armando il 09/01/2011 10:36 ha scritto:
Scusami, se non sbaglio in un tuo precedente post avevi detto che di fronte ad un soggetto che rifiuta la vaccinazione tu dai un'idoneità limitata; in questo caso, invece, dai una idoneità piena!
Ma si tratta di due lavoratori esposti allo stesso rischio: non solo, nel secondo caso il soggetto, essendosi sottoposto alla vaccinazione, intendeva non esporvisi! Ma tu lo hai fatto idoneo senza limitazioni!
Mi sembra che il tuo comportamento sia incoerente e potrebbe esporti a problemi da varia natura, provenienti da entrambi i lavoratori e per ragioni diametralmente opposte, e la tua linea di difesa in entrambi i casi sarebbe fragile, perchè tu stesso offriresti le argomentazioni per contestare il tuo comportamento.
Rispetto al problema generale, deve trovare una soluzione mediata ed equilibrata fra diritti, doveri, obblighi e divieti di DdL, MC e lavoratore; occorre però introdurre quello che finora spesso non è stato considerato, cioè il diritto all'autodeterminazione del lavoratore, che in quanto cittadino, non può perdere del tutto alcuni suoi diritti.
Saluti
Beh, in medicina non sempre c'è il bianco o il nero. Il caso specifico è quello di un infermiere:
- già in servizio da anni non sostituibile con altro operatore;
- addetto ad attività ambulatoriale medico-legale;
- al massimo si possono fare medicazioni di ferite superficiali;
- solo in casi eccezionali (1-2/anno) può capitare qualche prestazione di Pronto Soccorso interno all'azienda in cui lavora;
- si tratta di un aeroporto con operatori "presunti sani" perchè sottoposti a visite mediche periodiche e la presenza di utenti esterni è eccezionale.
In tale situazione, non essendoci un obbligo di legge perentorio per HBV (al contrario dell'antitetanica in altri casi), la mia valutazione nel protocollo sanitario è stata di rischio basso e vaccinazione comunque prevista (salvo casi particolari). In questo contesto posso anche permettermi il lusso di farlo idoneo al 100%, o no?.
Giusto per completezza riporto che ho letto spesso a proposito della idoneità di chirurghi HIV/HCV-positivi che il giudizio è stato sempre "idonei con prescrizione di doppi guanti e riduzione (non esclusione assoluta) delle attività con manovre invasive ad elevato rischio (intendendo con elevato rischio la presenza contestuale di mani dell'operatore nel campo operatorio e strumenti taglienti e pungenti)". In questi casi non si è escluso del tutto il chirurgo dalla sua attività. Simile prescrizione è stata fatta ai chirurghi quando devono operare un soggetto HIV/HCV-positivo.
In sostanza ci sono situazioni in cui l'eccessiva rigidità non è "tecnicamente attuabile" per ragioni varie.
Ecco perchè, nel caso dell'infermiere professionale, la mia condotta non mi sembra scellerata. In tal caso non c'è un obbligo di legge per HBV e il MC ha, pertanto, un certo margine di discrezionalità in merito al livello di rischio.
A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!
faggiano.danilo il 09/01/2011 12:18 ha scritto:
Beh, in medicina non sempre c'è il bianco o il nero. Il caso specifico è quello di un infermiere:
- già in servizio da anni non sostituibile con altro operatore;
- addetto ad attività ambulatoriale medico-legale;
- al massimo si possono fare medicazioni di ferite superficiali;
- solo in casi eccezionali (1-2/anno) può capitare qualche prestazione di Pronto Soccorso interno all'azienda in cui lavora;
- si tratta di un aeroporto con operatori "presunti sani" perchè sottoposti a visite mediche periodiche e la presenza di utenti esterni è eccezionale.
In tale situazione, non essendoci un obbligo di legge perentorio per HBV (al contrario dell'antitetanica in altri casi), la mia valutazione nel protocollo sanitario è stata di rischio basso e vaccinazione comunque prevista (salvo casi particolari). In questo contesto posso anche permettermi il lusso di farlo idoneo al 100%, o no?.
Giusto per completezza riporto che ho letto spesso a proposito della idoneità di chirurghi HIV/HCV-positivi che il giudizio è stato sempre "idonei con prescrizione di doppi guanti e riduzione (non esclusione assoluta) delle attività con manovre invasive ad elevato rischio (intendendo con elevato rischio la presenza contestuale di mani dell'operatore nel campo operatorio e strumenti taglienti e pungenti)". In questi casi non si è escluso del tutto il chirurgo dalla sua attività. Simile prescrizione è stata fatta ai chirurghi quando devono operare un soggetto HIV/HCV-positivo.
In sostanza ci sono situazioni in cui l'eccessiva rigidità non è "tecnicamente attuabile" per ragioni varie.
Ecco perchè, nel caso dell'infermiere professionale, la mia condotta non mi sembra scellerata. In tal caso non c'è un obbligo di legge per HBV e il MC ha, pertanto, un certo margine di discrezionalità in merito al livello di rischio.
Per dovizia di particolari devo aggiungere che l'infermiere in questione è bel lieto di svolgere la mansione che svolge.
Nel caso in cui si fosse opposto mi rendo conto che sarebbe stato un bel casino.
A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!
faggiano.danilo il 09/01/2011 12:18 ha scritto:
beh, in medicina non sempre c'è il bianco o il nero.
In tale situazione, non essendoci un obbligo di legge perentorio per HBV (al contrario dell'antitetanica in altri casi), la mia valutazione nel protocollo sanitario è stata di rischio basso e vaccinazione comunque prevista (salvo casi particolari).
Questa parte del ragionamento fila, ma è in contrasto con la rigidità che intendi applicare al OS che rifiuta; applicala quindi anche al suo caso. La vaccinazione o è obbligatoria o non lo è!
E, soprattutto, chiedi il CONSENSO INFORMATO!
faggiano.danilo il 09/01/2011 12:22 ha scritto:
Per dovizia di particolari devo aggiungere che l'infermiere in questione è bel lieto di svolgere la mansione che svolge. :-)
Nel caso in cui si fosse opposto mi rendo conto che sarebbe stato un bel casino.
Perchè? Sarebbe bastato che, specificato di aver aderito alla vaccinazione, il lavoratore avesse fatto richiesta al DdL di valutare la sua idoneità.
Il dubbio può sussistere se la eventuale inidoneità perziale l'avrebbe potuta dare il MC o se il DdL avrebbe dovuto attivare l'art. 5 dello statuto dei lavoratori.
Onestamente non saprei; nel dubbio, meglio attivare la seconda opzione.
Sarà eventualemnte la commissione ASL a dire che è compito del MC, che a quel punto avrà le spalle coperte nell'esprimere il suo giudizio.
Saluti
armando il 09/01/2011 12:28 ha scritto:
Questa parte del ragionamento fila, ma è in contrasto con la rigidità che intendi applicare al OS che rifiuta; applicala quindi anche al suo caso. La vaccinazione o è obbligatoria o non lo è!
E, soprattutto, chiedi il CONSENSO INFORMATO!
Ringrazio per le dritte, ma mi sembra che alcuni aspetti della mia posizione non siano passati:
- Se la vaccinazione è obbligatoria per legge il vaccino si fa "per forza", altrimenti il lavoratore gira i tacchi e cambia lavoro;
- se la vaccinazione non è obbligatoria per legge ma il MC la ritiene necessaria in base alla valutazione dei rischi, viene inserita nel protocollo sanitario. E' logico che quest'ultimo non dev'essere rigido, ma deve necessariamente tenere presente le variabili individuali legate a vari aspetti (fisiologiche, patologiche e lavorative).
Riguardo al consenso informato richiesto per la vaccinazione, vorrei sottolineare che:
- non mi pare che sia previsto da alcuna norma nazionale che, nel caso della vaccinazione, il consenso debba essere per forza scritto (vale anche il consenso tacito già citato), salvo specifiche procedure delle varie strutture sanitarie (ASL, ospedali, ambulatori, ecc.) ... (ovvio che per iscritto resta traccia e conviene di più);
- le informazioni contenute nel consenso informato di usuale riscontro nelle realtà ASL riguardano l'anamnesi relativa a condizioni eventualmente ostative la vaccinazione (patologie, farmaci assunti, ecc.), informazioni già presenti nella cartella sanitaria e di rischio del lavoratore (di cui farà parte anche la vaccinazione e l'eventuale consenso scritto firmato dal lavoratore). Quindi scriverlo anche nell'eventuale consenso sarebbe tautologico;
- La firma del vaccinando nel consenso informato, nei casi in cui non si precisa "il sottoscritto acconsente alla vaccinazione" (frase spesso non scritta nei consensi alla vaccinazione), serve solo a confermare che tutto ciò dichiarato in anamnesi corrisponde al vero e, pertanto, si può procedere alla vaccinazione.
Ovvio che, se si produce un modulo di consenso ad hoc per la SS, esplicitando indicazioni, controindicazioni, effetti collaterali e la dicitura "acconsento alla vaccinazione", si raggiunge il top della perfezione procedurale.
Però, ammazza che lungaggini per un vaccino! Quando avete prescritto un antibiotico nella vostra vita professionale vi siete creati tanti problemi?
Non voglio essere semplicista, ma forse si sta temendo un po' troppo di somministrare un vaccino. Una buona anamnesi di norma ci dovrebbe fare stare abbastanza tranquilli. Poi la sfiga ci vede benissimo e va bene così ...
A pensar male si fa peccato ma ci s'azzecca!
La questione che pongo non è inerente alla formalizzazione del consenso, ma alla sua sostanziale necessità; mi sembrava di aver capito che tu ritenessi che laddove il lavoratore non dia il consenso alla vaccinazione, tu lo fai idoneo con limitazioni.
E ciò contrasta con la facoltatività della vaccinazione ed inoltre creerebbe comunque una disparità di trattamento con un non risponder che tu invece faresti idoneo senza limitazioni.
Saluti
armando il 09/01/2011 07:51 ha scritto:
La questione che pongo non è inerente alla formalizzazione del consenso, ma alla sua sostanziale necessità; mi sembrava di aver capito che tu ritenessi che laddove il lavoratore non dia il consenso alla vaccinazione, tu lo fai idoneo con limitazioni.
E ciò contrasta con la facoltatività della vaccinazione ed inoltre creerebbe comunque una disparità di trattamento con un non risponder che tu invece faresti idoneo senza limitazioni.
Saluti
Devi pero' dirci se e come investiresti il ddl sul fatto che hai previsto una vaccinazione fortemente raccomandata (es. Anti HBV) e il lavoratore (ad alto rischio, es. Chirurgo -8-10% di incidentalita' biologica-) si rifiuta di 'proteggersi'.
Forse non hai esperienza nel campo della sanità ma fino a qualche anno fa l'epatite virale B (con tutte le sequele e gli epatocarcinomi) faceva strage fra i dipendenti ospedalieri. Indovina perché ora non piu'?
La redazione di MedicoCompetente.it
La Redazione il 09/01/2011 08:44 ha scritto:
Devi pero' dirci se e come investiresti il ddl sul fatto che hai previsto una vaccinazione fortemente raccomandata (es. Anti HBV) e il lavoratore (ad alto rischio, es. Chirurgo -8-10% di incidentalita' biologica-) si rifiuta di 'proteggersi'.
Forse non hai esperienza nel campo della sanità ma fino a qualche anno fa l'epatite virale B (con tutte le sequele e gli epatocarcinomi) faceva strage fra i dipendenti ospedalieri. Indovina perché ora non piu'?
Non è che io nè alcun altro abbia sostenuto che le vaccinazioni vadano scoraggiate, tutt'altro; e non penso che siano molti i lavoratori, in particolare quelli della sanità per ovvi motivi, che rifiutano di vaccinarsi. Ma qualora accada, il loro diritto all'autodeterminazione va rispettato.
C'è però un'altra questione, che non avevo tirato in ballo per non complicare ulteriormente la discussione.
Nel caso di OS infetto da HBV si pone la necessità di tutelare i pazienti che egli potrebbe infettare; in questo caso si pone il problema della sua idoneità alla mansione nell'interessi di terzi, caso in cui il diritto all'autodeterminazione trova un limite.
La questione, nel caso specifico dell'HBV, potrebbe però essere messa anche in questi termini; un OS può essere obbligato alla vaccinazione anti HBV nell'interesse dei pazienti?
Lascio la domanda senza una risposta definitiva, anche se l'ipotesi non mi sembra del tutto peregrina.
Saluti
armando il 09/01/2011 10:51 ha scritto:
Non è che io nè alcun altro abbia sostenuto che le vaccinazioni vadano scoraggiate, tutt'altro; e non penso che siano molti i lavoratori, in particolare quelli della sanità per ovvi motivi, che rifiutano di vaccinarsi. Ma qualora accada, il loro diritto all'autodeterminazione va rispettato.
C'è però un'altra questione, che non avevo tirato in ballo per non complicare ulteriormente la discussione.
Nel caso di OS infetto da HBV si pone la necessità di tutelare i pazienti che egli potrebbe infettare; in questo caso si pone il problema della sua idoneità alla mansione nell'interessi di terzi, caso in cui il diritto all'autodeterminazione trova un limite.
La questione, nel caso specifico dell'HBV, potrebbe però essere messa anche in questi termini; un OS può essere obbligato alla vaccinazione anti HBV nell'interesse dei pazienti?
Lascio la domanda senza una risposta definitiva, anche se l'ipotesi non mi sembra del tutto peregrina.
Saluti
Perche' le stesse problematiche non sono state sollevate per i controlli su alcool e droga, visto che anche questi non vengon fatti nell'interesse del lavoratore ma dei terzi?
guido_rossi il 18/01/2011 07:44 ha scritto:
Perche' le stesse problematiche non sono state sollevate per i controlli su alcool e droga, visto che anche questi non vengon fatti nell'interesse del lavoratore ma dei terzi?
Non mi sono ben chiari i termini del parallelismo che poni; puoi essere più esplicito?
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