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secondo voi...

Questo argomento ha avuto 22 risposte ed è stato letto 2989 volte.

milvio.piras

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  • Re: secondo voi...
  • (29/09/2017 00:00)

Ringrazio tutti per la partecipazione. Sono tutti pareri degni di massima considerazione.
Unico appunto: in molte aziende non esiste un RLS, a meno che non si voglia prendere in considerazione il "fantasma" territoriale, e i lavoratori, spesso solo 1-2 o 3, magari con contratto a termine, sono totalmente alla mercé del datore di lavoro. L'è dura!

mantello

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  • Re: secondo voi...
  • (29/09/2017 19:35)

Il MC istituisce, aggiorna e custodisce, sotto la propria responsabilità, una cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore sottoposto a sorveglianza sanitaria; tale cartella è conservata con salvaguardia del segreto professionale

La violazione del segreto professionale assume maggiore gravità quando ne possa derivare profitto proprio o altrui, ovvero nocumento per la persona assistita o per altri.

Due citazioni rispettivamente dall'81 e dal codice deontologico.
Se la situazione è quella descritta e se non si decide di girarsi dall'altra parte è possibile, a mio avviso, dedurne i criteri cui deve ispirarsi il comportamento del MC.
Una delle mie esperienze professionali più frustranti è legata alla denuncia da parte di un DdL, di un furto subito . Il "malfattore" era penetrato nottetempo negli uffici (senza segni di forzatura della porta), aveva sottratto un cucitrice da ufficio ed aveva lacerato la busta sigillata che conteneva le cartelle sanitarie dei lavoratori. I CC avevano bevuto il tutto senza obiettare

lanfraz

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  • Re: secondo voi...
  • (29/09/2017 20:50)

mantello il 29/09/2017 07:35 ha scritto:
Il MC istituisce, aggiorna e custodisce, sotto la propria responsabilità, una cartella sanitaria e di rischio per ogni lavoratore sottoposto a sorveglianza sanitaria; tale cartella è conservata con salvaguardia del segreto professionale

La violazione del segreto professionale assume maggiore gravità quando ne possa derivare profitto proprio o altrui, ovvero nocumento per la persona assistita o per altri.

Due citazioni rispettivamente dall'81 e dal codice deontologico.
Se la situazione è quella descritta e se non si decide di girarsi dall'altra parte è possibile, a mio avviso, dedurne i criteri cui deve ispirarsi il comportamento del MC.
Una delle mie esperienze professionali più frustranti è legata alla denuncia da parte di un DdL, di un furto subito . Il "malfattore" era penetrato nottetempo negli uffici (senza segni di forzatura della porta), aveva sottratto un cucitrice da ufficio ed aveva lacerato la busta sigillata che conteneva le cartelle sanitarie dei lavoratori. I CC avevano bevuto il tutto senza obiettare

Certo, ma qui stiamo parlando della consegna della documentazione sanitaria alla cessazione dell'incarico, quindi il medico competente non è più tale.

Durante l'incarico, se si ha il sospetto che il ddl le possa aprire (commettendo comunque un reato), è sufficiente custodirle personalmente.

mantello

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  • Re: secondo voi...
  • (29/09/2017 22:49)

Credo che il segreto professionale non sia un istituto puramente burocratico, ma che abbia la funzione di tutelare le informazioni confidenziali, strettamente personali e relative a dati sensibili che il lavoratore ha affidato al medico competente. Ovviamente le ha affidate solo se ha fiducia nel MC, in primo luogo come medico. Credo che tutto questo vada tutelato con il massimo rigore e con la consapevolezza che i beni da tutelare non sono solo la riservatezza e la dignità del lavoratore ma anche (non secondariamente) la figura professionale del medico.
Anche quest'ultima viene compromessa dal mancato rispetto del segreto.
Il codice deontologico (per chi crede valga qualcosa) richiede la tutela del segreto anche a paziente defunto e medico radiato. Il fatto che il MC cessi l'incarico,a mio avviso, non lo autorizza a divulgare i dati sensibili dei lavoratori nè a voltarsi dall'altra parte se qualcun altro lo fa.
Certo se la cartella sanitaria contiene solo dati burocratici e sanitariamente insignificanti il problema non si pone.

lanfraz

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  • Re: secondo voi...
  • (30/09/2017 01:30)

Non mi pare che qualcuno abbia sostenuto che il MC sia autorizzato a divulgare dati sensibili (e ci mancherebbe).

Peraltro, alla cessazione di un incarico dovrebbe far seguito la nomina di nuovo MC, che quindi potrà verificare se le cartelle siano state custodite correttamente (e, in caso contrario, agire di conseguenza) e diverrà a sua volta responsabile della custodia della documentazione sanitaria e della tutela dei dati sensibili in accordo con la legge e con il codice deontologico.

Naturalmente quanto sopra vale anche se le cartelle contengono dati "sanitariamente insignificanti".

Chiudo, dicendo che le rare segnalazioni giunte alle ASL da parte di precedenti MC, di cui ho avuto notizia, erano per lo più "ripicche" per motivi che poco avevano a che fare con la tutela dei lavoratori, quindi non è escluso che i colleghi degli OdV le possano considerare "beghe", come detto da caballero..

Buon lavoro a tutti.

mantello

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  • Re: secondo voi...
  • (30/09/2017 08:22)

Credevo di aver capito che il problema non fosse la consegna di cartelle tra medici competenti ma il deposito, presso un DdL ritenuto inaffidabile, di cartelle sanitarie destinate (sulla base di ragionevole e motivata previsione) ad essere violate.
Credevo di avere capito che il Collega ritenesse che il MC cessato (non essendo più tale) non dovesse più curarsi della tutela del segreto professionale.

"Certo, ma qui stiamo parlando della consegna della documentazione sanitaria alla cessazione dell'incarico, quindi il medico competente non è più tale."[cito].

Ritengo che la verifica "a posteriori" della commissione di un reato prevedibile non sia una grossa soddisfazione e non tuteli comunque il segreto professionale.

Segnalo infine al collega (che credo per sua fortuna giovane) che in regime 626 la cartella doveva essere obbligatoriamente conservata sul posto di lavoro (questo in relazione all'episodio a me capitato)

carlpam

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  • Re: secondo voi...
  • (30/09/2017 18:06)

Considerato che 1) all'asl può fregarne ben poco 2) che il DdL intende vedere il contenuto delle cartelle, che il rapporto con questo DdL(becero)è chiuso io chiedo il nominativo del MC che il becero intende nominare e a lui solo consegnerei le cartelle (avvertendolo che della intenzione del DdL (tentato reato?)e ne darei notizia alla ASL (a futura memoria )

mantello

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  • Re: secondo voi...
  • (01/10/2017 19:34)

Mi pare una soluzione ragionevole ed efficace

milvio.piras

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  • Re: secondo voi...
  • (01/10/2017 23:39)

Non vorrei abusare della vostra pazienza, ma, visto che l’argomento non si è esaurito, aggiungo alcuni altri elementi.
A me capita (ma solo a me capita?) che mi vengano a cercare aziende nelle quali non si è mai sentito parlare, o non ci si è mai posto il problema, del decreto 81 né della 626 e delle altre norme correlate. E solo a seguito di una verifica da parte dell’Ispettorato o della ASL (che, inspiegabilmente, usa una mano moolto, moolto leggera rispetto a quanto richiederebbero, in certi casi, le circostanze) il datore di lavoro si affretta a cercare un medico competente.
Il caso in questione è uno di quelli, per l’appunto; e, come in altri casi simili, i problemi di comunicazione sono, oltretutto, ulteriormente complicati dall’esito della prima verifica da parte degli ispettori che, dimostrando una competenza in materia veramente disarmante, si dimostrano relativamente soddisfatti del ciarpame loro esibito dal datore di lavoro, rimediato chissà come e passato per DVR (questo è il primo elemento che mina, inevitabilmente ed irrimediabilmente, l’autorevolezza e la credibilità del medico competente nel rapporto in via di instaurazione).
Se quindi si commette l’errore di andare avanti con l’assunzione dell’incarico, si finisce per ritrovarsi in un ginepraio contrassegnato e determinato dalla scarsa collaborazione del datore di lavoro che pensa di potersela cavare con poche formalità, senza grosse spese e senza complicazioni derivanti all’esito delle visite mediche stesse, tipo un giudizio di non idoneità o di idoneità condizionata da prescrizioni e limitazioni. Taglio corto perché non è possibile che a voi non sia capitato qualcosa di simile; e se non vi è capitato, che parliamo a fare?
In tutto questo tira e molla finisce coinvolto, direi pure stritolato, anche qualche lavoratore che, o per anomalie o patologie comunque contratte, o per positività a qualche test specifico ed inaspettato, si vede messa in discussione la propria idoneità alla mansione, delle cui motivazioni il datore di lavoro, che ha altri problemi di cui occuparsi e che ha pagato (quando ha pagato, perché non è detto che alla fine si riesca a farsi pagare) e che non vuole altre seccature, vuole conoscere i dettagli.
E, poiché a questo punto il medico competente è già arrivato ad averne abbastanza di quella azienda, del datore di lavoro ignorante e arrogante, degli ispettori che sarebbe meglio se passassero la giornata al bar a leggere il giornale tra un caffè e un aperitivo (per la serie: a volte i furbetti del cartellino fanno meno danni) e dei lavoratori che in certi casi sembra proprio vadano a cercarsi i guai col lanternino, si pone il problema del passaggio di consegne con salvaguardia del segreto professionale, secondo il disposto del decreto 81, art. 25, comma 1 lettera d), in una situazione in cui non esiste un RLS o altra figura cui fare affidamento e, molto probabilmente, non sarà nominato un altro medico competente almeno fino ad una successiva, chissà quando, nuova verifica dell’OdV.
Potete immaginare che fine possano fare, in un tale contesto, le cartelle sanitarie e il loro contenuto riservato, in barba al disposto del decreto 81, art. 25, comma 1 lettera e), secondo periodo.
Da qui il post che ha dato il via a questa interessantissima discussione.

Come ho già detto, non sono rari i casi in cui l’applicazione alla lettera delle norme così come sono state scritte da qualcuno che, evidentemente, ha una idea solo molto approssimativa della realtà in cui ci troviamo quotidianamente, creerebbe solo problemi, e non di poco conto. Sta ad ognuno di noi decidere se tenersi in una posizione di rigido e acritico rispetto, in una forse illusoria convinzione di evitare in tal modo qualunque problema, o tenere piuttosto fede al giuramento d’Ippocrate e seguire la propria coscienza di medico, magari improvvisando soluzioni in un campo nel quale i riferimenti sono scarsi o assenti.

Per chi fosse interessato, di problemi come questo parleremo in occasione delle giornate di aggiornamento in programma per il 2018 a Cagliari, partendo da una disamina delle novità introdotte dalla Legge Gelli Bianco del 2017.

caballero

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  • Re: secondo voi...
  • (03/10/2017 12:31)

milvio.piras il 01/10/2017 11:39 ha scritto:
Non vorrei abusare della vostra pazienza, ma, visto che l’argomento non si è esaurito, aggiungo alcuni altri elementi.
A me capita (ma solo a me capita?) che mi vengano a cercare aziende nelle quali non si è mai sentito parlare, o non ci si è mai posto il problema, del decreto 81 né della 626 e delle altre norme correlate. E solo a seguito di una verifica da parte dell’Ispettorato o della ASL (che, inspiegabilmente, usa una mano moolto, moolto leggera rispetto a quanto richiederebbero, in certi casi, le circostanze) il datore di lavoro si affretta a cercare un medico competente.
Il caso in questione è uno di quelli, per l’appunto; e, come in altri casi simili, i problemi di comunicazione sono, oltretutto, ulteriormente complicati dall’esito della prima verifica da parte degli ispettori che, dimostrando una competenza in materia veramente disarmante, si dimostrano relativamente soddisfatti del ciarpame loro esibito dal datore di lavoro, rimediato chissà come e passato per DVR (questo è il primo elemento che mina, inevitabilmente ed irrimediabilmente, l’autorevolezza e la credibilità del medico competente nel rapporto in via di instaurazione).
Se quindi si commette l’errore di andare avanti con l’assunzione dell’incarico, si finisce per ritrovarsi in un ginepraio contrassegnato e determinato dalla scarsa collaborazione del datore di lavoro che pensa di potersela cavare con poche formalità, senza grosse spese e senza complicazioni derivanti all’esito delle visite mediche stesse, tipo un giudizio di non idoneità o di idoneità condizionata da prescrizioni e limitazioni. Taglio corto perché non è possibile che a voi non sia capitato qualcosa di simile; e se non vi è capitato, che parliamo a fare?
In tutto questo tira e molla finisce coinvolto, direi pure stritolato, anche qualche lavoratore che, o per anomalie o patologie comunque contratte, o per positività a qualche test specifico ed inaspettato, si vede messa in discussione la propria idoneità alla mansione, delle cui motivazioni il datore di lavoro, che ha altri problemi di cui occuparsi e che ha pagato (quando ha pagato, perché non è detto che alla fine si riesca a farsi pagare) e che non vuole altre seccature, vuole conoscere i dettagli.
E, poiché a questo punto il medico competente è già arrivato ad averne abbastanza di quella azienda, del datore di lavoro ignorante e arrogante, degli ispettori che sarebbe meglio se passassero la giornata al bar a leggere il giornale tra un caffè e un aperitivo (per la serie: a volte i furbetti del cartellino fanno meno danni) e dei lavoratori che in certi casi sembra proprio vadano a cercarsi i guai col lanternino, si pone il problema del passaggio di consegne con salvaguardia del segreto professionale, secondo il disposto del decreto 81, art. 25, comma 1 lettera d), in una situazione in cui non esiste un RLS o altra figura cui fare affidamento e, molto probabilmente, non sarà nominato un altro medico competente almeno fino ad una successiva, chissà quando, nuova verifica dell’OdV.
Potete immaginare che fine possano fare, in un tale contesto, le cartelle sanitarie e il loro contenuto riservato, in barba al disposto del decreto 81, art. 25, comma 1 lettera e), secondo periodo.
Da qui il post che ha dato il via a questa interessantissima discussione.

Come ho già detto, non sono rari i casi in cui l’applicazione alla lettera delle norme così come sono state scritte da qualcuno che, evidentemente, ha una idea solo molto approssimativa della realtà in cui ci troviamo quotidianamente, creerebbe solo problemi, e non di poco conto. Sta ad ognuno di noi decidere se tenersi in una posizione di rigido e acritico rispetto, in una forse illusoria convinzione di evitare in tal modo qualunque problema, o tenere piuttosto fede al giuramento d’Ippocrate e seguire la propria coscienza di medico, magari improvvisando soluzioni in un campo nel quale i riferimenti sono scarsi o assenti.

Per chi fosse interessato, di problemi come questo parleremo in occasione delle giornate di aggiornamento in programma per il 2018 a Cagliari, partendo da una disamina delle novità introdotte dalla Legge Gelli Bianco del 2017.

Concordo in pieno! Anche a me capita alle volte la richiesta di visite "urgenti" a causa di un controllo ASL: paradossalmente in queste situazioni la sanzione viene evitata "sanando" una situazione inadempiente da anni (o da sempre...), cosa che mi sembra molto scorretta, considerando le aziende virtuose che invece si fanno il mazzo e spendono per essere in regola. La sanzione, se arriva, è limitata ad es. alla mancata valutazione dei rischi e qualche altra fesseria (!!!)... insomma se la cavano con un esborso relativamente eseguo rispetto a quanto dovrebbero pagare!
In tali occasioni, che tendo con il tempo a non accettare più, il proseguo della mia attività di solito si esaurisce dopo l' "entusiasmo" delle prime visite: in parole povere con il tempo il DL se ne SBATTE nuovamente dell'81&CO. (non essendo stato bastonato a sufficienza la prima volta mette il rischio di inadempienza nel rischio d'impresa... se è fortunato gli converrà e non spenderà i suoi capitali, parole sue, per inutili visite, corsi e carte varie...). A questo esempio si contrappongono invece esempi di aziende virtuose che vengono "spulciate" fino a trovare delle falle nel DVR o nell'esecuzione della SS o nei corsi di formazione, con ramanzina e obblighi di adeguamento se va bene, con piccola sanzione se va male. Ovviamente tali comportamenti avvengo anche all'interno dello stesso territorio controllato dall'ASL, non in aree diverse... La solita disparità all'italiana?

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