Avete presente quelle attività, tipo la raccolta dei rifiuti, che comportano il lancio del sacco,spesso molto voluminoso e pesante parecchi chili, più e più volte all'ora e con un carico cumulativo non trascurabile nella giornata?
Interessa normalmente gli addetti al ritiro di vari tipi di rifiuti e al loro conferimento in contenitori enormi (tipici quelli degli ospedali, non raramente ben più alti degli operatori, spesso donne già avanti con gli anni e di bassa statura) o sui camion non attrezzati per il carico meccanico (ad esempio, per la raccolta del cartone).
Non sono rare le patologie correlate, ma non mi risulta essere disponibile un metodo per la valutazione del rischio connesso a questa particolare azione/esposizione. Personalmente applico il NIOSH, ma certe azioni vanno oltre i parametri previsti.
Ho avuto la stessa esperienza: per valutare correttamente il carico biomeccanico nella raccolta rifiuti occorrerebbe un calcolo che sommi almeno tre indici niosh, ocra e snook ciriello che attualmente non esiste; l'approccio che ebbe io insieme ad rspp e azienda fu di valutare con i tre metodi e utilizzarli non per pesare il rischio ma per dare indicazione preventive di tipo tecnico procedurale andando a dare una priorità le indicazioni ottenute in base al tipo di lavoro: nel porta a porta decidemmo di dare priorità alle indicazioni dell'ocra, nella movimentazione cassonetti invece allo snook ciriello. Un approccio sul rischio di tipo qualitativo e non quantitativo per impossibilità oggettiva a misurare realmente il rischio.
Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare,
non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.
(Jacques-Yves Cousteau)
Siamo sicuri che sia necessario fare dei conti per valutare se il lancio del sacco è rischioso?
che sia rischioso non ci piove, ma siccome la legge ci chiede di quantificare il rischio, si cerca di fare quel che si può.
Il problema è che viviamo in un epoca di transizione dove ancora molti lavori vengono fatti, e non possono che essere fatti, alla vecchia maniera, non solo per mancanza di volontà a migliorarsi, o per gli ancora scarsi progressi tecnici, ma anche perche' i committenti (non di rado pubbliche amministrazioni) continuano ad andare avanti con le gare al ribasso, che (malgrado quanto dice la legge sulla verifica dei mezzi e requisiti dell'impresa che si aggiudica l'incarico) molto spesso non consentono livelli di qualità e sicurezza particolarmente alti. Anzi, in certi casi ci sarebbe da arrestare un bel po' di gente, tra cui anche qualcuno che, pur dovendo vigilare, non vigila affatto.
In questa situazione, di rischio elevato e di patologie in fase iniziale o avanzata, nella melma ci sguazza, come al solito, il medico competente, sempre reo di non essere capace di fare i miracoli, e i lavoratori, spesso in età avanzata e pieni di acciacchi da lavoro, colpevoli di non sapere muovere gli oggetti col pensiero né di campare d'aria almeno fino all'età della pensione, sempre più lontana.
Credo che il punto sia proprio nella volontà di "quantificare" ossia di effettuare una misura che esprima numericamente il livello di rischio e che renda conto altresì dell'incertezza di misura. A mio parere in assenza di strumenti di misura "solidi" bisogna astenersi da metodi creativi che non offrono alcuna garanzia di scientificità e possono anche condurre a conclusioni fuorvianti.
Sempre a mio parere meglio accontentarsi di una stima, consapevoli dei limiti inevitabili connessi a tale strumento
Quindi la proposta è di non valutare con tre metodi per avere un indicazione qualitativa sulle misure tecnico organizzative più idonee da adottare, ma di stimare ad "occhiometro" e raccomandare di "lavorare ammodino"?
Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare,
non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.
(Jacques-Yves Cousteau)
:-)
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