Per gentile concessione degli autori, come articolo del mese di Marzo 2010, si presenta il contributo in via di pubblicazione relativo ad un commento ad una recentissima sentenza della Corte Costituzionale. Gli autori, Antonella Miccio e Adriano Ossicini della Sovrintendenza Medica Generaledell'Inail, Spec. in Medicina del Lavoro ed in Medicina Legale, riprendendo il tema della revisione in ambito INAIL, alla luce delle sentenza n.46/2010, evidenziano alcune problematiche relative all'applicazione della stessa, laddove essa riconduce l'aggravamento di una patologia, non nel solco di una normale evoluzione della malattia, ma come un nuovo "evento" tanto da considerarla "nuova" malattia.
Tale soluzione appare una forzatura, sicuramente di difficile applicazione in concreto, per non dichiarare l'illegittimità costituzionale del termine revisionale dell'art. 137, non ricollegabile alla cessazione del rischio.
Sul sito della Corte Costituzionale al seguente indirizzo:
è possibile anche scaricabile un video di 10 minuti (34MB) dell'udienza pubblica in cui è stato discusso il caso.
"Small is beautifull. AStudy of Economics as if People Mattered" ("Piccolo è bello: l'economia come se la gente contasse"), così recitava alla fine degli anni settanta il titolo di un
famoso libro dell'economista tedesco Ernest F. Schumacher.
Probabilmente l'affermazione di Schumacher non è più così vera. È infatti ampiamente riconosciuto che le piccole e medie imprese (PMI), che occupano quasi due terzi
della forza lavoro in Europa, creano un nuovo posto di lavoro su due e costituiscono la struttura portante dell'economia europea, secondo il Parlamento Europeo sono un po' "troppo piccole" ed
indifese rispetto alle insidie della globalizzazione e della recente crisi economica. Le difficoltà per le imprese di piccole dimensioni sono superiori, rispetto alle imprese di maggiori
dimensioni, anche nel campo della prevenzione e sicurezza dei luoghi di lavoro.
Le dermatiti da contatto sono fra le prime cause in Italia di malattia professionale ed i lavoratori entrano in contatto diretto attraverso la cute con numerosi prodotti che possono svolgere sia un azione irritante che sensibilizzante. Una buona parte di questi possono anche penetrare attraverso la cute e dare effetti sistemici: l'ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists, 2008) attribuisce la notazione "skin" a 196 sostanze che possono determinare effetti sistemici per esposizioni attraverso la via cutanea. Da notare che dal punto di vista scientifico numerosi studiosi hanno proposto un allargamento della definizione "skin" anche ad altre sostanze (1, 2) indicando la necessità di una miglior definizione e gradutazione di tale notazione (2). Ahlers del NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health) americano suggerisce una notazione skin allargata che consideri non solo il rischio di assorbimento sistemico ma anche la capacità irritante e sensibilizzante della sostanza (1). Di fatto il contatto della cute con sostanze tossiche può determinare effetti locali di tipo irritativo e allergico ed effetti sistemici conseguenti all'assorbimento cutaneo del tossico. Per questo motivo risulta importante agire su più fronti al fine di ridurre il contatto della cute con gli xenobiotici. In tale ambito risulta decisivo il ruolo del medico competente che può intervenire sia nell'ambiente di lavoro che sul lavoratore per un azione di prevenzione.
Una cosa è certa: più è basso il livello qualitativo dei contenuti e delle modalità di svolgimento dell'attività del medico competente e più la dequalificazione conseguente porta a considerare l'attività del medico competente come inutile, di serie B, da sottopagare, da sottoporre ad aste al ribasso ecc. ecc. In pratica quello che è successo in questi ultimi 15 anni dalla promulgazione del 626: l'art 1 bis, le sanatorie, il livello di formazione, i visitifici, i Centri sfrutta-medici e anche la soggettività di alcuni mc hanno determinato un quadro in cui molti (non tutti e forse neppure la maggioranza!) mc si sono spesi quasi esclusivamente per le visite mediche, tralasciando tutto il resto dell'attività e la qualità delle prestazioni. E non bisogna dare sempre colpa alle leggi e agli organi di vigilanza: non risulta a nessuno che in questi anni siano fioccate migliaia e migliaia di verbali nei confronti dei mc.
Oltre ai consueti approfondimenti scientifici e professionali il Congresso SIMLII 2009 presenterà ben sei corsi di aggiornamento per i medici del lavoro.
Tre di questi si terranno la mattina della giornata inaugurale (25 novembre) e tre durante il Congresso stesso.
Si tratta di un'importante novità, voluta dal Consiglio Direttivo della SIMLII, per fornire ai medici del lavoro occasioni di approfondimento di importanti temi nell'occasione dell'importante scadenza annuale della Società.
Di seguito la specifica dei singolo corsi, tutti a numero chiuso.
L'articolo del mese di Giugno è un contributo al recente Convegno "XXV Giornate Mediterranee Internazionali di Medicina del Lavoro" che si è tenuto a Genova, 20-22 maggio 2009, organizzato dal Prof. Bonsignore (Segretario della Società Mediterranea Internazionale di Medicina del Lavoro) e dal Prof. Traversa (Presidente SIMLII Regione Liguria) portato dal Dr.A. Ossicini e dalla Dr.ssa V.Mortara Dirigenti Medici dell'Inail.
In questo lavoro dal titolo "Gli Infortuni in Italia nel quinquennio 2003-2007 dei lavoratori del bacino del Mediterraneo" vengono presi in esame alcuni aspetti degli infortuni sul lavoro che colpiscono i lavoratori il cui paese di nascita è in Stati che si affacciano sul Mediterraneo (esclusi Italia, Francia e Spagna) con una riflessione conclusiva che il massimo impegno va dedicato alla formazione e all'addestramento professionale e, superando le barriere linguistiche, alla creazione di una cultura della sicurezza, parallelamente alla lotta contro il sommerso, in considerazione che l'Italia attira immigrazione irregolare più di altri Paesi europei, sia per la grande estensione delle frontiere esterne verso paesi di emigrazione e di transito, sia per la peculiare espansione di economia "informale" (servizi domestici, ricco tessuto di piccole imprese in cui il lavoro nero si cela più facilmente).
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