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LA SPECIALIZZAZIONE CHE AFFONDA

Questo argomento ha avuto 35 risposte ed è stato letto 4332 volte.

luke70

luke70
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  • Re: LA SPECIALIZZAZIONE CHE AFFONDA
  • (14/01/2006 16:23)

beh se allora insistete basta che date un'occhiata in giro e mi troverete...guarda caso dietro al vostro striscione!
comunque credo che ormai come si dice "acqua passata non macina più", quindi impegnamoi per il futuro che3 non traspare proprio roseo!

ipernic

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  • Re: LA SPECIALIZZAZIONE CHE AFFONDA
  • (16/01/2006 18:49)

Rispondo con notevole ritardo all'intervento del prof. Franchini, che ringrazio per le utili precisazioni e al quale rinnovo i sensi di una stima ormai trentennale. Ritengo necessari due chiarimenti, riferiti a due punti nei quali il mio pensiero,evidentemente da me male esposto, non è stato compreso:
1) Quando dico che gli standard sono "elevatissimi" non mi riferisco agli specializzandi, ma alle Scuole. Ricordo che negli anni '70, quando ebbi la fortuna di frequentare la Scuola di Specializzazione diretta dal prof. Angelo Iannaccone, ad un mese dall'iscrizione mi erano già state affidate due aziende, una industria della gomma e una di cloruro di vinile. Negli anni successivi ebbi l'opportunità di lavorare in aziende del settore chimico, petrolchimico, meccanico, siderurgico e tessile, convenzionate con l'Università Cattolica. Non ero retribuito, ma l'esperienza acquisita negli anni di specializzazione mi ha ampiamente ripagato. Al termine degli studi avevo prodotto pubblicazioni su riviste internazionali, ero il più giovane ricercatore in medicina del lavoro in Italia ed avevo avuto l'onore di tenere, assieme ai prof. Iannaccone, Bergamaschi e Boscolo, la relazione di apertura al Congresso della SIMLII di Sorrento. Nessuno quindi più di me è convinto che per formare buoni specialisti occorra farli lavorare, e molto. Il problema è che allora la medicina del lavoro non era certo una scelta di massa, e le poche Scuole avevano ben altre disponibilità di quelle odierne. Le attività professionalizzanti obbligatorie del DM 5/11/05 prevedono attività che è giustissimo che i giovani svolgano, ma che è difficile mettere loro a disposizione. Esempi: 80 esami di diagnostica per immagini, 100 di fisiopatologia respiratoria, 100 di fisiopatologia cardiocircolatoria, 100 audiologie, 50 esami di allergologia in medicina del lavoro, 50 ergo-oftalmologie, 200 visite di sorveglianza sanitaria, 160 esami di tossicologia occupazionale, 160 visite in reparto clinico di medicina del lavoro, eccetera. Da medico che ha fatto a ritroso la carriera, passando da aiuto a dirigente con 5 anni di anzianità, in un reparto di medicina del lavoro che è passato da 15 a 3 medici a tempo pieno, è forse questo il punto che mi spaventava di più: 160 visite (o esami tossicologici) per tre specializzandi per cinque anni di corso, fa 2400. E se gli specializzandi non possono fare più del 30% del lavoro totale, io e i miei due colleghi superstiti (la struttura) dobbiamo garantire nello stesso quinquennio 8000 (ottomila) visite cliniche in reparto, day hospital e ambulatorio e altrettanti esami tossicologici. Temevo di non farcela, ma il prof. Franchini mi ha rincuorato.
2) Il secondo equivoco riguarda i Direttori. Quando dicevo che sono impegnati in tutt'altro, mi riferivo alle attività scientifiche, di ricerca, didattiche e assistenziali. Il prof. Franchini forse ha pensato ad altro, qualcosa addirittura di offensivo...Non riesco proprio ad immaginare cosa...
Mi scuso di nuovo per il ritardo nella risposta con tutti i partecipanti al Forum. Anche io, evidentemente, ero impegnato in tutt'altro.

berlusca

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  • Re: LA SPECIALIZZAZIONE CHE AFFONDA
  • (22/01/2006 11:25)

Cari Medici del lavoro competenti, navigando qua e là lungo la rete, alla ricerca di corsi di formazione, ECM, ect, ho notato l'interessante corso che si svolgerà presso un'importante Università di Roma. Ad organizzarlo è l'Istituto di Igiene tra i docenti, oltre a trovare medici igienisti, troviamo medici del lavoro competenti. Che dire, si schierano con gli specialisti in medicina del lavoro, da una parte, mentre dall'altra prendono accordi e schieramenti con i "nemici".
Non me ne voglia nessuno, specialemente qualche igienista che si potrebbe risentire per il "nemico" (non ho nemici figuriamoci tra i colleghi), ma credo che i fatti vadano presi per quello che sono, forse sarebbe meglio liberalizzare tutto, la medicina del lavoro, la medicina di base, magari l'anestesiologia e la radiologia...almeno così non troveremo più nessuno che ci copre di promesse e di buoni intenti facendoci pagare per corsi corsetti e varie.
E pensare che a volte mi hanno criticato solo perchè ho difeso la salute dei lavoratori (vedi proposte RIFIUTATE di collaborazione con novelli medici igienisti) ma soprattutto perchè ho provato a difendere la nostra specializzazione (gli specialisti in Med Lav fanno lobby).
Questa è la prima puntata nei prossimi giorni sveleremo altri retroscena con nomi personaggi ect..
P.S. se l'argomento dovesse richiamare troppe attenzioni forse continuerò l'autocensura che mi sono dato dopo il fattaccio dell'art. 1 bis
un saluto Silvio

bordini

bordini
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  • Re: LA SPECIALIZZAZIONE CHE AFFONDA
  • (22/01/2006 12:07)

Certo che mantenere l'anonimato non mi sembra un gran bel modo di presentarsi! Potremmo "ingenuamente" pensare ad una inutile provocazione...

"L’oro non è tutto. Ci sono anche i diamanti". (Paperon De’ Paperoni)

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  • Re: LA SPECIALIZZAZIONE CHE AFFONDA
  • (22/01/2006 17:46)

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fbruz

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  • Re: LA SPECIALIZZAZIONE CHE AFFONDA
  • (01/03/2006 00:09)

La nostra non è una specializzazione che affonda ma una disciplina che "non ha mai galleggiato"!!!
In primis: un totale scollamento dalla realtà universitaria da quella della professione e del territorio (mancanza totale di formazione che prepari il futuro specialista alle problematiche reali della medicina del lavoro in azienda)
In secundis: un atteggiamento stupidamente ed ostinatamente ostile dei medici della vigilanza della struttura pubblica (S.P.S.A.L., Servizi di Prevenzione etc.)
che continuano in moltissimi casi a svolgere funzione di "burocrati e poliziotti" in un clima ostile, lì dove invece sarebbe utile collaborazione, dialogo e serenità nei rapporti con i servizi sanitari aziendali. Il tutto chiaramente ad unico discapito della salute del lavoratore (obiettivo che dovrebbe essere perseguito collegialmente).
In tertiis: la crescita esponenziale delle società di fornitura dei servizi di sicurezza e del medico competente alle aziende che, per rendersi competitive sul mercato aziendale, offrono prestazioni mediche a tariffe vergognosamente basse; ciò a tutto svantaggio di colleghi che lavorano seriamente e quindi hanno diritto ad onorari congrui. Questa concorrenza (sleale nella maggior parte dei casi) svende, scredita, deprofessionalizza e mortifica la nostra attività medica.......
Ma come si fa a lavorare così!!??

fai bene e scorda, e se fai male ... pensaci ...

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