Ho letto con grande attenzione e rispetto la nota inviata dal Prof. Apostoli, che ha iniziato questo nuovo stimolante forum di MedicoCompetente.it, cui tra l’altro è stato conferito un immaginifico e interessante titolo che rimanda a categorie sociali e storiche ben note, che fanno parte del nostro immaginario collettivo (Accademia, Bolscevichi …) e che – a mio parere - gli hanno fatto assumere connotazioni, per così dire, rassicuranti e inquietanti al tempo stesso. Naturalmente conosco da tempo direttamente il Prof. Apostoli, non da oggi apprezzo il suo rigore scientifico e il suo impegno accademico (e, credetemi, non lo dico per piaggeria); per motivi territoriali, in quanto risiedo e opero in Sicilia, non ero invece a conoscenza delle iniziative prese dalla sezione regionale Simlii della Lombardia, che dirige in qualità di Presidente e che ha dato ottimi frutti, a quanto pare, dati i risultati ottenuti negli ultimi mesi.
Poiché faccio parte dei pochi (otto ?) che sono intervenuti sull’argomento nonché dei molti (più di 1.300 ?) che quotidianamente “frequentano” il sito, mi sento tirato in ballo e non mi tiro indietro nel confrontarmi sull’argomento nel modo civile e pacato che mi è più congeniale e che del pari è stato utilizzato anche in molti dei commenti che mi hanno preceduto e che si sono succeduti sino a questo mio.
Premetto innanzitutto che sono convinto (e non da ora) che la Simili sia la “casa comune” di tutti i medici del lavoro e che debba rimanere l’unico riferimento autorevole, la pietra angolare della nostra attività scientifica tout court, l’istituto fondamentale per la emanazione di linee-guida, per l’aggiornamento e il perfezionamento professionale (vedi corso di accreditamento per l’eccellenza, eccellente intuizione di una formazione continua accreditata che, a mio parere, rappresenta una iniziativa da consolidare ed estendere, ma questo ci porterebbe lontani dal discorso attuale e mi fermo qui). Tutte queste sono attività che nessun collega può mettere in dubbio e che devono essere sempre più continuate e incrementate, a livello nazionale e territoriale (regionale e locale).
E’ chiaro, allo stesso modo, che qualunque associazione vive della partecipazione – più o meno attiva – dei propri soci e dell’autorevolezza che riesce a ottenere e mantenere nell’ambito professionale e scientifico (nel nostro caso), nonché del riconoscimento sociale che può mantenere sul territorio (prerogativa peraltro quest’ultima non sempre indispensabile per una società scientifica). Inoltre è del tutto evidente che alla guida e in qualità di sostegno indispensabile della esistenza stessa di associazioni siffatte non possono non trovarsi che i docenti universitari della disciplina - magari non esclusivamente ma certo in forte prevalenza numerica - vuoi per la autorevolezza che deriva dall’incarico accademico e dalla stessa docenza, vuoi per le risorse (di tempo, materiali, di conoscenze etc.) che gli stessi possiedono, proprio a causa del loro ruolo. Non metto in dubbio l’impegno sociale e politico che ciascun docente universitario – chi più chi meno – ha messo in campo e continua a mantenere per la difesa della disciplina e della professionalità degli specialisti in Medicina del Lavoro; allo stesso tempo sono convinto che il famigerato art. 1/bis colse di sorpresa non solo, comprensibilmente, i colleghi che operano in periferia e sul territorio ma anche gli stessi docenti e i vertici della nostra società, nonostante alcune precedenti avvisaglie che forse avrebbero dovuto metterci sull’avviso (vedi, ad esempio, la vera e propria campagna condotta dagli igienisti, più che dai medici legali).
Ad ogni modo, in questa sede – a mio parere – non è pertinente entrare nel merito degli aspetti e dei meccanismi di democrazia interna della Simili, delle modalità di elezione dei consigli direttivi e dello stesso consiglio nazionale ….e lo dico a ragion veduta, io stesso – forse immeritatamente - faccio parte del direttivo regionale della sezione siculo-calabra della Simlii.
Qui mi preme sottolineare, invece, che il problema che ci siamo posti qualche tempo addietro riguarda la “rappresentanza sindacale”, se così vogliamo definirla, della nostra categoria, che probabilmente non può essere assolta dalla Simlii, prestigiosa associazione che raccoglie tutti i medici del lavoro e cultori della materia (a vario titolo) ma, proprio per questo, troppo scientificamente connotata e pertanto poco consona a rappresentare interessi che – inevitabilmente – sono interessi di parte. Vorrei qui solo ricordare gli artt. 1 e 4 del nostro statuto, relativi proprio agli scopi e obiettivi della Simlii (art. 1) e alle caratteristiche dei soci ordinari (art. 4), che vanno giustamente nella direzione di allargare il campo di intervento della Società e di consentire l’iscrizione di quanti più soci possibile, in pratica tutti coloro che - cito testualmente - “siano cultori di medicina del lavoro e di igiene industriale o di materie strettamente affini” (chi volesse controllare può facilmente rintracciare lo statuto sul sito della Simlii).
Credo che questa stessa ampia apertura di vedute abbia costituito motivo, nel passato, per cui dalle stesse fila della Simili venisse posta la necessità di fondare altre associazioni, meglio definite e più immediatamente riconoscibili, quali ad esempio l’associazione Ramazzini (che raggruppa i docenti universitari), la stessa ANMA (idem per i medici di azienda) e, anche se esempio calzante solo in parte, la SNOP (per gli operatori della prevenzione).
Esistono altri esempi, in altre discipline, di tale dualismo tra società scientifiche e associazioni sindacali di categoria (per così dire); mi riferisco, ad esempio, al Sismla, cioè al Sindacato dei Medici Legali, che raggruppa appunto gli specialisti in medicina legale rappresentandone e difendendone gli interessi a vario livello. Nel sito Internet https://www.sismla.it a tal proposito si può leggere: Il Sindacato Specialisti in Medicina Legale e delle Assicurazioni è una Associazione che si propone la tutela degli specialisti in Medicina Legale e delle Assicurazioni mediante la difesa dei valori deontologici e professionali propri della vasta area della Medicina Legale. Tutti gli iscritti sono specialisti o docenti nella materia e quindi la loro operatività nell’area, acquista a pieno titolo di competenza e validità. La tutela della specialità medico-legale è diretta in plurime direzioni dovendosi considerare “in primis” che quest’area non è terreno di conquista da parte di tutte le altre specialità, ma riveste i caratteri di una specificità pratica e culturale da essere necessariamente esercitata da chi ha compiuto studi in questo settore ed ha acquisito profondamente la dottrina, la metodica, la finalità propria della Medicina Legale.
Cosa ben diversa dalla società scientifica di Medicina Legale (Simla), che esiste autonomamente e che opera a parte per la propria disciplina.
L’obiezione che potrebbe muoversi, a questo punto, è: ma, in fondo, di cosa dovrebbe occuparsi una nuova realtà associativa ? Non sarebbe una (inutile) duplicazione della stessa Simlii ?
Io non sono d’accordo con entrambe le affermazioni. Intanto si tratterebbe di una associazione ben definita, che dovrebbe raccogliere al suo interno solamente coloro che abbiamo definito “MeLC” (Medici del Lavoro Competenti), cioè sostanzialmente i docenti universitari di Medicina del Lavoro, gli specialisti in Medicina del lavoro e gli altri colleghi autorizzati ai sensi dell’art. 55 del DL 277/91, allo scopo dichiarato di rappresentare e difendere i loro interessi specifici, sia pure – consentitemi – con modalità e scopi non corporativi o di bassa lega. Una realtà unitaria e forte a livello nazionale, ben radicata sul territorio e con “antenne” in grado di captare in anticipo le evoluzioni possibili a livello legislativo e politico più in generale; che si occupi di contrastare, a livello locale, ad esempio, la concorrenza sleale sui prezzi – che svilisce la stessa professione; che abbia la possibilità di far stabilire alle varie ASL un atteggiamento univoco a livello nazionale (cosa che non sempre accade oggi); che possa, ad esempio, indurre i giudici di turno a far assegnare consulenze tecniche di ufficio in materia di malattie professionali e infortuni sul lavoro a MeLC specialisti del settore (e non, come talora accade, a specialisti di altre discipline …) ... e potrei continuare con le iniziative da prendere a sostegno e tutela della professionalità dei medici del lavoro. Costruire, insomma, una realtà associativa moderna e al passo con i tempi, che si attrezzi con gli strumenti di comunicazione interna più semplici, rapidi ed efficienti quali la posta elettronica e i siti Internet (come questo, ottimo, sul quale discutiamo così appassionatamente); che magari pubblichi fogli periodici di diffusione immediata delle notizie, o newsletter inviate periodicamente via e-mail.
Giocoforza, le opinioni e le notizie spicciole, gli interventi su vari temi, gli articoli di approfondimento non possono trovare posto ed essere pubblicati sulle nostre riviste scientifiche, quelle che conosciamo e consultiamo tutti, poiché queste si prefiggono altri obiettivi e hanno altri tempi che mal si adattano con il succedersi, talvolta frenetico, delle situazioni che ci riguardano. E non mi scandalizzerei affatto se al vertice di una siffatta organizzazione trovassero posto uno o più docenti universitari, uno o più medici di fabbrica, uno o più dirigenti di ASL o di Enti ospedalieri (ovviamente, quelli che effettuano attività di sorveglianza).
Qualche tempo addietro ho esposto queste stesse considerazioni a uno dei docenti del Direttivo Nazionale (non ne faccio il nome perché non l’ho contattato per chiedere il permesso di citarlo), ricevendone un certo apprezzamento ma con un rinvio (purtroppo “sine die”) alle decisioni del Consiglio Direttivo Nazionale Simlii. E devo purtroppo ricordare che nel corse delle assemblee nazionali della Società, cui ho partecipato in prima persona, sempre, da molti anni, tenute quasi sempre in occasione dei congressi nazionali, difficilmente trova spazio il dibattito su questi temi o su altri simili; e che quando, timidamente, ho tentato di intervenire e di porre sul tappeto qualche questione più “spinosa” non ho ricevuto, da parte dei presenti - forse anche per i tempi contingentati in cui si svolgono tali occasioni - una eco particolarmente estesa né si è innescato alcun dibattito, più o meno acceso e motivato.
Detto questo, bisogna riconoscere che la partecipazione dei colleghi alle iniziative collettive è stata finora deludente. Rammento di una importante occasione, una delle prime riunioni sul Testo Unico licenziato dal governo alla fine dello scorso anno (in quella fase la bozza era ancora in preparazione) alla quale abbiamo partecipato in quattro ....... due componenti del consiglio direttivo nazionale, il sottoscritto e un altro collega forse neanche iscritto alla Simli (a quanto ne so). A un recente convegno indetto da una organizzazione sindacale tenutosi nella mia città sulle tematiche della sicurezza negli ambienti di lavoro e sullo stesso TU (ormai ritirato dal governo e di cui è scaduta la possibilità di approvazione) eravamo solo in due, un docente universitario – peraltro uno dei relatori - e sempre il sottoscritto. Oltre a questi due episodi potrei citarne molti altri, ma diventerebbe inutile esercizio polemico (cosa che voglio assolutamente evitare). Molti colleghi sono pronti a strillare come aquile quando vengono lesi loro interessi particolari molto corporativi – questo mi sia consentito dirlo – ma non intendono impegnarsi più di tanto nella costruzione di qualcosa di più organico. Certo, questo accade anche nelle altre discipline, ma occorre tenere presente che noi siamo numericamente inferiori agli altri (mi riferisco in questo caso alle discipline di igiene e medicina legale) e dovremmo supplire con la compattezza a tale differenza quantitativa. Finora, purtroppo, non l’abbiamo fatto.
Raccolgo quindi senz’altro l’invito del Prof. Apostoli, della Redazione, dei colleghi tutti che mi hanno preceduto, di “aprire un grande e franco dibattito nelle sedi e nei modi più appropriati” per riaffermare il ruolo centrale della nostra disciplina per la tutela della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro e per rendere più incisiva la nostra azione e le nostre capacità di analisi e di intervento a livello politico e sociale. Ci vedremo tutti certamente a Parma, ma ben vengano occasioni come queste (lo stesso forum cui stiamo partecipando) e altri momenti di incontro e di scambio di opinioni tra tutti, senza velleità minoritarie né, tantomeno, reazioni autoritarie (che non sono nell’interesse di nessuno) ma al fine di rappresentare, al meglio, le istanze di tutta la nostra Disciplina. Che non sarà la prima ...... ma di certo non è seconda a nessuna altra. Saluti a tutti
Ernesto Ramistella
http://www.sismla.it
Il Sindacato Specialisti in Medicina Legale e delle Assicurazioni è una Associazione che si propone la tutela degli specialisti in Medicina Legale e delle Assicurazioni mediante la difesa dei valori deontologici e professionali propri della vasta area della Medicina Legale.
Tutti gli iscritti sono specialisti o docenti nella materia e quindi la loro operatività nell’area, acquista a pieno titolo di competenza e validità.
La tutela della specialità medico-legale è diretta in plurime direzioni dovendosi considerare “in primis” che quest’area non è terreno di conquista da parte di tutte le altre specialità, ma riveste i caratteri di una specificità pratica e culturale da essere necessariamente esercitata da chi ha compiuto studi in questo settore ed ha acquisito profondamente la dottrina, la metodica, la finalità propria della Medicina Legale.
Articolo 1
La Associazione denominata “Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale” (SIMLII) ha lo scopo:
a) di contribuire al progresso, allo sviluppo ed alla diffusione delle conoscenze nel campo della Medicina del Lavoro e dell’Igiene Industriale, nonché delle applicazioni che ne conseguono;
b) di sollecitare, promuovere, ispirare e favorire l’emanazione e l’attuazione di misure (normative, legislative, tecniche, assistenziali, sociali, contrattuali) indirizzate a prevenire gli infortuni e le malattie da lavoro e ad adattare il lavoro all’uomo al fine di mantenere il più alto grado di benessere fisico, mentale e sociale dei lavoratori in tutte le professioni e mestieri;
c) di concorrere alla formazione, informazione ed aggiornamento dei medici, del personale di assistenza, dei tecnici e di tutti coloro che sono impegnati nella tutela della salute dei lavoratori e della sicurezza del lavoro.
La Società è associazione scientifica senza fini di lucro e non ha finalità sindacali.
La Società non esercita attività imprenditoriali e non partecipa ad esse, salvo quelle necessarie per le attività di formazione continua.
Articolo 4
Possono essere nominati Soci ordinari i cittadini italiani, che siano in possesso di laurea in Medicina e Chirurgia e che Possono altresì essere nominati Soci ordinari tutti quei cittadini italiani che, anche se non in possesso della laurea in Medicina e Chirurgia, si dedichino in modo diretto e continuativo ai problemi della medicina del lavoro e dell’igiene industriale.
Condivido pienamente lo spirito propositivo e le iniziative immaginate dal Collega; mi sento molto meno concorde con il ragionamento in base al quale molti professori fueono presi alla sprovvista dalla Leggina pro-igienisti. Non è immaginabile una simile disattenzione da parte Loro nè tanto meno comprensibile. E poi a cose fatte non mossero una paglia comunque.
Altro aspetto sul quale non concordo è il voler sottacere l'aspetto democratico delle elezioni in SIMLII: credo che chi ci rappresenti debba essere veramente...rappresentativo della volontà comune e non solo di quella di frange potenti ma minoritarie in seno all'assemblea. Contiamoci serenamente; in democrazia la maggioranza comanda e la minoranza controlla!
AD MAIORA
Bene, dopo tanta grammatica passiamo alla pratica.
Trovo apprezzabile l'intervento di Apostoli e concordo in gran parte con Ramiste con il quale già in passato abbiamo discusso questi argomenti.
La SIIMLI è una società scientifica ed ha i suoi scopi, diamogliene atto, ma proprio perchè i suoi scopi non comprendono tutte le nostre necessità, FACCIO al Direttivo Nazionale la proposta di organizzare a Parma un tavolo collaterale dove affrontare i problemi giunti alla luce in questi nostri blog e dove eventualmente "pensare" la società collaterale che ha tanto ben descritto Ramiste e che , cari Colleghi Universitari, lo vogliate o meno, sembra essere il desiderio e soprattutto la necessità di molti
Invito il Direttivo Nazionale a battere un colpo e a dichiarare il suo pensiero sull'argomento, immagino che il tempo di batter due righe su un sito frequentato e letto da un migliaio ed oltre di MC qualcuno lo DOVRA' trovare e spero non sia solo l'apprezzabilissimo Apostoli.
Mi sembra tutto molto semplice, a questo punto chi tace si tira fuori e dimostra con il suo silenzio tutto quello che pensa...o preferisce rimuovere
A questo punto credo sia indispensabile un intervento e anche delle prposte da parte del Presidente SIMLII, del Segretario SIMLII, dei membri del direttivo. Ripeto ci riconosciamo tutti nella SIMLII..ma in una SIMLII più democratica e più vicina alle esigente di tutti i medici del Lavoro..ripeto dei medici del lavoro.
Un affettuoso saluti a tutti i medici del lavoro..e che qualcuno possa ispirare in senso positivo la SIMLII in questa battaglia.
Rinnovo l'invito a Presidente SIMLII, segretario SIMLII, membri del Direttivo SIMLII ad intervenire al dibattito e proporre alcune iniziative sin da ora in favore della nostra disciplina.
A Parma mi aspetto qualcosa di diverso rispetto al solito...non deludeteci SIMLII.....non deludeteci....
Perugia, 02/07/2005
Egregi colleghi.
Mi chiamo Nicola Marziani, sono medico del lavoro e membro del Consiglio Direttivo della SIMLII della Regione Umbria.
Da alcuni mesi, amici e colleghi mi riferivano di un dibattito che si era avviato sul sito del medico competente. E, come tantissimi altri, avevo sempre mantenuto le distanze dalla cosa.
Alcuni giorni or sono, però, sollecitato nuovamente, ho deciso di leggere e capire di cosa si trattasse.
Francamente sono rimasto stupito e deluso dal livello del dibattito al quale partecipano alcuni colleghi, che hanno ritenuto, tra l’altro, di dover mantenere l’anonimato.
Questo fatto è di per sé sufficiente a squalificare qualsiasi iniziativa che si propone il rinnovamento di istituzioni culturali o scientifiche.
Non mi appare un dibattito dove si confrontano idee, proposte, percorsi culturali e formativi utili alla crescita della nostra disciplina. Piuttosto il luogo dove alcuni colleghi manifestano il proprio rancore, la propria rabbia verso un mondo che tende ad escluderli e a non concedere loro gli spazi che meriterebbero.
Ho iniziato l’attività di medico competente (all’epoca figura nota come medico aziendale) da alcuni anni ormai, da prima che entrassero in vigore il D.Lvo 277/91 e la Legge 626/94, che hanno definito ruolo e funzioni del medico competente e fornito molte garanzie giurisprudenziali per lo svolgimento dell’attività.
All’epoca eravamo un ristretto gruppo e non avevamo che pochi punti di riferimento. In Umbria, l’Istituto di Medicina del Lavoro di Perugia ha sicuramente rappresentato un importante luogo di confronto e di crescita culturale e professionale per molti di noi.
Dopo il 1994, la Medicina del Lavoro, da disciplina quasi pionieristica, esercitata solo da pochi appassionati, si è trasformata in terreno di conquiste per molti: medici in cerca di una specializzazione che garantisse loro un immediato ingresso nel mondo del lavoro e compensi elevati; ingegneri, geometri, tecnici di vario genere che hanno visto trasformarsi le proprie opportunità professionali. Ma il fenomeno nuovo e più dirompente è stato rappresentato dalla nascita e dalla proliferazione incontrastata delle cosiddette “società di servizi”. Società che si propongono alle aziende fornendo loro il “pacchetto unico”, comprendente le indagini sugli ambienti di lavoro e la sorveglianza sanitaria. E qui iniziano le note dolenti. Perché la parte riguardante l’aspetto sanitario viene effettuata da medici del lavoro che, con il trascorrere degli anni, si sono trasformati in veri e propri manager di queste società, hanno assunto il ruolo di direttori sanitari, di tutor, favorendo l’amplificarsi e l’estendersi del fenomeno. Questi prezzolati “direttori sanitari”, trascorsi alcuni anni e acquisite le competenze e l’importanza necessarie, provvedono a “reclutare” giovani colleghi neospecialisti, che, “dovendo farsi le ossa”, vengono “invitati” a lavorare per queste società, quindi per i loro “mecenati”, in condizioni precarie, con scarse possibilità di accesso ai luoghi di lavoro, visitando un numero spropositato di operai di varie aziende nella stessa giornata, con compensi ridicoli (ne ometto l’entità per decoro), dietro la firma di contratti non solo vergognosi, ma illegali (sono in possesso di alcuni dei contratti che vengono proposti dai nostri “straordinari direttori sanitari” delle società di servizi). Esistono altri colleghi medici del lavoro che esercitano le funzioni di “tutor” e si limitano a firmare i certificati di idoneità formulando giudizi che scaturiscono da visite mediche effettuate dalla “manovalanza”.
Chi ha tentato di contrastare questi fenomeni? Quanti dei colleghi che scrivono sul sito sono coinvolti?
Allora la domanda è: dov’è il vero problema? Chi sono in realtà i veri “padrini”? E chi ha provveduto veramente, in questi anni, a screditare la nostra disciplina?
L’aver conseguito un specializzazione non dà alcun diritto di appartenenza, né ad associazioni culturali, né tanto meno scientifiche. E’ con il rigore morale e professionale che si conquistano dignità e fiducia, spazi di lavoro, e si favorisce l’affermazione delle idee che si ritengono giuste e condivise da molti.
Questa è, a mio modesto avviso, la causa dell’inizio del declino della nostra disciplina, della perdita da parte dei medici del lavoro “competenti” del ruolo di centralità che avevano acquisito all’interno delle aziende e nei confronti di tutte le figure a vario titolo impegnate nella prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro.
Molti medici del lavoro sono diventati ostaggi delle società di servizi e sono funzionali alla causa di quei pochi che hanno avuto l’accortezza, o la furbizia, di emergere assumendo ruoli e comportamenti contrari a qualsiasi disciplina e sleali nei confronti di altri colleghi.
La difesa di una disciplina va fatta con altri strumenti e ben altri comportamenti.
All’anonimo collega che formula accuse così gravi circa le modalità di voto per il rinnovo del Direttivo SIMLII Nazionale, dico che ho fatto parte in più occasioni del collegio elettorale e simili irregolarità erano irrealizzabili.
Credo si stia facendo tanto frastuono senza il supporto di idee valide, di proposte che possano essere seriamente discusse e condivise. E non vedo grandi stimoli da questa specie di dibattito. Neppure un tentativo serio di superamento delle difficoltà emerse negli ultimi anni. O ancora di un proficuo coinvolgimento delle forze in campo a garanzia della credibilità e della dignità del nostro ruolo economico, sociale e, soprattutto, professionale.
Leggo della proposta di creare una società alternativa alla SIMLII che sia in grado di difendere il medico del lavoro dai giudici, dai colleghi dei Servizi PSAL, dai tanti “nemici” che sono emersi nel corso di questi anni. Per far questo, è sufficiente rivolgersi a uno studio legale. Non è necessario scomodare i colleghi medici del lavoro che coltivano interessi diversi dalla semplicistica e sterile difesa della casta. Non servono società alternative a quelle (anche troppe, forse) già esistenti. La SIMLII è, da sempre, la società che meglio rappresenta l’intero panorama del mondo della prevenzione. Ben vengano le critiche. Ma che siano costruttive e foriere di una reale opportunità di miglioramento e di crescita.
Il clamore sollevato sull’art. 1 bis, le proteste espresse in maniera così disordinata e generica, i comportamenti approssimativi di una parte dei colleghi e il rancore manifestato verso chi non avrebbe fatto fino in fondo il proprio dovere, non aiutano le figure di elevato spessore che da due anni sono impegnate strenuamente nel tentativo di ottenere una revisione dell’articolo.
Nicola Marziani
Medico del Lavoro
Perugia
Egregio collega
Mi chiamo Luke70, ed il mio nickname credo che a chi di dovere ricordi la mia vera identità. Sono medico del lavoro e non sono membro di nessun Consiglio Direttivo della SIMLII di nessuna Regione.
Da alcuni mesi, partecipo ad un dibattito che si è avviato sul sito del medico competente. Come pochi altri, non ho mai mantenuto le distanze dalla cosa.
Poteri continuare così all’infinito e rimarcare le mie differenze, sostanziali e non dalla tua lettera. Mi limiterò a farlo per i punti più importanti con la speranza che al meno questo ti chiarisca la mia posizione, a patto che tu sia scevro da pregiudizi o interessi.
Iniziamo:
L’anonimato (tra l’altro parziale..) è dovuto al fatto che io non faccio parte di nessuna Società, Gruppo o similari, e che quindi devo contare solo sulle mie gambe. Poi visto che le mie accuse erano soprattutto rivolte ad un malcostume generalizzato e solo parzialmente riferite ad un singolo Prof. (che tra l’altro ha ben capito e si è tirato fuori dalla mischia…) non credo che fosse importante chi sono ma quello che dico; qualora non fossi d’accordo ribatti nel merito.
Il mio non è rancore nei confronti di chi mi esclude, ma è soltanto un modo per raccontare delle storture alle cui sono stato sottoposto in prima persona o delle quali per lo meno sono stato testimone.
Quello che tu dici in merito alle società di servizi è vero, ma purtroppo è altrettanto vero che se non ci fossero queste società alcuni di noi (quelli con la schiena dritta?!) non lavorerebbero, perché non solo i nostri cari Prof. Non creano posti di lavoro, ma anzi sfruttano GRATUITAMENTE gli specializzandi, ma oltretutto non hanno fatto nulla per fermare l’approvazione dell’art.1 bis. A questo punto un tuo quesito che ben si adatta anche al mio ragionamento: “Chi ha tentato di contrastare questi fenomeni? Quanti dei colleghi che scrivono sul sito sono coinvolti?
Allora la domanda è: dov’è il vero problema? Chi sono in realtà i veri “padrini”? E chi ha provveduto veramente, in questi anni, a screditare la nostra disciplina?”
Ripeto le Società sono un male e sono d’accordo, ma dove erano i nostri cari Prof e se mi permetti dove eri tu quel gelido inverno. Io ero davanti alla Camera dei Deputati e forse se ci fossi stato pure tu ora ci conosceremmo…
Ah poi a proposito di tutti quei bei paroloni che hai usato (…un proficuo coinvolgimento delle forze in campo a garanzia della credibilità e della dignità del nostro ruolo economico, sociale e, soprattutto, professionale.) credi che siano veri valori o che si debba soltanto scriverli in un Forum? E se si come credi di metterli in pratica? Ed eventualmente credi che sia opportuno che ti affianchi qualcuno di quelli che tu così politicamente definisci “figure di elevato spessore che da due anni sono impegnate strenuamente nel tentativo di ottenere una revisione dell’articolo…”
Credimi non è invidia per il mondo accademico che scrivo questi pensieri sparsi ma solo per amore della verità, perché dopo aver passato quattro anni della mia vita a vedere e subire ingiustizie sentir parlare di questa gente di “figure di elevato spessore che da due anni sono impegnate strenuamente nel tentativo di ottenere una revisione dell’articolo…” mi fa tornare alla mente una frase famosa:
QUO USQUE TANDEM ABUTERE PATIENTIA NOSTRA?
P.s. E' gradita risposta
Volevo rimettere il mio modesto contributo a questa discussione. Condivido pienamente in tanti aspetti quanto esposto dal collega Nicola, dal cui intervento si evince la professionalità che lo anima, nonchè la passione e la cura per la nostra disciplina. Pur tuttavia mi permetto di dissentire, senza alcuna nota polemica tuttavia, su alcuni aspetti.
In primis l'anonimato è un diritto che va rispettato. Non mi pare che nessuno, a parte qualche commento fuori le righe, sicuramente dettato da rabbia o frustrazione, stia superando i limiti della decenza o della dignità. Non ci troviamo in un'aula di tribunale nè in un parlamento e non occorre quindi essere formali o forbiti. Se una discussione si anima, anche in mancanza di proclami ufficiali o di portavoce qualificati, significa che ha colpito nel segno. Per quanto i contributi possano essere anonimi e informali, sono sicuramente il segno di un malcontento diffuso, che è tangibile e non può essere più celato; non dimentichiamoci che la lingua batte dove il dente duole.
In merito ai fatidici "centri di servizi" penso, come espresso da altri colleghi in precedenza, che se esiste una situazione di fatto, del tutto legalizzata, di vero e proprio sfruttamento di colleghi e conseguentemente di bassa qualità della medicina del lavoro vuol dire che chi potrebbe cambiare le cose non ha alcun interesse a farlo. Una situazione così ben strutturata e sedimentata presuppone impegno o per lo meno inerzia con implicito assenso da parte di chi porta in mano le redini del cavallo.
E' molto bello disquisire di dignità professionale ma andiamolo a dire ad un giovane collega, intelligente e volenteroso, che si è sempre applicato con profitto, che ha sofferto per tanti lunghi anni, non sui libri (perchè amava studiare) ma ha sofferto perchè ogni mese doveva chiedere al padre operaio i soldi per campare all'università, per comperarsi da mangiare, per pagare una stanza in cui dormire lontano da casa magari, per fotocopiare qualche appunto o comperare dei libri (di seconda mano, perchè nuovi costavano troppo). Andiamoglielo a dire, che dopo anni di studio, sacrifici propri e di tutta la sua famiglia, la sua professionalità non gli permette di sostentarsi da solo. Andiamogli a dire che deve aspettare, lui, la sua famiglia, la sua ragazza che vorrebbe magari sposare, diciamoglielo che il suo futuro è ancora molto nebuloso. Mentre noi ci riempiamo la bocca di rose e fiori arriva il centro di servizio, il cui magnate ha tentacoli dappertutto e agganci ovunque, e ti propone un tot a visita al nostro bravo giovane medico che deve scegliere se campare con la pensione del papà o prestarsi al gioco. Perchè guarda un pò del giovane medico preparatissimo e scrupolosissimo non importa nulla a nessuno. Perchè guarda un pò gira e rigira alla fine chissà com'è c'è sempre un centro di servizi che appalta e subappalta. E cosa ti fa il giovane collega? Accetta e china il capo, non può fare altro, perchè è intelligente e capisce che è l'unica carta che può tirare sul tavolo, dal momento che ha deciso di non chiedere più i soldi della pensione al papà operaio, che glieli darebbe pure, anche a costo di non mangiare altro che pane e cipolla. E cosa dovrebbe fare? E' una realtà durissima ma è la realtà. E purtroppo nessuno delle "vittime" di questa realtà ha il potere, le facoltà, i mezzi per poterla cambiare. Perchè è tutto legale!
Guardiamoci bene signori miei dallo sputare sentenze, dal compatire o peggio ancora dal restare attoniti e feriti nella nostra professionalità , così impunemente svilita. Perché se l’occasione fa l’uomo ladro, questa situazione fa il giovane collega schiavo del centro di servizi e nessuno che muova un dito. Nessuno che si pronunci ufficialmente sulla immoralità di questi signori, senza scrupoli, i nuovi kappataz del tot a visita e del sopralluogo che se vuoi lo fai sennò no tanto noi non te lo paghiamo. Ebbene si, il collega luke70 e gli altri non sbagliano quando denunciano la sostanziale immobilità di uomini, associazioni ufficiali e non in merito alla questione. Nessuno fa nulla per nulla purtroppo e chi ha la peggio è sempre l’ultima ruota del carro. La leggina a tutti ben nota è un pugno nell’occhio a tutti noi colleghi e specialisti, nessuno escluso, una ferita difficile da rimarginare.
Buonanotte a tutti.
...E finalmente qualcun'altro ha nominato, oltre me, i centri. perchè, cari e stimatissimi colleghi, chi credete che ne abbia approfittato, sinora, del disagio interno al nostro mondo, della nostra divisione, del marasma creato da una normativa incongrua ed assurda?? Chi legge e segue il forum da anni, sa bene come io abbia sempre segnalato questo "cancro" nella nostra professione. E sono i cosiddtti "centri". Capisco che questi argomenti non possano essere compresi dai più. Da quello, per esempio, che lavorano in struttur pubbliche. E, senza voler togliere nulla a professionalità, competenza e capacità degli universitari.. Bah, molti, moltissimi di loro non sanno, non possono rendersi conto di ciò che dico. Perchè, proprio perchè cattedratici, possono permettersi di fare i prezzi che vogliono, e le loro consulenze, proprio perchè qualificate, sono valorizzate quanto dovrebbero.
La manovalanza, nelle università, è un dato di fatto. Nell'Agosto del 1992, al primo anno di specializzazione io le mie 2 colleghe (eravamo in 3, quell'anno) ci siamo equamente divisi i turni di guardia di un mese intero. 10 turni a testa, comprendendo feste e ferragosto. I miei colleghi che operavano in reparti di chirurgia erano usati pressapoco come infermieri, tant'è che molti di loro, per imparare il mestiere, sono dovuti andare all'estero. Potrei proseguire, ma direi solo cose note a tutti.
Io non mi lamento di aver fatto, per 4 anni, il manovale. Mi lamento del fatto che, uscito dalla scuola di specializzazione, avrei dovuto sapere come si stila un programma di sorvegliaza sanitaria nè un sopralluogo. Ed invece non lo sapevo, perchè NESSUNO me lo aveva insegnato. Nessuno mi aveva spiegato, concretamente, come farlo. Può sembrare banale, ma il collegamento norme giurisprudenziali-rischi-mansioni-programma di sorveglianza non è così facile e scontato, lo sappiamo tutti. Se scavate nella Vostra memoria, vedrete e ricorderete lo sgomento di trovarsi dinanzia ad un foglio di carta bianca, con tante idee in testa, ma nessuno schema per realizzarle. Ecco qual'è, e l'ho sempre detto, il mio motivo di astio nei confronti della classe docente. Si unisca, poi, il colpaccio dell'1 bis...........
Miei cari colleghi, di ogni ordine e grado... Al di là delle polemiche, che facilmente potremmo tutti innescare, per i più vari motivi, ciò che dovremmo fare è ricompattarci e non disperderci. Ma avete visto quante organizazioni esistono? SIMLII, ANMA, CIIP, RAMAZZINI...... Un'altra frammentazione cosa credete che porterebbe?? Certo è che non si può continuare in questo modo.. Agendo l'un contro l'altro armati, facendo la guerra dei poveri... Mentre i centri continuano a proliferare ed arricchirsi alle nostre spalle..
Volete sentire l'ultima?? Gara d'appalto per un a pubblica amministrazione condotta AL RIBASSO (ineccepibile sotto il profilo amministrativo, incredibile sotto il profilo medico), e vinta da un centro che ha fatto un ribasso del 30 (TRENTA!!!!) per cento sull'importo a base d'asta (già molto basso). Risultato?? A conti fatti una visita medica viene pagata, dall'ammimnistrazione, solo 5 euro!!! Venghino siori venghino!!! I saldi sono cominciati..
E mi chiedo: dove sono gli ordini dei medici?? Dove gli organi di vigilanza?? Dove la magistratura??
Vediamoci a Parma e discutiamone. Di questo e di altre cose. Io ci sarò. Mi sono già iscritto.
Un saluto.
Peppe
E
".. la posta in giuoco è suprema e richiede che ognuno si assuma le proprie responsabilità attraverso il vaglio della propria coscienza". B.M. 2 aprile 1925
Visti i due interventi che mi hanno seguito vorrei aggiungere una piccola postilla: il fantomatico Prof. di cui parlo, tra l'altro, è anche, per così dire..., "proprietario" occulto di una Società di servizi. E allora io dico, ma voi volete che costoro facciano qualcosa contro...se stessi?!?!?! Signori ma è possibile che io così giovane mi sia accorto di tutto ciò e Voi dall'alto della vostra esperienza non sapete nulla? o Forse è il vostro ruolo che vi impedisce di dire o meglio fare qualcosa. E vi prego non cercate scappatoie verbali o strani giri pindarici. Le mie domande sono poche e semplici, gradirei risposte semplici e concrete. E' chieder troppo?
Per quanto mi consta, la SIMLII non è un organo di vigilanza e non possiede gli strumenti, io credo, per denunciare eventi simili. Il fatto, poi, che vi siano situazioni come quelle che luke ha descritto è un'altra cosa. Perchè si deve rimandare alla coscienza del singolo. Certo, mi rendo conto che, a volrte, la coscienda è nella tasca posteriore destra dei pantaloni, o in quella della giacca...
Io, invece, mi rifaccio a chi, VERAMENTE dovrebbe operare il controllo sull'operato nell'ambito aziendale. E mi chiedo perchè queste strutture non riescano o non vogliano operare un controllo anche in tal senso.. Peraltro, esiste una normativa specifica che stabilisce il tariffario minimo da applicare (cfr. DPR 17 Febbraio 1992), con sanzioni relative, in caso di inottemperanza alle norme. Esiste, poi, un'altra normativa specifica contro il caporalato...
Oltre ad un impegno, da parte di tutti, ad una maggiore attenzione nei confronti di alcune problematiche della nostra professione, sarebbe auspicabile una maggiore sensibilizzazione delle strutture preposte al controllo...
Buon lavoro
Peppe
".. la posta in giuoco è suprema e richiede che ognuno si assuma le proprie responsabilità attraverso il vaglio della propria coscienza". B.M. 2 aprile 1925
MedicoCompetente.it - Copyright 2001-2024 Tutti i diritti riservati - Partita IVA IT01138680507
Privacy | Contatti