andrea b il 01/04/2011 06:34 ha scritto:
Avevano valutato come? Nel senso di dire "abbiamo il benzene" (mah va'?) o avevano approfondito la cosa con campionamenti o quant'altro?
Perchè ovviamente nel primo caso non saprei che farmene del DVR, nel secondo sarei curioso di vedere i risultati e capire l'effettiva esposizione professionale rispetto a quella extra. Secondo me torniamo da capo.
Giusta la prima; e avevano attivato la SS e il registro esposti.
Ma tu cosa avresti fatto?
armando il 01/04/2011 02:31 ha scritto:
Cara Nofer,
permettimi di dissentire: l'esposizione a benzene degli addetti ai distributori è assolutamente specifica della mansione, legata ad un uso che ne prevede la presenza, peraltro nemmeno come impurità, ma proprio come componente di miscela. E' infatti presente in concentrazione attorno al 1% come antidetonante: ed è una quantità assolutamente rilevante.
E tutti i distributori che abbiamo controllato recentemente noi, avevano valutato il rischio espositivo da "benzene": e nessuno si è sognato di dire che non era un rischio specifico.
Inoltre, la fonte principale è rappresentata proprio dalla fuoriuscita dei vapori dal serbatoio durante il rifornimento: evidentemente non ti capita mai di fare benzina al self service, altrimenti ti renderesti conto di quanto benzene esce durante l'erogazione.
Comunque, se hai dei riferimenti rispetto all'inquinamento legato ai fumi di combustione che escono dalle marmitte, ti sarò grato se me li fornirai, chè non li ho trovati.
Comunque sia, a prescindere da dove e come si generi il benzene che respirano i pompisti, conoscere il loro livello espositivo professionale (OEC come la definsice la UNI 689/97) è fondamentale per poter proseguire il ragionamento.
Al riguardo, è importante sapere come si sta orientando il collega furnom o come si orienterebbero gli altri colleghi.
Saluti
Certo che puoi dissentire: io non detengo alcun verbo, mi limito ad usare la matematica e la chimica, posso anche sbagliare; beh, è una possibilità almeno.
Ouffff…
Vabbè. Ricominciamo.
Il benzene è un rischio per i benzinai come lo sono tutti e dico TUTTI i componenti tanto delle benzine quanto dei gasoli, che non sono diversi solo per il costo (ormai neppure più tanto, quello) ma soprattutto per la composizione chimica: da C6 fino a C 12 circa per le benzine, aromatici mononucleati compresi, con bella componente di C8 (l’ottano famoso); da C12 a C22 circa per i gasoli, esclusivamente alifatici (=a catena lineare).
Caratteristiche chimico-fisiche diverse, danni diversi; forse... Se il tenore di benzene “dichiarato” è < 0,1%, anche la benzina è R40 come il gasolio. Allo 0,11% già deve essere R45.
Voi potete dire che il benzene è un rischio correlato all’attività di distribuzione carburante, per la precisione distribuzione benzina, ok ci sono: ma lo stesso vale anche per gli xileni (o metilbenzeni, se preferite la vecchissima nomenclatura), e per il discreto tenore di esano come n-esano che è assai di più dell’1% nelle benine (circa il 10-15%), e ci sono gli altri lineari basso bollenti che hanno tutti, e ripeto tutti, sgradevoli capacità tossiche proprio per la tipologia chimica.
Orbene, le marmitte catalitiche hanno la funzione (teorica) di “bruciare” sino a CO2 + H2O i vari CxHx incombusti dal motore a scoppio (credo sappiate che la resa di efficienza dei motori a scoppio quando è un portento non supera il 25%), e però si dà il caso che non si avvia la catalisi suddetta se non si raggiungono i 300°C alla camera di porcellana e che comunque la reazione tra i CxHx incombusti e l’O2 dell’aria si attiva solo sino a che sono presenti ed giustappunto attivi (=chimicamente disponibili) i metalli catalizzatori (Pt, Ro, Rh, etc.), ma la resa di catalisi non sarà comunque mai del 100%, e quindi noi buttiamo in aria delle benzine incombuste così come dei gasoli incombusti, come le caldaie dei termosifoni emettono vapori di gasoli o oli sia BTZ che ATZ.
Quindi, la presenza del benzene al pari di quella di tutti gli altri componenti delle benzine, sempre nella proporzione iniziale di formulazione, è sì professionale per i 30” o 2’ di rifornimento: ma vi vorrei far notare che non si trovano proprio più pompe con pistole non autobloccanti al raggiungimento della cifra o dei litri prestabiliti.
Poi, è vero che io non mi trovo a fare benzina ai self service, perché 1) non guido e 2) ho macchine diesel, però il caratteristico “odore di benzina” non è il benzene ma proprio l’esano, che è quello a più veloce evaporazione a c.n.; ma un vizio classico dei “faccio da me” è non aspettare i pochissimi secondi che servono a far risucchiare nell’aspiratore i vapori preesistenti nel serbatoio mentre si riempie, esattamente come lo è aprire il serbatoio, posare il tappo e solo dopo prendere la pistola: i benzinai non fanno così, svitano e infilano, poi dopo posano il tappo.
Tanto, se vogliamo parlare di come si fa benzina. Poi, il signor distributore dopo che ha infilato il suo pistolone nel nostro serbatoio in genere non sta mica lì, magari ci viene a pulire il parabrezza e -se abbiamo chiesto il pieno- con modi affabili ci chiede se volessimo dare un’occhiata ad acqua e olio etc.
Ciò nonostante, anche se correttamente non stanno lì come degli imbecilli a guardare i numeretti che scorrono sulla colonnina, una volta sfilato il pistolone e ritappato il serbatoio la macchina riparte: ed è quello il momento in cui assai ragionevolmente si cuccano la loro brava sniffata di carburante incombusto.
Alzi la mano chi ha provveduto sempre e tempestivamente a sostituire la marmitta catalitica al fine vita (ripeto, tra 12 e 18 mesi ovvero a Km) previsto dal libretto di manutenzione della sua vettura…
Ecco, ognuno di voi che non ha eseguito quella DOVEROSA sostituzione va in giro a sperciare vapori incombusti di benzina. E di benzene: e lo fa in tutta la città, sotto casa sua, nel proprio garage (specie la mattina…), lungo le autostrade, al semaforo, etc.etc. E quel benzene, come quegli xileni e quell’esano e quell’eptano e l’ottano, il nonano, il decano e pure quella puzzettina piccola di undecano, ce li respiriamo tutti.
Dal punto di vista squisitamente numerico/quantitativo, io ritengo che un vigile urbano nel bel mezzo di un incrocio cittadino sia esposto a concentrazioni di tutto questo molto di più di un benzinaio: persino lungo nei distributori lungo le autostrade è improbabile che si mettano in moto contemporaneamente tutte le macchine che sono in moto intorno ad un vigile nel mezzo di un incrocio.
Signori degli spisal, avete mai chiesto la valutazione del rischio cancerogeno da benzene ed IPA nei vigili urbani? No? Male. Non è che se il DdL è un privato o una compagnia petrolifera il benzene è cancerogeno e se il DdL è il Comune non lo è più; i meccanismi carcinogenetici sono come ‘a livella di totò, non tengono alcun conto delle valenze sociali. E siccome vi sfido a dimostrare che il tempo effettivo di erogazione per ciascun operatore alle pompe sia superiore a quello di esposizione ambientale dei vigili di strada, dobbiamo fare a capirci: se vogliamo il registro degli esposti per i benzinai perché c’è benzene nelle benzine, allora lo vogliamo anche per i vigili urbani che, a differenza dei casellanti autostradali, non beneficiano nemmeno di cabina chiusa con presa d’aria forzata a oltre m.5 dal piano di transito veicolare.
Condensando, occorre eseguire una corretta valutazione, e se in base a tale valutazione l’esposizione è sovrapponibile a quella della popolazione non professionalmente esposta allora non è un’esposizione professionale e il registro non ha motivo di essere, così come non ha più motivo di essere la SS per rischio cancerogeni, resta integra quella eventuale per RC “semplice” che non riguarda solo l’erogazione di carburante.
Ci terrei altresì proprio tanto a ribadire che nel caso dei laboratoristi che usano benzene solo come standard (e non per fare estrazioni, lì il discorso cambia come il giorno e la notte) il valore da “esposizione non accidentale” è al massimo proprio quello che ho detto io, e a costo di sembrare “superficiale”, un’esposizione supplementare di 0,05 mcg/mc rispetto ad un “fondo ambientale” anche di solo 1 mcg/mc rientra nella “variabilità analitica”. E vi prego di darmi credito se dico che rispetto a valori misurabili in mg, sia pure zero virgola, è ridicolo considerarlo un “supplemento”. Ridicolo come comperare una macchina da 40.000 euro e chiedere “facciamo 39.999?”.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
No, cara Nofer; l'OEC di un pompista è di uno-due ordini di grandezza superiore a quella di un vigile urbano, grosso modo 70-200 mcg/m3 vs 1-5 mcg/m3; un giretto in internet te lo confermerà.
Tralasciando le modalità di esposizione che non sono esattamente quelle da te riportate.
Ma la questione che mi interessa è la definizione di esposizione lavorativa a cancerogeni e se c'è un suo livello accettabile (come ritengo sia il caso del tuo laboratorista) oppure no; o se sarebbe opportuno introdurlo.
E non c'è dubbio che, posto che il vero livello di esposizione della popolazione generale di riferimento sia, mettiamo, 1,75 mcg/m3 ed il nostro laboratorista sia esposto per 8 ore ad una quota aggiuntiva pari a 150 ng/m3, la sua esposizione complessiva quel giorno sarà stata di 1,80 mcg/m3.
Ed 1,80 è maggiore di 1,75, non c'è alcun dubbio, ma anche 2,5 e 12,5 e 22,6 saranno maggiori.
La domanda è: consideriamo esposto il nostro lavoratore a partire da 1,80, con tutto quel che ne consegue?
O da 10?O da 20? O da quanto?
nofertiri9 il 01/04/2011 11:08 ha scritto:
.........E vi prego di darmi credito se dico che rispetto a valori misurabili in mg, sia pure zero virgola, è ridicolo considerarlo un “supplemento”. Ridicolo come comperare una macchina da 40.000 euro e chiedere “facciamo 39.999?”.
Ma macchine pagate 39.999, oppure 39.998, oppure 39.997....... 39.800...... 39.000...... 38.000...e giù giù saranno costate tutte meno di quella a 40.000: questo non è ridicolo, è semplice aritmetica.
Ma sono altresì d'accordo con te nel dire che averla pagata 40.000 o 39.999 è la stessa cosa; a questo punto, la domanda, semplice, è:"Per quale cifra non è più la stessa cosa?"
Spero che il paragone sia chiaro.
armando il 02/04/2011 01:40 ha scritto:
No, cara Nofer; l'OEC di un pompista è di uno-due ordini di grandezza superiore a quella di un vigile urbano, grosso modo 70-200 mcg/m3 vs 1-5 mcg/m3; un giretto in internet te lo confermerà.
Tralasciando le modalità di esposizione che non sono esattamente quelle da te riportate.
Ma la questione che mi interessa è la definizione di esposizione lavorativa a cancerogeni e se c'è un suo livello accettabile (come ritengo sia il caso del tuo laboratorista) oppure no; o se sarebbe opportuno introdurlo.
E non c'è dubbio che, posto che il vero livello di esposizione della popolazione generale di riferimento sia, mettiamo, 1,75 mcg/m3 ed il nostro laboratorista sia esposto per 8 ore ad una quota aggiuntiva pari a 150 ng/m3, la sua esposizione complessiva quel giorno sarà stata di 1,80 mcg/m3.
Ed 1,80 è maggiore di 1,75, non c'è alcun dubbio, ma anche 2,5 e 12,5 e 22,6 saranno maggiori.
La domanda è: consideriamo esposto il nostro lavoratore a partire da 1,80, con tutto quel che ne consegue?
O da 10?O da 20? O da quanto?
scusa se riprendo questo thread, pur avendone tu messo in mezzo altri di pari argomento, ma ci sono alcune affermazioni che desidero puntualizzare: la prima è quella sui dati espositivi degli addetti alla distribuzione. Veramente, io quando parlo di "dati" non mi riferisco a quello che si trova googlando, peraltro sempre interessanti, ma a quello che trovo scritto in riviste specialistiche o in atti dei vari congressi cui partecipo, quando non ho -come in questi casi peraltro- dei dati analitici personalmente campionati ed analizzati. E i dati medi (70-200) cui tu ti riferisci, anche solo guardando con google, sono prevalentemente inerenti a ricerche condotte prima della normativa del 2000 che ha imposto il recupero di vapori per i distributori. Giusto per ascoltare la tua voce ho fatto anche io un giro per il web, ed ho notato che ci sono moltissimi lavori anteriori al 1999-2000 (secondo me stimolati da chi aveva necessità di obbligare le 7 sorelle con relativi tanti fratelli e padri a ridurre il tenore di benzene) e già nel 2004 (e quindi a pistole aspiranti ormai tutte installate)Perbellini, Maccacaro e Marano hanno rilevato tenori di benzene da 4 a 170 mcg/mc, con media geometrica di circa 60, e nello stesso periodo la provincia di bolzano ha commissionato una ricerca sul 90% dei distributori urbani di cui ti copioincollo le conclusioni:
"Lo studio ha riguardato 32 distributori di benzina ( oltre il 90% dei distributori cittadini ) e 60 addetti. Oltre a questi ultimi è stato coinvolto nell’indagine anche un analogo numero di persone residenti nel capoluogo non esposte a benzene per motivi professionali.
L' obiettivo principale era quello di stabilire se la professione di addetto all' erogazione di carburante fosse da elencare tra quelle a rischio cancerogeno a causa del fatto che le benzine contengono benzene, sostanza classificata come cancerogena.
Gli studi condotti fino ad oggi infatti hanno sempre inserito i benzinai tra gli esposti a sostanze cancerogene, tuttavia l’Assessorato alla sanità si è posto nuovamente il problema per il fatto che il contenuto percentuale di benzene nelle benzine è sempre minore e le pompe di erogazione sono provviste di aspirazione.
Un secondo obiettivo era quello di esprimere un giudizio generale sull’inquinamento urbano da benzene.
Le conclusioni che si possono trarre, secondo l’Assessorato, al termine dello studio sono le seguenti:
- l' inquinamento da benzene in prossimità dei distributori di benzina è attualmente piuttosto modesto e non va oltre il 4-5% delle massime concentrazioni accettabili nei luoghi di lavoro;
- la dose assorbita dagli addetti alle pompe di benzina è apprezzabile solamente nei soggetti non fumatori. Tale dose è comunque molto modesta ed esprimibile in qualche decina di microgrammi;
- l’abitudine al fumo di sigaretta comporta un assorbimento di benzene notevolmente maggiore rispetto alla dose di origine professionale;
- i benzinai della città di Bolzano presentano un'esposizione professionale a benzene simile a quella che, in altre zone urbane (ad esempio Milano), è rappresentata dall'inquinamento medio di fondo;
- i valori di benzene riscontrati nel gruppo di controllo, ossia nei non esposti a benzene per motivi professionali, sono modesti e corrispondono ai bassi valori misurati nell'aria urbana, (dati forniti dall’ Agenzia Provinciale per l'Ambiente : è da segnalare invece che negli anni trascorsi la stessa Agenzia aveva rinvenuto livelli più elevati).
Per quanto riguarda Napoli, che per ovvi motivi è la realtà che meglio conosco, ti posso assicurare che i livelli di benzene riscontrabili ad alcuni incroci-chiave urbani sono ben oltre 10 volte i "limiti" ambientali fissati in 10 mcg/mc. Non durano forse 8 ore, queste concentrazioni, ma certo non scendono sotto i 10 se non di notte, a traffico ormai fermo. Ciò che ci salva, in parte, è che essendo noi città di mare c'è quasi sempre vento, e quindi anche queste "camere a gas" riescono a smaltire le concentrazioni quando le sorgenti vengono a mancare. A titolo indiretto di MB, sappi che io, da buona fumatrice, viaggio ta il 3 e il 4% di HbCO, ma quando mi capita di passare una giornata in città in mezzo al traffico (non per shopping, sempre per lavoro) mi è successo di arrivare anche al 9-10%. E non sono i motori diesel a produrre più CO che CO2... Questo per non parlare del fatto che "modestamente" noi facciamo andare a verde anche macchine non catalizzate e vecchie come il cucco.
In ultimo, tu sostieni che "le modalità di esposizione non sono esattamente quelle che io riporto". Ora, io non so se ti riferivi alle modalità di esposizone dei benzinai o a quelle dei VVUU, ma io ho descritto esattamente ciò che ho visto e vedo. Ebbene, non ti so dire se ho avuto la sorte di essere chiamata a fare indagini solo dai distributori che hanno già attuato debita informazione e formazione degli operatori (anche getori/titolari, peraltro) e/o se ho fatto caso solo ai VVUU che mi hanno fatto una pietà estrema, soli in mezzo ad un mare di macchine sputazzanti fumo con mascherine già grigie alle 11 di mattina, ma siccome ho personalmente piazzato dei campionatori sia al personale che sulle colonnine che ad altezza della immissione nel distributore che della reimmissione delle vetture nel flusso del traffico, in più di un distributore e più di una volta, sia in ambito urbano che periurbano, in ambito urbano il valore al personale a volte era superiore di quello alla colonnina, ma ciò si spiega con il fatto che, sia all'immissione che all'uscita dal distributore, tanto i valori di benzene quanto quelli degli altri aromatici (compresi gli IPA) sono più alti, parecchio più alti. In ambito periurbano (anche le tangenziali e le nazionali maggiori, quindi) l'incidenza del tenore di benzene rispetto ai litri erogati si abbassa ulteriormente in tutte 3 i tipi di postazione, ma c'è maggiore variabilità sui dati di esposizione personale, che molto spesso sono più bassi di quelli alla colonnina, già piuttosto bassi del loro.
Poi, se vogliamo dire che così come i professionalmente esposti-benzinai di bolzano hanno lo stesso tenore espositivo di quelli non professionalmente esposti di città come milano può darsi che i professonalmente esposti -benzinai di perugia sicucchino meno benzene che anche i chioschetti di giornalaio napoletani, ok, ci può stare.
Ah, ora dimenticavo: per quale cifra l'apporto professionale non è da considerare significativo oppure sì? Secondo me, fino a che stiamo "genericamente" entro 1/100 di un TLV, ma è una pura ipotesi operativa. Prendi gli IPA: non c'è un TLV nemmeno per i singoli composti, e personalmente ho messo pubblicamente per iscritto sin dal 1998 che la dobbiamo smettere di considerare il benzo(a)pirene come contaminante-guida perchè proprio nel traffico veicolare esso è solo il 10% di tutti gli IPA presenti in aria. Quindi, non ho punti di riferimento su cui calcolare quanto sia 1/100.
Perchè dico 1/100? per maggior cautela rispetto all'1/50 dell'amianto, che sino a 2ff/lt è "normale" tanto da essere restituibile il locale (confinato) ma oltre 20 ff/lt si deve procedere a bonifica -sia pure per incapsulamento- e oltre le 100 ff/lt scatta l'obbligo di DPI, e sopra le 200 ff/lt è proibitissimo.
Per inciso: non mi farebbe piacere sapere che seduta qui nel mio divano sto respirandomi 16,25 mcg/mc di benzene, nè 2 ff/lt (=2000 ff/mc) di amianto.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
nofertiri9 il 03/04/2011 04:04 ha scritto:
1.E i dati medi (70-200) cui tu ti riferisci, anche solo guardando con google, sono prevalentemente inerenti a ricerche condotte prima della normativa del 2000 che ha imposto il recupero di vapori per i distributori. ......già nel 2004 (e quindi a pistole aspiranti ormai tutte installate)Perbellini, Maccacaro e Marano hanno rilevato tenori di benzene da 4 a 170 mcg/mc, con media geometrica di circa 60
2.Per quanto riguarda Napoli, che per ovvi motivi è la realtà che meglio conosco, ti posso assicurare che i livelli di benzene riscontrabili ad alcuni incroci-chiave urbani sono ben oltre 10 volte i "limiti" ambientali fissati in 10 mcg/mc.
3.In ultimo, tu sostieni che "le modalità di esposizione non sono esattamente quelle che io riporto"
4.ah, ora dimenticavo: per quale cifra l'apporto professionale non è da considerare significativo oppure sì? Secondo me, fino a che stiamo "genericamente" entro 1/100 di un TLV, ma è una pura ipotesi operativa.
1.I dati si riferiscono ad una nostra recente indagine, inverno estate 2009-2010, 8 distributori, una quindicina di lavoratori, oltre 100 misurazioni personali ed ambientali; il dato OEC media totale è attorno a 70, con un distributore che si è attestato oltre 200. Insomma dati recenti.
2.Valori elevatissimi, quelli di Napoli, verosimilmente riferibili alla coda a dx della distribuzione delle varie città d'Italia, almeno da una ciò che si trova in internet nei vari siti ARPA.
Ciò che dice l'assessore della provincia di Bolzano mi sembra molto strano, peraltro non ho trovato il lavoro con i dati esatti. Ma che i benzinai di BZ abbiano esposizioni minori che a Milano, pari a circa 5 mcg/m3, si può spiegare solo con il fatto che funzioni solo il self-service al 90%.
3.Mi riferivo ai distributori. L'esposizione a benzene non è dovuta ai gas di scarico, ma a ciò che esce dal serbatoio; oltre che essere dimostrato nasometricamente (possiamo pure ragionare sulla differenza di tensione di vapore tra n-esano e benzene, ma se durante il riempimento si sente odore, non c'è nessuna ragione fisica che ci siano solo vapori di esano e non di benzene), ciò è dimostrato anche:
- dal fatto che l'introduzione delle pistole con recupero del gas ha abbassato i livelli espositivi degli addetti, ma il sistema nel suo complesso non è del tutto efficace, per vari motivi;
- nel traffico urbano i livelli di benzena sono mediamente molto più bassi che nei dati personali dei distributori, nonostante il traffico molto inferiore;
- i nostri dati hanno evidenziato che le esposizioni lavorative più elevate si avevano per gli addetti che restavano entro un metro dalla bocca del serbatoio durante il rifornimento;
- gli ambientali erano sempre molto più bassi dei personali;
4. Appunto, genericamente; me se entriamo nel merito, ci accorgeremo che 1/100 del tlv non ha alcun senso, nè più nè meno del 50%.
Ad 1/100, infatti, corrispondono probabilità di incidenza di neoplasie molto diverse per i vari cancerogeni: da 1.567 su milione per il CCl4, a 2,6 su milione per la formaldeide, vale a dire una differenza spropositata, di ben 3 ordini di grandezza.
C'è una qualche logica? No!
Questi dati dimostrano due cose:
Punto primo: 1/100 del tlv può rappresentare ancora una esposizione elevatissima.
Punto secondo: non c'è stato un criterio uniforme per fissare i tlv, di certo non quello di rapportarlo alla potenza del cancerogeno.
Saluti
Cara Nofer, ho ritrovato i dati dei campionamenti inverno 2009 relativi al livello di esposizione del compito specifico "erogazione benzina", che rappresenta un 12-15% del turno di lavoro.
La concentrazione è circa 10 volte maggiore della OEC, con ciò confermando il dato nasometrico: l'inquinamento da benzene nei distributori è legato ai vapori che escono dal serbatoio, non agli scarichi delle marmitte catalitiche, come ritenevi tu sulla base dei dati del traffico a Napoli.
Spero di averti persuaso.
Saluti
armando il 04/04/2011 02:28 ha scritto:
Punto primo: 1/100 del tlv può rappresentare ancora una esposizione elevatissima.
Punto secondo: non c'è stato un criterio uniforme per fissare i tlv, di certo non quello di rapportarlo alla potenza del cancerogeno.
Saluti
Lungi da me voler sostenere la validità "urbi et orbi" dei TLV, anzi; al merito è opportuno ricordare ciò che l'ACGIH stessa dice dei propri :
Concentrazione alla quale alla quale si ritiene che la maggioranza dei lavoratori possano essere esposti per 8 ore al giorno per l’intera vita lavorativa senza effetti negativi sul proprio stato di salute.
Come dico sempre quando spiego a terzi questa definizione, a tutti gli effetti puramente convenzionale, quest’affermazione ha più di una lacuna: la "maggior parte" dei lavoratori, ed il fatto che "si ritiene".
Nessuno dice mai CHI ritiene, ma non devono essere le stesse persone perchè ogni nazione o quasi ha i propri, e soprattutto nessun spiega quanto sia esteso il concetto di "maggioranza"; ed io infatti puntualmente aggiungo: "e come faccio io lavoratore a sapere se per caso non fossi in minoranza anche lì?"
Non voglio neppure assumere l'atteggiamento del "eh, ma tanto 'ste cose lì ce le respiriamo tutti..." come se il fatto di respirarcele tutti le rendesse meno pericolose, perchè se lo facessi meriterei che mi si stracciasse in faccia la pergamena della laurea, e tanti anni fa le faevano pure belle pesanti. Tuttavia, occorrerebbe oggettivamente trovare degli equilibri tra ciò che serve/fa comodo alla nostra idea di civiltà e relativo benessere collettivo così come, di pari passo a mio avviso, andrebbe periodicamente rivisto questo stesso criterio di "civiltà" ma soprattutto i parametri di ciò che definiamo benessere.
Non ho mai ben capito perchè, ma c'è una tendenza piuttoste spiccata a mettere in berlina tutte o quasi le alternative proposte a "minore impatto ambientale" anche prima di verificarne la fattibilità.
Per come la vedo io, e sia ben chiaro che è una mia personalissima opinione che io non pretendo di inculcare ad altri così come pretendo che la si rispetti da chi non la pensa uguale, se di una cosa si sospetta possa essere cancerogena è opportuno si trovi il più velocemente possibile un sistema di non usarla più, e se proprio non se ne può fare a meno (fino a che non troviamo soluzioni alternative meno pericolose) di usarla con tutte le cautele tecnologiche che permettano la non esposizione ambientale (e quindi non solo dei lavoratori addetti) e che prevedano opportuni sistemi di delimiazione del danno in caso di incidente e conseguente dispersione.
Questo non è catastrofismo, anche se sovente me ne sento accusata da decenni: è solo un atteggiamento da buona madre di famiglia (nonna, nella mia fattispecie) che pensa che mettersi una maglia di lana quando fa freddo riduce le possibiità di buscarsi una bronchite, semplicemente.
Sperando di aver chiarito la mia personale posizione nel merito, e concordando sul fatto che per certi particolari agenti anche 1/100 di TLV (quale, poi? l'italiano, il tedesco, uno statunitense o quello svizzero?) possa essere una dose ancora troppo massiccia, dal punto di vista pratico/operativo occorre assumere posizioni comunque univoche per l'atteggiamento da assumere in materia di tutela dei lavoratori.
Ti rendi conto da solo che, per tornare all'esempio di bolzano (a proposito, il link: http://wai.provinz.bz.it/lpa/news/detail_i.asp?artc_id=52234 ), neppure un Isp Spisal come te, in perfetta buona fede, possa pretendere dal gestore di un distributore milanese di ripulire l'aria di tutta milano -o anche solo quella intorno a quella sua pompa- perchè a bolzano la popolazione non esposta ha valori più bassi...
Quando parliamo di contaminanti ubiquitari, ed è certo questo il caso, anche se le pompe di benzina contribuiscono al tenore di benzene in aria non è solo da esse che nasce il benzene urbano, quindi non possiamo pretendere - in scienza e coscienza - che del problema anche al distributore si faccia carico il solo gestore: magari qualche scrupolino dovrebbe derivarne più al sindaco o all'assessore alla mobilità urbana, ti pare?
Sai, mi rendo conto che messa così possa sembrare -ed anche essere colpevolmente letta - come una sanatoria generalizzata della specie "siccome lo fanno tutti è come se non fosse reato", che tanti danni porta al nostro "sistema paese".
Tuttavia, non dovrebbe essere poi così tanto difficile mettere un paio di campionatori a distanza di 70-80-100 metri dalla pompa, contemporaneamente, per rilevare i c.d. "valori di fondo": ma spiegalo tu al gestore che quei due campionamenti non servono a me analista a far cassa ma servono a lui per decidere se deve o meno mettere in essere tutta una cascata di adempimenti.
Se il problema è il fondo, è sul fondo che si deve intervenire.
P.S.: parliamo di formaldeide. Nella combustione del tipo a turbina del metano si produce formaldeide. E' "meglio" la formaldeide dal metano, gli IPA da gasolio o BTZ o il benzene da benzina? Parliamone.
Personalmente sempre, io preferisco una centrale termica a metano anzichè una a gasolio o BTZ, e non perchè la formaldeide faccia meno male o sia meno cancerogena ma perchè la somma delle robe brutte sputazzate fuori è complessivamente molto più bassa. Scelgo il male che a me sembra minore, insomma. E la preferisco anche alla centrale a energia nucleare, che quando funzione bene emette oggettivamente solo vapore acqueo, perchè se succede un cacchio alla centrale a gas al più mi saltano tutti quelli che ci stanno intorno per 1 km, 2 km... ma poi basta, non me ne devo preoccupare per il resto dei secoli.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
furnom il 31/03/2011 07:24 ha scritto:
Una domanda rapida e forse banale: qualcuno di voi segue benzinai? I vostri sono iscritti al registro degli esposti per agenti cancerogeni? Ve lo chiedo perchè in una realtà che seguo che opera solo in self service (limitandosi ad aiutare i clienti in difficoltà) ha ricevuto un'ispezione dell'ASL che ha prescritto il registro degli esposti.
A mio avviso l'esposizione è paragonabile a quella della popolazione generale, se invece devo partire dal presupposto che anche una molecola di benzene può farmi venire la leucemia allora non c'è margine di discussione.
Voi cosa ne pensate?
Vi ringrazio
Persomi in discussioni su massimi sistemi, non avevo dato una risposta precisa al quesito:
da una nostra recentissima indagine, con oltre 40 campionamenti ambientali (centro area di servizio, perimetro, interno uffici/bar) è emersa una concentrazione media di 12 mcg/m3 all'esterno e 7 mcg all'interno, rispetto ad un inquinamento di fondo in Umbria oscillante da anni attorno a 2 mcg/m3.
Quindi mi sembra che la prescrizione della ASL sia stata corretta, comportando una quota aggiuntiva per 12-2=10 mcg/m3 di leucemie compresa fra 7 e 34 su milione (dati OMS ed OEHHA rispettivamente).
Occorre anche valutare quanto tempo gli addetti assistono i clienti durante la erogazione, fonte principale dell'inquinamento.
Abbiamo calcolato anche la retta di regressione OEC/tempo erogazione, ma la significatività della correlazione non era elevata.
Se vuoi, posso anche mandarti per mail anche riferimenti bibliografici.
Saluti
a.m.
Perdonatemi,d'istinto vi chiedo:anche i baristi sono sottoposti a sorveglianza sanitaria e con quale protocollo?
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