Probabilmente la soluzione è la redazione di un documento formale, da parte del MC, in cui siano riportati:
1) La descrizione del primo sopralluogo, l’analisi delle lavorazioni e della organizzazione del lavoro, delle materie prime, delle attrezzature ecc.;
2) La individuazione dei rischi per la salute;
3) La loro valutazione in termini di gravità e probabilità di eventi negativi sulla salute degli esposti (anche a fronte dei valori di esposizione forniti dal DL per agenti fisici e chimici);
4) Le misure suggerite per il controllo dei rischi (la vera finalità della VR);
5) Il protocollo sanitario (di specifica competenza).
Il tutto può ridursi in un documento, per aziende di piccole dimensioni, di 20-30 pagine.
Il documento viene consegnato, formalmente al DL, che è libero di includerlo nel DVR, coordinarlo con quanto fornito dal RSPP, o semplicemente ignorarlo. Il MC comunque ha partecipato alla valutazione del rischio e, in relazione a quanto riportato nel proprio documento e quindi secondo il proprio convincimento, effettua i compiti propri di Legge (sorveglianza sanitaria, programmi di formazione, suggerimento di DPI. Indicazioni per la prevenzione primaria, ecc.).
Conclusione: non è la firma sul DVR che documenta la partecipazione (reale) alla VR ma la redazione di un documento formale consegnato al DL.
Sottolinei l'importanza di un dettagliata relazione di sopralluogo anche al fine di impostare un congruo protocollo sanitario. Tutto sicuramente utile, anzi direi necessario specie quando i documenti presenti non sono convincenti, come pure è altrettanto fondamentale avere una visione sintetica e globale dell'azienda. A mio avviso però collaborare non vuol dire semplicemente lavorare in solitario, magari producendo un "DVR parallelo", ma interagire insieme costruttivamente anche attraverso la discussione, lo scambio di posizioni, conoscenze ed esperienze. Se ognuno pur con diligenza ed impegno va per la sua strada con il proprio linguaggio si va poco lontano. Meno carta ok, più chiarezza e sintesi ok, ma non meno tempo in azienda, no alla riduzione degli incontri-scontri tra tutti.
Cari colleghi
Nel caso il datore ha scritto il dvr e il MC non ha collaborato (vuoi che è stato nominato dopo, vuoi che il datore lo ha fatto scrivere a qualcuno altro) la sigla "per presa visione" vicino la firma come la vedete?
Mi pare che negli interventi precedenti di questo thread tu possa trovare tutte le informazioni utili riguardo alla firma del medico competente.
In ogni caso "per presa visione" non significa molto, a meno che non significhi che concordi totalmente con quanto emerso dalla Valutazione dei Rischi precedentemente effettuata; in caso contrario meglio inviare al ddl le proprie osservazioni per iscritto.
Io non trovo scritto da nessuna part che vige un tale obbligo
Grazie per le risposte. Effettivamente io preferisco integrare il DVR sempre con un documento riportante le mie idee.
Premesso che la firma del MC sul DVR (come sembra chiaro a tutti i partecipanti al thread, ma non a tutti gli UPG) ha il solo scopo di attestarne la data certa, rimane il problema della collaborazione del MC alla VdR. Tra l’altro il DVR deve contenere il nominativo del MC che ha partecipato alla valutazione (28 2e)
La sanzione per la mancata collaborazione alla valutazione dei rischi (58 1c) è la più grave tra quelle comminabili al MC.
Credo pertanto che apporre sul DVR la firma per “presa visione” costituisca una autodenuncia da parte del MC.
Credo sia ugualmente pericoloso,oltre che professionalmente scorretto, non evidenziare formalmente e per esteso le proprie perplessità su un DvR non condiviso e/o a cui non sia stato possibile collaborare. Oltretutto se la VdR non è condivisa non capisco su cosa si possa basare la sorveglianza sanitaria.
Peraltro non si può, a mio parere, fingere che tutti i MC siano grandemente interessati a partecipare alla VdR . E qui si dovrebbe aprire un altro discorso-
quando mi portano un DVR già redatto e solo da firmare, lo analizzo, lo firmo "per presa visione" aggiungendo la data della mia firma e ne evidenzio le eventuali carenze riportandole su un documento che faccio a sua volta firmare dal datore di lavoro per sua presa visione (eventualmente, in via provvisoria, glielo spedisco per posta elettronica, PEC se non mi fido molto). Ovviamente, da quel momento inizia a decorrere il tempo necessario perché vengano apportate le correzioni da me indicate: il problema è che non è ancora stato concordato da nessuno quanto possa passarne prima che qualcuno possa ritenerci nuovamente responsabili per la loro mancata osservanza.
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