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Ricorso contro il riconoscimento ERRATO di una malattia professionale: come puo' essere articolato?

Questo argomento ha avuto 16 risposte ed è stato letto 3959 volte.

gianfranco-murgia

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  • Re: Ricorso contro il riconoscimento ERRATO di una malattia professionale: come puo' essere articolato?
  • (15/12/2012 08:23)

guglielmo_trovato il 14/12/2012 01:49 ha scritto:
Intanto mi fa piacere sapere che la problematica sollevata non riguarda casi isolati ed e' di serio interesse per la nostra professione: l'INAIL purtoppo sta creando un mare di problemi ( vi ricordo l'interruzione del periodo di infortunio che poi il lavoratore e' costretto a trasformare in malattia trasferendolo all'INPS): dico purtroppo perche' l'istituto ha all'interno seri, preparati e validi colleghi con cui ci si puo' confrontare e con cui si puo' discutere con occasione di crescita, a fronte di leggi spesso inique e malfatte. Ma la distribuzione geografica di questi ottimi colleghi non e' ottimale e spesso ci si scontra con presunzione e scarsa conoscenza. Per i particolari del caso prospettato ( ma non e' solo uno, sono diversi) vi faro' sapere alcuni aspetti.

Perché non ci dai qualche informazione maggiore?

guglielmo_trovato

guglielmo_trovato
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  • Re: rinvio dell'obbligo di compilazione Allegato 3B ? qualche dubbio
  • (15/12/2012 16:04)

theoniagi il 15/12/2012 07:35 ha scritto:

un silenzio sarebbe più giusto! Fa piacere sapere che molti di voi sono oggetto o soggetto di prepotenze di Enti o affini. Forse dovrebbe venirvi voglia di reagire usando gli strumenti adatti. Ho visto che avete il CoNaMeCo che rappresenta la voce della vostra categoria e che ha la competenza e le capacità e i legali per intervenire con un ricorso. Finora hanno portato avanti battaglie importanti e forniscono chiarimenti di sicura competenza. Chiedi a loro.

E' quello che suggerisco calorosamente: se non interessa l'argomento e' meglio tacere. Grazie.

max-imo

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  • Re: Ricorso contro il riconoscimento ERRATO di una malattia professionale: come puo' essere articolato?
  • (15/12/2012 18:18)

"Fa piacere sapere che molti di voi sono oggetto o soggetto di prepotenze di Enti o affini": ????

Per Guglielmo: caso molto strano, di questi tempi riconoscere una malattia professionale è un'impresa, in questo caso, da come descrivi il fatto, si è ottenuto il riconoscimento in assenza di quei criteri medico legali alla base dell'esistenza del nesso di causalità.
Chiedi come debba essere impostato un ricorso: punterei sui rischi professionali che provocano la malattia X, del tutto assenti in quell'azienda o in quella mansione specifica, ricostruendo minuziosamente la storia del lavoratore nella stessa.
Dal punto di vista assicurativo, la copertura INAIL è estesa anche al rischio che "avrebbe" provocato la malattia in questione?
Ho il sospetto che sia stata riconosciuta la tecnopatia professionale facendo riferimento alla "qualifica" lavorativa e non alla "specifica mansione" effettivamente svolta dal lavoratore.
Vado a intuito, non conoscendo nello specifico il caso.
Buona serata.

bernardo

bernardo
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  • Re: Ricorso contro il riconoscimento ERRATO di una malattia professionale: come puo' essere articolato?u
  • (15/12/2012 18:49)

Come ho avuto modo di constatare e di affermare varie volte ( e sulla distribuzione geografica dei colleghi Inail seri ha perfettamente ragione Guglielmo) INAIL con sempre maggiore frequenza riconosce malattie professionali inesistenti, e per contro altrettanto spesso non riconosce quelle esistenti, e ciò è sempre dovuto alla riluttanza a discutere col medico competente, a verificare la VDR e a recarsi di persona in azienda. In un caso ho dovuto accompagnare personalmente un collega sul posto di lavoro, per fagli vedere che, a seconda di come operava il lavoratore, la conseguenza poteva essere sia una STC che una S. Di De Quervain....loro riconoscevano solo il tunnel carpale. Altro caso assai curioso e' il non riconoscere patologie del rachide negli operatori sanitari sulla base del fatto,che l'indice MAPO sia inferiore a 5, quando ormai dovrebbe essere arcinoto che tale indice, che ben valuta la situazione organizzativa di un reparto in termini di dotazione strumentale, per contro non valuta per nulla i carichi di lavoro, le posture, i movimenti, e non tiene conto delle condizioni soggettive del lavoratore (sesso, età, condizioni di salute ecc). Ma INAIL si basa solo sul MAPO.....credo perché conosce solo quello.

guglielmo_trovato

guglielmo_trovato
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  • Re: Ricorso contro il riconoscimento ERRATO di una malattia professionale: come puo' essere articolato?u
  • (15/12/2012 21:31)

bernardo il 15/12/2012 06:49 ha scritto:
Come ho avuto modo di constatare e di affermare varie volte ( e sulla distribuzione geografica dei colleghi Inail seri ha perfettamente ragione Guglielmo) INAIL con sempre maggiore frequenza riconosce malattie professionali inesistenti, e per contro altrettanto spesso non riconosce quelle esistenti, e ciò è sempre dovuto alla riluttanza a discutere col medico competente, a verificare la VDR e a recarsi di persona in azienda. In un caso ho dovuto accompagnare personalmente un collega sul posto di lavoro, per fagli vedere che, a seconda di come operava il lavoratore, la conseguenza poteva essere sia una STC che una S. Di De Quervain....loro riconoscevano solo il tunnel carpale. Altro caso assai curioso e' il non riconoscere patologie del rachide negli operatori sanitari sulla base del fatto,che l'indice MAPO sia inferiore a 5, quando ormai dovrebbe essere arcinoto che tale indice, che ben valuta la situazione organizzativa di un reparto in termini di dotazione strumentale, per contro non valuta per nulla i carichi di lavoro, le posture, i movimenti, e non tiene conto delle condizioni soggettive del lavoratore (sesso, età, condizioni di salute ecc). Ma INAIL si basa solo sul MAPO.....credo perché conosce solo quello.

Devo essere sincero: speravo in un intervento di Graziano che, anche in base alla sua esperienza sia nel settore dela vigilanza che in quello della sorveglianza ha avuto da anni l'opportunita' di verificare sul campo che i casi denunciati in questo settore sono REALI e non di fantasia. E' vero: negli ultimi tempi, sempre piu' spesso, l'INAIl riconosce malattie professionali inesistenti e boccia inesorabilmente quelle VERE. Cio' e' dovuto a vari fattori non ultimi i rapporti "forti" che alcuni medici di patronato sono riusciti ad instaurare. Come dicevo in qualche post precedente vi riassumero' il caso sfrondandolo degli aspetti che lo possono rendere riconoscibile anche se il tutto puo' essere riassunto in questi termini (come gia' il collega Maximo aveva intuito): il riconoscimento e' stato basato solo sulla mansione, sulla presunzione di rischio e sulle pressioni esercitate. Ricordiamoci che in caso di mancato riconoscimento il lavoratore puo' fare ricorso mentre in caso di riconoscimento di MP cio' non e' ammesso per l'azienda (danneggiata da tale atto amministrativo)

Gennaro

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  • Re: Ricorso contro il riconoscimento ERRATO di una malattia professionale: come puo' essere articolato?
  • (17/12/2012 08:59)

Salve:)
In Campania l'Inail è impegnata alla "sensibilizzazione" dei medici competenti e per il prossimo anno anche dei medici di famiglia sul problema delle malattie professionali non "denunciate". Durante un ECM ho dichiarato che allo stato attuale vige una grande confusione sulle malattie professionali. Secondo me alcuni dei motivi sono i seguenti:
1 Per molte delle malattie correlate al lavoro non sono presenti dati di letteratura specifica basata sull'evidenza scientifica che indica il rapporto dose-risposta tra un fattore di rischio e la corrispondenza malattia.
2 Molti dei criteri utilizzati per la valutazione dei rischi non sono validati
3 Spesso utilizzando un criterio valutativo non non viene misurato oggettivamente il parametro da valutare ma il valore viene fornito soggettivamente dal valutatore. Esempio qauntificare una forza o il grado di una postura.
4 Risulta una difformità di indagine di sospetta malattia professionale tra i vari operatori delle Asl e spesso anche tra "funzionari" diversi nell'ambito della stessa ASL
5 Esiste una difformità di "giudizio" finale sul nesso causale per gli operatori INAIL, anche a me è capitato che per una una malattia comune per diversi lavoratori della stessa azienda esposti allo stesso rischio le conclusioni siano state diverse a secondo del "distretto INAIl di competenza"
6 La Procura spesso sin avvale di CTU che hanno poca esperienza sulle malattie professionali.
Quindi sarebbe opportuno una maggiore comunicazione e cooperazione tra tutti gli addetti ai lavori al fine di tutelare sia la salute dei lavoratori che la gestione delle malattie correlate al lavoro.
Saluti:)

Gennaro Bilancio

bernardo

bernardo
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  • Re: Ricorso contro il riconoscimento ERRATO di una malattia professionale: come puo' essere articolato?
  • (18/12/2012 20:15)

Gennaro il 17/12/2012 08:59 ha scritto:
Salve:)
............
1 Per molte delle malattie correlate al lavoro non sono presenti dati di letteratura specifica basata sull'evidenza scientifica che indica il rapporto dose-risposta tra un fattore di rischio e la corrispondenza malattia.
2 Molti dei criteri utilizzati per la valutazione dei rischi non sono validati
3 Spesso utilizzando un criterio valutativo non non viene misurato oggettivamente il parametro da valutare ma il valore viene fornito soggettivamente dal valutatore. Esempio qauntificare una forza o il grado di una postura.
4 Risulta una difformità di indagine di sospetta malattia professionale tra i vari operatori delle Asl e spesso anche tra "funzionari" diversi nell'ambito della stessa ASL
5 Esiste una difformità di "giudizio" finale sul nesso causale per gli operatori INAIL, anche a me è capitato che per una una malattia comune per diversi lavoratori della stessa azienda esposti allo stesso rischio le conclusioni siano state diverse a secondo del "distretto INAIl di competenza"
6 La Procura spesso sin avvale di CTU che hanno poca esperienza sulle malattie professionali.
Quindi sarebbe opportuno una maggiore comunicazione e cooperazione tra tutti gli addetti ai lavori al fine di tutelare sia la salute dei lavoratori che la gestione delle malattie correlate al lavoro.
Saluti:)

Alcune considerazioni:

1) vero, ma non sempre è e sarà possibile...
2) validati da chi? Oggi non esiste nessun organismo che abbia l'autorità di validare i criteri che, ricordo, per legge sono scelti dal datore di lavoro.
3) la valutazione,per la maggior parte dei rischi (quelli non misurabili con strumentazione tecnica) e' soggettiva, ed è normale che sia così. E spesso anche la valutazione finale di quelli misurabili e soggettiva...è secondo me è giusto così.
4) e 5) vero, ma anche questo, se non "giusto" e' però "normale" ed inevitabile.
6) d'accordissimo, verissimo.
Condivido le conclusioni, senza illudersi di risolvere tutti i problemi, ma certamente con la prospettiva di compiere significativi progressi.

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