Raccogliere la sfida dei nuovi tempi per affrontare i problemi della tutela della salute nei luoghi di lavoro. La Medicina del Lavoro è oggi ad un bivio: o ricostruisce una propria unitaria visione, una metodologia e una prassi comune o rischia di languire in mezzo ad una crisi che coinvolge tutti i soggetti attivi nei processi di prevenzione nei luoghi di lavoro.
Una crisi che ha origini dal forte mutamento dell'organizzazione del lavoro ma anche dall'abbandono di una visione "soggettivistica" e "omocentrica" della sicurezza che ha contraddistinto la storia recente della prevenzione.
Le fasi che hanno caratterizzato questi ultimi 25 anni di vita della nostra disciplina hanno avuto un andamento contrastante ed è utile ricordarle per capire meglio quello che succede oggi.
Il decreto legislativo n.276/2003, attuativo della legge n.30/2003, recante delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro contiene previsioni di un certo interesse anche in tema di sicurezza del lavoro.
In queste note ne operiamo una prima ricognizione, individuando quelli che a nostro avviso appaiono i principali snodi problematici.
Il problema della tutela della maternità in un'Azienda Sanitaria rappresenta sovente un elemento di criticità non trascurabile a causa della presenza, proporzionalmente rilevante, di personale femminile in età fertile e quindi per le ripercussioni sull'organizzazione del lavoro, dovute all'applicazione della specifica normativa, e con i conseguenti rapporti con gli Organi addetti alla vigilanza.
Il Decreto Legislativo del Governo n. 151 del 26 Marzo 2001 prevede le misure per la tutela della sicurezza e della salute delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento fino a sette mesi dopo il parto e il sostegno della maternità e paternità.
Le misure sono prese dal datore di lavoro, per le lavoratrici che hanno informato il datore di lavoro del proprio stato, conformemente alle disposizioni vigenti, fatto salvo quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 8 (Esposizione a radiazioni ionizzanti, ove "È fatto obbligo alle lavoratrici di comunicare al datore di lavoro il proprio stato di gravidanza, non appena accertato").
Gli articoli 1, 32, 35 e 41 della Costituzione giustificano il principio che la salute del lavoratore non è un bene disponibile per il singolo ma tutelato nell'interesse della collettività. Derivano da questo principio gli articoli 2087 del codice civile, che pone in capo all'imprenditore la responsabilità della tutela della salute dei lavoratori e la presenza di una tutela privilegiata per i lavoratori rappresentata dalla tutela INAIL.
Ai Gruppi Parlamentari presso l'Assemblea Regionale Siciliana
Alle Segreterie Regionali CGIL-CISL-UIL
All'Assessore Regionale alla Sanità
All'Ispettorato Regionale Sanitario
Premesso che con la Legge 833/78 di istituzione del S.S.N. sono stati delegati ai Servizi di Medicina del Lavoro delle UU.SS.LL. i compiti di controllo e vigilanza in materia di igiene e sicurezza sul lavoro in passato esercitati dall'Ispettorato del Lavoro, che il loro assetto organizzativo in Sicilia è stato definito con la L.R. n. 6/81 e successivamente con la L.R. 30/93.
Preso atto che solo recentemente, con il Decreto Presidente Regione 11 maggio 2000 (PSR 2000-2002) e con la Circolare Assessorato della Sanità 21 marzo 2001 n.1045, vengono recepite le norme nazionali di riordino del SSN (D.Lgs. 502/92 e s. m.) relative alle funzioni e all'assetto organizzativo del Dipartimento di Prevenzione.
Gli operai invecchiano prima di manager e dirigenti. Secondo una ricerca inglese, i disturbi e le malattie croniche legate all'età colpiscono chi fa un lavoro manuale anche 20 anni prima rispetto ai loro boss. Secondo i ricercatori dell'University College di Londra, circa un terzo degli operai tra i 5O e i 59 anni soffre di distrubi cronici, che tra i dirigenti, invece, si manifestano nella stessa proporzione solo dopo i 75 anni. Una ricerca, si legge sulla Bbc on line, che conferma il legame a lungo termine tra reddito e salute.
L'indagine, l'English Longitudinal Study on Ageing, è stata condotta su un gruppo di più di 12 mila persone, monitorandone lo stato di salute per più di 20 anni. Dall'analisi dei dati raccolti è emerso che i "colletti blu" sono più a rischio di essere colpiti da problemi cardiaci e psichiatrici rispetto ai loro dirigenti. Non solo. Chi proviene da famiglie a basso reddito spesso fuma e si alimenta in maniera poco salutare, fattori che accelerano la comparsa dei disturbi. "Premesso che oggi siamo tutti più in salute rispetto a 100 anni fa" - spiegano i ricercatori londinesi - "è possibile colmare questo squilibrio migliorando, per prima cosa, le condizioni e l'ambiente di lavoro".
(Londra, 5 dic. Pin/Adnkronos Salute)
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