i principi di responsabilità sociale.....sarei ben contento di farla, ma a 2 condizioni: 1) non violare la 300/70, 2) essere libero di agire da medico, svincolato dagli orpelli meramente burocratici e dalle brillanti deleghe a soggetto privato di funzione pubblica (vedi tossicodipendenze prima e vaccinazione ora).
Per quanto riguarda la pandemia e i morti (?????).....spero d non sbagliarmi, ma a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!!!
Ciao, RCorda.
Rcorda il 30/09/2009 08:38 ha scritto:
Caro abordiga,
forse allo stato attuale tu non sei MC di aziende in cui viene richiesta la vaccinazione per necessità di garanzia del servizio.
Io sì ed in caso di una municipalizzata la ASL ha chiesto la collaborazione del MC per la somministrazione......ha chiesto ed io ho accordato (anche perchè sennò chi li vaccinava???).
Inoltre essendo stato in passato MC di Ospedali per diversi anni, so bene cosa vuol dire barcamenarsi tra tutela del lavoratore e necessità di garantire i servizi di base, però ho sempre avuto ben presente che il fine del mio lavoro era ed è in primis la tutela del lavoratore in relazione ai rischi specifici.
Ti faccio meditare sul fatto che tra tutela del servizio e tutela della produttività (e non del lavoratore) il passo è estremamente breve e pericoloso.
Per quanto riguarda la health promotion secondo i principi di responsabilità sociale.....sarei ben contento di farla, ma a 2 condizioni: 1) non violare la 300/70, 2) essere libero di agire da medico, svincolato dagli orpelli meramente burocratici e dalle brillanti deleghe a soggetto privato di funzione pubblica (vedi tossicodipendenze prima e vaccinazione ora).
Per quanto riguarda la pandemia e i morti (?????).....spero d non sbagliarmi, ma a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!!!
Ciao, RCorda.
Continuo a pensarla come te.
La motivazione della provocazione con la quale hai aperto questa discussione mi sembra corretta.
La promozione della salute è una bella cosa e non si discute. Ho conosciuto aziende che offrivano ai propri dipendenti accertamenti gratuiti quali: mammografia, PAP test, ecografia della prostata, ecc.
Ma erano aziende di grandi dimensioni nelle quali un discorso del genere veniva accettato ed anche sollecitato dal DL.
Le picoole aziende che vedo io si barcamenano tra mille difficoltà economiche e già proporgli l'acquisto delle cuffie al posto degli inserti auricolare crea problemi.
Questo solo per parlare degli aspetti economici e tralasciando gli ambiti da te citati (L. n.300/70).
Argeo Maviglia
Forse è stata già citata la circolare n. 19/SAN/2009 e successiva integrazione del 29/09/2009 della direzione generale della sanità della regione Lombardia
http://www.sanita.regione.lombard...3277054618&pagename=DG_SANWrapper
saluti.
Cari colleghi un dubbio sfiora la mia già segnata mente... Non sarebbe opportuno che ci si mettesse daccordo per approntare un tariffario minimo nazionale dignitoso viste tutte le incombenze vecchie e nuove che ci sono sulla nostra professione?
Dignitoso ribadisco.... visto che trattasi di visita specialistica con grandi implicazioni medico legali e quant'altro. Non dimentichiamoci che per ogni qualsivoglia prestazione da noi effettuata se ne risponde per il resto della vita al contrario di quello che succede nel rapporto specialsta paziente in tutte le altre branche dove finita la prestazione, è anche terminato il rapporto, e quello che può succedere è che se il paziente non è soddisfatto del rapporto o dei risultati cambia specialista.
masino56
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