[i]Anche l\'Associazione Nazionale dei Medici d\'Azienda (ANMA) entra nel dibattito che si è aperto sul nostro sito sullo stato della medicina del lavoro e dietro nostro invito ha inviato una nota a firma del Presidente Dott. Giuseppe Briatico Vangosa che volentieri pubblichiamo.[/i]
\"Accolgo di buon grado l'invito della Redazione di "Medicocompetente.it", che ringrazio calorosamente anche a nome del Consiglio direttivo, a partecipare a questa tribuna sedendomi anch'io ..... sul tavolo degli imputati. Desidero però precisare che solo gli Associati dell'ANMA hanno la diretta responsabilità, il dovere e il diritto di valutare l'operato di coloro che si sono offerti per assumere la responsabilità delle cariche direttive e che sono stati liberamente eletti attraverso un meccanismo di massima trasparenza dettagliato nel regolamento dell'Associazione. Va anche detto che ognuno di noi agisce in termini del tutto volontaristici, senza fine di lucro nel senso più ampio del termine come stabilisce lo Statuto dell'Associazione, e che il successo o l'insuccesso è funzione dell'impegno di tanti, ognuno per la sua parte, di un lavoro di squadra. Sarebbe meraviglioso acquistare un'indulgenza plenaria a soli ottanta euro all'anno. Quanto seguirà è dunque noto agli Associati ANMA perché discusso in Assemblea, ripreso nei dibattiti locali e nel network informativo dell'Associazione\".
(Continua nel testo completo della news)
Prima di addentrarmi nella tribuna vorrei citare due passi tratti dalla presentazione che il Professor Enrico Vigliani volle scrivere sul volumetto "Organizzazione della Prevenzione in Azienda" che contiene una raccolta di riflessioni di medici aziendali elaborate attraverso gruppi di lavoro e pubblicato nell'aprile 1987.
Il Professor Vigliani così definiva la medicina di azienda "La medicina di azienda è un'arte particolare: è una medicina che si differenzia per molti lati dalla medicina del lavoro classica, materia di studio nelle Facoltà Mediche, e per numerosi versi anche dalla specializzazione in medicina del lavoro, così come essa viene appresa nella maggior parte delle nostre scuole universitarie. Presupposto della medicina aziendale è una profonda conoscenza della azienda, dei suoi pericoli per la salute, del suo funzionamento; presupposto è anche una stretta intesa con il management aziendale e i tecnici della sicurezza, una cordiale collaborazione con il consiglio di fabbrica, e una attitudine di comprensione e di aiuto verso i lavoratori. Ma questo non basta: un servizio medico aziendale ha bisogno di una organizzazione adeguata alle esigenze e all'ampiezza dell'azienda, organizzazione sul piano diagnostico, preventivo e anche ergonomico; ha bisogno di strumenti atti a misurare il rischio, ha bisogno di una buona conoscenza della selva di leggi e norme che oggi regolano il lavoro. Il lettore troverà in quest'opera un vero codice di comportamento e di organizzazione, preparato da medici altamente qualificati, che hanno vissuto personalmente per molti anni la vita di fabbrica con tutte le implicazioni non solo mediche, ma anche psicologiche, sociali e di politica aziendale: osservazioni, consigli, "savoir faire", e anche decisioni, che ben difficilmente vengono insegnati durante il curriculum universitario e che si imparano solo vivendo ogni giorno la vita dell'azienda".
Quanto sopra costituisce la base fondante, la chiave di volta dell'ANMA che nasceva nel settembre 1987 con la missione di promuovere, sviluppare e diffondere questa cultura, di aggregare in un percorso di qualità i medici che si volevano dedicare alla medicina aziendale. L'ANMA dunque si è posta e si pone nello scenario associativo e culturale della prevenzione come complementare ed integrativa, proprio come sottolineava il Prof. Vigliani, non alternativa.
La proposta dell'ANMA è evidentemente stata e continua ad essere attrattiva, forse perché presentata e vissuta dai propri aderenti con spirito di servizio, considerato il numero di adesioni che dal settembre 1987 si è ben presto moltiplicato raggiungendo uno zoccolo duro di oltre 800 iscritti ed una quota variabile di colleghi più incostanti. Complessivamente dalle sue origini ad oggi sono transitati in ANMA non meno di 2500 colleghi.
Nel percorso maturato dalla nostra Associazione ci sono alcune pietre che consideriamo miliari per la promozione, lo sviluppo e la tutela professionale del medico aziendale, poi divenuto "competente" a seguito dei decreti legislativi 277/91 e 626/94:
la pubblicazione del "Codice di comportamento del medico d'azienda e competente", pubblicato nel 1997 e diffuso ai soci, al mondo istituzionale, a quello delle categorie imprenditoriali e delle rappresentanze sindacali dei lavoratori. Il Codice è un atto di trasparenza, il gold standard della nostra professione su cui vogliamo essere misurati;
l'azione capillare di superamento del nomenclatore nazionale relativamente alle prestazioni professionali del medico aziendale e (poi competente), sviluppata dai primi anni '90 prima con la proposta di congruità accettata da molti Ordini Provinciali dei Medici e successivamente fatta propria da una delibera ad hoc della FNOMCeO nel 1997. La delibera avallava l'impianto della nostra proposta articolata di tariffazione a corpo di tutti gi adempimenti che l'articolo 17 del D.Lgs. 626/94 pone in capo al medico competente, delibera da noi richiamata all'attuale Presidenza della FNOMCeO in vista di una revisione del nomenclatore nazionale da parte del Ministero della Salute, ovviamente allineando gli aspetti tariffari al mercato attuale. Ci siamo anche dati da fare presso le Agenzie delle Entrate ed il Ministero delle Finanze per esentare da IVA tutte le prestazioni rientranti nell'articolo 17 prima richiamato. Sempre sul versante tariffe e dignità professionale abbiamo ripetutamente cercato di aprire un tavolo con ANISAP, ma dobbiamo lamentare la scarsa volontà ad un sereno confronto;
l'azione continua e costante di sorveglianza sulla maturazione legislativa in tema di salute e sicurezza fin dagli ultimi anni '80 sia a livello centrale che a livello regionale e territoriale. La nostra azione si è dimostrata efficace sulla maturazione del decreto 277/91 e ancor più del 626/94, ma anche successivamente quando nell'interpretazione di quel famoso "ove possibile" si voleva traghettare la nostra figura professionale nell'esclusività dell'ambito pubblico. Ci siamo opposti con ogni nostra energia e con pieno successo, così come ci siamo opposti con successo anche all'introduzione di una cartella sanitaria e di rischio unificata. Abbiamo partecipato a livello regionale allo sviluppo dei Piani Obiettivo per l'attuazione del 626/94. Abbiamo aperto il dialogo con i colleghi afferenti allo SNOP e con ogni altra associazione che si interessi di prevenzione ed in particolare con la CIIP, di cui siamo soci fondatori. Crediamo infatti nel confronto aperto e serrato con tutte le componenti professionali che si dedicano alla prevenzione: se così non fosse andremmo contro i nostri stessi principi. Con la CIIP abbiamo sviluppato i profili professionale delle categorie della prevenzione, dedicandoci ovviamente con maggior vigore a quello del medico del lavoro che opera in azienda (il medico competente) e che opera nei servizi territoriali di vigilanza e controllo. Sulla penosa vicenda del cosiddetto "articolo 1 bis" siamo stati i primi a diffondere l'allarme alle altre Associazioni. Ci siamo subito attivati direttamente presso il Ministero della salute (quello del Lavoro si è dichiarato incompetente) e la FNOMCeO, mettendo in campo ogni risorsa della nostra rete di comunicazione, ma è stato fin dall'inizio ben chiaro che i giochi erano ormai conclusi. Non così però per la parte del decreto che proponeva la possibilità del prelievo venoso da parte dei biologi che in dirittura d'arrivo è stata emendata, particolare forse sfuggito a molti!
l'impegno nel processo di formazione e aggiornamento professionale del medico competente che è stato curato fin dal nascere dell'Associazione privilegiando iniziative territoriale attraverso il confronto diretto tra i soci e le competenze tecniche e scientifiche locali. Ci siamo comunque anche impegnati in un momento di aggregazione con cadenza annuale, il nostro congresso, tracciando negli anni un percorso dedicato allo sviluppo della qualità delle prestazioni professionali. Nel 2001 abbiamo dovuto capitolare alle esigenze ECM (se non sei ECM non sei nessuno) proponendoci come provider e accreditando una serie di eventi da allora in avanti. Abbiamo scelto la strada di essere noi direttamente provider per contenere al massimo i costi che inesorabilmente lievitano quando si affida l'organizzazione a terzi. Tra gli impegni di aggiornamento vogliamo mettere in prima fila il nostro periodico trimestrale, il notiziario MA, che ha una tiratura di 2000 copie inviate gratuitamente ai nostri Associati, ad Enti pubblici, alle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro. Dal 1996 è attivo il nostro sito web www.anma.it .
Nel 1997 abbiamo aperto una finestra sull'Europa come soci firmatari dell'ENSOP - European National Societies of Occupational Phisycians-, iniziativa che dopo una frizzante fiammata è andata spegnendosi. Ci ripromettiamo di tentare di rianimare questa iniziativa non appena le nostre forze lo permetteranno.
Mi rendo conto a questo punto di aver detto fin troppo e di aver dato l'impressione di fare del buon marketing. Forse è anche così, è nel gioco delle parti.
Vorrei quindi avviarmi alla conclusione commentando le prospettive. Nel nostro ambiente della medicina del lavoro ricorre da anni una sorta di pessimismo, di aria di crisi, che contrasta con la realtà dei fatti. La medicina aziendale, quella dove si deve cimentare il "medico competente" è più che mai vitale, ma bisogna fare attenzione. Il sistema paese si è orma evoluto, il "cliente impresa" ha capito cosa chiedere al medico competente e come controllarlo. Da oggi in avanti si gioca tutto sulla reale "competenza professionale" più che sulla "competenza che discende dalla norma". Il passaggio è davvero delicato e qui ci giochiamo tutto, qui sta il futuro della medicina del lavoro e del medico competente. Lo scorso 11 maggio abbiamo ascoltato con soddisfazione le affermazioni dell'On. Sacconi, intervenuto al convegno promosso dalla CIIP e dal COPIT a Roma sul nuovo Testo Unico, sul ruolo attivo, positivo ed allargato del medico del lavoro. Abbiamo letto con altrettanta soddisfazione i medesimi passi sul Sole 24 Ore di martedì 18 maggio.
La nostra Associazione ha già dichiarato la propria disponibilità ad intervenire nel dibattito e nell'iter del Testo Unico quale figura tecnica per gli ambiti di competenza. Assieme alle Associazioni aderenti a CIIP sta concertando le azioni, lavorando per obiettivi. ANMA è da sempre disponibile al confronto con tutti, sempre nel rispetto della propria autonomia e delle proprie individualità. Il nostro congresso nazionale che avrà luogo a giorni a Portofino intende approfondire il ruolo del medico competente in una logica di "semplificazione" delle procedure, ma non certo nella efficacia ed efficienza dell'attività professionale. E' obiettivo dell'ANMA andare oltre l'astenopia, oltre l'ipoacusia, in uno scenario sempre più europeo.
Concludo invitando i medici competenti ad una riflessione. Il decreto 626/94 ci ha davvero gratificati, ma le leggi e le norme non sono macigni, si possono spostare, far brillare, sgretolare, come ci insegna la storia. Sta a noi, nel nostro quotidiano, affermare il nostro ruolo, renderlo apprezzato e necessario. Questo si realizza lavorando con serietà, con dedizione, con trasparenza e, nel sistema attuale, facendosi misurare da chi "acquista e utilizza" le nostre prestazioni con gli stessi strumenti con cui egli è misurato in un sistema di gestione della qualità secondo le norme ISO. L'ANMA ha iniziato questo percorso dal 2000 e, per testimoniare ai propri Associati la coerenza con gli obiettivi enunciati, ha ottenuto recentemente la certificazione UNI EN ISO 9001:2000.
L'ANMA è di tutti i suoi Associati, è una palestra dove ci si può confrontare, dove nulla è top down, anzi. Le sue sezioni territoriali sono il centro vitale del sistema ANMA, non il suo direttivo che deve solo avere ruolo di armonizzazione e di organizzazione. L'ANMA ha tanti punti di forza e anche punti di debolezza, primo fra tutti le risorse umane che si dedicano alle sue attività, condizione comprensibile se si considerare che i nostri Associati devono conciliare le esigenze del proprio impegno di lavoro con quelle di servizio nell'Associazione. L'ANMA è aperta a tutti coloro che sono autenticamente devoti alla applicazione della medicina del lavoro in azienda.
La Medicina del lavoro vive in tre dimensioni: la ricerca, la didattica, l'attività sul campo. Non confondiamole facendone un solo fascio\".
Giuseppe Briatico-Vangosa
Presidente ANMA