tcam il 01/04/2011 09:07 ha scritto:
....... non riesco a cogliere il senso del problema.
Però discutiamone, serve a tutti
Tcam
Proviamo ad affrontare la questione "valutazione/gestione del rischio cancerogeno" da un altro punto di vista:
http://www.medicocompetente.it/fo...elli-espositivi-a-cancerogeni.htm
Mi sembra che qualche contraddizione ci sia.
e per le polveri di legno duro in cui non esiste termine di paragone con la popolazione generale quale è il livello dal quale dobbiamo iniziare con registri, invio alle asl, ispesl ecc ecc visite....ecc ecc.....?
FRANCO CANGIANI il 02/04/2011 01:05 ha scritto:
e per le polveri di legno duro in cui non esiste termine di paragone con la popolazione generale quale è il livello dal quale dobbiamo iniziare con registri, invio alle asl, ispesl ecc ecc visite....ecc ecc.....?
Bella domanda; e non abbiamo, almeno io non l'ho trovato, un'Inhalation Unit Risk cui fare riferimento, pur con tutte la cautele del caso.
Ma il problema, ripeto, è generale; quali sono i livelli di rischio a cui far scattare in modo graduato le diverse opzioni preventive, protettive e di SS?.
Per moltissimi cancerogeni, infatti, la probabilità in base al livello espositivo possiamo stimarla, disponendo di unit risk, oral o inhalation slope factor.
Proviamo a cambiare il punto di vista: non partiamo dalla normativa ma dalla ratio stessa della Legge: il Datore di Lavoro deve cercare in tutti i modi di evitare la esposizione: solo questa condizione è “accettabile” o “irrilevante”. Quando questo non è possibile (es. polveri di legno, benzene) non esiste alcun livello al sotto del quale il rischio può essere “accettabile” e tale da non metter in atto alcun provvedimento (tecnico, procedurale, formativo, ecc.). L’insieme delle misure necessarie al controllo del rischio è il processo stesso di valutazione del rischio che non deve essere confuso con la valutazione della esposizione. Una esposizione uguale a quella della popolazione generale non significa assenza di rischio: in queste circostanza il DL metterà in atto tutte le misure necessarie suggerite innanzitutto dalla letterata scientifica (e qui scatta la vera professionalità del RSPP e MC) e dalla normativa specifica. Le misure di prevenzione sono tante, si applicano non come un ricettario ma in base alle reali situazioni e alla concrete utilità (il fine è sempre la prevenzione); anche la corretta informazione sul rischio e le procedure da adottare possono rappresentare l’unica cosa da fare. Tutto questo ragionamento va riportato sul DVR e attuato e non credo che l’ ODV posso contestarlo se sostenuto da adeguata letteratura e realmente rispondente alla massima prevenzione. Sul problema specifico del registro esposti si era diffusa una prassi per cui in caso di cancerogeni non specifici dell’ambiente di lavoro ma presenti negli ambienti di vita (es. benzene) si potrebbe non attivarlo quando l’informazione fornita dal registro stesso è praticamente nulla. Nella mia zona ci stimo comportando in questo modo e non abbiamo avuto contestazioni. Ma si sa l’Italia è fatta di varie regioni e se quale ODV lo pretende pazienza… Io sarei molto pragmatico.
FRANCO CANGIANI il 02/04/2011 01:05 ha scritto:
e per le polveri di legno duro in cui non esiste termine di paragone con la popolazione generale quale è il livello dal quale dobbiamo iniziare con registri, invio alle asl, ispesl ecc ecc visite....ecc ecc.....?
Salve
Il link inserito da Armando nell'altro Thread che ha come oggetto "la sorveglianza sanitaria e livelli espositivi a cancerogeni" contiene le indicazioni delle linee guida SIMLII utili per il quesito da te scritto
Per comodità ti copio il paragrafo.....
.....Nel caso in cui non siano disponibili limiti relativi alla popolazione generale, sarà ovviamente obbligatoria l’iscrizione nel registro degli esposti. Se sono disponibili valori limite di esposizione professionale, il rispetto di tali limiti potrà essere utilizzato per una graduazione del programma di sorveglianza sanitaria. Questo principio, già enunciato nella normativa relativa agli esposti a Cloruro di Vinile Monomero, attribuisce al medico competente l’organizzazione della sorveglianza “caso per caso, tenuto anche conto dei dati ambientali e di esposizione” (DPR 962/82, ora abrogato – Direttiva CEE 78/610).
Saluti
Gennaro Bilancio
annuscor il 02/04/2011 04:23 ha scritto:
Proviamo a cambiare il punto di vista: non partiamo dalla normativa ma dalla ratio stessa della Legge: il Datore di Lavoro deve cercare in tutti i modi di evitare la esposizione: solo questa condizione è “accettabile” o “irrilevante”.
Ok, siamo tutti d'accordo sul principio; ma di buone intenzioni è lastricato l'inferno.
Tutti noi assistiamo quotidianamente in tutta italia a livelli espositivi a benzene degli addetti ai distributori molto elevati; il rischio di leucemia è circa 10 volte maggiore rispetto alla esposizione quotidiana della popolazione generale, con un rischio aggiuntivo, se proprio vogliamo fornire delle stime, da 50 a 250 leucemie per milione di lavoratori in 40 anni: altro che rischio zero!
Il discorso è ancora più grave per altri cancerogeni, misuratissimi in indagini di igiene industriale, quali cd, ni, AS, SiO2, etc. etc., con la solita conclusione finale: il livello espositivo è (molto) inferiore al TLV!
Se quacuno mi spiega il senso e la coerenza scientifica di tutto ciò, gliene sarò grato.
I TLV, in riferimento al rischio cancerogeno, sono spesso numeri buttati lì a caso, sia dall'ACGIH che dalla CE vedi (benzene, legno duro e CVM), senza alcuna correlazione alla potenza cancerogena della sostanza, come invece sarebbe indispensabile.
Saluti
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