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la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori

Questo argomento ha avuto 31 risposte ed è stato letto 4856 volte.

an.rosina

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9
  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (24/10/2011 20:25)

caro "druba", ho apprezzato moltissimo il tuo intervento. Mi da molta speranza la tua esperienza positiva maturata negli anni, e credo che di speranza ne abbiano bisogno tanti colleghi come il sottoscritto.
Cercare di essere sufficientemente libero nel fare il mio lavoro mi ha portato ad un declino economico, non vistoso, ma continuo, fino all'attuale tracollo. Ma proprio il tuo intervento e quello di altri colleghi mi ha aiutato a rimettermi in gioco.
Credi sia possibile organizzare a verona un'associazione numerosa di medici del lavoro (come in Toscana) superando le rivalità personali: un gruppo di professionisti che prendano in carico le aziende dalla a alla z, facendo concorrenza anche alle società di sicurezza. Forse resterebbe fuori l'antinfortunistica pura, ma ricordo bene che all'università ho imparato a fare anche valutazioni di rischi occupazionali anche piuttosto complesse. Colleghi con esperienze diverse ma complementari, uniti allo scopo di eseere efficaci e liberi.
un saluto a tutti

sahere

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Medico del Lavoro Competente
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27
  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (27/10/2011 23:12)

.....la nostra cara medicina del lavoro è malata: la gramigna sono le società di servizi, i medici competenti marchettari e subapparlatnti, i politici che continuano ad allargare l'ordine dei medici del lavoro allargando ora a medici legali e igienisti, ora a militari e domani chissà magari anche agli infermieri.Su Roma se vuoi lavorare la cifra sono 25 euro in 5 minuti di visita, ...la medicina del lavoro esiste per gli accdemici, per i medici imprenditori che non fanno piu' i medici, i vecchi medici competenti che si sono sistemati prima delle estenuanti gare al ribasso, gli altri sono muratori che fanno finta di fare le visite.I neo specialisti sono carne fresca da mettere al macello e da sfruttare...

paldoctor

paldoctor
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34
  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (28/10/2011 09:52)

Credo che il pensiero espresso da Sahere sia una ottima sintesi dei mali della nostra professione;nella categoria della gramigna metterei anche tutti i consulenti che a vario titolo e con scarsa professionalità pensano sia meglio tenere in pugno il medico competente sminuendone l'importanza,invadendone le prerogative,chiedendo firme e visti sui documenti, e di conseguenza cercando il consenso dell'azienda che li ingaggia.E purtroppo a molti di noi questo va bene...meno problemi.
Il problema vero è che molti di noi hanno perso qualsiasi etica e dignità, e la nostra è una categoria molto incline alla prostituzione professionale, purtroppo...saluti a tutti

nofertiri9

nofertiri9
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1256
  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (28/10/2011 23:12)

paldoctor il 28/10/2011 09:52 ha scritto:
Il problema vero è che molti di noi hanno perso qualsiasi etica e dignità, e la nostra è una categoria molto incline alla prostituzione professionale, purtroppo...saluti a tutti

beh, proprio dovendo dar ragione a qualcuno che ritenete abbia torto, almeno in questo imparate dagli avvocati: più hai torto e più mi paghi perchè io ti dia ragione.
O anche, come diceva un mio carissimo amico, peraltro consulente di un famosissimo PM, "puttana sì, ma ... seria !". ;-)

Nofer
--------------------------------------------------------------------
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.

gabbiano

gabbiano
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159
  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (01/11/2011 13:39)

an.rosina il 27/09/2011 09:41 ha scritto:
cari colleghi,
sono un medico del lavoro, ho 43 anni, una famiglia. Ho combattuto per anni per tradurre in salute la sorveglianza sanitaria che ho fatto per società e per conto mio. Da circa un mese, anche a causa delle difficoltà finanziarie causate dalla perdita di aziende e risoluzione di contratti con società di servizi, ho deciso di provare una seconda specialità.
Ho cercato di essere prima medico e poi specialista in medicina del lavoro all'interno della sorveglianza sanitaria: sono giunto alla conclusione che il giuramento di ippocrate non è applicabile alle attuali condizioni di lavoro (fuori dal servizio pubblico), a causa del rapporto economico malato medico-datore di lavoro o medico-società.
la maggiorparte dell'attuale sorveglianza sanitaria è un costo per l'azienda senza un riscontro in prevenzione o miglioramento delle condizioni dei salute del lavoratore.
so per certo che molti colleghi la pensano come il sottoscritto.
fino a quando il governo non costituirà una sorveglianza sanitaria ed una prevenzione gestita dalle asl tramite un gruppo di medici del lavoro affiancati da sanitari specialisti nella prevenzione (laurea triennale attualmente a numero chiusi ridicolo) le cose andranno sempre peggio.
è certo un fallimento il mio, spero che voi troviate una strada per restare a galla senza rinunciare al nostro giuramento.
Un cordiale saluto

Concordo in pieno.
Credo tuttavia che la questione origini da una complessiva crisi culturale della disciplina.
La scomparsa di fatto delle malattie professionali che abbiamo studiato (ad eccezione dell'ipoacusia da rumore)legata alla riduzione complessiva dell'esposizione professionale a livelli per lo più incapaci di determinare alterazioni dello stato di salute rende di fatto assai poco utile il controllo periodico dei lavoratori e superflui i contenuti specialistici della preparazione acquisita in programmi di specializzazione più idonei a preparare uno specialista degli anni '50. La verifica dell'idoneità in relazione alle patologie preesistenti o concomitanti è tuttora azione proficua ma assai poco specifica del medico del lavoro, assai poco caratterizzata e di fatto mai realmente strutturata in solide conoscenze dottrinali. Se aggiungiamo le condizioni di esercizio, la dotazione tecnologica e non da ultimo il livello di preparazione della maggior parte dei colleghi è facile comprendere perchè le attività svolte siano percepite dalle aziende come un inutile aggravio economico. Di fatto la gran maggioranza di esse lo sono.
Riguardo la tipologia di rapporto di lavoro è chiaro che il ruolo di consulente rende di fatto inattuabile la previsione di autonomia del medico competnte e tende ed impoverire i contenuti sanitari. Peggio che mai l'attività "mediata" dalle cd società di servizi le quali - ove si voglia mantenerne l'esistenza- dovrebbero avere esclusivamente ruoli organizzativi di supporto nell'agevolare l'attività del medico competente.
La soluzione a quanto sopra? Ripartire, a mio giudizio, dalle basi culturale della materia: studiare, aggiornarsi veramente (non nei maxi convegni buoni per cenare insieme e prendere volantini), produrre linee guida di elevato contenuto e sulla base di un reale consenso scientifico internazionale, capire quali siano i nuovi obiettivi della diagnostica e dell'intervento in medicina del lavoro (ipersuscettibilità, comorbidità, valutazioni idoneative di livello elevato, ecc..). Se la nostra disciplina fosse caratterizzata da contenuti specialistici di elevato livello a nessuno verrebbe in mente di rubarci il lavoro o costringerci a lavoro a cottimo. Se - come ora avviene - è solo qualche articolo di legge a garantirci la sopravvivenza, chiunque potrà essere legittimamente tentato di inserirsi nel ricco mercato della medicina d'azienda.

angeloangiolini

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  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (03/11/2011 00:37)

[cite]an.rosina il 27/09/2011 09:41 ha scritto:
cari colleghi,
sono un medico del lavoro, ho 43 anni, una famiglia. ....perdita di aziende ... il giuramento di ippocrate non è applicabile alle attuali condizioni ....la maggior parte dell'attuale sorveglianza sanitaria è un costo per l'azienda senza un riscontro in prevenzione ....so per certo che molti colleghi la pensano come il sottoscritto....fino a quando il governo non costituirà una sorveglianza sanitaria ed una prevenzione gestita dalle asl tramite un gruppo di medici del lavoro affiancati da sanitari specialisti nella prevenzione (.....

Grazie "an.rosina", mi hai preceduto di poco. In margine al Corso "Nuovi rischi.." del Prof. Bertazzi sono uscite le stesse considerazioni. Troppo mercato, troppa concorrenza al ribasso (qualità e prezzi), troppi accertamenti inutili e costosi, troppe diagnosi omesse (e quante "nuove" malattie legate al lavoro), giudizi troppo generici, troppe valutazioni false (i cosiddetti "verditori" dell'indice OCRA o NIOSH o anche solo del Lex,8h o del rischio chimico), troppo ricattabile il medico del lavoro, troppo lontano dal nuovo ruolo di collaboratore/consulente, troppi lavoratori per i quali é vietato ammalarsi e che non troveranno sponda valida da parte del medico. Ben venga un coordinamento della sorveglianza da parte del SSN o se non vi piace, dell'ex-ISPESL,del Ministero del Lavoro, di chi volete voi. Si deve andare verso una Convenzione Nazionale, tornare all'"ove possibile dipendente del SSN" del 277 aggiungendo "o convenzionato" e buona notte, con tanto di rete informativa, massimali, tariffe e sistemi di pagamento pubblici. Basta libera professione e basta società a scopo di lucro sulla pelle dei lavoratori e dei medici bravi.
Grazie ancora an.rosina

an.rosina

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  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (03/11/2011 22:18)

Grazie a te Angelo. Io mi chiamo Andrea Rosina. Stavo riflettendo su una tua affermazione:"...troppo ricattabile il medico del lavoro...". Allora mi è venuto in mente il periodo della specializzazione: molti colleghi sembravano custodire gelosamente piccoli tesori di conoscenza-esperienza che si guardavano bene dal condividere, ognuno per se; non avevo compreso pienamente che erano le basi della nostra rovina: niente gioco di squadra.
é come se i medici competenti facessero parte di una squadra di pallavolo e volessero tutti schiacciare, nessuno pronto a ricevere le schiacciate avversarie. Una squadra perdente. Nella maggiorparte delle società dove ho lavorato non conoscevo gli altri colleghi, volutamente non ci facevano incontrare, forse per paura di insurrezioni di popolo, paura infondata; ognuno coltiva il suo orticello senza alzare la voce, senza condividere, a parte quando c'è da "chiedere". Ricordo i momenti epici della "rivolta" degli specializzandi nel 2002 circa, quando avevamo abbandonato i reparti: traditori che telefonavano in reparto per dare informazioni sull'andamento dello sciopero, tanti che ritornavano all'ovile al primo accenno di ricatto subdolo dai piani alti, alla fine eravamo rimasti in pochi e si era deciso di fare lo sciopero della fame (io ed un collega), ma niente, nessun sostegno dai collegi rimasti, paura delle conseguenze personali. una disgregazione lenta e totale.
Se non si realizza la gestione pubblica della prevenzione, vedo un possibile riscatto solo nell'unione delle coscienze, delle idee, delle esperienze, senza paura che uno rubi all'altro.
la nostra divisione ha portato negli anni non solo le società, ma anche le piccole associazioni, a proporre le cosidette "scritture private" dal contenuto veramente indecente, tanta la disparità di condizioni tra le parti;
facciamo squadre provinciali e vinceremo, proviamo a cambiare.
Aprirò un post dove, chi ritiene che fare squadra può essere un'arma vinvente sarà invitato ad uscire allo scoperto dando nome e cognome e la sua e-mail. Proverò a parlerne con gli universitari, che potrebbero dare un supporto notevole.
un saluto a tutti
Andrea Rosina

mur.ann

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  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (07/11/2011 12:13)

an.rosina il 03/11/2011 10:18 ha scritto:
Grazie a te Angelo. Io mi chiamo Andrea Rosina. Stavo riflettendo su una tua affermazione:"...troppo ricattabile il medico del lavoro...". Allora mi è venuto in mente il periodo della specializzazione: molti colleghi sembravano custodire gelosamente piccoli tesori di conoscenza-esperienza che si guardavano bene dal condividere, ognuno per se; non avevo compreso pienamente che erano le basi della nostra rovina: niente gioco di squadra.
é come se i medici competenti facessero parte di una squadra di pallavolo e volessero tutti schiacciare, nessuno pronto a ricevere le schiacciate avversarie. Una squadra perdente. Nella maggiorparte delle società dove ho lavorato non conoscevo gli altri colleghi, volutamente non ci facevano incontrare, forse per paura di insurrezioni di popolo, paura infondata; ognuno coltiva il suo orticello senza alzare la voce, senza condividere, a parte quando c'è da "chiedere". Ricordo i momenti epici della "rivolta" degli specializzandi nel 2002 circa, quando avevamo abbandonato i reparti: traditori che telefonavano in reparto per dare informazioni sull'andamento dello sciopero, tanti che ritornavano all'ovile al primo accenno di ricatto subdolo dai piani alti, alla fine eravamo rimasti in pochi e si era deciso di fare lo sciopero della fame (io ed un collega), ma niente, nessun sostegno dai collegi rimasti, paura delle conseguenze personali. una disgregazione lenta e totale.
Se non si realizza la gestione pubblica della prevenzione, vedo un possibile riscatto solo nell'unione delle coscienze, delle idee, delle esperienze, senza paura che uno rubi all'altro.
la nostra divisione ha portato negli anni non solo le società, ma anche le piccole associazioni, a proporre le cosidette "scritture private" dal contenuto veramente indecente, tanta la disparità di condizioni tra le parti;
facciamo squadre provinciali e vinceremo, proviamo a cambiare.
Aprirò un post dove, chi ritiene che fare squadra può essere un'arma vinvente sarà invitato ad uscire allo scoperto dando nome e cognome e la sua e-mail. Proverò a parlerne con gli universitari, che potrebbero dare un supporto notevole.
un saluto a tutti
Andrea Rosina

Caro Andrea,sei giunto alle mie stesse conclusioni pur avendo molti meno anni di lavoro di me e hai avuto il coraggio di rompere un tabù! tutti i miei complimenti.E' infatti tutto vero: il rapporto medico del lavoro/lavoratore alterato dal fattore economico, sia quello del DDL che non vuole spendere sia quello del lavoratore che non vuole intralci, sia quello del Medico Competente "marchettaro"per scelta( vedi gli Universitari)o per necessità.
Ma tuo merito è essere andato oltre questa visione limitata,composta solo dai sintomi della malattia.
La malattia vera è il mancato adeguamento della disciplina al mutato mondo del lavoro dovuto, a mio avviso, in parte alla cecità dei cattedratici nel non voler vedere che ben poco è rimasto nel mondo occidentale delle patologie professionali che abbiamo studiato( tutt'altro in India, Cina etc. ma questo è un altro discorso..) e ,in parte, al grande giro d'affari messo in piedi con il 626/94 che ha di fatto portato alla estensione della Sorveglianza Sanitaria (attività di prevenzione mirata ai rischi per i quali sia di diomostrata efficacia)anche ai gatti. I Cattedratici hanno per primi promosso questa distorsione e hanno così prodotto un bisogno inesistente ma forzoso che ha portato al proliferare di una offerta necessariamente di bassa qualità( chi ricorda quando un famoso Cattedratico,ai tempi della elaborazione del 626/94 nella Commissione Smuraglia,in Parlamento, affermò di poter seguire agevolmente 10.000 lavoratori? conservo ancora i fascicoli dei lavori...)in un contesto di totale perdita di credibilità per gente come te ma di grande agio per chi vuole fare soldi.E' da tanto tempo che vedo questa situazione alla quale sono fortunatamente estranea per lavoro ma non indifferente perchè credo invece che davvero un Medico Competente degno di questo nome possa fare molto per tutelare la salute di lavoratori spesso indifesi dagli altri e anche, per carente informazione o necessità economiche,da sè stessi... In sintesi,l'attuale mondo del lavoro non ha esigenza di un Medico Competente esperto solo in medicina del Lavoro , attivo solo per la Sorveglianza Sanitaria ma , a mio avviso, si è evoluto con notevole necessità verso la Prevenzione Primaria e in questo ambito un Medico Competente non solo di nome è necessario e insostituibile .Sostengo questa tesi non per teoria ma per esperienza personale che è troppo antica per essere precisata: sono Specialista dal 1986....chiedo scusa per essermi troppo dilungata, sono a disposizione per ogni iniziativa che porti a modificare lo stato attuale del lavoro di Medico Competente e tutta la mia solidarietà a te che hai scoperchiato il vaso di Pandora. Anna Murgia.

serenix

serenix
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  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (07/11/2011 14:58)

Penso che siamo in molti a pensare le stesse cose, magari con sfumature ed accezioni diverse. Questo sito è una grande e semplice opportunità che ci tiene aggiornati e ci permette di restare in contatto...ma occorre anche ritrovarsi ed organizzarsi concretamente, perchè le cose cambino in meglio per tutti.

andrea b

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  • Re: la sorveglianza sanitaria serve a tanti, ma non ai lavoratori
  • (08/11/2011 11:46)

serenix il 07/11/2011 02:58 ha scritto:
Penso che siamo in molti a pensare le stesse cose, magari con sfumature ed accezioni diverse. Questo sito è una grande e semplice opportunità che ci tiene aggiornati e ci permette di restare in contatto...ma occorre anche ritrovarsi ed organizzarsi concretamente, perchè le cose cambino in meglio per tutti.

Beh, ma il modo c'è, in fondo basta solo decidersi ad andare oltre prima di ritrovarsi in situazioni sgradevoli: mi riferisco alle società scientifiche, vedi Simlii o Anma, o alle neonate realtà sindacali, come il Conameco. Se tutti fossimo parte attiva in almeno una di queste realtà, probabilmente riusciremmo ad avere un altro peso "politico". Così, lamentandoci sui vari forum, purtroppo, oltre a scoprire che bene o male tutti vediamo il mondo in maniera abbastanza simile, in concreto facciamo e otteniamo ben poco, per non dire nulla.
E i centri servizi ci sguazzano...
Perchè le aziende non leggono il famoso elenco ministeriale per scegliersi il MC? Fosse anche a caso, perchè gli piace il nome? Vanno invece a prendersi qualche centro e il più delle volte cambiano medico ogni anno perchè i medici fuggono dai centri appena possono. Questo dovrebbe indurre i DL a pensare alle motivazioni, ma così pare non sia...
Non so nemmeno io cosa pensare. Se non che i centri, loro si potenti e ben organizzati, arriveranno sicuramente ad ottenere che chiunque possa fare il MC, così non avremo più l'esclusiva e potranno attingere ad un bacino di colleghi molto più ampio, senza dover per forza cercare uno specialista in Medicina del Lavoro, che sono pochi e se la tirano e vanno bastonati per questo...
La magrissima consolazione è che in Italia quasi tutto sta andando peggio e quindi in realtà siamo ancora fortunati....

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