Gent. collega Frigeri, mi sono soffermato sul comma 9 in quanto, così come proposto da Assoprev, paralizzerebbe l’attività dei medici competenti nel Veneto (a parte chi si muove con ambulatori mobili o chi riceve i lavoratori nella propria struttura) poiché l’ambulatorio, così come definito dalla nostra Legge Regionale 22, risulta essere di attuazione molto complessa, iperburocratizzata, subordinato ad autorizzazione dell’ASL, difficilmente realizzabile in tutte o quasi le aziende che seguo come medico competente, anche le più strutturate, per mancanza di determinati requisiti strutturali richiesti o per necessità di un impegno economico molto importante . Con l’ipotetica entrata in vigore del famoso comma 9 si rischierebbe inoltre di determinare la comparsa di differenze anche sostanziali tra regione e regione a vantaggio di quelle nelle quali i requisiti minimi per poter adibire un locale ad ambulatorio sono meno complessi e più facilmente attuabili. Ecco pertanto la mia proposta di definire criteri univoci a livello nazionale per il luogo di effettuazione della sorveglianza sanitaria (che magari potrebbe essere definito “infermeria aziendale” tanto per non creare confusione con gli ambulatori a tutti gli effetti).
Ti ringrazio inoltre dell’invito a Pellestrina: se fossi stato in un posto un po’ meno problematico da raggiungere avrei fatto il massimo per venire a vedere il tuo ambulatorio mobile e per eventualmente ricredermi in questa mia “non simpatia” verso le strutture mobili; se ti capiterà ancora di ritornare nel Veneto ti chiedo di avvisarmi perché sarebbe per me un piacere poterci incontrare.
Caro Furno, se il problema è una legge regionale troppo severa o complicata si lavora per cambiare la legge regionale, non il principio del requisito minimo della idoneità dei locali. E del resto lo prevede lo stesso D.Lgs. 81 nel momento in cui il datore di lavoro è obbligato a garantire al medico competente le condizioni necessarie per lo svolgimento di tutti i suoi compiti (art. 41 comma 4) e, fra queste, ci sono sicuramente anche locali idonei per le visite mediche e gli esami strumentali, in difetto dei quali si devono adottare soluzioni alternative ugualmente idonee. Il che, con riferimento al Collega Pamato, che spero prima o poi di conoscere personalmente, perché sono convinto che molte incomprensioni potrebbero essere superate, non c'entra nulla col "sentire il profumo della fabbrica", che sento quotidianamente da 45 anni, prima per averci lavorato da studente come carreliista (carrelli di una volta, Om 48 quintali, senza servosterzo , diesel ad accensione lenta, sedile di ferro e motore 10 ore sotto il c...., quando qualche carreliista moderno mi guarda in modo ironico, magari per un mio suggerimento, lo spiazzo così :-). e poi come medico del lavoro a tutt'oggi. È giustissimo e doveroso, per il medico del lavoro, "sporcarsi le mani" in fabbrica e altrove, ad esempio durante i sopralluoghi. Ma è altrettanto doveroso quando si fanno le visite e gli esami strumentali, farlo in locali e con attrezzature adeguate sul piano igienico sanitario e rispettose della dignità del medico e dei lavoratori....che non significa avere i requisiti di una sala operatoria. Anni fa, a Natale, l'orchestra del Teatro Regio di Parma volle tenere un concetto in una fabbrica occupata. Chiesero agli operai come dovevano vestirsi. Gli operai pretesero lo smoking, come alle prime in teatro, non volevano essere considerati spettatori di serie B. Ecco, anche i lavoratori hanno diritto, come gli altri cittadini, a medici di serie A, non solo ovviamente in termini di abbigliamento (ma già, per esempio, indossare il camice è anche segno di rispetto per sè e per i lavoratori) ma di professionalità, che si misura anche nell'operare in adeguate condizioni logistiche e strumentali. Poi del "famigerato" (suo malgrado) comma 9 si discutiamo fin che si vuole!
Per Furno: Prossimo tour dalle tue parti Rosolina (RO), 14 Marzo, azienda Agricola Sperimentale Po di Tramontana. Li ci "sporchiamo" di terra....l'invito vale anche per Carlpam.
ovviamente art 39 (non 41) ...il comma 4 era giusto.
Va a finire con un bel pranzo di pesce !
La prossima volta che venite a Vicenza vi darò l' indirizzo per il baccalà.
E magari bernardo ci segnalerà dove mangiare davvero bene a Parma, da turisti s'intende.
Certo che molte incomprensioni possono superate sempre che siano incomprensioni e non impostazioni di mentalità e di metodo e infine di formazione. La medicina del lavoro era disciplina medica ( intesa come clinica del lavoro e rivolta alla cura e i decreti 303 /547 poco applicati). La critica a questa impostazioni inizia nella contestazione sessantottina (all'università si facevano gruppi di studio sulla nocività in fabbrica) mentre si faceva strada la Riforma sanitaria (Seppilli, Giovanardi e Maccacaro) Ora senza nulla togliere a chi lavora correttamente occorre capirne se la direzione di questa impostazione ( ambulatorio camice organizzazione che in sé non contesto)
La rivendicazione che privilegia la Medicina del Lavoro svolta in strutture organizzate rispetto alla attività libero professionale "solitaria" non è solo una questione di impostazione professionali e di vita: che si possa lavorare e si lavori meglio cosi, non attiene solo ad altre opinioni possibili
Ma di antinomie si tratta : in un si va verso una medicina gestita come industriale e non verso una medicina rivolta alla comunità ( dei lavoro nel caso) una medicina preventiva del lavoro ampliata da una valutazione di igiene dell'ambiente di lavoro e che si conclude in una valutazione dal sapore medico-legale dell'idoneità centrata sulla salvaguardia dell'integrità della persona. In caso contrario dovremmo fare PREVENZIONE CON LE VISITE ?
Il medico di fiducia ”particolarmente competente in MdL” del DdL (anni 50-60 ) ed ispettorato del lavoro, ( con i loro epigoni OdV e il MC dedicato in via prevalente alla sola sorveglianza) hanno un verso diverso E dunque a partire dalla valutazione dei rischi la sorveglianza sanitaria si sviluppa integrando consulenza e formazione. la Sorveglianza Sanitaria è residuo logico della medicina del lavoro clinica e struttura pubblica funziona come il l'ispettorato d'un tempo. Lavorare in ambiente consono è giusto e corretto ma se è lontano dall'azienda si finisce per dar per scontato il sopralluogo e dunque firmare il dvr senza leggerlo ed avvallare col nostro buon nome di medico ogni stupidità mentre dovremmo essere noi Mc i veri RSPP
Parlare di ambulatorio autorizzato significa dal punto di vista pratico doversi necessariamente riferire al TULLSS del '36 ( le norme degli anni 50 parlavano – furbescamente - di CAMERA DI MEDICAZIONE per evitare ogni riferimento già normato ( infermeria sempre Tulss)
É giusto rilanciare il decoro del lavoro del medico competente e dei lavoratori che vengono visitati.
A tal proposito, e la proposta di Furno circa una serie di caratteristiche minime che potrebbero caratterizzare il locale aziendale nel quale è possibile effettuare le visite mediche in modo da non dover fare riferimento alla terminologia “ambulatori che rispettino i requisiti di legge” va sviluppata
( proposito quali sono le TARIFFE DECOROSE ?)
Penso in sintesi che sia in corso la distruzione della professione gestita da società e imprenditori ( ma anche da se dicenti tecnici) che pensando a magnifiche sorti e progressive ci portano ad un deserto ove non fiorisce neppure la ginestra. La manovra è ad ampio raggio ed epocale, e travalica i singoli attori che qui si rappresentano
grazie per l'invito ma senza essere scortese verso un Collega, sono impegnato in quel giorno e perdipiù il pesce non lo sopporto, avendo corso da piccolo il rischio di soffocare per una spina in gola !
Discorso molto lungo e complesso...,a interessante. Magari lo riprenderemo. Comunque sappi che io vengo proprio da quella scuola che tu citi, in particolare mi sono formato sugli scritti di Maccacaro e Giovanni Berlinguer....ho anche sostenuto l'esame di Igiene Mentale con Basaglia,che allora era a Parma....e io facevo la spola tra la medicina del lavoro (le fabbriche dove lavoravo e contemporaneamente facevo lo studente frequentatore dei centi di medicina del lavoro di comune e provincia, dove poi a partire dal 1980 avrei lavorato) e l'ospedale psichiatrico di Colorno (PR), dove ho dato anche il mio piccolo contributo a liberare i matti. Non voglio raccontarti tutta Ia storia....ma ti dico che alla fine degli anni 90, qunado, ero apicale di medicina del lavoro, me ne sono andato dal servizio pubblico anche perché volevo tornare a fare prevenzione "on the road"...e penso sinceramente che sia esattamente quello che faccio, o comunque cerco di fare ogni giorno. Con altri mezzi e metodi, con qualche anno in più....ma ti assicuro, almeno nei propositi, con lo stesso spirito.
Ne riparleremo.
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