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E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?

Questo argomento ha avuto 34 risposte ed è stato letto 10219 volte.

giancarlo

giancarlo
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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (04/12/2011 19:06)

Forse si sta confondendo il primo certificato , la denuncia e il referto di malattia professionale .
Io so che il primo certificato va inviato all'INAIL dopo essere stato compilato dal medico e firmato dal lavoratore ; una copia va data al datore che invia la denuncia all'INAIL ( se non la invia entro i termini prestabiliti è passibile di sanzione amministrativa).
Il riconoscimento del nesso e del successivo grado di invalidità è un problema tra il lavoratore ( a cui tutti i mesi è stata prelevata
la quota INAIL dalla busta paga) e l'INAIL che è un ente assicuratore .
Se il lavoratore non è d'accordo sul parere dell'INAIL fa ricorso .
Il referto è obbligo in capo a tutti gli esercenti di una professione sanitaria quando si trovano di fronte ad una malattia professionale certa e/o sospetta,(art. 365 del Codice Penale (C.P. ) e va inviato all’Autorità Giudiziaria che dopo un 'indagine decide se esiste nesso di causa tra la malattia, l'esposizione al lavoro ed eventuali violazioni di normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Se questo , dopo il terzo grado viene dimostrato allora l'INAIL può avanzare rivalsa di risarcimento di quanto speso verso chi ha commesso il reato che ha causato la malattia professionale .
Approfitto della presenza di Ossicini per chiedere perchè anche i medici INAIL spesso non inviano il referto all'autorità giudiziaria entro i termini previsti dal C.P. e cioè entro 48 ore da quando è stata prestata la propria opera o assistenza .

guido_rossi

guido_rossi
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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (04/12/2011 19:36)

Premesso che non capita tutti i giorni di avere un interlocutore qualificato come il Dr.Ossicini che dalla sua posizione istituzionale potra' dare risposte documentate ai nostri tanti dubbi che spesso ci assalgono nei nostri rapporti con l'INAIL, non si puo' intanto non constatare che l'Istituto e' un ente per molti versi "strano". Nato come ente assicurativo, ha privilegiato nel passato la collaborazione con i medici legali, i quali, diciamolo senza offendere nessuno, pur con l'assoluto rispetto delle reciproche professionalita', non possiedono di certo una mentalita' preventiva. Vicende a tutti note e su cui non vale la pena di tornare hanno di fatto equiparato i medici legali e gli igienisti ai medici del lavoro, e contestualmente hanno attribuito all'INAIL compiti di prevenzione ( vedasi anche l'assorbimento dell'ISPESL) che hanno trovato l'Istituto confuso ed impreparato: un po' come se alle assicurazioni auto venisse attribuita da oggi all'indomani il compito di ridurre gli incidenti stradali. Ma non si puo' dire che non si sta tentando di colmare le carenze ed in qualche sede l'INAIL comincia ad organizzare corsi, a fare formazione, sempre comunque merito di qualche figura illuminata che lotta con resistenze interne abbarbicate al passato e che hanno come punto di riferimento esclusivo il TU di storica memoria o al massimo il suo aggiornamento nella legge 38. Credo che i problemi di cui si e' parlato in queste pagine nascano proprio da queste due anime esistenti e forti all'interno dell'INAIL, e che vede ancora vincente la vecchia mentalita' risarcitoria.Non si spiegherebbero altrimenti alcuni provvedimenti senza senzo che l'Istituto assume ad esempio nei confronti dei lavoratori infortunati, che spesso rimanda al lavoro in assenza di guarigione clinica o di stabilizzazione degli esiti ( e posso citare decine di casi!) A questo punto mi sento di rivolgere al dr. Ossicini alcune domande:
1) Non ritiene inususale se non illecita la pratica di rimandare al lavoro persone infortunate ( cioe' con danni da infortunio sul lavoro) quando ancora non sono in grado di farlo ed il lavoratore, spesso dopo un giudizio di inidoneita' temporanea rilasciata dal MC, si trova obbligato a ricorrere a certificati di malattia (INPS)? 2)Spesso le domande di malattie professionali vengono redatte dai medici curanti o addirittura da medici specialisti in varie discipline, che non hanno nessuna conoscenza dei rischi lavorativi cui il lavoratore e' stato esposto o dell'ambiente di lavoro: ora se l'Istituto si vanta di esercitare un ruolo attivo nel settore della sicurezza e della tutela della salute nei luoghi di lavoro, al di la di quanto prevede la legge, non sarebbe opportuno chiedere informazioni anche dirette al medico competente aziendale, al RSPP, al datore di lavoro? 3) C'e' qualcosa che non funziona nell'iter di riconoscimento delle malattie professionali? Magari una legge vecchia e malfatta? Infatti e' vero che non si puo' fare ricorso nei casi di riconoscimento positivo dell'invalidita' civile, ma nel caso del riconoscimento di una malattia professionale c'e' un terzo, l'azienda, che subira' gli effetti morali e materiali (aumento del premio) per un danno che potrebbe non aver mai causato. 4) Perche' nei contenziosi viene ammesso il medico di patronato e non anche il medico dell'azienda? Sapete che spesso il riconoscimento dell'origine professionale di una patologia e' il motivo per riaprire contenziosi giudiziari con l'azienda? Avrei altre domande ma per il momento mi fermo qui. PS: la denuncia di MP parte sempre anche senza la denuncia del datore di lavoro, che spesso non ne e' neppure a conoscenza ed in atto viene fatta talvolta come rivalsa nei confronti dell'azienda con la quale per vari motivi non si e' in buoni rapporti.

nofertiri9

nofertiri9
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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (05/12/2011 10:22)

guido_rossi il 04/12/2011 07:36 ha scritto:
PS: la denuncia di MP parte sempre anche senza la denuncia del datore di lavoro, che spesso non ne e' neppure a conoscenza ed in atto viene fatta talvolta come rivalsa nei confronti dell'azienda con la quale per vari motivi non si e' in buoni rapporti.

e io proprio questo dicevo... mi sarò espressa male, chiedo scusa se così è stato :D

Nofer
--------------------------------------------------------------------
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.

Adriano Ossicini

Adriano Ossicini
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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (05/12/2011 14:16)

Ringrazio dell’attenzione e risponderò puntualmente alla diverse e numerose domande e/o imprecisioni ma devo trovare il tempo tra il mio lavoro, non posso competere con chi posta 3-4 messaggi al giorno (da come vedo il 90% del contenuto dei vari forum è appannaggio del 5% di soggetti), o trasformare un trehead in cui ognuno, ahimè, dice la sua senza, magari, riscontro alcuno, in un forum del tipo “Risponde l’esperto” perché esperto non sono ma semplicemente mi limito a correggere informazioni non corrette in base non solo all’esperienza ma, qualora fosse necessario, non esiterei a chiedere la collaborazione di un vero esperto, non mi addentro mai autonomamente in disquisizioni “giuridiche” a meno che non siano cose di cui sia già certo come la maggioranza sulle cose che ritrovo nel forum, ne risponderò mai a soggetti che si nascondono dietro l’anonimato; io ci metto nome, cognome e la faccia, e non mi confronto con “anonimi”.
Per ora mi limito ad osservare che l’affermazione la “..denuncia di MP parte sempre anche senza la denuncia del datore di lavoro”, è un controsenso in quanto come è possibile se la denuncia la può fare solo il datore di lavoro come recita l’art. 53 del T.U. n.1124/1965?
Può succedere che all’Inail pervenga direttamente un certificato medico da parte di un medico di famiglia, medico ospedaliero o libero professionista per il riconoscimento di M.P. e l’Inail ha l’obbligo, giuridico, di chiedere al D.L presso cui opera il soggetto la relativa denuncia e solo dopo di allora può iniziare la trattazione questa è la norma.

Adriano Ossicini

Adriano Ossicini
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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (05/12/2011 17:14)

Per Guido Rossi
Premessa
L’Inail dalla metà degli anni ottanta ha per legge il ruolo “Medico-Legale”, si accede solo per concorso pubblico (rispondo così anche a Nofer che non credo voglia addebitare ai medici Inail l’assunzione “diversa” di amministravi..però ci si dilunga non so perchè) con la Spec. in Medicina Legale o, anche in Medicina del Lavoro come “affine”, non mi pare una “diminuitio” in quanto trattasi di valutazione dell’an e del quantum e pertanto mi sembra congeniale e di pertinenza dell’attività del medico legale; anche in Tribunale per la valutazione dell’an e del quantum, sia in civile che in lavoro i Magistrati optano la scelta, in gran parte, nell’albo di tale specializzazione.
Se tranquillizza, quindi, i medici dell’Inail hanno uno delle due specializzazioni, sono pochissimi ormai quelli entrati “illo tempore” quando non era prevista la specializzazione, ma in compenso questi hanno un esperienza sul campo ultra trentennale ( abbiamo sanato con l’art.55 del 277/1991 anche i MC che avevno svolto per pochi anni) e peraltro oltre il 40%, come lo scrivente, ha entrambe le specializzazioni.
L’Inail dopo il D.L38/2000 e con il Dlgs 626/1994 dapprima ha ripreso le cure, con altri medici non i medici di ruolo, e poi si è addentrata nella prevenzione, attività prevenzionale confermata con il D.Lgs 81/2008 e rafforzata con l’ingresso dell’ex.Ispesl con il D.L 78/2010.
Quindi non è “ieri” ma da oltre quindici anni si è intrapresa questa strada, ma giova ricordare i limiti della legge che impedivano di fatto all'Inail di muoversi autonomamente, in quanto Art. 9. del D.Lgs 81/2008 )Enti pubblici aventi compiti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro) prevedeva ben tre ENTI (Inail Ispels ed Ipsema) che si dovevano raccordare e questa “triarchia” è stata superato solo nel 2010 con il decreto sopra citato…
Veniamo alle domande
Problema riammissione al lavoro
Qui vi è grande confusione in quanto il medico dell’Inail che ha in cura l’infortunato negli ambulatori “prime cure”, non il medico del ruolo medico-legale, chiude l’evento quando ritiene che vi sia la guarigione clinica, può sbagliare, ma comunque non ha nulla a che fare con l’idoneità alla mansione specifica che deve effettuare il medico competente; su questo tema lo scorso anno si sono svolti almeno tre convegni cui sono stati coinvolti i medici competenti per illustrare la differenza sostanziale.
Per quanto riguarda il rapporto medico di ruolo Inail e medico competente non solo è auspicabile ma un obbligo di legge basta leggere gli artt. 53, comma 5, l’art.138, etc, al fine di un miglioramento delle “prestazioni”, ma mi domando è una carenza del medico Inail, che magari, erroneamente, ritiene di aver tutta la documentazione o viceversa del medico competente che non si fa parte attiva di un suo m”assistito”?.
E’ errato quando si afferma che, a differenza dell’invalidità civile, quella Inail ha ripercussioni sul datore di lavoro e quindi sarebbe ipotizzabile il ricorso del Datore di Lavoro; bisogna prendere atto, da una parte che questa è stata una volontà del legislatore che, noi, non possiamo cambiare , e che dall’altra non è assolutamente cosi!
Per esempio la legge 104/1992 che dà diritto a 3 giorni di assenza di retribuzione a carico del datore di lavoro, incide eccome sul datore di lavoro, qualche volta direttamente perché è il lavoratore stesso che usufruisce di tale ed altre magari su un altro datore di lavoro perché né usufruisce un soggetto esterno al riconoscimento (familiare) , e potrei fare qualche altro esempio, magari anche che incida non direttamente sul D.L ma sulla “comunità”. E perché allora la “comunità” non può fare ricorso?
Mi creda è un terreno “scivoloso”, e credo che il legislatore non poteva fare diversamente.
Per il contenzioso.
Bisogna differenziare il contenzioso amministrativo e quello giudiziario
Lei, credo, si riferisca al ricorso ex.art.104 - amministrativo- ma erra nell’affermazione!
Non è assolutamente vero che il contenzioso amministrativo è svolto solo dai medici di patronato, in quanto il lavoratore si può fa assistere da chi vuole, ma appare ovvio che detti Istituti (Enti di Patronato) sono nati, a norma di legge, per far pagare poco o nulla al soggetto,cui chiedono la sola iscrizione, se scegliesse un medico “privato” dovrebbe sopportare oneri ben maggiori.
Me non è assolutamente impedito a qualunque medico tale attività
Per quanto riguarda il contenzioso “giudiziario” ognuno è libero di scegliere l’Avvocato, nella maggior parte dei casi appoggiato da un Patronato, e di scegliere il medico!
Per Giancarlo Marrozzi
Affermi “Il riconoscimento del nesso e del successivo grado di invalidità è un problema tra il lavoratore ( a cui tutti i mesi è stata prelevatala quota INAIL dalla busta paga) e l'INAIL che è un ente assicuratore)". Al lavoratore NON viene tolto nulla in busta paga ma è tutto a carico del Datore di Lavoro, anche se è vero, come hanno affermato i padri costituenti che una “fictio iuris” in quanto è ovvio che il D.L. prima di stabilire lo stipendio effettuata il calcolo globale di quanto costa l’assunzione, ma ripeto, furono i padri costituente a scegliere tra le due modalità, per motivi di opportunità si sclese questa nel senso di adottare un sistema che “responsabizzasse” ancor di più il Datore di lavoro come è stao fatto con il D.lsg 81/2008!
Affermi dopo il referto “…l’Autorità Giudiziaria dopo un 'indagine decide se esiste nesso di causa tra la malattia, l'esposizione al lavoro ed eventuali violazioni di normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro” , assolutamente NO! L’Autorità giudiziaria deve valutare “solo” se la patologia riconosciuta come professionale può essere ricollegata ad una “eventuale carenza” prevenzionale non entranel merito del nesso di causalità
Scrivi “Perchè anche i medici INAIL spesso non inviano il referto all'autorità giudiziaria entro i termini previsti dal C.P. e cioè entro 48 ore da quando è stata prestata la propria opera o assistenza “ SBAGLIATO!
I Medici dell’Inail effettuano regolarmente e tempestivamente il referto, ma non all’inizio della trattazione della pratica ma alla sua “conclusione” con dati certi di conoscena, NON possono non farlo perché il procedimento informatico impedisce di andare avanti se non viene redatto il referto!

giancarlo

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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (09/12/2011 17:04)

Se dall'indagine si evince che la malattia non esiste o non è collegabile ad esposizione a rischi specifici durante la vita lavorativa è corretto e giusto che ciò sia evidenziato dall'autorità giudiziaria che svolge le indagini.( se la malattia o la malattia professionale non c'è ..non c'è!!! ,non è che perchè è riconosciuta dall'INAIL sia incontestabile !!!così come , al contrario , è contestabile il non riconoscimento della malattia da parte dell'INAIL facendo ricorso .
Ripeto "Il referto è obbligo in capo a tutti gli esercenti di una professione sanitaria quando si trovano di fronte ad una malattia professionale certa e/o SOSPETTA,(art. 365 del Codice Penale (C.P. ) e va inviato all’Autorità Giudiziaria " e quindi non si può aspettare "la conclusione " anche perchè se trascorre troppo tempo tra il momento in cui si ha il sospetto alla refertazione nel frattempo altri lavoratori potrebbero continuare ad essere esposti al rischio e alla ipotetica violazione di normativa che ha provocato la " prima " malattia"
( evitare la reiterazione del reato)

Gennaro

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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (10/12/2011 12:37)

Salve
Condivido Giancarlo
Non vorrei sabagliarmi ma dalle mie parti capita anche che l'INAIL non Riesce ad ottenere tutta la documentazione richiesta, la carenza di informazioni crea difficoltà per la verifica del nesso di causalità. Gli UPG medici del lavoro delle ASL di contro riescono ad ottenere tutta la documentazione richiesta. Secondo me sarebbe utile creare una collaborazione INAIL ASL
Saluti :)

Gennaro Bilancio

bernardo

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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (10/12/2011 22:22)

Adriano Ossicini il 02/12/2011 08:54 ha scritto:
Caro Graziano, (BERNARDO) prendo atto di quanto scrivi

Beh, mi costringi a fare una ricerca puntuale a ritroso, ma lo farò.Cosi come ti segnalerò eventuali nuovi casi perlomeno dubbi, tanto di riconoscimento come di mancato riconoscimento. Personalmente non ne faccio un dramma, e penso che il mancato riconoscimento sia la situazione più delicata. Sulle patologie da movimenti ripetitivi tuttavia, negli ultimi anni, pur a fronte di un reale incremento dell'incidenza (e non meramente della capacità diagnostica) a fronte di importanti mutamenti tecnologici ed organizzativi che hanno incrementato significativamente il numero di lavoratori esposti, ho riscontrato una maggiore propensione al riconoscimento anche in situazioni a rischio dubbio o non documentato in modo appropriato. Ma, come ripeto, il problema vero è l'eventuale mancato riconoscimento. A presto. G.

Adriano Ossicini

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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (12/12/2011 13:31)

Per Giancarlo Marrozzi
Credo che ci sia un po’ di confusione sulle diverse competenze dell’ autorità giudiziaria; una cosa è l’attività dell’autorità giudiziaria che svolge la Magistratura del lavoro ed un'altra quella dell’autorità di cui all’art.361 c.p. , come richiamata dal “referto” (art.365 c.p.) e su cosa possa fare una o l’altra, non le si dovrebbe confondere. Nel merito mi spiace ma devo ribadire che NON è possibile fare ricorso contro il riconoscimento da parte dell’Inail e non è l’Inail che lo ha stabilito. Sottolineo, anche se superfluo, che ovviamente l’Inail , come ogni cittadino, non può che sottostare alle decisioni della Magistratura giudicante.
In merito al secondo punto “tempestività del referto”, ricordo in primis a me stesso, che nel caso di specie trattasi di reato di pericolo e non di danno in quanto l’omissione e/o il ritardo del referto potrebbero creare una situazione di pericolo, e quindi l’osservazione non è fuori luogo, ma faccio rilevare alcune considerazioni. Allorchè la denuncia arriva all’Inail, essa è corredata da un certificato medico e quindi è da presumere che il referto, se del caso, dovrebbe già essere stato inoltrato, ma questo non esimerebbe, cmq, il Medico Inail da doverlo fare subito a patto però che fosse “convinto” ab-initio 1) che esiste la malattia, 2) che sia professionale, 3) che dietro c’è un reato ipotizzabile perseguibile d'ufficio.
Inoltre ricordo, sempre a me stesso, che l’omissione di referto è considerato un delitto (Delitto contro l’attività giudizia!) non una contravvenzione e quindi presuppone il dolo per la sua sanzionabilità e quindi devono essere rispettati tutti i canoni del dolo, uno per tutti “coscienza e volontà del evento dannoso come conseguenza del proprio ritardo”.
Per Gennaro Bilancio
Non capsico perchè i medici dell’Inail non dovrebbero riuscire ad avere gli stessi dati degli UPG medici del lavoro, (forse perchè non li richiedono?) nel testo unico del 1965, pur se datato, vi sono già gli strumenti per accedere alle "notizie" e delineati i rapporti tra i medici Inail, medici esterni (del terriorio, di ASL o MC) - Art.53, comma 5° . I medici certificatori (TUTTI!) hanno l'obbligo di fornire all'Istituto assicuratore tutte le notizie che esso reputi necessarie”, Art.94 comma 3° “I medici degli ospedali hanno l'obbligo di rilasciare i certificati attestanti la lesione da infortunio….,; Art. 95 comma 1°“ I medici privati debbono ……fornire…. tutte le notizie, gli elementi e i documenti da esso richiesti.” Art. 138 il medico Inail “..può prendere visione dei referti relativi alle visite mediche preventive e periodiche previste dalle disposizioni vigenti in tema di prevenzione e di igiene del lavoro".
Per Graziano Frigeri
…perdonami io NON COSTRINGO nessuno, e sono sempre disposto a confrontarmi per migliorare quando l’approccio è costruttivo

Gennaro

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  • Re: E' possibile fare ricorso contro il riconoscimento di una malattia professionale?
  • (12/12/2011 16:10)

Adriano Ossicini il 12/12/2011 01:31 ha scritto:
Per Gennaro Bilancio
Non capsico perchè i medici dell’Inail non dovrebbero riuscire ad avere gli stessi dati degli UPG medici del lavoro, (forse perchè non li richiedono?) nel testo unico del 1965, pur se datato, vi sono già gli strumenti per accedere alle "notizie" e delineati i rapporti tra i medici Inail, medici esterni (del terriorio, di ASL o MC) - Art.53, comma 5° . I medici certificatori (TUTTI!) hanno l'obbligo di fornire all'Istituto assicuratore tutte le notizie che esso reputi necessarie”, Art.94 comma 3° Art. 95 comma 1°“ I medici privati debbono ……fornire…. tutte le notizie, gli elementi e i documenti da esso richiesti.” Art. 138 il medico Inail “..può prendere visione dei referti relativi alle visite mediche preventive e periodiche previste dalle disposizioni vigenti in tema di prevenzione e di igiene del lavoro".

Salve :)
Forse c'è stato un malinteso, in merito alla documentazione, mi riferivo alla valutazione dei rischi e non alla documentazione sanitaria. Certo i medici hanno l'obbligo di fornire tutte le notizie, gli elementi e i documenti richiesti, ma alcuni documenti sono di proprietà del datore di lavoro.
Domando: Può capitare che L'INAIL chiude una pratica scrivendo che non è possibile stabilire se la malattia cui risulta sofferente il lavoratore sia di origine professionale perchè manca la documentazione richiesta al datore di lavoro?
Saluti e grazie per la risposta:)

Gennaro Bilancio

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