GSIMONINI GRAZIE!
Facendo riferimento alle citazioni dell 'amico e collega Simonini, vorrei citare alcuni suggerimenti, desunti dalla consensus conference dell 'ottobre 1999, che potrebbero essere utili al caso di Susanna. Secondo il documento di consenso citato nel caso di soggetti anti-HCV positivi solo per gli operatori sanitari che svolgono attività invasive si può applicare l 'esonero dalle attività invasive in prima persona; per tutti gli altri sanitari non sono necessarie limitazioni. Queste indicazioni sono basate sul fatto che i casi in letteratura di sanitari che abbiano infettato dei pazienti sono limitati (erano 7 alla fine del 1999 ), e gli operatori sanitari fonte dell 'infezione sono stati due cardiochirurghi e un ginecologo. Questo è comunque l 'aspetto del problema che si occupa di tutelare il paziente. Per tutelare l 'operatore è mia opinione che una prescrizione, riferita ad ambienti dove il rischio biologico sia elevato, sia da limitarsi ai casi di soggetti immunodepressi, magari a causa di terapia con interferone. L 'indicazione alla vaccinazione contro il virus dell 'epatite B negli operatori sanitari anti-HCV positivi trova una motivazione in più rispetto alla generica raccomandazione valida per tutti gli operatori sanitari, perche è importante evitare una seconda infezione da virus epatitico. In caso di rifiuto la gestione in termini di idoneità diventa delicata, perché comunque è difficile imporre un presidio, la cui applicazione comporta comunque una certa invasività . La mia posizione è quella di fornire informazioni adeguate su come comportarsi in caso di infortunio biologico, rese note attraverso un modulino che faccio firmare al dipendente.(vedi allegato nella rubrica "la nostra professione" "contributi degli utenti").
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