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sorvegliati speciali a Tor Vergata

Questo argomento ha avuto 21 risposte ed è stato letto 2237 volte.

Conte_Vlad_III

Conte_Vlad_III
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Pavia
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Medico del Lavoro
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  • Re: sorvegliati speciali a Tor Vergata
  • (23/10/2016 08:19)

Ironica e commestibile. Ottima!

Sport Goofy

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Provenienza
Roma
Professione
Medico del Lavoro
Messaggi
2
  • Re: sorvegliati speciali a Tor Vergata
  • (24/10/2016 15:39)

Non posso né voglio far mancare anche qui il mio contributo, sentendomi chiamato in causa dall'amico/a Gabbiano.
Mi scuso del ritardo, dovuto all'essere in vacanza, con conseguenti difficoltà di accesso al WWW ed al sito, che mi hanno imposto anche un nuovo pseudonimo, il più possibile vicino a quello solitamente usato (così da essere, spero, immediatamente riconoscibile), ed ad una nuova registrazione.
Sono io che ho infatti creduto ravvisare l'identità del/della collega, dietro alla sigla utilizzata nel giudizio di idoneità che TCam ha pubblicato.
E intendo subito rassicurarlo, il o la collega "Gabbiano", che l'identità del/della collega in forze al Servizio di Medicina del Lavoro del Policlinico Universitario "Tor Vergata" (lungi da me la sicura attribuzione della sigla ad una persona, "al di là di ogni ragionevole dubbio"), non ha mai corso il rischio di esseere divulgata.
Peraltro mi sarebbe facile fare della facile ironia, rispetto all'atto di evocare sanzioni disciplinari richiamandoci a regole deontologiche, considerando (cfr. http://www.omceopr.it/ordinedeimedici/ordine.asp?id=78&idmenu=91) che tra i requisiti "sostanziali" del certificato figura, ai fini della corretta identificazione del certificatore, la firma per esteso del medico, e la natura di "atto pubblico", da un punto di vista giuridico, del certificato in oggetto (i certificati rilasciati dai medici dipendenti pubblici sono considerati "atti pubblici", in quanto il medico che li redige ha la funzione di pubblico ufficiale).
Ripeto, la facile ironia, e le confusioni su cosa sia o non sia pubblicabile, censurabile, ed eventualmente oggetto di sanzioni ordinistiche, non sono mai state l'oggetto al cuore dell'intervento.
Ma se, come credo, ho riconosciuto il/la collega dietro alla sigla, qualche domanda, avendolo/a conosciuto/a prima della sua assunzione in un prestigioso istituto universitario, qualche domanda, sul come ed il perché oggi lavori in tale ambito, specie in comparazione al mio, di percorso professionale, è giustificata.
L'utente theoniagi scrive, ed è facile concordare con lui/lei, che chi ha siglato quel giudizio "segue pedissequamente un protocollo a dir poco avvilente per la professionalitá di um serio MC. Tali servilismi sminuiscono la categoria".
Pongo anche in questo consesso la domanda: perché?
La pongo con una certa ansia ed angoscia, se realmente l'identità della persona corrisponde all'identikit di chi ho conosciuto durante il nostro corso universitario.
Perché mi chiedo, e spero che questa mia domanda sia condivisa da molti e molte, tra colleghi e colleghe, sino a che punto è lecito scendere a compromessi, con i nostri ideali e le nostre aspirazioni di medici?
Sono il solo (e so bene di non esserlo!) a trovare talvolta francamente imbarazzanti i livelli di poster, comunicazioni, studi scientifici, anche pubblicati, anche pubblicati su riviste di un certo impact, in argomenti sulla nostra disciplina?
Sono il solo ad aver detto "Basta!" alla richiesta, sin dagli anni della specializzazione, a pratiche che non esito a definire svilenti e avvilenti della dignità di essere umano, prima ancora che di medico?
Invidio (e, ripeto, lo faccio senza essere sicuro al cento per cento dell'identità dietro la sigla sul certificato, e sapendo che poco importa, chi sia ad aver apposto quella sigla) chi quel certificato lo ha siglato, non fosse altro perché, evidentemente, vive e lavora nella città in cui sono nato e cresciuto, e da cui, per lavorare "con la schiena dritta", son dovuto partire.
Ma ricordo bene, quando incrociai un mio professor, in università, dove ero passato a chiedere il certificato di laurea (documento indispensabile per iscriversi in un Ordine all'estero), la sua domanda, dopo aver saputo che mi trasferivo all'estero per lavoro (e dove sarei andato ad esercitare): "Sì, bravo; ma chi ti ha raccomandato?".
Se oggi posso essere un professionista apprezzato ed affermato, difficilmente posso renderne merito al "sistema", anzi!
Ma, evidentemente, per molti, "tutto va bene, Madama la Marchesa!".

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