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postinfarto in edilizia

Questo argomento ha avuto 17 risposte ed è stato letto 3831 volte.

nofertiri9

nofertiri9
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  • Re: postinfarto in edilizia
  • (19/02/2013 18:45)

vorrei esprimere la mia opinione di consulente.

La norma, che è e resta il coso 81, prevede all'art. 25 che il MC

a) collabora con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione alla valutazione dei rischi, anche ai fini della programmazione, ove necessario, della sorveglianza sanitaria, alla predisposizione della attuazione delle misure per la tutela della salute e della integrità psico-fisica dei lavoratori, all’attività di formazione e informazione nei confronti dei lavoratori, per la parte di competenza, e alla organizzazione del servizio di primo soccorso considerando i particolari tipi di lavorazione ed esposizione e le peculiari modalità organizzative del lavoro. Collabora inoltre alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di “promozione della salute”, secondo i principi della responsabilità sociale;
b) programma ed effettua la sorveglianza sanitaria di cui all’articolo 41 attraverso protocolli sanitari definiti in funzione dei rischi specifici e tenendo in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati
...
l) visita gli ambienti di lavoro almeno una volta all’anno o a cadenza diversa che stabilisce in base alla valutazione dei rischi; la indicazione di una periodicità diversa dall’annuale deve essere comunicata al datore di lavoro ai fini della sua annotazione nel documento di valutazione dei rischi

Ebbene, io ritengo che la visita agli ambienti di lavoro non deva essere fatta solo per prendere un caffé tutti assieme, che resta cosa buone, giusata e meritevole di lode etica, ma anche per rendersi conti di come i lavoratori svolgano la loro mansione. Insomma, la visita deve servire alle altre due cose che ho grassettato nella citazione sopra scritta, perchè solo il MC di quella specifica azienda può conoscere/intuire quale soluzione anche tecnologico-procedurale si può suggerire per la tutela anche di 1 solo lavoratore, così come solo il MC di quella specifica azienza con quello specifico ciclo produttivo ed organizzativo può dire quali rischi ci siano "in quella specifica azienda e con quello specifico personale". Le "linee guida scientifiche più avanzate" possono inoltre bene essere intese - infine - non come un protocollo standard uguale per tutti quelli che svolgono la stessa mansione o che hanno la stessa qualifica, ma come protocollo modulabile in funzione delle infinite interazioni possibili tra individuo-mansione-ambiente.

Tu mi dirai "ma l'elettricista sta sempre sui cantieri!". Embé , perchè nelle aziende impiantistiche voi per "luogo di lavoro" intendete solo gli uffici e il magazzino della sede? Male, perchè non è questo che la legge vi obbliga a fare.
E se vero, perchè è verissimo, che si fa prima a chiedere in un forum, magari con tutto comodo la sera dopo cena, è a mio avviso altrettanto vero che in 2 giorni ce la facevi ampiamente a farti dire in quale cantiere sta lavorando ed andare a vedere con i tuoi occhi come si svolge quella mansione, e regolarti non sul solo principio teorico-accademico ma sull'osservazione pratica di cosa fa, come e dove quell'uomo. Fosse solo perchè -in caso di persistente incertezza- magari avresti potuto fornire ai tuoi colleghi a tua volta informazioni più dettagliate.

Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.

debbo

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  • Re: postinfarto in edilizia
  • (19/02/2013 19:14)

grazie per avermi "aperto la mente" con questa lezioncina. quello che fa l'elettricista sul cantiere lo sappiamo tutti visto che io come i miei colleghi che cortesemente hanno risposto penso il sopralluogo lo facciamo, eccome!!!!nn penso però che la cosa risolva il problema più di tanto. è impossibile dire quali sforzi deve fare e quali non fare. io devo esprimere l'idoneità alla mansione, magari con limitazioni. è su queste che volevo un consiglio, no su come visitare il cantiere o farmi spiegare la mansione dell'elettricista che penso sappiamo tutti

figliofra

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  • Re: postinfarto in edilizia
  • (20/02/2013 08:00)

Conoscere nei minimi particolari la mansione svolta da un lavoratore non è sufficiente per esprimere un giudizio di idoneità che salvaguardi lo stesso da problemi sanitari e il medico competente da problemi giudiziari. Sono molte le variabili da considerare , soprattutto quando ci troviamo di fronte a problemi cardiologici. Per esempio bisogna valutare il fatto che , spesso, sui cantieri edili tutti fanno un pò di tutto. Immaginiamoci questo scenario.L'elettricista di cui stiamo parlando, precedentemente limitato, dal mc, da mansioni che richiedono sforzo fisico, di sua inziativa un giorno si mette a dare una mano ai colleghi nello scarico di laterizi,attività faticosa che non rientra nel suo "ciclo produttivo", e gli viene un infarto. Questo per dire che non basta citare articoli di legge, "grassettandone" le parti salienti,per garantire ai lavoratori un adeguato giudizio di idoneità, ma occorre anche tanto buon senso.

debbo il 19/02/2013 07:14 ha scritto:
grazie per avermi "aperto la mente" con questa lezioncina. quello che fa l'elettricista sul cantiere lo sappiamo tutti visto che io come i miei colleghi che cortesemente hanno risposto penso il sopralluogo lo facciamo, eccome!!!!nn penso però che la cosa risolva il problema più di tanto. è impossibile dire quali sforzi deve fare e quali non fare. io devo esprimere l'idoneità alla mansione, magari con limitazioni. è su queste che volevo un consiglio, no su come visitare il cantiere o farmi spiegare la mansione dell'elettricista che penso sappiamo tutti

pirondini

pirondini
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  • Re: postinfarto in edilizia
  • (20/02/2013 09:40)

Leggo sempre con piacere e interesse Nofer. La ritengo una professionista molto preparata e preziosa per la mia attivita'.
Ora veniamo al caso specifico e soprattutto cerchiamo di rimanere con i piedi per terra. La nostra professione deve basarsi anche sul "buon senso" e non infognarci sul chilo in piu' o in meno che l'elettricista puo' alzare, spingere, o spostare occasionalmente.
E' un 36 enne post infartuato, sovrappeso ,al quale hanno fatto l'angioplastica e che fa l'elettricista. E' idoneo con limitazioni come dicevo nel post precedente e mi faccio la premura di rivederlo dopo alcuni mesi per chiedergli:" Come va il lavoro, lei come si sente, ci sono dei problemi?" Lo rivisito ed esprimo un ulteriore giudizio su quanto rilevato.
Fine

nofertiri9

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  • Re: postinfarto in edilizia
  • (21/02/2013 10:20)

pirondini il 20/02/2013 09:40 ha scritto:

Ora veniamo al caso specifico e soprattutto cerchiamo di rimanere con i piedi per terra.La nostra professione deve basarsi anche sul "buon senso" e non infognarci sul chilo in piu' o in meno che l'elettricista puo' alzare, spingere, o spostare occasionalmente.
E' un 36 enne post infartuato, sovrappeso ,al quale hanno fatto l'angioplastica e che fa l'elettricista. E' idoneo con limitazioni come dicevo nel post precedente e mi faccio la premura di rivederlo dopo alcuni mesi per chiedergli:" Come va il lavoro, lei come si sente, ci sono dei problemi?" Lo rivisito ed esprimo un ulteriore giudizio su quanto rilevato.
Fine

:D pirondini è assai cortese con me, e soprattutto è un ottimo traduttore autorizzato di ciò che io magari scrivo un po' troppo ermeticamente.
Quello che intendevo esprimere con il mio precedente intervento è condensato esattamente nella frase di pirondini che ho grassettato.
debbo ha pensato che io intendessi solo fargli una ramanzina, cosa che non è e nè vedo in base a quale titolo potrei farla, mentre il mio richiamo alle modalità di svolgimento della mansione nella fattispecie aveva un altro senso, appunto quello del buon senso.
Ho tanto lavorato - quand'ero molto più giovane, magra e pimpante - nei cantieri edili, e tralasciando per il momento come fisicamente si allestisce un impianto elettrico ritengo che ci siano delle notevoli differenze tra fare l'elettricista in cantieri di ristrutturazione di civili abitazioni e farlo in cantieri di Grandi Opere Pubbliche, che siano autostrade o gallerie o dighe, o di manutenzione impiantistico strutturale delle stesse ed il tutto è diverso dal farlo ad esempio su una nave o in un ospedale/scuola.
Così per fare qualche esempio, io sconsiglierei di fare lavorare un soggetto così in ambienti confinati, fosse solo per il problema " e adesso come lo tiro fuori di lì?"
Poi ancora occorrerebbe sapere se il lavoratore, ai sensi delle norma tecnica CEI 11-27:2005 III^ edizione, è qualificato come PES, come PAV o come PEI, e sapere se esegue lavori fuori tensione, oppure anche lavori sotto tensione ovvero ancora in prossimità opppure opera tutte queste tipologie di interventi.
Infine, sempre per memento, occorre considerare che le attività di realizzazione di nuovi impianti si devono intendere come "lavori edili" e non come soli "lavori elettrici", quindi a me pare che le idoneità devano considerare i rischi derivanti dalla somma dei rischi tipici potenziali di entrambi le lavorazioni. Se infatti eseguisse solo lavori fuori tensione ci resterebbero solo gli eventuali rischi residuali delle attività edili (altezza, MMC, polveri, rumore, vibrazioni etc.) che in un elettricista manutentore sono di solito estremamente limitati, così come sarebbe decisamente prevalente il rischio da elettrocuzione (e quindi con attenzione particolare alle procedure ed alla dotazione dei DPI di riferimento) nel caso di lavori sotto tensione.
Spero di avere adesso chiarito il mio pensiero di consulente non medico, anche se sono dovuta ricorrere a termini più tecnici.

Nofer
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figliofra

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  • Re: postinfarto in edilizia
  • (21/02/2013 10:25)

Agree....

nofertiri9 il 21/02/2013 10:20 ha scritto:

:D pirondini è assai cortese con me, e soprattutto è un ottimo traduttore autorizzato di ciò che io magari scrivo un po' troppo ermeticamente.
Quello che intendevo esprimere con il mio precedente intervento è condensato esattamente nella frase di pirondini che ho grassettato.
debbo ha pensato che io intendessi solo fargli una ramanzina, cosa che non è e nè vedo in base a quale titolo potrei farla, mentre il mio richiamo alle modalità di svolgimento della mansione nella fattispecie aveva un altro senso, appunto quello del buon senso.
Ho tanto lavorato - quand'ero molto più giovane, magra e pimpante - nei cantieri edili, e tralasciando per il momento come fisicamente si allestisce un impianto elettrico ritengo che ci siano delle notevoli differenze tra fare l'elettricista in cantieri di ristrutturazione di civili abitazioni e farlo in cantieri di Grandi Opere Pubbliche, che siano autostrade o gallerie o dighe, o di manutenzione impiantistico strutturale delle stesse ed il tutto è diverso dal farlo ad esempio su una nave o in un ospedale/scuola.
Così per fare qualche esempio, io sconsiglierei di fare lavorare un soggetto così in ambienti confinati, fosse solo per il problema " e adesso come lo tiro fuori di lì?"
Poi ancora occorrerebbe sapere se il lavoratore, ai sensi delle norma tecnica CEI 11-27:2005 III^ edizione, è qualificato come PES, come PAV o come PEI, e sapere se esegue lavori fuori tensione, oppure anche lavori sotto tensione ovvero ancora in prossimità opppure opera tutte queste tipologie di interventi.
Infine, sempre per memento, occorre considerare che le attività di realizzazione di nuovi impianti si devono intendere come "lavori edili" e non come soli "lavori elettrici", quindi a me pare che le idoneità devano considerare i rischi derivanti dalla somma dei rischi tipici potenziali di entrambi le lavorazioni. Se infatti eseguisse solo lavori fuori tensione ci resterebbero solo gli eventuali rischi residuali delle attività edili (altezza, MMC, polveri, rumore, vibrazioni etc.) che in un elettricista manutentore sono di solito estremamente limitati, così come sarebbe decisamente prevalente il rischio da elettrocuzione (e quindi con attenzione particolare alle procedure ed alla dotazione dei DPI di riferimento) nel caso di lavori sotto tensione.
Spero di avere adesso chiarito il mio pensiero di consulente non medico, anche se sono dovuta ricorrere a termini più tecnici.

pirondini

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  • Re: postinfarto in edilizia
  • (21/02/2013 11:28)

nofertiri9 il 21/02/2013 10:20 ha scritto:


...ritengo che ci siano delle notevoli differenze tra fare l'elettricista in cantieri di ristrutturazione di civili abitazioni e farlo in cantieri di Grandi Opere Pubbliche, che siano autostrade o gallerie o dighe, o di manutenzione impiantistico strutturale delle stesse ed il tutto è diverso dal farlo ad esempio su una nave o in un ospedale/scuola.
Così per fare qualche esempio, io sconsiglierei di fare lavorare un soggetto così in ambienti confinati, fosse solo per il problema " e adesso come lo tiro fuori di lì?"
Poi ancora occorrerebbe sapere se il lavoratore, ai sensi delle norma tecnica CEI 11-27:2005 III^ edizione, è qualificato come PES, come PAV o come PEI, e sapere se esegue lavori fuori tensione, oppure anche lavori sotto tensione ovvero ancora in prossimità opppure opera tutte queste tipologie di interventi.
Infine, sempre per memento, occorre considerare che le attività di realizzazione di nuovi impianti si devono intendere come "lavori edili" e non come soli "lavori elettrici", quindi a me pare che le idoneità devano considerare i rischi derivanti dalla somma dei rischi tipici potenziali di entrambi le lavorazioni. Se infatti eseguisse solo lavori fuori tensione ci resterebbero solo gli eventuali rischi residuali delle attività edili (altezza, MMC, polveri, rumore, vibrazioni etc.) che in un elettricista manutentore sono di solito estremamente limitati, così come sarebbe decisamente prevalente il rischio da elettrocuzione (e quindi con attenzione particolare alle procedure ed alla dotazione dei DPI di riferimento) nel caso di lavori sotto tensione.
Spero di avere adesso chiarito il mio pensiero di consulente non medico, anche se sono dovuta ricorrere a termini più tecnici.

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  • Re: postinfarto in edilizia
  • (21/02/2013 11:29)

pirondini il 21/02/2013 11:28 ha scritto:

come volevasi dimostrare.

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