mery il 06/04/2011 06:45 ha scritto:
Perdonatemi,d'istinto vi chiedo:anche i baristi sono sottoposti a sorveglianza sanitaria e con quale protocollo?
La media espositiva di questi addetti a noi è risultata di 7 mcg/m3, circa 5-6 mcg in più rispetto al fondo.
La quota aggiuntiva è quindi stimabile fra 3 e 15 leucemie su milione di addetti: e ritorniamo al punto. E' poco, è tanto? E' chiaro che il tlv non c'è di nessun aiuto, siamo circa 450 volte più bassi!!
E' di certo utile istituire il registro degli esposti, perchè l'incidenza alle basse concentrazioni è stimata dagli organismi scientifici più accreditati sulla base di modelli matematici con grossi margini di incertezza, come dimostrano le differenti stime che derivano dai dati OMS o OEHHA. La valenza più importante dei registri degli esposti è proprio questa: costituire una base dati attendibile da poter utilizzare in futuro per studi epidemiologici più accurati.
Scusa Armando,parli di registro degli esposti anche per i baristi?e che ne facciamo della valutazione dei rischi?Se in un barista viene diagnosticata una leucemia,che si fà?Quale sarà la causa?mah...
mery il 07/04/2011 08:02 ha scritto:
Scusa Armando,parli di registro degli esposti anche per i baristi?e che ne facciamo della valutazione dei rischi?Se in un barista viene diagnosticata una leucemia,che si fà?Quale sarà la causa?mah...
Vedi, cara Mery, la mia opinione è che in questi anni c'è stato uno scarso dibattito di natura tecnica e scientifica sui cancerogeni.
E' del tutto evidente che se abbiamo come punto di riferimento i TLV, come fossero totem, il confronto è morto ancor prima di nascere.
La questione, in termini scientifici è semplice, se la si vuole affrontare;
I baristi risultano essere esposti a livelli 4-6 volte superiori alla popolazione generale; la stima della probabilità di leucemia è da 3 a 15 su milione. Dal punto di vista epidemiologico ha senso registrare questa esposizione; visto che poi i costi sono molto limitati, perchè non farlo?
Male non fa.
saluti
Io credo che sarebbe assolutamente fuorviante inserire persino i baristi all'interno del registro cancerogeni, non capisco che dati potremmo ricavarne da studi epidemiologici ed in più creeremmo in queste persone comunque una situazione di allarme ingiustificata, stiamo dicendo che sono esposti a cancerogeni per lavoro e svolgono il lavoro di baristi! Magari sono fumatori, hanno un'alimentazione scorretta da uno studio epidemiologico di questo tipo cosa si ricava? E al lavoratore nel caso si ammali, sapando di essere sorvegliato in relazione al rischio cancerogeno chi gli toglie dalla testa l'idea che ad ammalarlo sia stato il lavoro?
Socrate:“O uomini, quegli tra voi è sapientissimo il quale, come Socrate, abbia riconosciuto che in verità la sua sapienza non ha nessun valore”.
Perdona la domanda, ho una certa idiosincrasioa per i numeri e la stanchezza può farmi dire più sciocchezze del solito, ma di fatto un'esposizione a livelli di 4-6 volte superiori a quelli della popolazione generale di quanto incrementa il rischio relativo di contrarre una leucemia per i baristi rispetto alla popolazione generale, considerando che a differenza della popolazione generale (esposta continuamente dalla nascita e per tutto l'intero tempo di vita), avrò un tempo ridotto di esposizione, massimo 8 ore/die e considerato penso, l'alto turnover generalmente presente in queste mansioni...solo per pochi anni di anzianità lavorativa?...
Se nella popolazione generale per gli standard di qualità dell'aria è accettabile una esposizione a concentazioni di cancerogeno tale da determinare la possibilità di incorrere in un tumore di 1 caso su 100.000 o 1 caso su 1.000.000....nella popolazione lavorativa dovremmo ottenere gli stessi parametri? Ovvero registro cancerogeni e tutto il resto tutte le volte che stiamo sopra questi valori?
Ciao Eleonora ho appena letto il tuo post...abbiamo scritto quasi in contemporanea...e più o meno mi sembra abbiamo le stesse perplessità...
Il fatto è che per molti cancerogeni conosciamo la potenza e quindi possiamo calcolare la probabilità di neoplasie se sappiamo quale è la loro esposizione professionale; però, non abbiamo documenti di consensus in Italia che fissino livelli di azione correlati a tale probabilità.
Giusta l'osservazione di serenix; poichè la potenza cancerogena viene espressa in relazione ad esposizioni in ambiente di vita per 70 anni e 24 ore/die, occore introdurre una ponderazione basata su 40 anni, 8 ore al giorno, 240 giorni l'anno.
Questo il prof. Gobbato già lo spiegave bene in un suo testo di medicina del lavoro anni fa.
Saluti
Saluti
A questo link la tabella normalizzata per diverse esposizioni lavorative, tratta da Medicina del lavoro di Gobbato, pag. 146.
http://books.google.it/books?id=Z...0CBYQ6AEwADgU#v=onepage&q&f=false
armando il 06/04/2011 07:36 ha scritto:
La media espositiva di questi addetti a noi è risultata di 7 mcg/m3, circa 5-6 mcg in più rispetto al fondo.
La quota aggiuntiva è quindi stimabile fra 3 e 15 leucemie su milione di addetti: e ritorniamo al punto. E' poco, è tanto? E' chiaro che il tlv non c'è di nessun aiuto, siamo circa 450 volte più bassi!!
E' di certo utile istituire il registro degli esposti, perchè l'incidenza alle basse concentrazioni è stimata dagli organismi scientifici più accreditati sulla base di modelli matematici con grossi margini di incertezza, come dimostrano le differenti stime che derivano dai dati OMS o OEHHA. La valenza più importante dei registri degli esposti è proprio questa: costituire una base dati attendibile da poter utilizzare in futuro per studi epidemiologici più accurati.
Già.
Poi,però, si scarica il PPT dal link fornito da "armando" e nell'intervento a firma Armando Mattioli nel seminario del 23 marzo che ha tanto citato io , alla diapositiva n. 11, in calce leggo:
In Umbria si prevedono circa 9000 leucemie in 70 anni (dati registro tumori Umbria), di cui circa 40 dovuti all'esposizione ambientale della popolazione ed 1 all'esposizione lavorativa nei distributori.
Se tu avessi fatto il confronto dell'esposizione dei benzinai cui hai prescritto l'istituzione del registro degli esposti anzichè con i valori medi dell'umbria (a proposito: beati voi) con quelli di alcune zone di terni ovvero di ponte san giovanni, saresti arrivato forse alla stessa conclusione cui giungi dicendo che su 9000 casi di leucemia attesi in umbria nei prossimi 70 anni, solo 1 sarà dovuto all'esposizione lavorativa a benzene nei distributori.
Nella piena ed assoluta franchezza che mi contraddistingue, mi sembra assai scorretto instillare in tutti i distributori dell'umbria il pensiero che "forse" moriranno di leucemia e per questo sono iscritti in un aposito registro, anzichè ammettere innanzi tutto dinanzi a loro ed ai loro datori di lavoro un dato che è invece tutto smmato del tutto rassicurante per l'effettivo rischio che corrono.
anzi, e lasciatemelo dire: CHE NON CORRONO.
I mio prof di matematica avrebbe concluso scrivendo a questo punto bello grosso sulla lavagna : C.V.D.
Non vorrei che di questo passo tu entrassi di diritto nel novero di coloro, già sgamati per lo più, che fanno prescrizioni ai DdL ed ai medici competenti per avere gratis e comodamente alla propria scrivania dati pseudoepidemiologici di cui bearti e con cui pavoneggiarti ai convegni-congressi-seminari.
Io, che sono una che con tutti i propri 58 anni e 70 kg se lo fa ancora a tarallo a far sopralluoghi, studiare le strategie di campionamento, poi andare a campionare, preparare i campioni, verificare le calibrazioni in maniera omogenea, analizzare, verificare i dati etc. etc. e vedere se hanno un senso e che senso hanno, e che per oltre 20 anni ha portato avanti ricerche a spese della propria tasca, non apprezzo mica tanto questi comportamenti; dalle mie parti si dice che a manifestare tendenze particolari con il lato B altrui è troppo facile per essere credibile.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
A questo sito una indicazione della accettabilità del rischio cancerogeno, che deve essere inferiore ad 1/10.000:
http://www.unibo.it/NR/rdonlyres/...F3/10997/cancerogenirelazione.pdf, vedi pag. 1 anche (anche se non è indicato il soggetto che propone il livello di accettabilità).
Quindi, in base a questo criterio, le nostre bariste sono ad un livello accettabile, gli addetti al rifornimento no.
In base ad un Recente dm del 2008, l'accettabilità di un rischio cancerogeno aggiuntivo dovuto all'inquinamento per la popolazione generale è di 1/1.000.000 - 1/100.0000
Questo è l'unico parametro di riferimento che mi risulta in Italia; poichè per i cancerogeni nei luoghi di lavoro, il riferimento di base è l'esposizione della popolazione generale, come possiamo trasporre questo parametro nei luoghi di lavoro?
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